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CAPITOLO SECONDO
Il cibo nelle storie moderne
2.1 Una nuova letteratura per l’infanzia
Da sempre favole e fiabe sono il cibo fondamentale della psiche del bambino,
l’alimento indispensabile che rende possibile lo sviluppo di una personalità
equilibrata”
142
. Un bambino che non è stato nutrito di storie potrebbe diven-
tare un adulto incapace di affrontare la realtà e i suoi ostacoli, anzi tenderà
spesso ad evitarli ricorrendo a facili scorciatoie. Grazie all’utilizzo della meta-
fora la favola mette in scena dinamiche universali permettendo, in questo
modo, al bambino di far emergere le proprie emozioni, superando la barriera
dell’isolamento e della sfiducia, e aiutando, sia il bambino che l’adulto, a cono-
scere meglio sé stesso e gli altri, rispettandosi reciprocamente, conoscendosi
ed arricchendosi
143
. Come ben sappiamo, mangiare è un atto che accomuna
tutti gli esseri viventi: dalle piante, che si nutrono grazie alle sostanze che at-
traverso le radici assorbono dal suolo, agli animali che hanno accesso a diversi
tipi di alimenti, a seconda che siano erbivori, carnivori, onnivori, fino all’uomo
che ha un’alimentazione molto varia e adattabile ai territori che abita. Attra-
142
GIOPPATO, LUISELLA, Noi siamo favole, Milano, Gruppo Editoriale Mauri Spagnol, 2008.
143
Ibidem.
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verso racconti e narrazioni i bambini hanno la possibilità di capire come gli ali-
menti, una volta ingeriti, non servano soltanto per crescere, e dunque fornire
energia ai muscoli, al cervello e a tutti gli organi del corpo; mangiare ha anche
altri significati: il cibo, infatti, ci gratifica, ci identifica con il nostro territorio e
le nostre tradizioni, costituendo, in questo modo, uno strumento di socializza-
zione ogni volta che decidiamo di condividerlo con i nostri simili
144
. Esso costi-
tuisce, quindi, una parte importante della cultura di un popolo: come tutti ben
sanno i cinesi mangiano il riso e al posto delle posate adoperano le bacchette.
Attraverso la lettura delle fiabe possiamo quindi scoprire che le differenze non
si limitano solo al modo di parlare o di vestire: anche per quanto riguarda il
cibo le cose non sono uguali per tutti. Come già affermato, ci sono alcune reli-
gioni che propongono una dieta alimentare specifica, stabilendo, in questo
modo, che cosa di può mangiare e che cosa no
145
. Anche gli alimenti stessi, che
ogni giorno troviamo sulle nostre tavole, hanno una storia antica da raccon-
tare. Grazie alla lettura di fiabe e leggende i bambini hanno la possibilità di
scoprire come alcuni alimenti siano arrivati sulla tavola dei popoli di tutto il
mondo
146
. Come già visto, il rapporto con il cibo è complesso, è intimo e quo-
tidiano, è ricco di significati simbolici e psicologici, richiama le radici del piacere
144
D’URSO, GIUSI, Conosci il tuo cibo, impara, scegli, gusta!, Pisa, Edizioni ETS, 2015, p. 7.
145
MILIOTTI, ANNA, GENNI, Le fiabe per… parlare di Intercultura, un aiuto per grandi e piccini, Mi-
lano, Le Comete Franco Angeli, 2012, p. 95-96.
146
ZANOTTI, COSETTA, Il pane di ogni giorno, Roma, Città Nuova Editrice, 2015, p. 3.
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e dell’identità; esso si definisce, infatti, all’interno di una cultura e muove il
senso dell’appartenenza, ha a che fare con l’immagine di sé e il difficile con-
fronto con i modelli sociali vincenti. L’uomo, a differenza degli altri animali,
non ha solo imparato a saziare il suo fisico con prodotti più o meno elaborati,
ma vi ha attribuito anche significati e simbologie, caricandoli di valenza rituale
e nutrendo, in questo modo, anche la sua mente. Oggi abbiamo la possibilità
di compiere varie scelte in tema di alimentazione, inoltre stiamo assistendo ad
un boom di letteratura, pubblicità e programmi televisivi dedicati alla gastro-
nomia, alle ricette, ai consigli per raggiungere lo stato del benessere grazie agli
alimenti, tuttavia, può capitare che queste informazioni che ci pervengono
siano, il più delle volte, contraddittorie o inesatte, basti considerare il fatto che
molti personaggi comuni diventino improvvisamente esperti di cucina. È pro-
prio in questo contesto che si collocano due tendenze diverse: quella dei co-
siddetti ristoranti etnici, che propongono, ad esempio, piatti della tradizione
culinaria giapponese, messicana o cinese, e dall’altra parte, la riscoperta e ri-
cerca dei locali che offrono, invece, i cibi di una volta, quelli preparati secondo
le ricette della nonna, ovvero i cibi che appartengono da tempo alla tradizione
culinaria italiana. Nasce quindi una sorta di conflitto tra ciò che ci è familiare e
che dà un senso di sicurezza e ciò che ci è ignoto, collegato all’attrazione per
l’esotico. Inoltre, vi è un’ulteriore questione da affrontare: il dover scegliere,
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in maniera autonoma, fra svariati modelli alimentari, come fast food, diete, cibi
etnici e così via, disorienta e impaurisce le persone: mancando un modello
unico di dieta dettato dalla società o dalla religione, esse sono, in qualche
modo, obbligate a crearselo da sole. Parlando appunto di identità, in un con-
testo multietnico, il cibo può essere per bambini e ragazzi uno strumento effi-
cace nell'iniziare un dialogo tra coetanei mirato alla rottura dei pregiudizi e
delle discriminazioni razziali. Un modo per andare oltre la globalizzazione che
distrugge le peculiarità dei singoli in nome di una omologazione del gusto, per
valorizzare ingredienti, sapori e odori di altre cucine sia nella direzione dell'e-
saltazione del gusto, sia in quella della valorizzazione delle proprietà nutrizio-
nali e salutistiche degli ingredienti che ancora non appartengono alla nostra
quotidianità. Attraverso, per esempio, laboratori di cucina, l'orto della scuola,
esperienze sensoriali e tutte le attività che ruotano intorno a questi temi di-
venta possibile recuperare il legame con la natura e i concetti importantissimi
di biodiversità, stagionalità e genuinità. Spesso i ragazzi oggi non conoscono,
poiché a loro volta i genitori lo hanno dimenticato, come la terra sia in grado
di nutrirci e dia frutti. Gli insegnanti dovrebbero farsi carico del difficile com-
pito di motivare i ragazzi a conoscere, ricercare e considerare i gusti e le abitu-
dini alimentari con occhi nuovi, superando la routine degli atteggiamenti abi-
60
tudinari e dei condizionamenti pubblicitari. Oggi più che mai agricoltura e cul-
tura sono destinate ad incontrarsi, influenzarsi e contaminarsi. Offrire e far co-
noscere i prodotti dell'orto, sottolineandone la stagionalità e la provenienza,
significa divulgare la storia non di una, ma di tante civiltà. Proprio per catturare
maggiormente l’attenzione dei bambini si potrebbe partire da esempi vicini
alla loro realtà e riflettere, per esempio, sul fatto che, se, nel 1492, non fosse
stata scoperta l’America, probabilmente non potremmo pensare ad una pizza
con il pomodoro. Esperienze di questo tipo permettono ai bambini di toccare
con mano quanto il cibo costituisca un terreno d’incontro: i vari piatti sono
infatti il risultato di uno scambio di prodotti, ma anche di conoscenze tecniche
che i vari popoli hanno portato con sé nei loro viaggi e nei loro spostamenti fin
dai tempi antichissimi
147
.
“Da un lato il cibo è diventato più accessibile e più vario, ma dall’al-
tro esso si è allontanato dalla cultura e dalle tradizioni di ogni
Paese, diventando così globalizzato. Il consumo di cibo industriale
ci spinge ad avere tutti gli stessi gusti e a fare tutti le stesse scelte
alimentari. Questo può mettere a rischio l’identità di ogni Paese, di
ogni religione e di ogni popolo, legato a particolari coltivazioni e
tradizioni gastronomiche”
148
.
147
PICCOLI, ERIKA, Il cibo: uno strumento di confronto e un terreno di scambio in Paesaggi educativi:
rivista pedagogica e didattica di insegnanti per insegnanti.
148
D’URSO, GIUSI, Conosci il tuo cibo, impara, scegli, gusta!, Pisa, Edizioni ETS, 2015, p. 19-20.
61
Proprio partendo dalle fiabe che parlano di cibo è possibile affrontare insieme
ai bambini un altro delicato discorso, quello che riguarda l’Intercultura. Essa
può essere considerata come la sfida dei nostri tempi, ed è una realtà già pre-
sente in molti luoghi, tra i quali la scuola. In questo ambiente bambini di origini,
culture ed etnie diverse siedono accanto nello stesso banco e studiano sugli
stessi libri degli altri ragazzi. In questo modo anche le loro famiglie hanno la
possibilità di incontrarsi, di conoscersi e interagire tra di loro. L’Intercultura
non deve essere vista come un problema da affrontare, ma come una grande
risorsa che dobbiamo, ancora, imparare a costruire e sfruttare. Proprio perché
l’educazione interculturale acquisisca significato è importante partire dai bam-
bini e dalla loro idea del concetto di diversità. Può essere, a questo proposito,
interessante notare la consapevolezza e la preoccupazione, da parte di alcuni
alunni, di quanto il sentirsi diversi possa far sentire i nuovi arrivati soli e biso-
gnosi di aiuto
149
. Colui che migra deve imparare ad orientarsi in un nuovo con-
testo sociale, costituito da un insieme di norme e di valori, difficili da compren-
dere per chi non ne è cresciuto all’interno. Essa non è l’unica via percorribile,
anzi è quella che richiede un maggior impegno da entrambe le parti in causa:
149
MILIOTTI, ANNA, GENNI, Le fiabe per… parlare di Intercultura, un aiuto per grandi e piccini, Mi-
lano, Le Comete Franco Angeli, 2012, p. 15-16.
62
basti solo pensare alle difficoltà che si possono incontrare quando di deve im-
parare una lingua nuova
150
. La strada più semplice diventa, quindi, quella
dell’isolamento e della chiusura in sé stessi. Diventa chiaro capire come il fe-
nomeno dell’integrazione sia il modello da seguire come miglior soluzione pos-
sibile: esso permette, infatti, la creazione di una società multiculturale che va-
lorizza le differenze in modo costruttivo anziché sopprimerle attraverso l’omo-
logazione
151
. Una pratica di uso comune è quella di attribuire determinate pie-
tanze alle relative culture, in modo da indentificarne altre in base alle rispettive
abitudini a tavola: il cibo, infatti, connota popoli, culture e società in base alla
direzione che la loro alimentazione ha seguito. Nel lento processo di scambio
interculturale, che la migrazione presuppone, diventa necessaria la presenza
di alcuni elementi che permettano di mantenere la propria identità. È in questo
senso che è importante mettere in risalto in che modo il cibo e la consuma-
zione di una pietanza, legata al proprio paese, contribuisca a determinare ed
affermare l’identità di un individuo o di un gruppo etnico. Non bisogna dimen-
ticare, inoltre, che il momento del pasto è un momento di incontro e, di con-
seguenza, può diventare un’importante occasione di scambio e di condivisione
150
Ivi, p. 25.
151
Ivi, p. 57-58.
63
tra le varie culture
152
. La storia dell’uomo è senz’ombra di dubbio legata all’ali-
mentazione. In particolare, nelle società tradizionali, l’approvvigionamento ali-
mentare era l’attività principale dell’uomo che era strettamente connessa alle
disponibilità ambientali, siano esse vegetali o animali. Questo aspetto ha for-
temente influenzato le relazioni sociali e ha stabilito i ruoli all’interno della co-
munità; esso è diventato, inoltre, uno, tra i motivi principali, che porteranno al
processo migratorio. Nel momento in cui le risorse naturali vengono consu-
mate diventa necessario trovarne altre da poter sfruttare. Durante questa fase
storica, dunque, l’alimentazione è strettamente legata alla quantità di risorse
disponibili nel territorio insediato, dalla loro accessibilità e dalla facilità con cui
è possibile procurarsele: anzi dipende proprio da queste ed è per tal motivo
che si parla di subordinazione dell’uomo all’ambiente in relazione al cibo. Du-
rante questa fase il cibo non può essere ancora considerato un elemento cul-
turale: esso, infatti, viene consumato così come è stato trovato allo stato na-
turale. Il passaggio ad elemento culturale avviene nel momento in cui il cibo
inizia ad essere modificato dalla cultura del gruppo che agisce su di esso: il
fuoco è il primo agente di influenza sulla preparazione del cibo. Da questo mo-
mento in poi, la cultura interviene sulla natura rendendo, ad esempio, comme-
152
Ivi p. 81-95.
64
stibili cibi che naturalmente non potrebbero essere definiti tali. In seguito, pa-
rallelamente all’accrescimento dell’economia, grazie ai successi militari e
all’ampiezza che acquisiscono i commerci, il gusto subisce una deviazione, an-
dando così a ricercare quegli elementi che non appartengono alla propria cul-
tura, ma che provengono da paesi e da culture lontane. Di fatto l’introduzione,
in epoca medievale, di elementi nuovi, ricchi ed apprezzati, soprattutto dai ceti
più abbienti, genera una selezione gustativa culturalmente orientata e forte-
mente simbolizzata
153
. La scoperta di nuove terre, oltre ad essere un motivo di
sfruttamento economico da parte delle potenze europee, cambia la visione del
cibo che assume forti connotati simbolici. Grazie ai commerci d’oltremare,
inoltre, si viene a conoscenza di specie biologiche mai viste prima, ma che su-
scitano un grande interesse. Il cibo mantiene in vita il legame con la cultura
d’origine e proprio per questo non serve per dare sostentamento solo al corpo,
ma anche allo spirito: nutre speranze e aspettative, diventa espressione di
un’esperienza sensoriale che scavalca i confini dello spazio e del tempo ripor-
tando a luoghi e a momenti familiari. Quasi più ancora della parola, il cibo di-
venta strumento di mediazione tra culture diverse, aprendo, in questo modo,
i modi di cucinare a ogni sorta di invenzione, incrocio e contaminazione. Esso
153
CHIARAMONTE, ROSALINDA, Il cibo delle fiabe, Tricase, Youcanprint, 2015.
65
è la prima forma di contatto tra due civiltà, gruppi sociali e individui che pre-
vede l’abbandono momentaneo delle proprie categorie culturali e richiede fi-
ducia in colui che ci prepara e ci offre un alimento sconosciuto
154
. Tuttavia,
“venire da un altro paese non vuol dire solo parlare un’altra lingua o mangiare
cosa diverse. Anche le tradizioni che si portano con sé sono diverse, e possono
destare curiosità tra i nuovi compagni”
155
. Un esempio può riguardare l’henné,
un fiore dal quale si ricava una specie di liquido con il cui, poi, si fanno dei
disegni sulle mani. I compagni di classe di Rajaa sono rimasti colpiti e hanno
iniziato a tormentarla di domande per scoprire di più riguardo a questa parti-
colare usanza
156
. Si può, inoltre, affrontare con i bambini il tema delle festività
e delle religioni. A loro, infatti, piace raccontare delle loro feste e di quelle,
spesso diverse dei loro amici. In una classe multietnica tutti sanno, per esem-
pio, che in Cina si festeggia il capodanno cinese, nei paesi mussulmani si cele-
bra il Ramadan e questi momenti vengono condivisi, si vivono insieme
157
. Uti-
lizzando le fiabe come strumento mediatore è possibile quindi parlare di Inter-
cultura, anche con i più piccoli; la fiaba, infatti, attraversa la nostra fantasia e
ci conduce in un mondo nuovo, lontano e sconosciuto, aiutandoci a cono-
154
Ibidem.
155
MILIOTTI, ANNA, GENNI, Le fiabe per… parlare di Intercultura, un aiuto per grandi e piccini, Mi-
lano, Le Comete Franco Angeli, 2012, p. 99.
156
Ivi, p. 99-100.
157
Ivi, p. 101.
66
scerne le tradizioni e a comprenderne la storia in modo piacevole. Non esi-
stono fiabe che non parlino di Intercultura o di cibo, temi che come abbiamo
potuto vedere sono fortemente intrecciati e collegati. Anche nelle fiabe tradi-
zionali troviamo questo aspetto, anche se esse parlano, spesso, di una sola cul-
tura, che è quella del paese che raccontano, descrivono e immaginano: di que-
sto esprimono colori, paesaggi, usi e costumi. Le fiabe viaggiano, e così, attra-
verso di esse noi impariamo, fin da quando siamo bambini e ci vengono rac-
contate o lette, a sognare paesi e cieli anche molto, molto lontani
158
.
2.2 Disturbi alimentari e cibo nella letteratura per l’infanzia
Quante volte ci si lamenta delle abitudini alimentari dei bambini: mangiano
poco o troppo, rifiutano le verdure e arricciano il naso davanti alla bistecca,
mentre prediligono le merendine e le bevande zuccherate. Anche i dati al ri-
guardo confermano che la dieta dei piccoli italiani è spesso squilibrata: si regi-
stra un eccesso di proteine, soprattutto di origine animale, di grassi, derivati
principalmente dai salumi e di zuccheri a rapido assorbimento, a discapito di
fibra, calcio e ferro, che risultano, di conseguenza, carenti. Considerato lo
stretto legame tra alimentazione e salute è necessario favorire, fin dalla tenera
età, un’alimentazione sana ed equilibrata anche attraverso specifici interventi
158
Ivi, p. 17.