INTRODUZIONE
La nascita del concetto di sviluppo sostenibile viene fatta risalire agli anni
Settanta,
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si tratta di un tipo di struttura economica che guarda al di la del
classico modello industriale, il cosiddetto take-make-dispose ( estrazione di
risorse, produzione di beni e servizi, consumo degli stessi e creazione di
rifiuti e scarti di vario genere), ma pone al centro l’idea di“chiudere il
cerchio”, intesa come capacità di effettuare un uso ottimale delle risorse
disponibili limitando al massimo la produzione di inquinamento ed esternalità
di vario genere. Si tratta di prendere la linea retta dell’attuale sistema
economico, che preleva, trasforma, vende e butta, poco attenta alle
conseguenze che ricadono sull’ambiente, e deformarla fino a trasformarla in
un cerchio. Dalla precedente definizione si può facilmente dedurre che l’idea
di ‘’economia circolare’’ è parte integrante, se non sinonimo, di ‘’sviluppo
sostenibile’’. E’ in quest’ottica che deve dirigersi il rilancio dell’economia
europea per diventare sostenibile e competitiva, ma, oltre a ciò, essa è anche
la sfida principale del mondo, ormai impossibilitato a reggere questo utilizzo
sconsiderato delle risorse.
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Le possibili definizioni di sviluppo sostenibile sono molteplici e negli ultimi anni gli sviluppi
della letteratura sul tema sono stati molto significativi. Proprio per queste motivazioni si è
inizialmente scelto di approcciarsi ad una definizione tanto dibattuta attraverso uno studio
comparato compiuto da Daly (2006). Tuttavia, è importante avere anche una visione
recente del tema e per tali ragione si è scelto di guardare con attenzione anche alla
definizione di Kates (2018), il quale dopo un’analisi diacronica della definizione, ne propone
possibili evoluzioni e sviluppi.
Cfr.: Daly, Herman E. "Sustainable development—definitions, principles, policies." The
future of sustainability. Springer, Dordrecht, 2006. 39-53; Kates, Robert W. "What is
sustainable development?.", 2018.
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Fin da subito è opportuno notare che gli approcci dei vari Paesi nell’affrontare le tematiche
e le problematiche legate allo sviluppo sostenibile sono diversi. Al riguardo Hopwood et al.
(2005) hanno effettuato un’interessante mappature inerente i differenti approcci possibili
al concetto di sviluppo sostenibile.
Cfr: Hopwood, Bill, Mary Mellor, and Geoff O'Brien. "Sustainable development: mapping
different approaches." Sustainable development 13.1 (2005): (pp. 38-52).
L'economia circolare si può quindi considerare come una struttura economica
in grado di rigenerarsi, permette una convivenza ottimale uomo – Pianeta.
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Scopo di questo modello innovativo è perciò ridefinire prodotti e servizi per
essere in grado di gestire in modo migliore gli sprechi e i consumi di risorse,
riducendo al minimo gli impatti negativi che questi possono produrre
sull’ambiente.
In piena linea con i concetti di economia circolare, diverse organizzazioni
non-profit in tutto il mondo si stanno adoperando per contrastare gli effetti
negativi dell'inquinamento da plastica. La Ellen MacArthur Foundation a
livello internazionale è considerata una delle più autorevoli in materia. Ha
avviato il progetto “New Plastic Economy” con l’obiettivo di indirizzare le
politiche di crescita di grandi multinazionali, che utilizzano plastica nel loro
processo produttivo e di distribuzione, verso lo sviluppo di nuovi paradigmi
per allineare il concetto di redditività a quello di sostenibilità ambientale. Tra
i suoi partners principali, nel settore beverage, spiccano Coca-Cola company
e PepsiCo. Questo lavoro mira ad un’analisi dei paradigmi produttivi e sociali
messi in atto da alcune grandi multinazionali, in modo particolare del settore
beverage, per garantire la presenza costante dei propri prodotti sul mercato,
sempre più attento al concetto di sostenibile. Nella sezione finale
dell’elaborato si analizza, tramite un questionario, un campione di
consumatori circa le loro abitudini di smaltimento e utilizzo di oggetti di
plastica. Obiettivo finale dell’analisi è comprendere il comportamento e la
sensibilizzazione dei consumatori al tema plastic free.
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Per maggiori approfondimenti sul tema Cfr.: McConnell, Campbell R., Stanley L. Brue, and
Sean Masaki Flynn. Economics: Principles, problems, and policies. Boston McGraw-
Hill/Irwin, 2009.
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CAPITOLO 1. NUOVI PARADIGMI PER LA SOSTENIBILITA’
1.1 I fattori dell’instabilità economica e sociale
Il processo economico che spinge l’uomo a progredire e sviluppare sempre nuove
tecnologie è mosso dalla forza dei desideri, dalla necessità di soddisfare sempre
nuovi bisogni. I desideri dell’uomo sono praticamente illimitati, perché ogni essere
umano, infatti, può sempre desiderare qualcosa di nuovo, non esistendo limiti alla
fantasia.
Dal punto di vista della disponibilità di risorse la situazione è invece diversa. Le
risorse sono tutti i mezzi di cui l’uomo dispone al fine di soddisfare i suoi desideri
e bisogni. Queste sono di natura scarse, nel senso che non sono disponibili in
quantità sufficienti per la soddisfazione dei fabbisogni di ogni abitante del pianeta.
La scarsità delle risorse ne indica, appunto, la limitatezza. Questo non significa che
esse siano poco disponibili e accessibili, ma che il loro consumo deve avvenire con
parsimonia e attenzione.
La scarsità di una risorsa è determinata da diversi fattori e si può considerare
variabile nel tempo e nello spazio; infatti, una risorsa oggi molto diffusa può
diventare in futuro difficilmente reperibile o scarsa, prima che venga
opportunamente rimpiazzata da altre. Per quanto riguarda lo spazio invece la
scarsità di risorse è legata alla presenza o meno in particolari aree del pianeta, di
specifiche condizioni fisiche, un esempio significativo potrebbe essere quello
dell’acqua: molto presente nel nord del mondo, meno nelle zone aride e desertiche.
La caratteristica delle risorse, che abbiamo indicato essere scarse, costringe quindi
l’uomo a compiere delle scelte ed a organizzare la propria economia in modo da
consentire al Pianeta di soddisfare il più grande numero di bisogni possibili senza
depauperare tutto ciò che lo stesso ha da offrire.
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A questo proposito, da circa mezzo secolo, i Paesi più avanzati hanno avviato un
processo di sensibilizzazione verso l’ambiente, considerato come un elemento
profondamente influente sul benessere della popolazione.
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Fino agli anni Settanta del XX secolo, contestare l’assioma di una crescita
esponenziale infinita era impensabile.
Nell’economia classica il principio base su cui poggia tutta la dottrina è la crescita
economica. Tale teoria, nata nel 1776 a seguito della pubblicazione di Adam Smith,
La ricchezza delle nazioni, dove lo studioso elabora un’idea secondo cui “il
progredire economico di una nazione sia il risultato di una migliore organizzazione
del processo produttivo, possibile grazie alla rivoluzione industriale, e che quindi a
parità di risorse impiegate, si registra un forte aumento del reddito. L’incremento
della produzione e il conseguente allargamento dei mercati permette inoltre una
maggiore specializzazione dei lavoratori, che di conseguenza aumentano la loro
produttività individuale. All’aumentare dei livelli di produzione, la crescente
scarsità delle risorse naturali viene controbilanciata dall’aumento dell’efficienza
nello sfruttamento delle stesse, permettendo così la continua crescita economica”.
Tuttavia, la coscienza della popolazione è cambiata nel corso degli anni, ed in
seguito alla pubblicazione di The Entropy Law and the Economic Process di
Nicholas Georgescu-Roegen (1971) si fece strada con forza l’idea che una crescita
infinita non fosse più scontata.
Applicando il secondo principio della termodinamica, la legge dell’entropia,
all’economia, Georgescu-Roegen ha contribuito in modo sostanziale
all’enunciazione che pone i fondamentali per una discussione della decrescita.
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I possibili esempi di politiche che si occupano del rispetto dell’ambiente sono molti e
largamente diffusi in tutto il mondo. Addirittura, l’ambiente ha dovuto anche trovare una sua
dimensione all’interno di carte costituzionali (per esempio: Art 45 della Costituzione spagnola del
1978) e trattati internazionali di rilievo (i recenti Trattati di Parigi o di Rio de Janeiro per
esempio). Oltretutto, l’attenzione all’ambiente ed al rispetto di esso è uno dei temi di maggiore
attualità ed importanza come si può facilmente riscontrare dalle notizie di quotidiani ed altri
media. Già Eckersley (1992) evidenziava la crescente rilevanza delle ‘’green political’’, ormai uno
dei fulcri dell’attività politica, oltre che del dibattito politico, globale.
Cfr.: Eckersley, Robyn. Environmentalism and political theory: Toward an ecocentric approach.
Suny Press, 1992.
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Lo studioso rumeno, nel suo studio dimostra che:
«in ogni processo si verifica un particolare fenomeno, l’entropia, ossia un residuo
di energia che non è più trasformabile, energia disordinata».
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Egli nell’elaborare la sua teoria ha ipotizzato che molti millenni fa, nel momento in
cui l’uomo ha cambiato il proprio stile di vita passando da animale istintivo a
mammifero pianificatore, ed ha iniziato ad utilizzare strumenti estranei al suo
semplice corpo, a partire da aratri e altri oggetti o attrezzature in grado di migliorare
la resa delle sue attività, ha avviato un processo evolutivo parallelo a quello
biologico, cioè un processo economico. Lo studioso afferma che:
«ogni volta che dell’energia viene utilizzata per produrre una resa di qualunque
genere, dal coltivare i campi allo scaldare fino a sciogliere metalli preziosi, se ne
perde una piccola quantità, che quindi non potrà più essere utilizzata nel processo
economico e produttivo successivo».
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In qualunque processo produttivo economico finalizzato alla produzione di beni,
viene utilizzata dell’energia che verrà però sottratta dalla disponibilità futura. Da
ciò deriva la necessità di ripensare radicalmente l’organizzazione economica,
rendendola capace di incorporare il principio dell'entropia e in generale i vincoli
ecologici.
È necessario dunque conciliare armonicamente i due processi evolutivi, attraverso
un loro ripensamento, una loro ristrutturazione, per giungere all’elaborazione di un
nuovo modello, la bioeconomia.
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Anche la Commissione Europea si è pronunciata
proprio su quest’ultimo concetto, affermando che:
«La bioeconomia può essere definita come un’economia basata sull’utilizzazione
sostenibile di risorse naturali rinnovabili e sulla loro trasformazione in beni e
servizi finali o intermedi»
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5
Georgescu-Roegen, N. (1975). Energy and economic myths. Southern Economic Journal, (pp.
347-381).
6
Ibidem.
7
Alkon, A. H. (2012). Black, white, and green: Farmers markets, race, and the green
economy (Vol. 13). University of Georgia Press.
Barbier, E. (2011, August). The policy challenges for green economy and sustainable economic
development. In Natural resources forum (Vol. 35, No. 3, pp. 233-245). Oxford, UK: Blackwell
Publishing Ltd.
8
European Commission. Directorate-General for Research and Innovation. (2012). Innovating for
sustainable growth: a bioeconomy for Europe. Publications Office of the European Union.
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Il programma di bioeconomia minimale di Georgescu-Roegen è costituito da
diversi punti, i principali possono venire così riassunti:
1) la produzione di tutti i mezzi bellici, non solo la guerra, dovrebbe essere
completamente proibita. L'arresto della produzione di tutti i mezzi bellici non solo
eliminerebbe almeno le uccisioni di massa con armi sofisticate, ma renderebbe
anche disponibili forze immensamente produttive senza far abbassare il tenore di
vita nei paesi corrispondenti.
2) Necessario aiutare le nazioni in via di sviluppo ad arrivare il più velocemente
possibile ad un tenore di vita almeno accettabile. I paesi ricchi quanto quelli poveri
devono partecipare in modo congiunto agli sforzi richiesti da questa trasformazione
e accettare la necessità di un cambiamento radicale nelle loro visione della vita.
3) Il genere umano dovrebbe gradualmente ridurre la propria popolazione
portandola a un livello in cui l'alimentazione possa essere adeguatamente fornita
dalla sola agricoltura organica. Le nazioni che al momento hanno raggiunto un
notevole
tasso di sviluppo demografico dovranno necessariamente impegnarsi
duramente per raggiungere risultati in tal senso il più rapidamente possibile.
4) Finché l'uso diretto dell'energia solare non diventa un bene generale o non si
ottiene la fusione controllata, ogni spreco di energia dovrebbe essere attentamente
evitato e se necessario ed inevitabile, almeno rigidamente regolamentato.
5) importante il concetto di liberarsi dalla moda, i costruttori dovrebbero puntare su
creare prodotti a lunga durabilità piuttosto che di innovativo design ogni anno.
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Il rapporto ha inoltre permesso di individuare i limiti dello sviluppo economico
moderno, cioè l’insostenibilità della crescita infinita, e la pericolosa fragilità del
nostro Pianeta nel suo complesso, indirizzando il pensiero economico generale
verso una radicale modifica dei processi di sviluppo sociale ed economico, votata
soprattutto ad ottenere un equilibrio uomo natura nell’implementazione delle varie
attività umane.
9
Georgescu-Roegen, N. (1975). Energy and economic myths. Southern Economic Journal, (pp.
347-381).