8
tenendo conto dell�influenza che essa stessa ha avuto 
sull�evoluzione dell�espressione televisiva. 
Nel sottolineare queste necessit� � opportuno 
ricordare che non stiamo parlando di un fenomeno 
neonato, bens� di una propensione della tv di cui parlava 
gi� Achille Campanile nel 1962, quando, riferendosi alla 
prima puntata dell�edizione di Canzonissima condotta dalla 
coppia Fo-Rame, denunciava il fatto che �si gabella per 
satira quella scipita pseudosatira a delle mezze figure� 
della tv, della canzonetta o del cinema �evitando con cura 
qualsiasi forma di vera satira� ai danni dei potenti
1
. Certo 
Campanile si lamentava del fatto che la tv vivesse 
praticamente al di fuori del regime democratico in cui � 
prevista la libera espressione del pensiero e accusava la 
�satira innocente� che ne derivava di non attaccare mai il 
mondo politico, ma forse non immaginava che la satira 
sulla tv avrebbe potuto avere uno sviluppo tale da poter un 
giorno arrivare a sferrare una critica pesante, per quanto 
velata, al potere televisivo e nel medesimo momento a 
quello politico ad esso legato. 
                                                           
1
Cfr. pp. 248-251 A. CAMPANILE, La televisione spiegata al popolo, Milano, 
Bompiani, 1989. 
 9
Invece proprio dalla satira della tv sulla tv ha preso 
piede un genere che potrebbe prefiggersi l�obiettivo, che lo 
stesso Campanile aveva fatto proprio, di �spiegare la 
televisione al popolo�. Infatti, dopo l�iniziale autoanalisi in 
chiave comico-parodica fatta da diverse trasmissioni (da 
Onda libera ad Avanzi passando per Indietro tutta), si � 
avuta un�inarrestabile tendenza volta al potenziamento di 
una indagine pi� accurata del mondo televisivo che, a 
partire dalla fine degli anni �80, ha segnato l�inizio della 
fase matura (o almeno post-adolescenziale) della 
metatelevisione che, raggiunta la consapevolezza da parte 
del mezzo televisivo delle proprie potenzialit�, si esplica 
attraverso la citazione, il calco, la parodia o la critica. 
 Programmi come Blob, Target o Telesogni, pur con i 
loro limiti strutturali e con le concessioni fatte ai criteri 
dell�Auditel, segnano infatti un valido punto d�inizio 
affinch�, come suggerisce Montalb�n, �si insegni [al 
pubblico] a leggere i mezzi di comunicazione, vale a dire, a 
decodificarli�, in quanto tale decodifica mediatica, afferma 
ancora Montalb�n con un efficace paragone con Il mito 
della caverna di Platone, permetterebbe di �sapere che 
senso hanno quelle ombre di verit� che ci vengono 
 10
trasmesse e, soprattutto, se corrispondono ai nostri 
bisogni�.
2
 
L�impegno dello studio di seguito riportato � volto allo 
svelamento di quello che pu� definirsi un genere 
parzialmente inesplorato attraverso la ricostruzione delle 
ragioni che hanno portato al suo sviluppo e l�individuazione 
delle trasmissioni che possono essere ricondotte all�interno 
di questo filone. Un�attenzione particolare � diretta allo 
scenario attuale e alle trasmissioni ritenute pi� 
rappresentative, fatte oggetto di una dettagliata analisi 
orientata a chiarire il rapporto comunicativo instaurato con i 
telespettatori e a mostrare le funzioni assegnate, pi� o 
meno volontariamente, alla riflessione metalinguistica 
messa in atto dal sistema televisivo. 
 
 
                                                           
2
Cfr. pp.86-90 M.V. MONTALBAN, Pamphlet dal pianeta delle scimmie, Milano, 
Feltrinelli, 1995. 
 11
 
CAPITOLO 1 
LE RAGIONI STORICHE DELLA METATELEVISIONE 
 
Lo scopo di questo capitolo � di analizzare lo 
sviluppo e il boom della produzione metatelevisiva, 
ripercorrendo contemporaneamente le varie fasi della 
storia della televisione italiana.  
Alla base di questa ricognizione vi � la convinzione 
che i mutamenti del sistema televisivo  abbiano fortemente 
influenzato lo sviluppo della metatelevisione. Infatti si pu� 
affermare che, se la televisione ha sempre avuto la 
tendenza ad autocitarsi, ci� � avvenuto con frequenza e 
con forme diverse nei vari periodi della sua storia. La 
nascita di vere e proprie trasmissioni incentrate sulla tv 
risale a tempi  piuttosto recenti e comunque non 
antecedenti alla riforma della Rai e all�avvento delle 
televisioni commerciali, con il vivace dibattito che ha fatto 
seguito a questo momento di grande cambiamento. 
 12
1.1 -  L�era del monopolio Rai 
 
  Nel periodo che va dal 1954, anno di nascita della 
televisione italiana, alla prima met� degli anni �70 la scena 
televisiva � esclusivo appannaggio della Rai. 
La Rai nasce e si sviluppa sotto il potere 
democristiano e, soprattutto nei primissimi anni, � forte 
l�impostazione religiosa data dai suoi dirigenti, come ad 
esempio Filiberto Guala, primo amministratore delegato 
della Rai, che parlava della tv come �strumento 
pedagogico per eccellenza� del quale i cattolici dovevano 
assicurarsi il controllo. 
Questa politica rigidamente cattolica non viene pi� 
ritenuta adatta gi� nel 1956 e Guala � sostituito da 
Marcello Rodin�, proveniente dall�IRI, mentre il direttore 
del Popolo, Rodolfo Arata, � nominato direttore generale e 
a Sergio Pugliese viene affidata la direzione dei programmi 
tv. 
Nel corso di questa gestione la Rai attraversa uno 
dei periodi pi� brillanti della propria storia grazie al 
delinearsi di una spartizione dei poteri interni : l�aspetto 
 13
tecnico-amministrativo  � curato da Rodin�, mentre 
l�informazione rimane sotto il controllo del direttore 
generale, se non direttamente della DC e del governo. 
Il settore programmi, guidato da Pugliese, fu in 
questo modo pi� libero da ingerenze politiche asfissianti e 
diede largo spazio al teatro, alla cultura e al variet� 
piuttosto che all�informazione di tipo giornalistico. 
La produzione della televisione di stato in questi anni 
� caratterizzata dall�intento di aggregare il proprio pubblico 
attraverso l�intrattenimento e di educarlo e formarlo con 
trasmissioni di carattere pedagogico. 
Questo secondo aspetto si manifesta con una 
grande variet� di programmi sin dai primi anni, come ad 
esempio l�ampia serie di programmi di informazione 
letteraria che iniziano nel 1954 con Un commesso in 
libreria e proseguono con  In libreria (1955), Uomini e libri 
(1959), Libri per tutti (1962) e Tutti libri (1967).  
Ma la tv maestra si occupa anche di altri aspetti del 
sapere: gi� nel 1954 nasce il primo programma di 
divulgazione scientifica, Le avventure della scienza; nello 
stesso anno va in onda Passaporto, un corso di inglese 
dedicato ai giovani e Una risposta per voi, condotto da 
 14
Alessandro Cutolo, il quale rispondeva ai quesiti che i 
telespettatori gli ponevano per lettera; � un grande 
successo, nel 1955, anche la rubrica di Padre Mariano 
Sguardi sul mondo; al 1958 risale invece Telescuola, un 
corso di avviamento professionale attraverso cui 
conseguire un diploma seguendo le lezioni in uno dei 1626 
posti di ascolto sotto la guida di un coordinatore, seguito 
nel 1960 da Non � mai troppo tardi, un corso di lingua 
italiana per analfabeti condotto dal maestro Manzi; si 
prosegue ancora nel 1966 con l�attualit� culturale di 
Andrea Barbato in Zoom, e con L�approdo, settimanale di 
lettere e arti condotto da Edmonda Aldini; ci fermiamo al 
1967, anno in cui ha inizio Sapere, una trasmissione 
didattica che si propone di dare un�istruzione scientifica al 
pubblico adulto. 
Dunque in questa fase storica il rapporto tv-cultura � 
piuttosto intenso, ma limitato all�uso del mezzo come 
semplice supporto, in quanto non vengono valutate e 
sfruttate le sue reali potenzialit�. Infatti l�atteggiamento 
pedagogico di cui abbiamo detto, solo in rari casi viene 
accompagnato e addolcito dalla spettacolarizzazione della 
cultura, come ad esempio nella trasmissione del Professor 
 15
Cutolo o attraverso i telequiz, anch�essi a volte 
caratterizzati da un fine formativo. 
Bisogna inoltre sottolineare che l�intendimento 
divulgativo pervade in questa epoca tutti i generi televisivi, 
compreso l�intrattenimento. 
In questo settore della produzione televisiva siamo in 
presenza di una sorta di �saccheggio� che la tv opera ai 
danni di radio, teatro e cinema. In particolare nella 
primissima fase � il teatro che trova grande spazio nella 
programmazione ma, in un secondo momento, il tempo ad 
esso concesso si ridusse, in concomitanza con l�avanzata 
di un genere che prendeva spunto dalla storia e dalla 
letteratura, lo sceneggiato, con cui si comincia a parlare di 
�specifico televisivo� anche se in realt� vi � una scarsa 
produzione di testi originali, cio� appositamente scritti per 
la televisione. 
Anche per quanto riguarda lo spettacolo leggero pu� 
essere notato un passaggio dal teatro di rivista alla 
televisione, con l�inevitabile banalizzazione che ci� 
comporta. 
 16
La vera novit� del ventennio di monopolio Rai 
sembra essere, eccezion fatta per Carosello, la 
commistione tra quiz e spettacolo, che riscuote un 
successo straordinario prima con Lascia o raddoppia?, che 
consacra Mike Bongiorno, poi con Un, due, tre della coppia 
Tognazzi-Vianello e il Musichiere condotto da Mario Riva. 
Intanto, mentre era iniziata l�esperienza della 
seconda rete, era nominato direttore generale della Rai 
Ettore Bernabei, ex-direttore del Popolo. Con lui cominci� il 
lento declino di un�azienda che in futuro fu sempre pi� al 
centro di interessi politici e clientelari, nel tentativo di fare 
della Rai una grande fabbrica di consenso in virt� della 
progressiva apertura nei confronti dell�opposizione, o 
almeno di una sua parte, dovuta all�imminente incontro tra 
DC e PSI. 
In questo periodo ebbero un forte impulso le 
trasmissioni di carattere informativo, come ad esempio 
Tribuna politica, in cui le pressioni democristiane erano 
piuttosto pressanti. 
Questa fase � quella in cui risulta dunque pi� difficile 
rintracciare elementi di metatelevisione nella 
programmazione televisiva, che si riduce alla pur frequente 
 17
citazione di programmi e personaggi all�interno dei 
siparietti comici degli spettacoli di variet� in cui, secondo le 
gi� ricordate denunce di Achille Campanile nelle sue 
critiche televisive sull�Europeo, una satira poco coraggiosa 
preferiva attaccare gli stessi protagonisti della tv piuttosto 
che altri personaggi pubblici, e in special modo i 
rappresentanti del mondo politico. La cosa � dovuta, come 
abbiamo visto, a diverse ragioni tra cui ha un�importanza 
rilevante il fatto che durante l�era del monopolio la 
televisione non aveva ancora elaborato un proprio 
linguaggio specifico. Ci� era causato in primo luogo dalla 
forte dipendenza del mezzo da altri generi come il teatro, 
la rivista e la letteratura e, in secondo luogo, dall�intento 
eminentemente educativo-informativo della televisione 
pubblica, due aspetti che facevano del medium 
semplicemente un nuovo supporto per forme espressive 
mutuate da teatro, libri, scuola ecc. 
E� dunque ovvio che non ci fossero le basi per 
un�attivit� introspettiva della televisione, n� come 
riflessione sul proprio linguaggio, n� come attivit� di critica. 
A proposito della critica televisiva va poi detto che, oltre a 
mancare un�iniziativa di questo tipo per mezzo della 
 18
televisione (i tempi non erano oggettivamente maturi), 
anche quella svolta a mezzo stampa era solita giudicare il 
mezzo televisivo con gli strumenti della critica letteraria, 
senza tenere conto del fatto che la televisione era un 
medium differente, non letterario, bens� pi� vicino al 
linguaggio parlato che non a quello scritto e che fa largo 
uso anche dell�espressione visiva. Non c�era dunque la 
giusta consapevolezza su quali fossero gli strumenti pi� 
idonei allo studio del messaggio televisivo
3
.   
                                                           
3
Cfr. J. FISKE - J. HARTLEY, Reading television, Methuen, London-New York, 
1978. 
 
 19
 
1.2 - La nascita delle tv private 
 
Gli anni �70 rappresentano il periodo dell�assalto 
all�etere da parte delle tv private, il quale pu� essere diviso 
in tre differenti fasi: la prima relativa agli iniziali tentativi 
semi-illegali di alcuni imprenditori di dar vita a piccole 
emittenti locali (1971-1974); la seconda caratterizzata dal 
crollo del monopolio Rai e dal consolidamento del 
fenomeno delle tv private (1975-1979); la terza in cui si 
giunge all�affermazione della Fininvest e alla formazione di 
un unico gruppo egemone nell�area privata 
sufficientemente forte da contrastare il potere della Rai 
(1980-1984). 
In questo paragrafo ci occuperemo del periodo 
pionieristico della tv privata che inizia nell�aprile del 1971 
quando Peppo Sacchi, un ex regista della Rai, comincia a 
trasmettere via cavo i programmi di TeleBiella, registrata 
presso il tribunale come �giornale periodico a mezzo 
video�.