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INTRODUZIONE
La gelosia è un impulso primario di natura antropologica che nasce dal timore di perdere
ciò che ci è più caro. Viene annoverata tra quelle emozioni considerate negative e sovente
mascherate o tenute nascoste, appurata la tendenza a danneggiare non soltanto colui che
la prova ma anche il suo ambiente e il reale destinatario, tant’è che il drammaturgo e poeta
inglese William Shakespeare, nella sua opera Otello, giunge persino a definirla «un mostro
dagli occhi verdi che dileggia la carne di cui si nutre»
1
. Sebbene questo sentimento, sin
dall’età preistorica, sia rimasto direttamente connesso all’evoluzione, permettendo la
creazione di un legame di attaccamento tra l’uomo e la donna, ha assunto nei secoli
connotazioni negative, a causa della paura di essere tradito e abbandonato che si instaura
nell’individuo e che lo spinge a sviluppare comportamenti di controllo, che possono sfociare
in azioni violente. Tuttavia, pur considerando i suddetti aspetti, la gelosia si classifica tra i
sentimenti più sperimentati dal genere umano ed è questo che ha scatenato il mio più vivo
interesse per tale argomento, tanto da spingermi ad approfondirlo all’interno di questo
elaborato.
Inizialmente andrò ad analizzare gli aspetti psicoantropologici della gelosia, cominciando
dall’etimologia del termine sino ad arrivare all’eziologia del sentimento e alle sue molteplici
manifestazioni psicologiche che, distaccandosi dalla comune gelosia, sconfinano nella
devianza e che vennero ampiamente osservate e studiate da psichiatri e neurologi tra cui
John Bowlby, caposcuola della teoria dell’attaccamento e Sigmund Freud, padre della
psicanalisi. In seguito, dopo aver esaminato le varie tipologie di gelosia patologica, mi
soffermerò sulle specifiche terapie per combatterla e curarla, ponendomi dunque l’obiettivo
di riflettere sulle diverse dinamiche psicologiche e criminali. In secondo luogo, andrò a
dimostrare come, essendo la gelosia così intessuta all’interno della nostra quotidianità, la
letteratura ne sia imbevuta. In particolar modo concentrandomi sulla traduzione dei
passaggi significativi di opere attinenti all’argomento, avvalendomi di due documenti
pubblicati dalla Banca Popolare Francese per dipendenti pubblici e statali Casden, che ha
messo a disposizione una selezione di romanzi francesi liberamente consultabili in lingua
1
William Shakespeare, Otello, tr. It.Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano 1996, p. 125.
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originale, dal titolo La jalousie dans la littérature e Amour, Passion et Devoir, complete anche
di delucidazioni di natura informativa e psicologica, scegliendo di tradurre anch’esse. Dopo
aver analizzato nel dettaglio questo materiale, ho suddiviso gli estratti per ognuna delle
tipologie di gelosia: per quanto riguarda la gelosia fraterna, decidendo di approfondirla
attraverso l’opera Pierre et Jean dello scrittore Guy de Maupassant, per la gelosia amicale
ho invece scelto Poil de Carotte di Jules Renard, mentre per quanto concerne la gelosia
sociale sono rimasta particolarmente affascinata sia dal romanzo Germinal di Émile Zola che
da Manon Lescaut di Abbé Prévost. Infine, tramite l’opera di Marcel Proust Un amour de
Swann, mi è stato possibile analizzare la gelosia amorosa ed in particolar modo le tappe
affrontate da un geloso patologico, concludendo infine con un estratto riguardante la
possibilità di poter superare questo sentimento senza ricorrere all’aggressività.
Ciò nonostante, per quanto esistano terapie per trattare la gelosia patologica, è noto
che, nel peggiore dei casi, essa possa sfociare nell’uccisione del proprio oggetto d’amore.
Infatti, non soltanto interessa l’attualità come un uomo geloso possa spingersi ad uccidere
la propria amata, temendo un reale o fittizio tradimento o un abbandono, ma è anche stato
recentemente coniato il termine “femminicidio” per definire «qualsiasi forma di violenza
esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice
patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l'identità attraverso
l'assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte
2
». Le tematiche del
femminicidio e della gelosia vengono sviluppate anche all’interno del romanzo di Cesare
Pavese Paesi Tuoi del quale proporrò un’analisi, prima di concentrarmi sulle differenze
terminologiche esistenti tra il “femminicidio” e il “femmicidio”.
In conclusione, contestualizzerò il fenomeno dei femminicidi in Italia, inquadrandolo
attraverso statistiche e documentazioni attinenti e mettendolo in relazione al sentimento
della gelosia, arricchendo l’insieme con un approfondimento relativo alla situazione francese.
Mi soffermerò infine sui tentativi messi in atto dai due diversi Paesi, con l’intento di affrontare
e arginare questo fenomeno che miete sempre più vittime e che, nei decenni precedenti si
tendeva ad insabbiare, mentre, ai giorni nostri, occupa le prime pagine dei quotidiani.
2
Matilde Paoli, Femminicidio: i perché di una parola, in http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-
italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/femminicidio-perch-parola, 19 agosto 2019.
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1. LA GELOSIA
Il lemma geloso deriva dal latino volgare zelosus, dal basso latino zelus e dal greco zelos
(prontezza di spirito); la sua diffusione nella lingua latina è dovuta all’espressione Deus
zelotes
3
contenuta all’interno della Volgata; mentre, nella lingua francese, il termine è
comparso per la prima nel XII secolo con il significato di «desideroso, invidioso». La lettera
«a» del francese jaloux resta invece d’origine ignota. La parola jalousie proveniente dal
greco «zelosis» (emulazione, rivalità) compare nel XIII secolo e prende il senso di
«desiderio, invidia». Successivamente, nel XVIII secolo, viene tradotto nell’italiano
«gelosia», per indicare un graticcio di lamine molto sottili che permettono di vedere senza
però esser notati, in Oriente destinato a nascondere le donne dagli sguardi altrui.
La gelosia è un’emozione caratterizzata dal desiderio di possessione. Il geloso,
indifferentemente dal fatto che si tratti di un uomo o di una donna, vorrebbe prendere a
tutti i costi il posto di un altro per poter trarre beneficio da ciò che egli possiede. I modi in
cui la gelosia si manifesta possono essere estremamente diversi tra loro, che si tratti della
modalità di esprimerla o di sperimentarla. Risulta per questo molto difficile, se non
impossibile, riuscire a darne una sola definizione, a maggior ragione poiché viene spesso
scambiata per invidia. Ma, a differenza del geloso che si limita a lasciarsi trasportare dalle
proprie illusioni, l’invidioso sa essere un abile calcolatore. Jean de la Bruyère, nella sua opera
I caratteri afferma: «La gelosia non è esente dall’invidia, e anzi spesso queste due passioni
si confondono. L’invidia viene talvolta considerata un sentimento a se stante: provocata nel
nostro animo da tenori di vita più elevati rispetto al nostro, da un cospicuo patrimonio, da
una benevolenza, dal ministero. L’invidia e l’odio coincidono sempre e si rafforzano l’un
l’altra in uno stesso individuo; ed è possibile distinguerle solamente poiché una si attacca
alla persona e l’altra allo stato e alla condizione
4
.» Si suole ritenere che il geloso abbia paura
di perdere qualcosa o qualcuno per il quale prova un vero senso di attaccamento, o un bene
3
Il termine “Deus zelotes” compare nella versione latina della Bibbia, che viene comunemente chiamata
Volgata, e significa Dio geloso.
4
Cit. Jean de la Bruyère, in Casden et Vousnousils : l’emag de l’education, I caratteri, Ligaran, Parigi 2015,
p. 193.
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di cui un altro dispone; mentre l’invidioso prova risentimento verso i possedimenti
appartenenti ad un secondo individuo, ma desiderati. […]
5
1.1 Introduzione all’eziologia e alle manifestazioni psicologiche del
sentimento
La gelosia viene, in contesto psicanalitico, «interpretata in chiave di pulsione, vale a dire
di un’eccitazione interna profondamente radicata nell’inconscio alla quale non ci si può
sottrarre: la si può solo scaricare in vario modo ed eventualmente sublimare»
6
, essendo un
sentimento caratterizzante della natura umana. Come approfondiremo in seguito, affonda
le sue radici nella relazione triangolare tra madre, padre e bambino e accompagna l’uomo
durante tutto l’arco della propria esistenza, prendendo il sopravvento anche in contesti
sociali o amicali, come in ambito scolastico o lavorativo. Tuttavia, il tipo di gelosia da sempre
più diffuso resta quello amoroso, che vede uno stravolgimento degli equilibri della vita di
coppia.
Alla sfera emozionale di ogni essere umano appartengono quattro sentimenti definiti
fondamentali o primari: dolore, paura, rabbia e gioia. Quando questi si combinano vanno a
formare le cosiddette emozioni complesse, alle quali appartiene anche la gelosia.
Quest’ultima si classifica anche tra le emozioni relazionali, poiché si manifesta soltanto in
presenza di un Altro ed è distruttiva, non soltanto quando va a colpire la sfera sentimentale,
ma anche quella sociale, provocando disequilibri psicofisici, comportamentali e relazionali.
Andremo adesso ad analizzare più nel dettaglio come questo sentimento si manifesti in
ambito psicanalitico e quali complessi psicologici e patologie ne derivino.
1.2 Sigmund Freud, le Teoria dello sviluppo sessuale e i complessi infantili
Come abbiamo affermato inizialmente, la gelosia rimane un sentimento arcaico, legato
al desiderio di possesso che costituisce una caratteristica innata dell’essere umano. Il primo
5
Proposta di traduzione da Madelaine Rolle-Boumlic (a cura di), in Casden et Vousnousils: l’emag de
l’education (a cura di) Fiche de lecture : La jalousie dans la littérature, Essai de définition, Ligaran, Parigi,
Luglio 2015, p. 3.
6
Carlamaria Del Miglio, Gelosia in Treccani, www.treccani.it/enciclopedia/gelosia_%28Universo-del-
Corpo%29/, 19 agosto 2019.
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studioso ad offrire una spiegazione alle dinamiche psicologiche responsabili di questo
sentimento è stato Sigmund Freud, neurologo, psicanalista e filosofo, attraverso la Teoria
dello sviluppo psicosessuale elaborata nel 1905. Egli ha evidenziato l’esistenza di 5 stadi,
ognuno dei quali descrive una fissazione della libido che va a coinvolgere una determinata
regione del corpo, suscitando conflitti psicosessuali, la cui risoluzione dev’essere necessaria
per poter progredire allo stadio successivo; è bene precisare che Freud indica, attraverso il
termine “sessuale”, l’insieme di sensazioni e fantasie piacevoli che si manifestano nel
bambino in particolare nei suoi primi cinque anni di vita. Il primo stadio comprende la fascia
di età da zero a un anno ed è definito “orale”, in quanto la libido si focalizza nella bocca del
bambino. La seconda fase (1-3 anni) è quella anale, in cui il bambino prova piacere durante
la defecazione, e viene seguita da quella fallica (3-6 anni) dove il bambino stesso viene a
conoscenza delle differenze sessuali anatomiche e scopre il proprio corpo. È in questa fase
che si sviluppano, originati dal rapporto con i genitori, il complesso di Edipo nei maschi e il
complesso di Elettra, analizzato e introdotto successivamente dal collega Carl Gustav Jung,
nelle femmine; in entrambi si manifestano sia un sentimento affettivo nei confronti del
genitore di sesso opposto, sia frequenti rivalità con il genitore dello stesso sesso, che diventa
oggetto di ostilità, poiché il bambino non riesce a concepire una possibile condivisione del
proprio oggetto d’amore: questo è il primo esempio di gelosia che si manifesta sin dalla più
tenera età. Gli ultimi due stadi sono quello latente, durante il quale la libido rimane
dormiente, e quello genitale che vede un primo periodo di sperimentazione sessuale.
Osserviamo più nel dettaglio i due complessi sopracitati. Innanzitutto, con il termine
“complesso” si intendono gli elementi positivi e negativi che coesistono nella terza fase
evolutiva e che sono tra loro interconnessi: conflitti interni ed esterni caratterizzati da ansie,
nostalgie e aspirazioni, fondamentali per l’attivazione di meccanismi di difesa e protezione
del proprio oggetto d’amore. Entrambi vengono considerati fondamentali per la crescita di
un individuo, poiché permettono di comprendere la differenza iniziale tra “giusto” e
“sbagliato” e segneranno l’andamento futuro delle relazioni affettive. Il complesso di Edipo
rimanda alla tragedia greca scritta da Sofocle nel V secolo a.C. che narra le vicende di Laio,
padre di Edipo, marito di Giocasta e re di Tebe. Laio seppe dall’oracolo che, nel caso in cui
avesse avuto un figlio, quest’ultimo l’avrebbe spodestato per poi sposare sua moglie.
Quando la moglie partorì un maschio, egli decise di abbandonarlo ma un viandante che