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Introduzione
La tesi qui presentata è stata concepita, progettata e redatta con lo scopo di dare origine
a una riflessione di natura prettamente etica su quelli che si manifestano essere alcuni
esempi di particolare rilievo rintracciati nell’ambito sì della musica italiana ma più nello
specifico nell’ampio ed eterogeneo panorama del cantautorato che la caratterizza in
relazione però a una specifica triade di tematiche: l’amore, il viaggio e la violenza.
La scelta del suddetto campo di analisi è fondata su diverse tipologie di ragioni:
innanzitutto, tale decisione ha preso le mosse da un profondo interesse e da un’enorme
passione personale nutriti nei confronti di tutto ciò che concerne la sfera artistico-
musicale sia in quanto dimensione capace di coccolare l’animo umano sia in qualità di
strumento utilissimo per riuscire nell’arduo eppure anche fondamentale intento di
ragionare sulle questioni che possiedono un’autentica importanza per l’esistenza degli
esseri umani; in secondo luogo, poi, è necessario indicare altresì il forte senso di
coinvolgimento e quasi addirittura di dipendenza sviluppato nel corso del tempo nei
riguardi del bisogno di un’assidua meditazione di natura morale; in ultimo, infine, vi sono
la notevole risonanza e l’imponente ricorrenza dimostrate dalle tre materie sopraccennate
nella coppia di settori che s’intrecceranno nella disamina che seguirà e che rappresenterà
il vero fulcro della trattazione.
La struttura del lavoro in questione presenta una suddivisione in una pluralità di parti
tra le quali spicca ovviamente per i propri valore ed entità il corpo centrale che costituisce
l’effettivo svolgimento dell’elaborato, incentrato sullo sviluppo di un discorso che lega
saldamente quel che concerne determinate pietre miliari della storia della canzone del
nostro Paese con certi capisaldi dell’osservazione filosofica in generale e in modo
maggiormente preciso con il pensiero di figure che a riguardo si sono espresse in maniera
piuttosto considerevole, per la realizzazione di un’indagine dai connotati fenomenologici
che seppur per mezzo di una cerchia limitata di esempi sappia porre in una corretta
evidenza l’imprescindibilità della relazione tra i campi etico e - appunto - cantautorale.
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1. Capitolo primo: l’amore
Oggigiorno, constatazione che è valsa già nelle epoche trascorse, la disamina etica non
potrebbe per nulla permettersi di ignorare il topos dell’amore in connessione con la
totalità delle funzioni che esso adempie nell’ambito dell’esistenza dell’uomo
contribuendo a determinarne il procedere in una direzione oppure in una differente; si
tratta della pressoché identica portata esplorativa di cui si dota la sfera musicale e
specificatamente del cantautorato nell’istante in cui intenzionalmente o meno si prefigge
di proporre una rappresentazione dell’estesa molteplicità delle accezioni sentimentali che
si sono affermate nel corso del dispiegarsi dell’evoluzione dei rapporti interumani e, in
simultanea sebbene in modi diversi, delle innumerevoli connotazioni di cui un autentico
rapporto affettivo si può corredare.
L’amore attiene fondamentalmente a un desiderio che si rivolge a un altro soggetto,
che si caratterizza per una potente carica emotiva e le cui fondamenta sono identificabili
con una sorta di intima immedesimazione con questi, il tutto permeato da un
autenticissimo bisogno di unirvisi in qualche modo per poter costituire un rapporto basato
su una piena reciprocità; risulta tuttavia piuttosto allarmante il constatare come spesso
l’intensità di tale attaccamento finisca per affievolirsi fino talvolta a dissolversi
completamente oppure altresì quanto l’affezione, se erroneamente vissuta, sia capace di
provocare danni irreversibili e addirittura pericolosissimi perché per niente prevedibili.
È di conseguenza spontaneo il farsi strada di quesiti legati all’essenza della materia e,
specificatamente, ad aree di interesse insite nel terreno di nascita di parecchi brani della
tradizione melodica: che cosa significa amare? Quale rapporto sussiste tra istinti corporei
e spiritualità? Che genere di relazione, il sentimento amoroso, intrattiene invece con il
bene? Si manifestano essere, questi, casi enigmatici che proprio in quanto tali originano
differenti tipologie di teorie esegetico-morali che in alcune loro venature verranno
discusse e presentate.
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1.1. Almeno tu nell’universo di Mia Martini e la figura amata
come punto di riferimento assoluto in mezzo alle
astruserie dell’umanità
Colonna portante del dispiegarsi della disamina in corso di svolgimento risulta essere
Almeno tu nell'universo, brano scritto da Bruno Lauzi e da Maurizio Fabrizio nell’anno
1972 ma pubblicato solo nel 1989 da Mia Martini, la quale dopo averlo inciso riuscì a
renderlo celebre e indiscutibilmente uno tra i capisaldi della musica italiana di ogni
tempo; la canzone venne presentata al Festival di Sanremo all’epoca giunto alla propria
trentanovesima edizione e durante cui ricevette il pregiatissimo Premio della Critica e, in
brevissimo tempo, seppe ottenere un’enorme quantità di apprezzamenti da parte di varie
fasce di pubblico ponendo così termine alla fase più cupa e oscura della carriera della
stessa Mimì che infatti rimase in ombra rispetto alla scena artistica per un lungo periodo
durante cui divenne vittima di una sorta di irragionevole ostracismo a opera della
collettività e che l’assunse come categorico bersaglio.
Fulcro del pezzo, la cui ‘consegna’ agli ascoltatori ha rappresentato un ritorno in
grande stile e un evento di enorme spicco tanto da essere celebrato in occasione del
proprio trentesimo anniversario attraverso le riprese del film biografico Io sono Mia il cui
ruolo di protagonista è stato interpretato dalla nota attrice Serena Rossi e trasmesso sia
cinematograficamente che su Rai 1, si dimostra essere la necessità di riuscire a
rintracciare un punto di riferimento a cui potersi costantemente rifare per riuscire a vivere
la propria esistenza e che sia contemporaneamente in grado di salvare dalle innumerevoli
complessità che avvicendandosi costituiscono una continua minaccia per la stabilità
dell’essere umano troppo di frequente a contatto con l’ipocrisia e con la vanità della gente
che «è strana, / [che] prima si odia e [che] poi si ama, / […] che cambia idea
improvvisamente […] come fosse niente, / [che] è matta, / [che] forse è troppo
insoddisfatta, / [che] segue il mondo ciecamente, / [che] quando la moda cambia lei pure
cambia continuamente e scioccamente, / [che] è sola, / [che] come può […] si consola /
per non far sì che la […] mente / si perda in congetture e in paure / inutilmente e poi per
niente». È la constatazione di ciò a dare origina a una radicata riflessione, ragionamento
nel corso del quale indirettamente ci si domanda se non sia proprio l’assenza di quello
che è possibile definire un ‘focus’ a rendere la quotidianità delle persone una realtà
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talvolta alla deriva e preda di sia di vari generi di minacce che di pericoli incombenti, per
poi giungere sempre in maniera velata alla conclusione per cui sia proprio quella appena
indicata l’effettiva problematica da sciogliere per raggiungere l’ambito traguardo della
serenità; ad assistere e nel contempo a salvare dalla deriva arriva quindi un «tu»,
destinatario di questa che è tranquillamente e comprensibilmente possibile definire una
poesia musicale, uomo che in virtù del proprio essere «diverso» tra le varie potenzialità
possedute annovera in sé altresì quella di rendere differente quanto non funziona nel modo
in cui invece dovrebbe dimostrandosi perciò essere «un sole che splende […] / come un
diamante in mezzo al cuore» e che è in grado di «amare davvero, davvero di più». Si
tratta dei medesimi attributi che già la teoria platonica, nel Simposio, ebbe modo di
riconoscere come propri del sentimento amoroso accostando lo stesso nel suo autentico
senso alla facoltà di una piena contemplazione di «cose buone e belle»
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a dispetto della
miriade di avvenimenti tumultuosi che intimoriscono la globalità cosmica e definiti «carni
umane e […] colori e […] altre piccolezze mortali»
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: l’amore è dunque sintesi dei risultati
di tutte le ricerche di equilibrio e di salvezza maggiormente genuine, punto di riferimento
nell’esistere universale, privilegiata via di fuga per un possibile allontanamento da una
solitudine che si fonda soprattutto su pensieri distorti e intricati nei meandri dei quali
elevatissimo è il rischio di crollare in uno sbigottimento psicologico oltre che in generale
personale e vitale. Lo straordinario privilegio di poter amare non potrebbe quindi che
giungere a risanare ogni simbolica ferita afflitta dai mali del mondo assurgendo la figura
in tal senso salvifica, nella maniera descritta altresì da Manuel Cruz ne L’amore filosofo,
a presenza incredibilmente rilevante per il rifugio in primis morale di colui che è
destinatario del bene prodotto e di conseguenza elargito:
Quando si ama qualcuno il suo volto appare ovunque, non esiste libro in
cui non si scopra il suo ritratto, film in cui non si riconosca il suo profilo,
né passante che non lo evochi. Questa persona diventa onnipresente, tinge
il mondo intero con la propria evocazione, colorandolo delle sue tonalità
personali
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1
Platone, Simposio, a cura di G. Reale e con testo critico di J. Burnet, Mondadori, Milano, 2001, p. 93.
2
Ivi, p. 121.
3
M. Cruz, L’amore filosofo, Einaudi, Torino, p. 28.