52
4.1.2 Obliquità-orizzontalità
L’attenzione ai bisogni di tutti gli alunni comporta un insegnamento dell’educazione
motoria basato sulla personalizzazione, come previsto dalle Indicazioni nazionali,
aiutando gli allievi a superare le proprie difficoltà. Solitamente nelle nostre scuole si
osserva un insegnamento basato su principio dell’orizzontalità educativa, la modalità
pedagogica comunemente utilizzata dalla gran parte dei docenti:
«prevede degli esercizi proposti in modo uguale a tutti e i bambini devono confrontarsi con essi: il risultato
discriminerà i capaci dai meno capaci. I vissuti di successo o insuccesso condizioneranno le motivazioni
degli alunni ed i futuri apprendimenti innescando di conseguenza risposte di tipo positivo “affronto il
problema” e di tipo negativo non “affronto il problema”. Il soggetto si sente cioè in grado di “fare” e
salta il fosso, se in altre occasioni avrà esercitato qualche esperienza di salto che ha “stampato” nella sua
memoria corporea il successo di quella azione. Si ritirerà di fronte ad un ostacolo se avrà avuto esperienze
negative, se in condizioni simili non avrà avuto successo».
121
L’obliquità, invece, è una condizione di lavoro che permette a tutti gli alunni di affrontare
e superare ostacoli, qualunque siano le loro capacità. Infatti, Serafino Rossini, nel suo
120
Ibidem.
121
Nicolodi G. (1992), Maestra, guardami... L'educazione psicomotoria nell'asilo nido, nella scuola
materna e nel primo ciclo della scuola elementare, Bologna: CSIFRA.
53
libro “Corpo e movimento”, afferma che l’obliquità, permettendo il successo della propria
azione, contribuisce al vissuto positivo nei confronti dell’esperienza che si sta vivendo.
122
E sempre Rossini chiarisce che
«l’insegnante […] deve operare in modo che le esperienze corporee del bambino stampino il più possibile
tracce positive in questo genere di memoria che si sta fondando. Queste “tracce” formeranno il “bagaglio
motorio” dell’alunno e creeranno la base di futuri apprendimenti. Il salto di un oggetto tra i diversi
disponibili, la possibilità di tirare in uno dei diversi canestri disponibili (canestro da basket, cerchi di
diverse ampiezze sospesi a varie altezze) sono situazioni oblique».
123
Possiamo quindi parlare di una di una didattica “nell’ottica del ciascuno” come la
definisce lo stesso Rossini.
124
La grande opportunità così proposta risiede nella
possibilità, da parte dell’alunno, di poter scegliere la prova più adatta al proprio livello di
efficacia percepita, ovvero ciò che il soggetto crede di essere capace di fare. Attraverso
le esperienze positive e personali, in grado di generare momenti di piacere e di
soddisfazione, si svilupperà la convinzione di “essere capaci” incrementando la propria
efficacia, definita dallo psicologo Bandura come “convinzione di efficacia”.
125
Il docente potrà così gestire con efficacia proposte coinvolgenti per tutti gli alunni,
per le tante diversità che la scuola accoglie, compresi gli alunni con abilità differenti,
goffi e talentuosi.
Il tema del talento è un argomento non sempre affrontato con la necessaria
attenzione nel contesto scolastico, che negli anni si è concentrata soprattutto sugli alunni
con difficoltà, perdendo talvolta di vista quelli che vengono definiti bambini “plus dotati”.
Il talento è un dono, una forza della natura innata, che si ritrova in tutti gli individui,
spesso in modo silente, e definita dal sociologo Zygmunt Bauman come “diamanti
grezzi”:
122
Rossini S., Bosi C. (1996), Corpo e movimento. Padronanza e creatività dell’insegnante, Trento:
Unoedizioni.
123
Ibidem.
124
Ivi.
125
Si veda il contributo di Albert Bandura in relazione al senso di “autoefficacia”.
54
«i talenti, l’accuratezza, l’inventiva, lo spirito d’avventura - tutti questi diamanti grezzi in attesa di essere
levigati per diventare diamanti a tutti gli effetti da docenti talentuosi, acuti, inventivi e avventurosi […] –
sono sparsi in modo più o meno uniforme fra le specie umane”. Quel germe talentuoso può annidarsi nel
proprio essere profondo e riconosciuto e accettato con molta fatica in soggetti fragili, che definiamo
“bambini crisalide”, nei quali potrebbe denotarsi il timore di essere capaci, di apparire, di possedere un
talento».
126
La scuola ha quindi il compito di tutelare il “valore” di tutti gli alunni, compresi quelli
con un talento per la motricità e lo sport, formando insegnanti e tutor in grado di
riconoscerlo, farlo emergere e concedendo a questi alunni la gratificazione di essere
capaci promuovendone l’eccellenza.
4.2 Coinvolgimento emotivo: emozioni e apprendimento
Numerosi studi, hanno dimostrato come sia importante l’aspetto emotivo nella
comunicazione, nel rapporto con gli altri e anche nell’ambito scolastico.
Le emozioni sono, quindi, fondamentali anche nella scuola e si riflettono sulla
qualità dell’apprendimento. Infatti, l’intelligenza e soprattutto l’apprendimento
funzionano al meglio quando si è felici. L’insegnante ha un compito non facile in questo
senso: gioca un ruolo fondamentale come mediatore nell’apprendimento di concetti
complessi da parte dell’allievo.
127
«È uno strano gioco di ruoli che si svolge in una quinta elementare, tra quindici alunni seduti in cerchio
sul pavimento con le gambe incrociate nello stile dei pellirosse. Quando l'insegnante li chiama per nome,
i bambini non rispondono con l'inespressivo “presente” in uso nelle scuole, ma con un numero che indica
come si sentono; “uno” significa essere giù di corda, “dieci” sentirsi pieni di energia».
128
Con questa iniziativa, lo psicologo statunitense Goleman, vuole risvegliare, attraverso
una sottile provocazione, l’attenzione sull’aspetto emotivo degli alunni, un aspetto
126
Bauman Z. (2012), Conversazioni sull’educazione, Trento: Erickson.
127
Le “carezze educative” emozioni apprendimento,
https://asnor.it/le-carezze-educative-emozioni-e-apprendimento/.
128
Goleman D. (2011). Intelligenza emotiva-che cosa è, perché può renderci felice, Milano: Bur Saggi,
2002, p. 303.
55
onnipresente che coinvolge l’intera personalità del soggetto in qualsiasi fase di
apprendimento. È una lezione di Scienza del Sé, il cui oggetto
«sono i sentimenti, i propri e quelli che scaturiscono dal rapporto con gli altri. L’argomento per sua stessa
natura, richiede che insegnamenti e studenti si concentrino sul tessuto emozionale della vita di un soggetto,
tema che viene volutamente ignorato».
129
Come già affermato in precedenza, negli ultimi anni, diversi studiosi hanno dichiarato
fondamentale il coinvolgimento emotivo dell’individuo ai fini educativi. È stato
dimostrato come, nella trasmissione degli impulsi nervosi, via sia una funzionalità
reciproca d’azione tra l’amigdala, l’ippocampo e le aree del cervello addette
all’elaborazione degli stimoli per la creazione della rappresentazione concettuale. Il
docente deve, quindi, trovare una modalità educativa che coinvolga la sfera emotiva degli
alunni.
130
Inizialmente, essi sono liberi di esprimere la loro personalità e le loro emozioni,
mentre, solo in un secondo momento, vengono proposte consegne didattiche, favorendo
il processo insegnamento-apprendimento.
131
A tal proposito, la psicologa Magda B. Alnord, afferma che
«La sequenza percezione-valutazione-emozione è così strettamente intrecciata che la nostra esperienza
quotidiana non può mai essere definita come conoscenza strettamente oggettiva di qualcosa; si tratta
sempre di un conoscere e apprezzare o di conoscere e non apprezzare. La valutazione intuitiva della
situazione da inizio ad una tendenza all’azione che è sentita come emozione, che si esprime con
modificazioni a livello dell’organismo e che può alla fine condurre ad azioni manifeste».
132
L’attività psicomotoria inonda il corpo di sentimenti e di emozioni, rendendolo pronto a
formare, attraverso le sinapsi, nuove strutture neurali atte a favorire il processo di
apprendimento.
133
129
Ibidem.
130
Gomez. F. P. (2004), Corporeità ed emozioni. Una didattica psicomotoria per la costruzione del saper...
essere, Napoli: Guida Editore.
131
Gardner H. (1999), Educare al comprendere, Milano: Feltrinelli.
132
Arnold M. B. (1960), Emotion and personality, New York: Columbia University Press, p.177.
133
Gomez. F. P. (2004), Corporeità ed emozioni. Una didattica psicomotoria per la costruzione del saper...
essere, Napoli: Guida Editore.
56
È necessario, dunque, che l’insegnamento comprenda anche un’educazione emotiva che
tenga conto delle relazioni sociali del bambino e del suo sviluppo emotivo, cosicché le
emozioni possano essere utilizzate come una risorsa che concorre ad uno sviluppo non
solo cognitivo ma anche emozionale. Occuparsi anche dell’educazione emotiva degli
alunni aiuta a creare una relazione tra questi ultimi e tra l’insegnante e un gruppo-classe,
fondamentale come strumento di sostegno e di aiuto nel contenere gli insuccessi e le paure
relative ad apprendimento e valutazione. La scuola, in tal modo, amplia il proprio raggio
d’azione: si occupa dell’educazione umana degli studenti, non limitandosi più solo
all’educazione classica: non ci può essere apprendimento senza coinvolgimento emotivo
e la psicomotricità è il mezzo che permette tutto questo.
4.3 Esempi di progettazione nella scuola dell’infanzia
Le schede operative di seguito presentate sono un esempio di come è possibile attuare
nella pratica tutto ciò che finora è stato esposto. Verranno presentati alcuni esempi di
progettazione per la scuola dell’infanzia, mentre quelli per la scuola primaria verranno
trattati nel quinto capitolo con esperienze di progettazione effettuate in prima persona con
il progetto “Sport di Classe”.
4.4.1 Scheda di gioco: Il corpo globale
134
Consegna n°1, obiettivo della proposta: sensibilizzare i soggetti, attraverso le abilità
senso-percettive, alla costruzione delle prime bozze dello schema corporeo.
Regole:
Occhi aperti;
Non parlare;
Camminare a carponi.
134
Gomez. F. P. (2004), Corporeità ed emozioni. Una didattica psicomotoria per la costruzione del saper...
essere, Napoli: Guida Editore.
57
Descrizione: I bambini seduti a terra e disposti in cerchio, saranno invitati ad assumere
la posizione carpone, con le mani in appoggio in avanti per circa un minuto.
Successivamente, essi saranno invitati a eseguire un percorso tattile-visivo, effettuando
passeggiate a carponi per tutto lo spazio a disposizione. È importante coprire tutte le
superfici calpestabili con coperte, cartoni, fodere varie, così da poter creare diverse
sensazioni tattili e visive. La consegna dovrà essere effettuata con voce calma e
l’ambiente deve essere sereno e tranquillo.
Consegna n°2, obiettivo della proposta: sensibilizzare i bambini a vivere i movimenti
nelle sue connotazioni spaziali: sopra-sotto, destra e sinistra, dentro e fuori. Utilizzare
tutti gli schemi motori di base per lo spostamento del corpo nello spazio.
Regole:
Occhi aperti/chiusi;
Non parlare;
Non farsi e non fare del male.
Descrizione, verranno proposti gradualmente i seguenti giochi:
“mi muovo strisciando, come fanno i serpenti”.
“mi muovo rotolando”.
“cammino carponi come i gatti”.
La partecipazione attiva dell’insegnante in questa fase è importante per incoraggiare
anche i bambini più insicuri, i quali inizieranno a camminare liberamente nello spazio a
disposizione.
Consegna n°3, obiettivo della proposta: pervenire alla conoscenza e alla presa di
coscienza di informazioni utili alla costruzione dello schema corporeo. Attraverso il tono
muscolare è possibile percepire il corpo nella sua globalità. I primi processi mentali che
si creano nel bambino, si fondono su azioni che egli compie nei confronti dell’ambiente
e degli oggetti che lo circondano. Il bambino conosce attraverso il fare e soltanto
attraverso le esperienze senso-motorie, sarà in grado nel tempo di rendere astratti alcuni
concetti.
58
Regole:
Tenere gli occhi chiusi;
Non parlare;
Non alzare i piedi.
Descrizione: Attraverso il gioco si mette in atto un processo di immaginazione mentale
nel quale i bambini devono riprodurre, attraverso il movimento, l’uomo di vetro, di ferro,
di fumo, di ghiaccio, di burro ecc. I bambini seduti a terra, in silenzio e con occhi chiusi,
devono immaginare le caratteristiche del materiale per due minuti. Dopo si alzeranno e
cammineranno in base alle caratteristiche del materiale loro indicato. In alcuni momenti
è importante abbinare a questi movimenti, suoni che rappresentano eventi naturali, come
il vento, la pioggia; l’ascolto dei rumori aiuta i bambini a renderli coscienti che con il
vento il fumo si disperde, con la pioggia, la carta diventa bagnata e quindi più pesante.
Dopo averli fatti camminare liberamente nello spazio per due minuti, con sottofondo
musicale, i bambini apriranno gli occhi ed eseguiranno per cinque minuti la stessa
sequenza senza essere bendati. In questo modo si faciliterà lo scambio di informazioni
visive tra di loro.
4.4.2 Scheda di gioco: Apprendimento pulsionale
135
Consegna n°1, obiettivo della proposta: stimolare i bambini ad esprimere attraverso il
loro corpo le proprie sensazioni ed emozioni.
Regole:
Tenere gli occhi chiusi;
Non parlare;
Non alzarsi in piedi.
Descrizione: I bambini inizialmente sono seduti e ascoltano i racconti con gli occhi
chiusi. Dopo l’ascolto, i bambini dovranno cercare di immedesimarsi nei personaggi
135
Ibidem.