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2. BORGHI E RELATIVI MODELLI DI
FUNZIONAMENTO
“Circa il 30% degli insediamenti europei è di origine romana; una
quota altrettanto importante ha origine nella crisi altomedievale
delle città e nella dispersione sul territorio di monasteri e castelli
intorno ai quali sorgono nuclei urbani. Un’altra quota notevole prende
origine nelle attrezzature che presiedevano il sistema produttivo
nelle campagne: mulini, centri di raccolta, mercati. Le città europee
possiedono, dunque, una solida continuità nel tempo che le ha portate
ad accumulare edifici e luoghi pubblici che oggi compongono il loro
patrimonio di storia, monumenti e ambienti significativi, conservati
quasi intatti nella forma ma non altrettanto nella funzione, che molte
volte è cambiata nel corso dei secoli.”
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I borghi rurali italiani, si caratterizzano per una tale molteplicità di
manifestazioni che ne paradossalmente, come scrive Leonardo
Benevolo, è causa costituente di specificità.
Andando ad indagare questa molteplicità, è utile delineare quegli
elementi ricorrenti, caratterizzanti l’aspetto economico, sociale,
morfologico e territoriale di un dato centro.
Dal punto di vista dello spazio urbano e del relativo sviluppo, è possibile
stilare un elenco di schemi astratti consueti. Tale classificazione si
1 AA . V V ., Cen tr o s t oric o: muse-ghe tt o o mot or e di s viluppo? Viv er e e
muo v er si nei cen tri s t orici, R oma, F ondazione Filippo Car acciolo , 2005, p.15
Borgo di
Gargonza,
Arezzo.
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fonda su percezioni visivo-spaziali comuni, riscontrabili e confermabili
da ogni osservatore.
La loro morfologia sfrutta la conformazione naturale del terreno e
si propone in piccoli moduli di fabbriche densamente popolate. Le
strette viuzze si intrecciano come la matassa di un gomitolo lasciando
appena lo spazio per il transito di carri e animali da traino. Le case che
si ergono intorno ad una piazza, generalmente quella della chiesa o
quella del comune, si sviluppano poi secondo un andamento che può
essere lineare, puntuale o polidirezionale a seconda dei casi.
Talvolta, in base al ruolo strategico ricoperto in passato, paiono strette
nell’abbraccio protettivo di alte mura dalle quali come abbiamo
precedentemente visto, un tempo si soleva presidiare il territorio.
Borgo di
Gargonza,
Arezzo.
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I centri cosiddetti di natura “spontanea”, sono quei villaggi sorti in
epoca medievale, che hanno seguito uno sviluppo irregolare, non
dettato da uno studio razionale degli spazi, quanto piuttosto da
una incontrollabile germinazione sorta attorno agli edifici che allora
erano sinonimo di potere e protezione.
Gli insediamenti di epoca romana o preesistente invece, venivano
rifunzionalizzati sia a livello strutturale che a livello di materiali,
utili ai fini di un riciclo. I borghi che sorsero su queste radici, sono
tutt’oggi riconoscibili dallo sviluppo attorno all’assetto viario di cardi
e decumani che solevano attraversare il centro abitato.
In alcuni casi, è riscontrabile la presenza di “regolarità formali”
– rapporti dimensionali tra le parti e nella forma complessiva
dell’abitato, nell’impianto della rete stradale e delle polarità urbane,
nelle regole di sviluppo dei tessuti costruiti- evidentemente frutto di
un magistero che ha guidato e forse preceduto lo sviluppo dei centri.
Un complesso di dettami più evidenti, lo si ha a livello funzionale. La
collocazione territoriale reciproca dei centri si esprime rispettando
quelle distanze che all’epoca del benessere, non potevano turbare e
compromettere i relativi equilibri demografico-economici in rapporto
alle risorse del suolo.
Nei CSM, questi schemi configurazionali variano da luogo a luogo
senza alcuna legge che ne scandisca le intrinseche modalità di
sviluppo topografico su scala nazionale.
Gli andamenti demografici che si sono succeduti nell’arco del tempo
hanno determinato l’accrescimento del singolo borgo secondo
differenti andamenti:
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Una classificazione più contemporanea, individua in tre insiemi
principali i livelli di polarità espressi dal singolo CSM
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:
• Insieme A o dei centri attrattori:
abbraccia tutti quei centri urbani dotati di una spiccata
capacità attrattiva, in virtù della loro attitudine nell’erogare
servizi di alta qualità
• Insieme B o dei centri satelliti:
coinvolge quei borghi che sono funzionali al sistema
economico di altri centri e nell’esserlo si garantiscono un
proprio autosostentamento.
2 Crf Fus c o Gir ar d L., I centri storici minori: questioni di sostenibilità tra di-
mensione economica e istituzionale, in Gajo P . e Mar one E. (a cur a di), V alut azione
dei beni cultur ali nei cen tri s t orici minori per la g es tione degli in t er v en ti sul
t errit orio : a tti del 27° Inc on tr o di s tudio , R eg gio Calabria, 22-23 ott obr e 1997,
Ce.S.E. T , 1998 oppur e Sa v ar ese N., V alen tino P . A ., I piccoli centri storici da “città di
pietra” a “città viventi” , in Idem, P r og e tt ar e il passa t o , cen tri s t orici minori e v alori
ambien t ali diffus i, crit eri e s trum en ti per il pr og e tt o , R oma, Civit a, 1994, p. 26
curvilineo
(anulare, concentrico,
a spirale);
altimetrico
(secondo la giacitura
del terreno);
a matrice
ortogonale
(a rete, a spina).
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• Insieme C o dei centri implosivi:
si tratta di quei complessi rurali che non ricadono in nessuno
degli altri due gruppi; sono soggetti ad una incessante
perdita di spazio o reddito e non hanno scopo funzionale alla
leadership di un altro borgo.
PICCOLI CENTRI
Le occupazioni che tendenzialmente impegnano a tutt’oggi gli
abitanti dei borghi rurali, sono ancora di natura artigianale, agricola
e ittica, in base alle risorse che territorio può offrire e alle tradizioni
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che hanno fatto la storia del luogo.
Centri attrattori
Il primo insieme, può essere a sua volta descritto in due sottogruppi,
che sono volti a specificare il raggio d’azione del centro posto in
esame.
Vengono definiti a lungo raggio di attrazione, tutti quei borghi che
hanno saputo largamente specializzarsi e partecipare ad un processo
di produzione spazialmente strutturato, ovvero al punto di poter
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esportare in tutta Italia e/o all’estero i proprio prodotti. Allo stesso
sottogruppo appartengono anche quei luoghi che, possedendo risorse
culturali, ambientali o religiosi di un certo pregio, rappresentano
punti di gravitazione per flussi turistici di carattere locale, nazionale
o estero.
Nel secondo subset, i centri hanno un raggio di attrazione breve,
ovvero esercitano un influsso confinato alla regione direttamente
controllata. Questi centri, godono di una rendita per la loro posizione
geografica. Sulla base della loro funzione economica, si differenziano
a loro volta. Taluni offrono servizi pubblici e punti di vendita di livello
superiore per l’intera zona, altri, essendo essenzialmente votati alla
campagna, offrono servizi urbani
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non solo a residenti ma anche a
coloro che spesso vi si recano in occasione di fiere o mercati agricoli.
Evidente il nesso fra numero di abitanti ed economie di agglomerazione,
intendendo con esse, tutti quei benefici derivati e connessi da una
produzione spazialmente condensata e correttamente integrata sui
differenti livelli e settori operanti sulla quella stessa area.
Centri satelliti
Questi centri possono seguire due differenti percorsi paralleli. Una
prima opzione, vede questi borghi quali promotori di un servizio
3 “Per “servizi urbani” qui si intende non solo i prodotti del settore terziario
in senso stretto o quelli del settore industriale, ma anche quelli del settore culturale
direttamente collegati alla qualità delle risorse storico-culturali e ambientali eredita-
te”. cit. ivi p.42.
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residenziale che sappia esser d’appoggio agli attigui centri maggiori;
in alternativa, la loro funzione si subordina ai sistemi produttivi locali,
si parla pertanto centri abitati, fulcro di una forza lavoro che andrà ad
investirsi nel mercato dei poli industriali.
Il loro sistema economico è figlio di un modello periferico, che in
altre parole deriva da proventi esterni, sia in forma salariale che di
rendita urbana.
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Centri implosivi
Si tratta di sistemi chiusi, incapaci di sviluppare reti di cooperazione
ed interazione a scapito di un progresso endogeno.
A livello economico, poco o nulla si può dire, se non che l’offerta si
limita alla sfera di servizi prettamente urbani e che le potenzialità di
sviluppo subiscono un progressivo contenimento.
Tipologie edilizie
In base all’orografia locale è rilevabile una certa continuità e
omogeneità tecnologico-culturale che, verso la metà del novecento,
si è venuta solo in alcuni casi ad interrompere, con l’avvento di
profonde trasformazioni sociali ed economiche.
Sotto il profilo tipologico, tralasciando gli edifici religiosi e quelli sorti
per destinazioni specifiche, si possono individuare tre ripartizioni
fondamentali:
• l’edificio urbano;
• l’edificio rurale di abitazione permanente;
• l’edificio rurale di abitazione stagionale.
La prima tipologia deriva da schemi di architettura trasportata dai
centri urbani di fondovalle o di pianura ed è presente solo dove
l’abitato si caratterizza come nucleo civile e commerciale di più estesa
influenza.
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La seconda tipologia riguarda edifici la cui organizzazione funzionale
è profondamente connessa all’attività agricola pastorale tradizionale
che si sviluppa attorno agli insediamenti permanenti: edifici unitari
che raggruppano cioè sia il rustico che il civile all’interno dello stesso
volume, ed unifamiliari, giacché l’organizzazione sociale ed economica
tradizionale è fondata essenzialmente sul nucleo familiare.
Tali costruzioni, raramente isolate, si addensano in agglomerati il
cui impianto, secondo quanto oggi è ancora leggibile, è certamente
medievale; questo è anche documentato da numerosi elementi scolpiti
in pietra e reimpiegati nelle ricostruzioni o nei rimaneggiamenti delle
costruzioni in epoche successive.
Sotto l’aspetto costruttivo la caratterizzazione fondamentale è data
dall’impiego della pietra sia per murature (pietre a vista) che sia
per i manti di copertura (lose), le tecniche utilizzate, gli elementi
compositivi equini sotto l’aspetto formale nel suo insieme sono simili
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nelle valli storicamente legate da interscambi assai intensi.
L’ultima tipologia è invece relativa alle strutture, più o meno isolate,
realizzate per favorire il lavoro dei pastori che durante il periodo della
transumanza, necessitavano di un alloggio stagionale a quote più alte
e scentrate rispetto ai centri abitati. Si tratta di edifici dalla struttura
più semplice e meno articolata in quanto richiedenti soluzioni
compositive e prestazionali assai più essenziali.
Questa tipologia che oggi versa in stato di pressoché totale
4 R ena t o Maurino , Giac omo Doglio , a cur a di, Recupero: come fare? Appun ti
sul p r oblema della ris truttur azi one della c asa alpina – E d L ’ Ar cier e, 1995
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abbandono, non lascia molto a sperare in un futuro ed eventuale
margine di recupero, a ragion dell’isolamento dovuto alla scarsa
connessione infrastrutturale.
Diversa è la situazione per le altre due tipologie che, come abbiamo
già anticipato più volte stanno trovando riscontro in una recente
inversione di tendenza per cui sta prendendo piede il riuso di
vecchi edifici, connesso generalmente a destinazioni d’uso turistico-
stagionali di carattere familiare e non solo. È netta la recente
intenzione di voler promuover un nuovo tipo di “slow-tourism”.