rappresenta il punto di collegamento tra la parte occidentale e quella orientale dei suoi territori: 
grazie al controllo di Brčko � possibile permettere il passaggio di uomini, merci e armate militari da 
una zona all�altra dell�entit�. Per la Federazione la citt� � importante perch� grazie al porto fluviale 
sul Sava, alla ferrovia e al sistema dei trasporti � uno strategico punto di contatto commerciale con 
la Croazia e con gli stati dell�est d�Europa. Oltre ad essere contesa per la sua posizione strategica, 
Brčko � importante anche per la questione dei profughi: nel maggio-giugno 1992 le milizie serbe 
occupano la citt� costringendo musulmani e croati a fuggire e consentendo ai profughi serbi di 
rifugiarvisi. Al termine della guerra, molti ex abitanti della citt� musulmani e croati desiderano 
rientrare nelle loro case, ma queste sono occupate da profughi serbi che a loro volta vorrebbero 
tornare nelle loro zone d�origine e non possono perch� attualmente occupate dai musulmani e dai 
croati. 
Al momento degli accordi di pace la situazione � molto tesa e non riuscendo a trovare un 
compromesso tra le parti, la zona viene posta sotto il controllo di un Supervisore e viene istituito un 
tribunale arbitrale per deciderne le sorti.  
Nonostante la difficile situazione politica, il governo italiano decide di intervenire a Brčko, con un 
progetto pilota per la costituzione di un�Agenzia per lo Sviluppo dell�Impresa (EDA, Enterprise 
Development Agency).  
Il progetto, avviato nel novembre 1997, prevede lo stanziamento di  297.524 US$ (di cui 38.000 
US$ per costituire un fondo di microcredito, 7.798 US$ per il servizio di training e il rimanente per 
avviare il progetto), e dovrebbe terminare nel novembre 1999. In corso d�opera la Cooperazione 
Italiana e l�ILO decidono di rinviare la scadenza del progetto al maggio 2000. 
L�obiettivo di questo elaborato � osservare la realizzazione del progetto EDA a Brčko, dalla sua 
progettazione alla realizzazione e valutazione finale.  
Per fare questo ci si ripropone di contestualizzare il progetto e l�intero processo di ricostruzione 
postbellica.  
La comprensione della situazione particolare in cui si trova il paese al termine del conflitto �, infatti, 
fondamentale per pianificare dei programmi di ricostruzione che si preoccupino dello sviluppo, nel 
lungo periodo, del paese e che non siano limitati alla fase di emergenza. 
Solo conoscendo la situazione nella quale un paese si trova, la sua storia economica, sociale, 
politica � possibile pensare a dei programmi mirati. Non esistono, difatti, dei modelli clonabili o 
esportabili in qualsiasi contesto: se la ricostruzione vuole essere di lungo periodo ed essere la base 
di una pace sostenibile � necessario che sia ben programmata e che conduca alla solidit� economica 
e sociale e, di conseguenza, anche politica. 
Inoltre, i Balcani appaiono spesso come una realt� complessa e instabile. La vicinanza geografica di 
questa zona e la nuova importanza strategica che ha assunto nel contesto europeo rendono 
necessarie la conoscenza e la comprensione delle dinamiche interne alla regione. 
Si cercher� dunque di comprendere quali sono state le cause che hanno condotto la Repubblica 
Federale Iugoslava alla guerra, quale il ruolo giocato dai leaders politici e l�effettiva importanza 
delle differenze etniche e culturali entro il paese. Per fare ci� si indagher� nel passato, inserendo la 
storia della Bosnia Erzegovina in quella pi� generale dell�intera regione balcanica, dalla quale non 
pu� essere scissa. Si osserver� l�andamento della guerra, gli schieramenti opposti, gli obiettivi delle 
singole Repubbliche e la posizione della comunit� internazionale di fronte alla guerra. Brevemente 
si parler� degli accordi di pace e del nuovo assetto della regione balcanica (Capitolo I, parte prima). 
Si osserver� la situazione del paese al termine della guerra, dal punto di vista territoriale, 
demografico, politico, sociale e soprattutto economico. E si osserveranno i protagonisti del processo 
di ricostruzione, gli interessi in gioco, il grado di coordinamento tra i protagonisti e gli ambiti di 
intervento.   
Si cercher� di individuare quali sono i risultati finora raggiunti, i maggiori ostacoli alla 
ricostruzione e i problemi cui � pi� urgente dare risposta (Capitolo I, parte seconda). 
Prima di introdurre il progetto EDA sembra, inoltre, importante comprendere cosa sia il 
microcredito, quale sia il suo funzionamento e i principi sui quali � fondato.  
Partendo dallo studio del settore informale si cercher� di definire la microfinanza, di comprendere il 
campo d�azione e le peculiarit� dei clienti di questa forma di credito.  
Si concluder� questa parte con alcune osservazioni sugli elementi che portano le attivit� di 
microcredito al successo, i limiti e i vantaggi nello sradicamento della povert� e nel coinvolgimento 
dei gruppi pi� emarginati (Capitolo II, parte prima). 
Si analizzer�, inoltre, il contributo specifico della microfinanza  nei paesi emergenti da conflitti.  
Il successo dei progetti di microfinanza in molti paesi ha infatti indotto alcuni programmatori a 
cercare di realizzare le attivit� di microcredito in contesti postbellici. Sempre partendo dalla 
comprensione della situazione e facendo alcune osservazioni sul tipo di guerre contemporanee, si 
cercher� di comprendere quali modifiche devono essere apportate ai progetti in questi particolari 
contesti, quando e come � meglio intervenire, quali sono le limitazioni e qual � il ruolo dei governi, 
dei donatori e degli intermediari. Si cercher� di trarre delle conclusioni dalle, seppur scarse, 
esperienze finora realizzate (Capitolo II, parte seconda). 
Una volta acquisite queste conoscenze � possibile analizzare i progetti di microcredito in Bosnia 
Erzegovina.  
Per cogliere le peculiarit� dei programmi nel paese si confronteranno i progetti delle maggiori 
organizzazioni internazionali attualmente presenti nel paese e in particolare l�intervento dell�ILO, 
cercando di cogliere gli obiettivi che sottostanno a questo intervento e le attivit� realizzate e offerte 
dall�ILO. 
A questo punto si prender� in esame il progetto EDA a Brčko.  Si cercher� di cogliere la situazione 
attuale di Brčko e le motivazioni che hanno spinto la Cooperazione Italiana a voler intervenire 
proprio in questa zona. Il progetto viene analizzato dalla sua preparazione, con lo studio del settore 
delle micro e piccole imprese e delle esigenze emergenti, alla sua realizzazione.  
L�analisi intende anche verificare se l�esperienza realizzata a Brčko � proponibile in altre zone della 
Bosnia Erzegovina e con quali modalit� e se � possibile trarre delle linee guida partendo dalle 
lezioni apprese dall�esperienza in Bosnia Erzegovina utili per il futuro. Tale analisi evidenzia i 
limiti che attualmente impediscono lo sviluppo delle micro e piccole imprese nel paese e le sfide 
che devono essere affrontate al pi� presto per garantire l�offerta di servizi di microfinanza  nel 
lungo periodo (Capitolo III). 
Per raccogliere tutto il materiale riguardo al progetto ho trascorso tre mesi a Ginevra, dove si trova 
la sede principale dell�ILO. Infatti, sebbene il programma fosse finanziato dalla Cooperazione 
Italiana, � stato completamente gestito dall�ILO di Ginevra. 
Grazie a questa esperienza ho avuto modo di entrare in contatto con l�ambiente delle organizzazioni 
internazionali, che fino ad allora conoscevo solo in modo accademico, e di comprenderne un po� 
meglio i meccanismi di funzionamento.  
All�ILO di Ginevra ho avuto modo di conoscere Klaus Haftendorn, responsabile del progetto EDA 
Brčko, che mi ha illustrato le linee guida del progetto e pi� in generale le prospettive di sviluppo 
delle EDA in Bosnia Erzegovina. Ho potuto anche incontrare Peter van Rooij, della Social Finance 
Unit, che mi ha fornito materiale prezioso per comprendere il funzionamento del microcredito e 
l�approccio dell�ILO alla questione della �finanza sociale�.  
Mi � stato anche possibile consultare le biblioteche dell�ILO e dell�ONU, dove ho trovato molti 
documenti utili, e soprattutto la biblioteca del Comitato Internazionale della Croce Rossa e della 
Mezzaluna Rossa, la cui sede principale � appunto Ginevra. 
Particolarmente preziosi per completare la mia ricerca sono state poi la biblioteca dell�IUED 
(Institut Universitarie d�Etudes du Development) e dell�IUHEI (Institut Universitarie de Hautes 
Etudes Internationales) di Ginevra, dove ho avuto modo di consultare degli studi critici rispetto alla 
situazione della Bosnia Erzegovina dagli accordi di pace alla ricostruzione. 
Infine, il corso intensivo organizzato dall�ISPI, in collaborazione con la Fondazione Giordano 
dell�Amore, nel gennaio 2001, su � Microfinanza  e Sviluppo� mi ha permesso di approfondire e 
consolidare le mie conoscenze in questo campo. 
Il desiderio di scrivere una tesi sulla Bosnia Erzegovina nasce da un�esperienza di volontariato in 
questo paese culminata con un viaggio a Sarajevo nell�aprile del 1997.  
Dopo una breve esperienza nell�estate del 1995 in un campo profughi alla periferia di Lubjiana, con 
un gruppo di amici abbiamo iniziato a raccogliere articoli di prima necessit�, come cibo, medicinali, 
vestiario, prodotti per l�igiene e coperte, e fondi che servivano a finanziare i viaggi per portare alla 
popolazione, inizialmente di Mostar e in seguito di Sarajevo, il materiale raccolto.  
In un primo momento ci siamo appoggiati alla Caritas di Muggi� (MI) che organizzava convogli di 
furgoni con altri volontari per portare il materiale ad alcuni punti di distribuzione sul territorio 
croato e poi bosniaco. 
In seguito, dopo la firma dei trattati di pace, grazie alla maggior facilit� ad entrare in Bosnia 
Erzegovina e a viaggiare anche senza l�egida di una grossa organizzazione, siamo riusciti a 
raggiungere Sarajevo, dove abbiamo conosciuto l�associazione Sprofondo.  
Questa associazione, nata in Valmorea (CO) nel 1994, viene fondata da alcuni volontari che 
partecipano, nel dicembre 1992, alla marcia per la pace, organizzata, tra numerosi ostacoli, dai 
Beati Costruttori di Pace. La marcia doveva terminare il 10 dicembre (anniversario della 
proclamazione dei diritti umani) a Sarajevo nell�intento di rompere l�assedio e sottoporre 
all�attenzione internazionale il problema della violazione dei diritti umani che da tempo avveniva 
nel paese.  
A seguito della marcia alcune persone continuano a portare nella citt� assediata, quando possibile, 
beni di prima necessit�. Nel maggio 1995 dei volontari dell�associazione restano bloccati a 
Sarajevo. Volendo potrebbero uscire attraverso il tunnel che passa sotto le piste dell�aeroporto e che 
permette di eludere l�assedio. Il tunnel � stato scavato nel 1993, in 4 mesi e 4 giorni da 140 uomini, 
e attraverso questo si calcola che, durante l�assedio, siano passati circa 4 milioni di persone, oltre a 
cibo, rifornimenti e armi. I volontari, invece, decidono di restare nella citt� per condividere con la 
popolazione bosniaca il drammatico evolversi della guerra. Trovano una sede per l�associazione a 
Sarajevo nella ex scuola alberghiera (che nel frattempo si impegnano a ricostruire), nei pressi 
dell�antica biblioteca, e si radunano attorno alla carismatica figura di don Renzo Scapolo.  
Al termine del conflitto l�associazione si occupa degli anziani, dei malati mentali e dei disabili (in 
particolare dei paraplegici, dei non udenti e dei non vedenti il cui numero � raddoppiato a seguito 
della guerra) e si pone come punto di riferimento per tutti i volontari italiani, e non, che desiderano 
portare il loro aiuto al paese.  
Anche a noi Sprofondo offre appoggio logistico e indica i bisogni emergenti e pi� urgenti dei 
cittadini di Sarajevo. La collaborazione si consolida nel tempo e, attraverso l�associazione, abbiamo 
l�occasione di incontrare giovani della nostra et�.  
Intanto, lentamente, nel paese il bisogno si sposta dai beni di prima necessit� al materiale di 
ricostruzione: ci viene chiesto di reperire vetri per finestre, infissi, e poi mobili, ma soprattutto 
fondi. Decidiamo di contribuire alla campagna di raccolta di fondi per comprare stufe e carbone per 
l�inverno 1997. 
Nell�aprile di quell�anno partecipo ad una missione nel corso della quale portiamo fondi per 
comprare nuovo carbone e lavoriamo ai progetti dell�associazione. In cambio dell�ospitalit� 
offriamo, infatti, il nostro lavoro per aiutare le famiglie segnalateci da Sprofondo. Ci viene chiesto 
di imbiancare un appartamento, di contribuire allo sgombro dalle macerie di un�ex scuola per non 
vedenti e di assistere alcune persone disabili, portando loro la spesa o accompagnandole a fare visite 
specialistiche. 
Quello che pi� mi ha colpito in questo viaggio � la voglia di normalit� della popolazione, quasi a 
voler cancellare il pi� in fretta possibile gli orrori e le efferatezze della guerra. 
Sulle colline attorno alla citt� erano in costruzione numerose villette monofamiliari. Queste case 
sono costruite da coloro che, rientrati a Sarajevo dopo la guerra, trovano la loro abitazione distrutta 
o occupata da profughi e da coloro che sono sfuggiti dalle campagne isolate per cercare riparo pi� 
sicuro nella grande citt�. Il tasso di inurbamento � impressionante.  
Molti caff�, ristoranti, chioschi e piccoli negozi di souvenir riaprono le loro attivit�, soprattutto nel 
caratteristico quartiere arabo.  
Dall�altra parte, per�, � evidente l�impossibilit� di cancellare la guerra, ancora tangibile dato il gran 
numero di soldati della SFOR che nel 1997 pattugliano la citt�. 
L�edificio del Mercato generale viene ricostruito, ma sul lastricato antistante vengono dipinte, con 
la vernice rossa, tracce di sangue per ricordare la strage del 28 agosto 1995 che ha causato numerosi 
morti e feriti (questa strage non � la pi� cruenta nella storia dell�assedio, ma � sicuramente quella 
che determina il cambiamento della situazione a favore delle truppe bosniache, grazie all�intervento 
NATO sugli assedianti).  
La millenaria biblioteca della citt� � distrutta e l�UNESCO dichiara questa perdita inestimabile per 
il patrimonio dell�umanit�. I cittadini raccontano che l�incendio della biblioteca � durato due giorni 
e una notte e le case attorno ad essa sono ancora annerite dal fumo. 
Quel che diventa evidente ad una anno dalla firma degli accordi di pace � che la parte pi� difficile 
della ricostruzione � riedificare la base sociale del paese, favorire la rinascita delle relazioni tra le 
persone e i gruppi che in guerra sono stati nemici. E per fare ci� l�intervento dei soli volontari non � 
sufficiente. I fondi necessari sono ingenti e le competenze richieste molto specialistiche.  
Gli sforzi devono essere ben ponderati ed equilibrati. Lo scopo della ricostruzione diventa 
stabilizzare la pace.  
Gli accordi di pace, infatti, sono composti a tavolino, negoziati da quegli stessi politici che hanno 
condotto il paese alla guerra, e sono pi� che mai fragili. La ricostruzione � particolarmente delicata 
e impegnativa: bisogna far s� che l�equilibrio e l�armonia imposti dai trattati di pace prendano 
concretamente corpo nella realt�. 
Da questa esperienza � nato in me il desiderio di tornare in Bosnia Erzegovina con maggiori 
conoscenze e strumenti.  
In particolare, ho trovato necessario approfondire lo studio del microcredito per comprendere se sia 
una strategia efficace per rilanciare l�economia della Bosnia Erzegovina al termine della guerra e se 
dall�esperienza maturata nel paese sia possibile ricavare delle indicazioni utili per i progetti di 
microcredito da attuare in altri paesi emergenti da conflitti.