4
INTRODUZIONE
La motivazione che mi ha indotto ad approfondire l’oggetto di questa tesi è
prioritariamente adducibile alla mia diretta vicinanza ai minori stranieri non
accompagnati. Vicinanza resa tale grazie alla mia professione di Assistente Sociale,
che mi ha dato l’opportunità di avvicinarmi a questa specifica categoria di minori, che
oggi come non mai si colloca tra le più vulnerabili.
Attraverso l’espletamento della mia professione presso tre strutture residenziali
di seconda accoglienza che accolgono minori, per lo più extracomunitari, ho avuto la
possibilità di accostarmi e conoscere il loro “mondo” inteso in un’accezione
dicotomica, sia come cultura sia come interiore introspezione del loro “essere”
persone.
Il fenomeno della migrazione ha radici certamente lontane ma come si avrà
modo di discutere e approfondire in questo lavoro, quello che oggi preoccupa sono le
dimensioni dei flussi migratori costituenti una situazione inedita che il nostro Paese ha
dovuto fronteggiare, sia in termini legislativi sia in termini di gestione
dell’accoglienza, entrambi in continua ridefinizione.
L'Italia, all'interno del colossale processo di globalizzazione, sta assumendo la
veste di Paese multietnico caratterizzato sempre più dall'inserimento stabile e in
continua espansione numerica di cittadini stranieri.
Nell’ultimo decennio, il nostro Paese ha registrato un notevole incremento del
fenomeno migratorio, soprattutto di cittadini provenienti dall’Africa Subsahariana,
assumendo una duplice funzione: territorio di destinazione definitiva e territorio di
transito.
Saranno posti in evidenza quelli che sono i fattori di spinta (push factors) e i
fattori di attrazione (pull factors) che inducono i cittadini stranieri a lasciare i loro
paesi e i loro legami affettivi, alla ricerca di una migliore qualità della vita che però
non per tutti si realizza. Molti di loro finiscono nelle briglie dei trafficanti,
condizionati dagli interessi delle organizzazioni criminali che hanno saputo sfruttare i
momenti di crisi della società civile.
Ho scelto di suddividere l’elaborato in tre capitoli, ponendo l’attenzione, nel
primo capitolo, alla storia dell’immigrazione che ha riguardato in particolare l’Italia
dagli anni Novanta ad oggi, ripercorrendo le varie fasi sino a giungere all’arrivo
massiccio di numerosi minori stranieri non accompagnati. Si è cercato di fornire dei
5
dati numerici in merito alla presenza dei MSNA sul territorio Italiano nel 2016, 2017 e
inizio 2018.
Nel secondo capitolo ho affrontato la normativa internazionale, dalla prima
Dichiarazione sui diritti del fanciullo, la cosiddetta “Dichiarazione di Ginevra”
risalente al 1924, alla "Convenzione dei diritti del fanciullo” firmata a New York nel
1989 e la normativa nazionale con tutta l’evoluzione legislativa che si è susseguita,
dalla “Legge Foschi”, prima legge in materia di immigrazione del 1986, alla “Legge
Zampa” del 2017 che ha portato delle novità in materia di accoglienza e protezione a
favore dei minori non accompagnati. Con quest’ultima legge vedremo in che modo
sono state apportate delle migliorie anche per ciò che riguarda la tutela dei MSNA.
Ho affrontato anche il problema della loro regolarizzazione giuridica sul nostro
territorio, dallo stato di clandestino allo stato di minore non accompagnato.
Nel terzo capitolo, ho trattato il tema dell’accoglienza del MSNA, focalizzando
la tematica sulle strutture di prima accoglienza in generale e su quelle di seconda
accoglienza in particolare, ponendo l’attenzione sul Progetto di Vita e sulla sua
effettiva realizzazione.
Si porrà la problematica del prosieguo amministrativo e della loro dimissione
al raggiungimento della maggiore età riconducendoli, come vedremo, allo stato di
clandestinità.
6
CAPITOLO I
MIGRAZIONE E MISURE DI ACCOGLIENZA IN ITALIA DEI MINORI
STRANIERI NON ACCOMPAGNATI
<<Gli stranieri incarnano ciò che i nativi temono,
quelle misteriose forze globali di cui in realtà,
siamo tutti pedine>>
Zigmunt Bauman
I.1.Storia dell'immigrazione dei minori stranieri non accompagnati (MSNA) in Italia
Negli ultimi tempi assistiamo ad un nuovo fenomeno, quello dei minori stranieri non
accompagnati, milioni di minori sbarcano presso le nostre coste, con particolare riguardo alla
rotta del Mediterraneo centrale, mossi da realtà locali borderline, da situazioni disastrate
caratterizzate da povertà, regimi dittatoriali, conflitti e totale assenza di protezione dei diritti
umani.
Lasciano il loro Paese in cerca di un futuro migliore, rischiando la loro vita. Il
fenomeno sociale di così vasta portata pone problematiche di disciplina giuridica, di
coordinamento di normative da approntare alla realtà che cambia.
Galbraith ci insegna che lo spirito di ogni nuova congregazione sociale crea nuove
istituzioni, nuovo diritto. Interventi normativi che vanno ben oltre le garanzie previste dalla
Convenzione di New York del 20 novembre 1989 sui diritti del fanciullo, ratificata e resa
esecutiva in Italia con la legge del 27 maggio 1991 n. 176 e dalla Convenzione europea
sull’esercizio dei diritti dei minori di Strasburgo del 25 gennaio 1996 che l’Italia ha
provveduto a ratificare e rendere esecutiva, con la legge 20 marzo 2003, n. 77.
Nasce perciò una categoria che trova specifica tipizzazione. Ma chi sono i minori
stranieri non accompagnati?
IL DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) 535/99 attribuisce al
Comitato per i Minori Stranieri diversi compiti relativi a tale materia.
7
All’art. 1 tale decreto definisce minore straniero non accompagnato presente nel
territorio dello Stato, il minore non avente cittadinanza italiana o di altri Stati membri
dell’Unione Europea che, non avendo avanzato domanda di Asilo, si trova in Italia privo di
assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente
responsabili in base alle leggi vigenti nell’ordinamento italiano.
Tale definizione è mutuata dalla normativa comunitaria come si avrà modo di
approfondire nel Capitolo II.
All’interno di tale cornice si inseriscono anche i minori che sono di fatto affidati ad
adulti, compresi i parenti entro il quarto grado e ciò esulando anche da un rapporto di tutela o
di affido consacrato in un provvedimento formale
1
.
Occorre subito precisare, fugando ogni sorta di dubbio sul punto, come la nozione di
minore straniero non accompagnato non sia sintomatica di minore in stato di abbandono, non
esiste identità concettuale poiché il minore non accompagnato dai genitori può non versare in
situazioni di abbandono nell’ipotesi in cui lo stesso sia accolto da parenti entro il quarto
grado, che abbiano la capacità morale e materiale di provvedere al minore non avendo,
purtuttavia, la rappresentanza legale.
A ben vedere, il fenomeno, sia pure con differenti modalità, non è completamente
nuovo poiché flussi migratori di bambini e adolescenti, privati fisicamente delle figure
genitoriali, hanno interessato l’Europa negli ultimi due secoli, ma ciò che allarma sono le
proporzioni raggiunte dal fenomeno negli ultimi decenni.
I minori che oggi raggiungono il nostro Paese possono essere distinti in due differenti
categorie, i richiedenti Asilo e quelli alla ricerca di opportunità lavorative.
Già alla fine della seconda guerra mondiale, i richiedenti Asilo iniziarono a
raggiungere l’Italia e gli Stati dell'Europa dell'Est; negli anni Settanta si verificò un'altra
affluenza che riguardò i rifugiati provenienti dal Vietnam, dalla Cambogia e dal Corno
d'Africa, sempre in fuga dalla situazione bellica che imperversava nei loro Paesi.
Nel periodo considerato l’Italia era soltanto un punto di transito verso gli Stati Uniti e
altre mete, pertanto si attuò un intervento temporaneo.
La tipologia degli interventi assistenziali approntati riguardava sostanzialmente
procedure legali dirette, soprattutto all'ottenimento dei certificati per l'espatrio, assistenza di
tipo materiale come gli alloggiamenti nei campi profughi, l’erogazione di pasti caldi e la
fornitura di beni di prima necessità, l’assistenza sanitaria e i ricongiungimenti familiari.
1
Arnosti C., Milano F., (2006), Affido senza frontiere. L'affido familiare dell'adolescente straniero non
accompagnato, Franco Angeli, Milano.
8
Sul finire degli anni Ottanta si cominciò ad assistere all’arrivo di moltissimi giovani
provenienti dal Maghreb, dal Marocco e dalla Tunisia, con uno specifico progetto migratorio
che contribuì di fatto a ridisegnare lo scenario migratorio.
Questi giovani avevano come intento e fine ultimo quello di trovare un’adeguata
sistemazione lavorativa che desse loro la possibilità di migliorare le condizioni di vita proprie
e delle loro famiglie residenti nel paese d'origine.
Per la maggior parte di loro, l’intento della migrazione non era stabilirsi in modo
definitivo in terra straniera, ma dimorare temporaneamente fino al raggiungimento degli
scopi. Tuttavia, nella pratica, lo straniero non rientrava nel suo Paese per una serie di ragioni
anche di carattere logistico, si pensi alle difficoltà di regolarizzare la propria posizione sul
piano amministrativo; altri riuscivano a radicarsi nel territorio italiano pur rimanendo nelle
frange esterne della società. Questa è una realtà che tira seco altre problematiche di carattere
razziale, di integrazione sociale. Sono infatti aumentati i sentimenti di ostilità nei loro
confronti.
Come è stato autorevolmente sostenuto dal filosofo e sociologo della società liquida
Zygmunt Bauman “gli stranieri incarnano ciò che i nativi temono, quelle misteriose forze
globali di cui in realtà, siamo tutti pedine”.
Oggi, i dati relativi ai flussi migratori sono davvero impressionanti, il rapporto
dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ci offre un tracciato sui “viaggi
della speranza” che fa riflettere: il tratto di mare che collega la Libia alle coste siciliane
costituisce il tratto più pericoloso, la maggior parte dei migranti ha infatti perso la vita lungo
la rotta e ciò a causa di imbarcazioni fatiscenti, “le carrette del mare” usate dai trafficanti
anche in condizioni di navigazione proibitive, con un alto rischio di naufragio.
Oltre a quanto sopra rilevato, oggi, a livello istituzionale e mediatico questo fenomeno
tende ad essere presentato come un evento del tutto “nuovo”, cavalcato a livello politico dai
vari schieramenti e partiti che si confrontano ad esempio nell’agorà del web 2.0.
Nell’ultimo lustro, l’analisi dei flussi migratori ha consentito di evidenziare come essi
siano diretta conseguenza anche della grave instabilità socio-politica della Libia.
I recenti rapporti dell'Agenzia europea Frontex
2
, ci pongono dinanzi ad un nuovo
scenario geopolitico internazionale che ha riguardato il Nord Africa, a seguito della c.d.
“primavera araba”, e che ha avuto, insieme alla situazione socio-politica libica, notevoli riflessi
anche nel nostro Paese.
2
Frontex, Annual Risk Analysis 2015 (ARA).