5
tra loro. Allora si potrebbe pensare al telefono: certo qui c'è reciprocità
nella comunicazione ma non c'è la possibilità di farlo con tutti; la
comunicazione passa semplicemente da individuo a individuo. L’unica
soluzione rimane, dunque, quella rappresentata dalla telematica e dagli
ambienti internet (forum, chat ecc.): in questi ambiti non c'è solo la
possibilità che uno emetta verso tutti, che l’uno comunichi facilmente con
un altro ma c’è anche la possibilità che tutti possano comunicare con tutti.
Ma perché fare e favorire una cosa del genere?
Innanzitutto per una ragione sociale: si potrebbe creare una democrazia
collettiva in tempo reale: ognuno potrebbe fornire, su un problema sociale,
una sua soluzione, un’idea; dal confronto tra più idee verrebbe poi fuori la
soluzione migliore per quel problema. La soluzione poi potrebbe sempre
essere rinegoziata ad infinitum sino a convincere tutti. In questo modo non
sarebbe più un ristretto gruppo di persone a decidere cosa fare e come
sviluppare una società ma sarebbe la stessa società a decidere come
evolversi, tappa dopo tappa.
Poi c’è anche una ragione individuale, ed è la più importante, che
dovrebbe spingerci alla creazione di un’intelligenza collettiva:
l’arricchimento di se stessi. Le persone potrebbero, infatti, entrare come in
un mercato delle qualità e offrire delle competenze o conoscenze in cambio
di quelle medesime che ad essi mancano. Il tutto a beneficio del loro
progresso mentale. Particolarmente significativo a questo proposito è
l’esempio che viene riportato da Pierre Lèvy
2
in “L’intelligenza
Collettiva”. L’autore francese immagina che le persone, grazie alle nuove
tecnologie, possano depositare le loro conoscenze ed esperienze in corpi
angelico-virtuali che poi si proietteranno in una dimensione virtuale.
2
Vedi nota nr. 1 – (106,107 – 189,192pag)
6
Qui, queste icone di conoscenza vivranno quasi di vita propria: avranno
bisogno di altri elementi conoscitivi per completarsi e quindi navigheranno
in un mare telematico alla ricerca di quei corpi depositari di ciò che a loro
manca. Quando li avranno trovati, cederanno (o procureranno) a questi
ultimi delle conoscenze e prenderanno ciò che a se stessi manca. In pratica
nascerà un libero scambio di qualità che favorirà l’evoluzione dei corpi
angelico-virtuali: questi ultimi si evolveranno, infatti, in forme diverse da
quelle iniziali con cui si erano presentati nel mercato delle qualità.
Interessante è il fatto che dopo ogni relazione di scambio qualitativo, come
i corpi angelico-virtuali si evolvono, così si evolve la persona che ne è la
diretta emanatrice.
Giunti a questo punto, ci si potrebbe chiedere cosa c’entri l’intelligenza
collettiva di P. Lèvy
3
con l’ultima frontiera della formazione a distanza,
cioè con la “Formazione on line”. Beh, il legame c’è ed è evidente! La
formazione in rete, come vedremo, non favorisce solo uno studio assistito
in cui lo studente può contare full-time su un tutor: se fosse così non si
differenzierebbe di molto con le precedenti generazioni di formazione a
distanza. No. La formazione in rete fa di più: essa tende a creare degli
ambienti virtuali dove le persone possano sperimentare un fruttuoso
confronto sapienziale con l’altro. Infatti vengono create, all’interno dei
corsi on line, delle Aule virtuali e delle Biblioteche virtuali: nelle
Biblioteche gli studenti possono accedere ai documenti di studio
(contributo sapienziale dei docenti) mentre nelle Aule virtuali essi possono
confrontarsi con altri discenti per imparare meglio. Qualcuno di essi magari
avrà già letto qualcosa sul tema, qualche altro avrà delle opinioni in materia
e quindi ognuno fornirà un valido contributo alla discussione didattica. Il
3
Vedi nota nr. 1
7
risultato, ovviamente, sarà che tra Biblioteca, Rete e Aula virtuale, le
persone potranno confrontarsi con molti punti di vista relativi ad un certo
argomento e quindi ne capiranno meglio le sfumature, ne chiariranno i
dubbi. Oltre a ciò vi è anche il fatto che gli studenti possono produrre delle
sintesi delle loro discussioni a vantaggio di chi verrà dopo di loro a studiare
in questi ambienti virtual/telematici. I prossimi studenti potranno così
accedere ad un Archivio delle discussioni o dei lavori dell’anno prima e
così si confronteranno con i punti di vista di chi li ha preceduti.
Questi ambienti di confronto collettivo devono garantire il confronto tra
quante più persone possibili perché ognuno di loro può portare un
contributo sapienziale utile: ciò vale sia dal punto di vista qualitativo che
quantitativo. Dal punto di vista qualitativo, innanzitutto devono poter
partecipare non solo studenti ma anche docenti in quanto gli uni possono
portare idee o intuizioni e gli altri possono portare esperienze. Poi devono
essere presenti tanto i punti di vista di persone che frequentano gli studi in
quell’anno quanto i punti di vista di chi è venuto prima in quanto, chi è
venuto prima, magari aveva constatato cose che sono sfuggite all’attuale
gruppo di discussione. Infine devono partecipare persone di ambiti
geografici, sociali, anagrafici diversi perché le capacità di percepire,
comprendere, immaginare, ragionare e apprendere variano da persona a
persona all’interno della stessa categoria. In tal caso si tratta quindi di
favorire un’eterogeneità mentale all’interno delle aree di confronto.
Dal punto di vista quantitativo, gli ambienti di confronto collettivo
(contenuti nei corsi on line ma non solo) devono permettere al maggior
numero possibile di persone di intervenire. Magari si potrebbe predisporre
una Netiquette per il confronto che regoli il rapporto tra masse anche ampie
di interlocutori. Così non sarebbe necessario limitare il numero di
8
interlocutori per evitare un sovraccarico comunicativo o i soliti esibizionisti
che disturbano.
Tuttavia è bene ammettere che l’idea di ricreare l’Intelligenza collettiva
nella formazione a distanza non sempre riesce o quanto meno è limitata da
alcune difficoltà che possono insorgere quando si interagisce on line.
Queste difficoltà possono essere di vari tipi:
• Difficoltà tecniche: per quanto gli ambienti collaborativi utilizzino
strumenti semplici ed intuitivi, è frequente che tra i soggetti coinvolti si
verifichino alcune situazioni anomale: ad esempio potrebbe emergere un
notevole dislivello di expertise informatica e telematica. Anche se si
tende a non considerare questo aspetto di primaria importanza, non
possiamo ignorare quanto sia importante (per un clima costruttivo) che
l’intero gruppo di apprendimento si muova con relativa sicurezza
all’interno della piattaforma tecnologica utilizzata. Se, ad esempio,
alcuni studenti hanno delle difficoltà nell’uso di una chat o nell’accesso
a un forum, può succedere che il clima generale, il significato di
un’attività collaborativa e l’andamento di una discussione ne risentano
negativamente.
Non è raro, peraltro che gli organizzatori di corsi in rete si trovino
proprio a dover fronteggiare questo genere di problematiche: in una
mailing-list di studenti capita ad esempio che l’indirizzo di un iscritto
provochi messaggi di errore che irritano coloro che partecipano più
attivamente; oppure succede che non si riesca a mettere insieme tutte le
parti di un documento perché alcuni componenti del gruppo non sono
riusciti, per problemi di connessione, a depositare il loro contributo in
un forum o in una bacheca elettronica.
Dobbiamo comunque confessare che talora studenti poco motivati o
presi da altre attività, tendono a mascherare dietro l’alibi delle difficoltà
9
tecniche altre forme di disagio, quando non la deliberata - ma non
dichiarata - volontà di non partecipare. Intervenire per colmare queste
difficoltà tecniche è una delle prime missioni da compiere per garantire
il successo di un corso on line e il funzionamento dei collettivi
sapienziali su cui essi si basano.
• Difficoltà relative alle conoscenze: uno dei problemi della formazione
su rete ed in particolar modo dei corsi on line, sottolineano Antonio
Calvani e Mario Rotta
4
, è che le persone si trovano di fronte troppe
informazioni e punti di vista. Sia chiaro, avere molti punti di vista su un
tema aiuta a capirlo meglio ma averne in eccesso crea un effetto di
overload (sovraccarico): i membri di un collettivo sapienziale (tipo
un’aula virtuale) non sanno più sintetizzare tutti queste informazioni per
trarne una loro idea e quindi traggono pochissimo vantaggio da una
situazione di intelligenza collettiva.
Paradossalmente traggono più vantaggio da una situazione di studio
tradizionale in presenza: lì hanno il libro (punto di vista degli esperti),
hanno il parere di qualche amico di studi; basta loro solo sintetizzare il
tutto e si fanno un’idea su ciò che stanno studiando. Considerato ciò, se
vogliamo che la formazione in rete con la sua infinita pluralità di fonti
sia un vantaggio e non un ostacolo alla comprensione di contenuti,
dobbiamo intervenire! Ma come? Introducendo nei corsi un Tutor che
suggerisca cosa approfondire meglio dei materiali di studio e che indichi
agli studenti quali siti considerare per integrare il programma di studio.
• Difficoltà nella gestione del tempo: un’ultima difficoltà che limita la
possibilità di rendere bene l’intelligenza collettiva in un corso on line è
la gestione del tempo. Cerchiamo di essere chiari. La formazione in rete
4
Calvani Antonio e Rotta Mario, Fare formazione in rete, Erickson, Trento, 2000, 163pag
10
punta molto sulla comunicazione asincrona (forum, mailing list, ecc.) e
quest’ultima permette di intervenire e dire la propria (o collaborare)
quando si ha tempo: ciò favorisce la possibilità di partecipazione di tutti,
in particolar modo di chi lavora. Tuttavia molti corsi on line hanno la
spiacevole tendenza a durare ad infinitum: questo perché alcuni studenti
non consegnano i test in tempo, non partecipano per tempo e ciò, a
lungo andare, rende difficile agli altri continuare a partecipare come
hanno saputo fare fino a quel momento. Una soluzione, qui, sarebbe sia
di far rispettare certe scadenze di studio (creare delle finestrelle
temporanee in cui si possa esprimere) sia di creare dei moduli di studio
leggeri che possano essere disbrigati velocemente da tutti. In fondo è
nell’interesse di tutti e specie di chi crea le esperienze di formazione in
rete, quello di mettere tutti nelle condizioni di partecipare sempre e
comunque al confronto con gli altri.
Appare chiaro, in conclusione che, più riusciremo a risolvere queste
difficoltà più riusciremo ad applicare nella formazione in rete (e nei corsi
on line) il meccanismo dell’intelligenza collettiva con tutti i vantaggi che
ciò comporta nell’apprendimento/approfondimento delle tematiche di
studio.
11
CAPITOLO PRIMO
“LA FORMAZIONE A DISTANZA:
LINEAMENTI ED EVOLUZIONE”
1.1 RIFLESSIONE SULLA FAD-FORMAZIONE A DISTANZA
La Definizione che l’enciclopedia Encarta dà di formazione a distanza
risulta essere: “Metodo di apprendimento esterno alla classe scolastica, che
si svolge quindi a distanza”. Tale affermazione sembra considerare
l’istruzione a distanza esclusivamente come istruzione esternalizzata
escludendo che ogni individuo possa far uso di un metodo di studio
personale. Facciamo quindi un passo indietro nella storia della disciplina e
vediamo se ed in che modo le varie definizioni coincidono o si distanziano
dalla definizione di Encarta e se suffragano la critica avanzata.
Nel ’67 gli studiosi dell’istituto tedesco di istruzione a distanza (DIFF)
di Tubinga, in particolare G. Dohmen
5
, parlano della formazione a distanza
(Fernstudium) come di qualcosa di più di una semplice auto-istruzione, in
quanto è sistematicamente organizzata mediante un’assistenza allo studente
da parte di docenti con responsabilità individuali e diversificate. L’azione
educativa proposta dal gruppo di Tubinga evidenzia tre punti fondamentali
nella esplicazione del concetto in esame:
• organizzazione auto-istruzione,
• utilizzazione di media,
5
Dohmen G., Principi di istruzione a distanza, La Nuova Italia, Scandicci, 1994, 39pag
12
• servizi finalizzati al successo dello studente.
Nel primo e nel terzo punto si rileva la divergenza concettuale tra il
semplice studio individuale e il processo educativo innestato dall’istruzione
a distanza: il percorso educativo che lo studente può intraprendere anche in
modo isolato, non è solitario ma è mediato, oltre che da un mezzo
tecnologico, anche da una componente umana che anzitutto si assume delle
responsabilità nei suoi confronti.
Alla fine degli anni ’70 l’istruzione per corrispondenza, prima forma di
formazione a distanza viene così definita nel volume dell’UNESCO:
“Istruzione attraverso i servizi postali senza contatto faccia a faccia tra
docente e discente. L’insegnamento viene impartito tramite materiale
scritto o registrato inviato al discente i cui progressi sono controllati per
mezzo di esercizi scritti, inviati all’insegnante che li corregge e li
restituisce al discente con rilievi e suggerimenti”. Questa definizione, pur
non facendo alcun riferimento alla metodologia, evidenza come
indispensabile il monitoraggio e il controllo sul fruitore dell’istruzione e
quindi demarca e stabilisce il confine in modo implicito con l’istruzione
individuale e l’auto-istruzione. Infatti ciò che differenzia l’istruzione a
distanza da un pacchetto di auto-istruzione è proprio la presenza di
un’organizzazione capace di condurre, monitorare l’andamento dello studio
e del discente.
Nel ’73 Otto Peters
6
così definisce la formazione a distanza:
“L’insegnamento /istruzione a distanza (Fernunterricht) è un metodo per
impartire conoscenza, qualifiche e attitudini che è razionalizzato
dall’applicazione del lavoro e da principi organizzativi come pure
dall’impiego di mezzi tecnici, specialmente allo scopo di riprodurre
6
Peters Otto, Principi di istruzione a distanza, La Nuova Italia, Scandicci, 1994, 40pag
13
materiale didattico di alta qualità che renda possibile l’istruzione di un gran
numero di studenti, contemporaneamente e in qualsiasi luogo essi vivano.
Esso è una forma industrializzata di insegnamento e apprendimento”. In
pratica, la tendenza dello studioso è quella di omologare l’istruzione a
distanza alla produzione industriale di beni: anche nell’istruzione a
distanza c’è un soggetto che produce in serie dei prodotti (il materiale
didattico) così da ottenere delle economie di scala; anche nell’istruzione a
distanza c’è una divisione del lavoro in quanto la progettazione educativa e
la esecuzione dei corsi possono essere assegnate a persone diverse. Infine,
anche nell’istruzione a distanza c’è la standardizzazione, nel senso che
procedere a variazioni di programma in un particolare momento e con un
particolare pubblico, non é possibile. Tuttavia, in questa definizione non
riusciamo a comprendere come l’educazione a distanza non possa essere
cosa riguardante un numero di studenti anche ristretto, o finalizzata alla
realizzazione di materiali di alta qualità. Non viene mai esplicitato, inoltre,
il soggetto delle diverse azioni che è appunto l’organizzazione educativa. A
ciò pone rimedio la definizione di formazione a distanza rilasciata da
Desmond Keegan
7
:
La formazione a distanza “è una forma di istruzione caratterizzata da:
• l’influenza di un’organizzazione educativa sia nella progettazione e
preparazione dei materiali d’apprendimento sia nella fornitura allo
studente degli strumenti di supporto didattico (il che la distingue dallo
studio privato e dai programmi di auto-apprendimento);
• la quasi permanente separazione di docente e discente per tutta la durata
del processo educativo (questo la distingue dalla tradizionale istruzione
faccia a faccia);
7
Keegan Desmond, Principi di Istruzione a distanza, La Nuova Italia, Firenze, 1994, 47pag
14
• la quasi permanente assenza del gruppo dei discenti per tutta la durata
del processo di apprendimento, cosicché viene impartito un
insegnamento individuale e non di gruppo, con la possibilità di incontri
occasionali sia per scopi didattici, sia di socializzazione.
• l’uso di mezzi tecnici (stampa, audio, video o computer) per associare il
docente e il discente nel portare avanti il contenuto del corso
• la disponibilità di comunicazione a doppio binario cosicché lo studente
possa beneficiare dal dialogo oppure iniziarlo: questa caratteristica
mette in risalto la preminenza, nella formazione a distanza, dei canali a
2 vie (posta, corrispondenza, telefono ed oggi internet) rispetto ai canali
ad 1 via (televisione, radio).
• la disponibilità di canali di comunicazione adatti sia per interazioni
sincrone che in differita (questa caratteristica ci permette di dire che il
discente è libero di fruire le conoscenze che gli servono quando LUI ne
ha la possibilità) ”.
Grazie a quanto detto sinora possiamo concepire la Formazione a
Distanza come un processo diviso in due fasi: Preparazione del materiale
didattico ed Apprendimento a distanza. Nella prima fase un’istituzione fa
preparare dei corsi a base di materiale audiovisivo e cartaceo e poi li eroga
ad un parchè di utenti dispersi sul territorio. Nella seconda fase il pubblico
riceve i materiali e li studia, o meglio li dovrebbe studiare, perché molto
spesso quei materiali rimangono del tutto intonsi (l’abbandono nei corsi a
distanza è molto alto). Per evitare appunto che ciò accada e creare nei
discenti una motivazione allo studio sono previste:
1. Attività interattive quali Discussione telefonica, Correzione /Commenti
di temi, Scuole estive residenziali
15
2. Materiale didattico strutturato in modo “discorsivo” cioè con consigli su
cosa studiare e con l’uso di pronomi/aggettivi personali (così lo studente
si sente come seguito da una persona che in realtà non c’è …).
Una Formazione a Distanza così configurata è caratterizzata dai
seguenti elementi cardine:
• distanza tra chi insegna e chi apprende ed in genere tra i discenti stessi;
• strumenti bidirezionali che collegano discente e docente in modo da
creare un tête à tête (posta, telefono, fax e via evolvendo):
• organismo formativo che supporta un percorso quasi sostanzialmente in
auto apprendimento;
• flessibilità nella gestione del tempo da dedicare ai percorsi di studio
proposti;
• adozione di un ritmo personale di apprendimento.
1.2 GENERAZIONI DI FAD
All’inizio della storia, “la trasmissione della conoscenza, e di
conseguenza la formazione, potevano essere fatte solo di persona, con una
comunicazione diretta tra il docente e l'allievo, basata sulle parole, ma
anche sui gesti, sugli sguardi, sull'uso degli oggetti direttamente
accessibili” (Carlo Bocchetti
8
). Poi gli uomini iniziarono ad utilizzare dei
media per rendere disponibili certe informazioni anche al di là delle
distanze spazio temporali, quindi anche per formare: il primo medium ad
essere usato fu la scrittura, che permise un’effettiva dilatazione delle
8
Bocchetti Carlo, Responsabile Risorse Informatiche del Itsos di Cernusco (Milano), Scuola in rete,
http://web.falco.mi.it/forum/scuoleinrete/%23669781
16
distanze spazio-temporali nella diffusione del sapere. Era così nata la
Formazione a distanza…
Da allora, la progressiva evoluzione delle tecnologie della
comunicazione ha condizionato costantemente l’altrettanto progressiva
evoluzione dei sistemi per la formazione a distanza (F.A.D).
Le prime applicazioni di un certo peso in ambito F.A.D si ebbero alla
fine del diciannovesimo secolo, quando le nuove tecniche di stampa e lo
sviluppo del trasporto ferroviario, resero possibile la produzione e la
distribuzione estensiva di materiale didattico a favore di gruppi di studenti
distribuiti su vaste aree geografiche. In pratica si trattava di interventi
basati principalmente sulla corrispondenza, in cui il contenuto era
rappresentato da materiale a stampa e l’interazione studente/docente
(estremamente lenta nella sua dinamica), era in genere circoscritta allo
scambio di elaborati (es.: questionari di valutazione) e a rarissimi incontri
di presenza. Tutto ciò portava ad una pressoché insistente possibilità, per il
docente, di modificare la struttura delle sue lezioni per rispondere ai quesiti
o per differenziarle a seconda dei ritmi di apprendimento degli studenti con
cui aveva a che fare. Inoltre era impossibile per lo studente scambiare
opinioni e pareri con gli altri studenti.
A questi sistemi F.A.D, detti di prima generazione (o per
corrispondenza), negli anni sessanta succedono i cosiddetti sistemi F.A.D
multimediali o di seconda generazione, caratterizzati da un uso integrato di
materiale a stampa, trasmissioni televisive, registrazioni sonore ed, in
alcuni casi, software didattico (courseware). Il processo di interazione
studente/docente viene migliorato grazie al telefono ed al fax che
permettono agli studenti a distanza di comunicare rapidamente con
l’insegnante, al quale viene quindi offerta la possibilità di modulare
maggiormente il suo intervento formativo. Ciononostante, questo tipo di
17
comunicazione è molto difficile da gestire e non modifica sostanzialmente
il tipo di insegnamento possibile, che rimane un travaso di conoscenze da
un emittente a più riceventi; un processo non interattivo, uguale per tutti in
cui, inoltre, l’insegnante non può verificare in itinere il raggiungimento
degli obiettivi didattici.
Le cose cambiano notevolmente nei primi anni ’90 con l’introduzione
della telematica nella formazione con la conseguente nascita dei sistemi
F.A.D. di terza generazione (F.A.D. on line). La rete, infatti, permette
un’interazione tra docente e discenti impensabile precedentemente. Sono
possibili esperienze di apprendimento in teleconferenza o in chatting in cui
non abbiamo uno scambio di informazioni unidirezionale, ma sia
l’insegnante, sia lo studente possono intervenire direttamente nel corso di
una lezione. Per esempio lo studente può interrompere l’insegnante e fargli
una domanda, l’insegnante può rispondere e modificare lo sviluppo della
sua lezione. Inoltre, grazie ai forum di discussione e alla posta elettronica,
la comunicazione asincrona tra gli studenti e con i docenti è molto
potenziata e facilitata: ciò favorisce la nascita di vere comunità di
apprendimento in cui le persone possono aiutarsi nella comprensione delle
materie e in cui ognuno può dire la sua, sì da valorizzare le conoscenze di
tutti.
Appare quindi chiaro, che il principio guida nello sviluppo dei corsi on
line sarà quello di assicurarsi che lo studente possa apprendere secondo le
sue esigenze/capacità ma, soprattutto assieme agli altri e non da solo
(realizzazione di classi virtuali).