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INTRODUZIONE
La trattazione proposta avrà come oggetto principale il bilancio dello Stato
nelle sue diverse sfaccettature.
Il lavoro è stato suddiviso in cinque capitoli che svilupperanno un aspetto diverso
legato alla tematica principale.
E’ possibile individuare tre diverse aree di approfondimento.
La prima parte, composta dal primo e dal secondo capitolo, permettono
una vera e propria introduzione in quella che è la cornice dentro la quale si
muovono tutti gli aspetti contabili del bilancio dello Stato, ovvero il quadro
normativo.
Nel primo capitolo si procederà a delineare l’evoluzione storica dal punto di vista
legislativo e normativo, accompagnato dai pensieri di illuminati pensatori ed
economisti sulle operazioni compiuti dagli organi di governo dello Stato italiano e
sulla natura dei vari conti componenti il bilancio.
Questo percorso avrà la sua origine nel periodo appena successivo all’Unità
d’Italia per poi giungere, attraversato da diversi mutamenti strutturali e
sostanziali, alla legge del 31 dicembre 2009 n.196 e alle sue modifiche apportate
dalla legge del 7 aprile 2011 n.39.
La legge del 2009 verrà analizzata in maniera specifica e dettagliata, cercando
di illustrare in maniera più lineare possibile i compiti ai quali sono tenuti gli organi
preposti.
Non mancheranno inoltre diversi riferimenti costituzionali tesi a garantire la
miglior predisposizione dei documenti.
Questa prima parte, sebbene possa apparire abbastanza introduttiva, non è però
assolutamente da considerarsi poco utile e la ragione è molto semplice: il bilancio
dello Stato altro non è che una legge dello Stato.
Quindi, avere un’idea di quelle che sono le previsioni legislative e il quadro
normativo di riferimento per l’elaborazione e il trattamento dei dati da inserire in
bilancio sono la chiave necessaria per comprendere la sostanza, oltre che la
forma, di ciò che rappresenta il bilancio statale.
La seconda parte coincide con il terzo capitolo, che prevede un
approfondimento del DEF e della sua Nota di Aggiornamento pubblicate nel
2016.
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Si è scelto di fornire un focus su questi strumenti di programmazione (che è
appunto il titolo dello stesso capitolo) in quanto hanno assunto una veste di
indirizzo quasi fondamentale per procedere alla costruzione dei prospetti e dei
documenti che compongono il bilancio nella sua interezza.
Anche in questo caso si procederà ad un’analisi per quanto possibile molto
pungente, dando spazio anche alle fonti di costo più pesanti per tradizione per le
casse statali (le pensioni, la pubblica amministrazione, l’ordine pubblico, la
giustizia, l’istruzione e la sanità).
Gli ultimi due capitoli hanno invece un’impronta molto diversa rispetto a
quanto detto finora.
Mentre i capitoli finora menzionati, sottolineando comunque tutta la loro
rilevanza, sono caratterizzati da una quasi esclusiva descrizione (sebbene, come
si avrà modo di vedere, anche nei primi tre capitoli ci saranno degli sviluppi slegati
dalla mera presentazione argomentativa), gli ultimi due capitoli convergono in
maniera decisa nel campo applicativo.
Il quarto capitolo è dedicato alla riclassificazione del conto economico del bilancio
dello Stato italiano, ma utilizzando gli strumenti tipici della riclassificazione
aziendale.
Questa operazione è sorta dalla necessità di dimostrare quanto gli schemi
contabili dello Stato non siano così diversi dagli schemi aziendali.
Si è deciso di instradare tutta l’attenzione sul solo conto economico, andando a
riprendere un preciso modello di riclassificazione già utilizzato da diversi analisti
per le aziende, e partendo da questa impostazione si è proceduto a dargli una
nuova veste aderente a quelle che sono le peculiarità delle voci del bilancio dello
Stato.
Come verrà esplicitato in dettaglio, il conto economico del bilancio statale sarà
poi frutto di una vera e propria analisi, andando a “catturare” quelle che sono
importanti valutazioni che gli schemi ufficiali dello Stato italiano non consentono
di effettuare nell’immediato in quanto sono presentati in un diverso assetto per
rispondere a finalità diverse.
Nel caso di questa trattazione, però, l’obiettivo è proprio andare a modellare tale
conto con uno stampo aziendalistico, consentendo quindi di valutare l’andamento
della gestione dello Stato italiano come se fosse una realtà aziendale.
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Il quinto e ultimo capitolo è invece dedicato ad un’analisi empirica che ha come
principale obiettivo quello di verificare il peso del debito pubblico sulla crescita (e
quindi sul tasso di crescita del PIL) del Paese.
Sono stati recuperati diversi dati per un periodo che intercorre tra il 1999 e il 2016
e grazie ai quali si è avuto modo di verificare opportune relazioni e asserire alcuni
concetti richiamati più volte lungo l’intera trattazione.
Infatti, il debito pubblico verrà sovente richiamato in quanto ha un impatto sui
conti pubblici unico.
Si può considerare come il vero dramma della gestione contabile nazionale in
quanto si è riscontrato in vari momenti come il debito incida in modo altamente
negativo sulle performance dei conti dello Stato.
Esaurita la presentazione di quello che sarà illustrato, è necessario fare
una precisazione su quale sia l’obiettivo di questa tesi.
Ciò che mi ha spinto a realizzare questo elaborato è la mia curiosità su come
vengono gestite le risorse dello Stato, quali sono i vincoli a cui sono sottoposti
coloro che sono preposti alla redazione del bilancio e alla predisposizione degli
atti concreti per attuare le politiche di bilancio, come si è arrivati ad avere un tale
assetto.
Ma il vero fulcro di questo elaborato, come già anticipato, è cercare di dimostrare
che lo Stato italiano è sottoposto ad una vera e propria morsa, che è quella legata
all’indebitamento.
La scelta di effettuare una riclassificazione di carattere aziendale si deve proprio
ad una domanda che è sorta spontanea: ma se lo Stato fosse per assurdo
considerata un’azienda, avrebbe tutte le criticità che sembrano risaltare dagli
schemi ufficiali di bilancio e soprattutto dalle dichiarazioni degli organi
competenti? La risposta a tale domanda è già stata in parte rivelata e ad ogni
modo si avrà modo di spiegarlo numericamente nei capitoli a seguire: lo Stato
soffre la sua posizione debitoria, è il vero ostacolo ad una ripresa forte, e l’analisi
empirica ne è una prosecuzione logica tesa a dimostrare con valori concreti
quanto di teorico è stato e sarà più volte affermato nelle pagine seguenti.
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CAPITOLO I
ANALISI STORICO-LETTERARIA
1.1 - INTRODUZIONE
A partire dal 1861, anno dell’Unità d’Italia, attività e passività degli Stati
che hanno cessato di esistere a seguito dell’epilogo risorgimentale confluiscono
in agglomerati economici unitari (De Nicola, 2015). In particolar modo, si istituisce
il Gran libro del debito pubblico
1
nel quale vengono iscritti i debiti integrali degli
Stati preunitari
2
.
A tal proposito, alcuni autori sostengono che è proprio da questa data che si può
delineare l’evoluzione del debito pubblico dal punto di vista storico,
distinguendolo in quattro fasi distinte (Francese, Pace, 2008):
1) 1862-1900, con il picco raggiunto nel 1897;
2) 1900-1920, con l’inizio del XX secolo e fino al primo Dopoguerra, con il
massimo toccato nel 1920;
3) 1920-1943, che copre il periodo per il Paese del ventennio fascista, fino
all’apice raggiunto nel 1943, ovvero con la firma dell’armistizio di Cassibile
con gli Alleati proclamato dal maresciallo Badoglio che sancisce
l’abbandono da parte dell’Italia dell’Asse con Germania e Giappone e che
porterà poi alla conclusione della Seconda Guerra Mondiale
3
;
4) 1943-oggi, ovvero dal secondo Dopoguerra fino ai giorni nostri.
1
Legge n.94 del 10 luglio 1861.
2
Legge n.174 del 4 agosto 1861.
3
L’Armistizio di Cassibile è un accordo segreto siglato il 3 settembre 1943 (reso pubblico 5 giorni dopo) con
il quale il Regno d’Italia cessa le ostilità verso gli Alleati (ovvero le forze anglo-americane). Due anni dopo
termina il secondo conflitto mondiale.
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Proprio partendo da questa impostazione, la trattazione seguirà
l’evoluzione storica dell’andamento del bilancio dello Stato, con una certa
rilevanza assegnata al debito pubblico (elemento di spicco nella contabilità di
Stato), i pensieri dei vari economisti e dei diversi autori sulle tematiche in oggetto
e altri elementi che possono essere utili per lo sviluppo dell’argomentazione.
Il lavoro verrà suddiviso in relazione ai quattro archi temporali appena descritti in
modo da sviluppare una panoramica ordinata cronologicamente.
L’analisi storica è assolutamente necessaria per comprendere meglio in
che modo si è arrivati all’attuale impostazione non solo dal punto di vista
legislativo (verranno infatti illustrati brevemente i provvedimenti e le riforme più
importanti che hanno cambiato la contabilità pubblica italiana), ma anche sotto il
profilo tecnico e del pensiero.
Verranno proposti i diversi modi di intendere la contabilità di Stato e ci
saranno i primi spunti per dimostrare le analogie tra contabilità pubblica e
aziendale, che addirittura in origine avrebbero visto una vera e propria
coincidenza tra gli schemi ragioneristici privati e pubblici.
Si farà una carrellata di tutti i principali eventi, economici e sociali, che
hanno interessato il Paese dall’Unità d’Italia e che hanno impattato
significativamente sul tema oggetto della tesi.
Nei successivi quattro paragrafi sarà suddivisa dunque la storia del Paese
e si illustreranno sinteticamente andamenti e novità intercorse negli anni.
Un ultimo paragrafo sarà invece dedicato ad un sommario confronto tra il
liberismo e il protezionismo, che si possono considerare due correnti opposte e
che hanno influenzato le decisioni politiche riguardo la gestione del bilancio e
della finanza pubblica.