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INTRODUZIONE
Lo stile di vita occidentale odierno con ridotti livelli di attività fisica, aumentati livelli di stress
cronico, mancato rispetto dei ritmi circadiani e un’alimentazione radicalmente cambiata rispetto a
quella dell’era pre-industriale, è stato associato alla rapida impennata delle malattie cronico-
degenerative che interessano le popolazioni dei paesi sviluppati (Furman D 2019) (Sonnenberg ED
2019).
Le malattie infiammatorie croniche sono state riconosciute oggi come la causa di morte più
significativa al mondo, con oltre il 50% di tutti i decessi attribuibili a malattie correlate
all'infiammazione come cardiopatia ischemica, ictus, cancro, diabete mellito, nefrite cronica,
malattia del fegato grasso non alcolica (NAFLD) e condizioni autoimmuni e neurodegenerative (GBD
2017).
La recente diffusione delle tecnologie di sequenziamento genetico ha apportato notevoli sviluppi
nello studio del genoma umano e batterico e ha permesso di evidenziare l’importanza del
microbiota, cioè l’insieme delle comunità batteriche che risiedono nel corpo umano, e del
microbioma, cioè il materiale genetico batterico; tantissimi studi pongono infatti in risalto una forte
relazione tra il microbioma e la fisiologia umana, e quindi il metabolismo, l’interazione con i farmaci
e numerose patologie. I primi studi avviati con l’obiettivo di caratterizzare composizione e
funzionalità del microbioma e chiarire il suo ruolo nella salute umana, sono stati lo Human
Microbiome Project (HMP) ed il Metagenomics of the Human Intestinal Tract (MetaHIT).
Successivamente tanti altri studi hanno analizzato il microbioma dei diversi siti corporei e di soggetti
affetti da diverse patologie, osservando così il comportamento del microbioma in condizioni di
salute differenti. Filoni di ricerca più recenti si sono spinti a scoprire l’asse microbiota-intestino-
cervello scoprendone l’influenza su umore, comportamento alimentare, e persino sulla percezione
del gusto degli alimenti.
Non meno importanti, soprattutto in questo periodo storico che ci ha visto affrontare la pandemia
da Covid-19, le ricerche sull’asse intestino-polmone e il possibile ruolo degli alimenti che
interagendo con il microbiota possono modulare l’immunità.
Un vero e proprio ruolo sistemico, questo del microbiota, da alcuni definito di vero e proprio
“direttore d’orchestra” (Niccolai E 2019).
Scopo di questo lavoro di tesi, dopo l’approfondimento sullo stato dell’arte in tema di Microbiota,
della sua influenza sulla fisiologia e la patogenesi e dei fattori soprattutto dietetici che possono
contribuire alla sua modulazione, è di valutare il possibile ruolo dei cibi fermentati più diffusi nei
paesi occidentali. Le loro proprietà benefiche oggetto di ricerca recente e il loro possibile ruolo come
alimenti funzionali prebiotici e probiotici prodotti a domicilio, potrebbero contribuire al
miglioramento della biodiversità microbiologica intestinale e a colmare le carenze del regime
alimentare tipico occidentale.
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LA FERMENTAZIONE
COS’E’ LA FERMENTAZIONE
Gli alimenti fermentati sono definiti come "alimenti o bevande prodotti attraverso la crescita
microbica controllata e la conversione dei componenti degli alimenti attraverso l'azione enzimatica"
o anche come “una tecnologia nella quale la crescita e l’attività metabolica dei microrganismi viene
usata per la conservazione degli alimenti” (Şanlier N 2019) (Marco ML 2017). La fermentazione è
uno dei più antichi ed economici metodi di preparazione del cibo nel mondo e gli alimenti fermentati
si potrebbero definire come il primo prodotto alimentare processato consumato dagli esseri umani.
Ricette a base di alimenti fermentati fanno parte delle tradizioni dei popoli di tutte le parti del
mondo grazie alla fermentazione di carne e pesce, latticini, verdure, soia, altri legumi, cereali e
frutta. Storicamente, la fermentazione alimentare era utilizzata come metodo di conservazione,
poiché la generazione di metaboliti antimicrobici (ad esempio acidi organici, etanolo e batteriocine)
riduce il rischio di contaminazione con microrganismi patogeni. La fermentazione veniva anche
utilizzata per migliorare le proprietà organolettiche (ad esempio, gusto e consistenza), con alcuni
alimenti come le olive, che non sarebbero commestibili senza la fermentazione che rimuove i
composti fenolici amari.
Le diverse variabili del processo di fermentazione tra cui i microrganismi, gli ingredienti nutrizionali
e le condizioni ambientali, danno origine a migliaia di diverse varianti di alimenti fermentati. (v.
Fig. 1)
Figura 1 Panoramica sulla fermentazione degli alimenti. (Marco ML 2017)
Esistono due metodi principali attraverso i quali fermentare gli alimenti. In primo luogo, gli alimenti
possono essere fermentati naturalmente, ovvero attraverso "fermenti selvatici o spontanei", dove
i microrganismi che sono presenti naturalmente negli alimenti crudi o nell'ambiente di lavorazione,
fanno partire il processo fermentativo, ad esempio nei crauti, nel kimchi e in alcuni prodotti a base
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di soia fermentata. Questo metodo è ancora utilizzato in molti prodotti tradizionali dove si fa ancora
affidamento sulla creazione di un ambiente selettivo che favorisca i microrganismi utili
naturalmente presenti nella materia prima. In secondo luogo, gli alimenti possono essere fermentati
mediante l'aggiunta di colture starter, note come “culture-dependent ferments”", ad esempio kefir,
kombucha e natto (Dimidi E 2019) (Marco ML 2017). Un metodo per produrre un fermento
dipendente dalla cultura è il "backslopping", dove una piccola quantità di un lotto precedentemente
fermentato viene aggiunta al cibo crudo, come avviene ad esempio per il pane a lievitazione
naturale. Gli starter utilizzati per avviare la fermentazione possono essere naturali come avviene nel
backslopping oppure starter commerciali selezionati per standardizzare le caratteristiche
organolettiche del prodotto finale. Nella fermentazione guidata utilizzata dall’industria alimentare
moderna è diventato essenziale aggiungere colture selezionate dei microrganismi responsabili del
processo fermentativo per:
• accelerare l’inizio della fermentazione
• produrre prodotti della qualità desiderata in tempi tecnologicamente accettabili
• rendere riproducibile il processo fermentativo
Come risultato di una moltitudine di combinazioni microrganismi-cibo, ci sono migliaia di diversi tipi
di cibi e di bevande fermentate (v. Fig. 2).
Essi sono molto semplici in quanto richiedono veramente pochi ingredienti e una preparazione e
lavorazioni minimali, altro probabile motivo per il quale sono sempre stati così diffusi nel mondo.
Sebbene alcune fermentazioni contengano solo pochi taxa batterici, le differenze di ceppi e le
dinamiche al loro interno durante il processo possono essere estremamente complesse. In alcuni
cibi, ogni piccola alterazione nella biodiversità o nel numero di specie può produrre risultati
differenti nel prodotto con variazioni anche significative nella qualità e nelle proprietà
organolettiche dipendenti dai metaboliti microbici.
Figura 2 Origine microbica dei più comuni fermentati (Marco ML 2017)
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I FATTORI DI CRESCITA BATTERICA (FARRIS GA 2018) (SAVO SARDARO ML 2019)
Gli alimenti fermentati sono ottenuti attraverso l'azione di microrganismi, in particolare batteri,
lieviti e funghi e i loro enzimi, in un processo denominato fermentazione. Come detto in precedenza,
i microrganismi possono essere indigeni presenti sul substrato, aggiunti attraverso starter, oppure
possono essere presenti negli o sugli ingredienti e sugli utensili o nell'ambiente. Fondamentalmente,
per consentire la fermentazione degli alimenti devono coesistere un substrato adatto,
microrganismi appropriati e condizioni ambientali adeguate che possiamo distinguere
principalmente in:
- FATTORI INTRINSECI ovvero caratteristici dell’alimento derivanti dalla sua struttura o
composizione:
➢ PH/ACIDITA’ ovvero quanti ioni idrogeno H+ sono presenti nell’alimento. E’uno dei
parametri in grado di influenzare in maniera più significativa il comportamento dei
microrganismi esercitando un’attività selettiva su di essi ed influenzandone la velocità di
crescita. La maggior parte dei microrganismi patogeni non sono in grado di crescere e
produrre tossine a ph < 4,6, per questo motivo la conservazione del cibo mediante
acidificazione (da fermentazione o per aggiunta di acidi organici) è stata praticata fin dai
tempi più antichi. Lieviti e muffe sono i microrganismi che sono in grado di sopravvivere
meglio a bassi valori di ph.
➢ AW attività dell’acqua ovvero quanta acqua libera è presente nell’alimento per
consentire lo svolgimento delle funzioni biologiche dei microrganismi. Nessun organismo
è in grado di crescere ad Aw<0,60 e la maggior parte dei patogeni è inibita a Aw<0,90.
Un modo per abbassare l’Aw è quello di aggiungere sale o zucchero all’alimento, come
avviene da millenni empiricamente per conservare molti alimenti.
➢ POTENZIALE REDOX (EH) misura la tendenza del substrato ad acquisire o cedere
elettroni. Esso è fortemente influenzato dalla presenza o assenza di ossigeno. Vi sono
microrganismi che richiedono ossigeno per la loro crescita (AEROBI) e altri per i quali
l’ossigeno è tossico ed in sua presenza non si sviluppano (ANAEROBI) e ricavano energia
da altre sostanze come l’acido piruvico. Il potenziale redox di un alimento è determinato
dalla sua composizione chimica, dai processi tecnologici a cui l’alimento viene
sottoposto, dalla concentrazione di ossigeno dell’atmosfera circostante e quindi dal
grado di accesso dell’alimento all’atmosfera.
➢ COMPOSIZIONE NUTRIZIONALE DELL’ALIMENTO: questo è un fattore che influenza tutti
gli altri fattori intrinseci precedenti. La composizione chimica dell’alimento funge da
sorgente di energia e di composti chimici necessari per la vita e lo sviluppo dei
microrganismi e determina anche una selezione microbica.
- FATTORI ESTRINSECI sono i fattori non legati al substrato ma all’ambiente in cui si trova
l’alimento
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➢ TEMPERATURA Ogni microrganismo presenta un intervallo di temperature entro cui
può crescere e uno ottimale nel quale la crescita è massima. Al di sotto della
temperatura minima la crescita è bloccata e le reazioni enzimatiche sono rallentate
(i microrganismi passano ad uno stato di latenza), al di sopra invece della
temperatura massima si ha la morte delle cellule per denaturazione degli enzimi e
delle proteine di membrana e rottura della parete.
➢ ATMOSFERA DI CONSERVAZIONE DELL’ALIMENTO: il confezionamento degli
alimenti, oltre a proteggerli da alterazioni di natura chimica, fisica e biologica,
consente di controllare il tipo di atmosfera che circonda l’alimento stesso,
influenzando così lo sviluppo microbico.
Gli alimenti sono un ecosistema costituito dall’ambiente e dai microrganismi che vivono in esso nel
quale fattori intrinseci (pH, aw, nutrienti) ed estrinseci (temperatura, presenza di altri
microrganismi) regolano lo sviluppo microbico. Le interazioni dei fattori ambientali determinano
se un microrganismo possa o no svilupparsi in quell’ecosistema.
FERMENTAZIONE E TRASFORMAZIONI NEL CIBO (FARRIS GA 2018) (SAVO SARDARO ML
2019)
La fermentazione alimentare consiste nella conversione di carboidrati fermentabili principalmente
in acidi organici, alcool e anidride carbonica (CO₂) per opera di microrganismi (batteri, lieviti, funghi
o una combinazione di essi) e può essere suddivisa in alcune categorie principali:
- ALCOLICA: il cui risultato è la produzione di etanolo e viene prevalentemente effettuata dai
lieviti. Essa può avvenire in presenza di ossigeno (respirazione) se i livelli di zucchero sono
molto bassi con produzione di acqua e CO₂ oppure in condizioni di anaerobiosi
(fermentazione) se i livelli di zuccheri negli alimenti superano i 9 g/lt con produzione finale
di alcool e CO₂
- LATTICA: effettuata dai batteri lattici (LAB) con la produzione di acido lattico ma anche di
CO₂, alcool e acetaldeide, a seconda che i LAB coinvolti siano omofermentanti (via glicolisi)
o eterofermentanti (via fosfochetolasi).
- ACETICA: effettuata dai batteri acetici. Non è una vera fermentazione ma una
trasformazione ossidativa dell’etanolo in acido acetico che avviene in presenza di ossigeno
Durante la fermentazione, l’attività enzimatica dei microrganismi e del substrato alimentare, cambia
le proprietà nutritive e bioattive della matrice alimentare di partenza. La fermentazione acetica e
lattica abbassa il ph dell’alimento fermentato e insieme alla produzione di batteriocine e metaboliti
anti-microbici, aumenta la shelf-life degli alimenti, in particolare di quelli altamente deperibili.
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FERMENTAZIONE E GUSTO UMAMI
Le molteplici sensazioni gustative percepite dall’uomo possono essere ricondotte alla combinazione
di cinque modalità gustative primarie: salato, acido, dolce, amaro e umami (dal giapponese umai,
squisito o delizioso), quest’ultimo corrispondente al sapore dell’amminoacido glutammato (Glu)
presente in qualunque proteina, che può “intrappolare” il gusto delle proteine negli alimenti. Il
gusto umami è messo in relazione con la necessità di assumere alimenti plastici di tipo proteico che
permettono il ricambio delle proteine tissutali. Esso è associato ad un gusto saporito come un brodo
di carne o di funghi o al sapore dei cibi fermentati (Debellis L 2019). Gli alimenti fermentati sono
apprezzati per il loro odore e sapore ricchi e complessi. L'attività metabolica dei microrganismi
durante la fermentazione determina la qualità degli alimenti e genera odori e composti che ne
influenzano il gusto. In particolare, la proteolisi durante le fermentazioni alimentari genera proprio
il gusto umami grazie alla produzione di amminoacidi e peptidi bioattivi (ad esempio α-glutamil
peptidi, γ-glutamil peptidi e succinyl- o lactoyl amminoacidi). (Tennant DR 2018) (Zhao CJ 2016) Il
glutammato è prodotto da numerosi ceppi batterici, molti dei quali rappresentano batteri
ambientali o ceppi utilizzati nella fermentazione degli alimenti. I batteri Coryneform sono utilizzati
industrialmente per la produzione di Glu e anche i ceppi di LAB (Lactobacillus plantarum,
Lactobacillus paracasei e Lactococcus lactis) sono in grado di sintetizzare Glu. Uno studio ha
dimostrato che circa il 15% dei ceppi di LAB isolati da alimenti fermentati asiatici sono produttori di
Glu. (Baj A 2019). Consideriamo che i livelli di Glu dopo idrolisi acida in alcuni semi oleosi possono
raggiungere i 50.000 mg/kg, che il Glu derivato dalle proteine nei prodotti animali è presente
mediamente a livelli di circa 25.000 mg/kg mentre in alcuni alimenti fermentati come formaggio,
carni conservate e salsa di soia, i glutammati liberi possono essere presenti in concentrazioni
relativamente elevate. In essi questi livelli sembrano essere molto variabili, probabilmente legati al
grado di invecchiamento e maturazione e possono salire a oltre 18.000 mg/kg (Tennant DR 2018).
MICROBIOTA E SALUTE
COS’E’ IL MICROBIOTA INTESTINALE
Con il termine Microbiota si definisce l’insieme dei microrganismi che convivono con un organismo
senza danneggiarlo in condizioni di normale funzionamento del suo sistema immunitario. Negli
esseri umani in particolare, ci si riferisce ai microrganismi che risiedono nell’intestino. Al microbiota
intestinale è stato riconosciuto un ruolo importante nella regolazione della fisiologia sia in salute
che in malattia. Stiamo parlando di trilioni di ospiti intestinali che formano una relazione
reciprocamente vantaggiosa con il nostro organismo, fondamentale per il mantenimento
dell'omeostasi. Esso comprende archaea, virus, lieviti, protozoi e principalmente batteri, la loro
quantità supera di 10 volte quella delle cellule del corpo umano, pesa circa 1,5/2 kg, si estende per
una superficie di oltre 400 mq (come due campi da tennis), ma la cosa più sorprendente è il fatto
che la quantità cumulativa dei geni del microbiota intestinale, il microbioma, è 100 volte superiore
a quella del genoma umano, indicando ulteriormente il suo significato. È ormai diffusa l’idea che i