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Introduzione
Con questo elaborato ho scelto di unire finalmente dopo anni la via
lavorativa a quella universitaria. Certo ho avuto la possibilità di poter
affrontare gli studi quando erano un’esigenza dell’animo e non un obbligo
sociale e ciò ha reso il percorso molto più naturale. Le mie passioni per la
musica e la computer grafica mi portarono nel 2011 a girare un videoclip
amatoriale per la mia band, fui subito colpito dall’intensità delle emozioni
e dal grado di professionalità necessari per realizzare un’opera del genere,
ma il risultato fu molto apprezzato. Tanto che un anno dopo ricevetti il
mio primo incarico per la realizzazione di un videoclip di una band che
non fosse la mia. Da allora è iniziata una lenta scalata professionale, in cui
l’avanzare degli incarichi ha comportato un miglioramento delle tecniche
e delle attrezzature. Da quel momento una domanda ha cercato sempre di
essere soddisfatta nella mia testa.
Quale è il valore artistico di un videoclip musicale? Io mi sentivo un
artigiano del video nel fare quasi tutto da solo, all’inizio con mezzi
davvero poverissimi, budget di poche centinaia di euro. Ma cercavo di
dare un significato profondo ai miei lavori. Eppure guardando verso chi
era più in alto o aveva più esperienza notavo spesso un decadimento del
valore artistico in nome di una omologazione visiva più digeribile dagli
spettatori. Nelle pagine seguenti sviscererò il mondo del videoclip
musicale aiutato dalle mie fonti bibliografiche. Dapprima esaminandone
la storia, che sembra essere naturale quanto quella della scrittura.
Seguendo la sua evoluzione da teorema teatrale a forma di comunicazione
completa, da forma di accompagnamento a moderno strumento di prova
delle più avanzate tecnologie cinematografiche. Ne analizzerò il valore
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commerciale, oggi strumento di vera e propria divulgazione di prodotti
commerciali. Sempre aiutati da esempi illustri e da video prodotti da me
negli anni, analizzati alla luce delle nuove conoscenze. Arriveremo ad
analizzare la struttura della sceneggiatura di un videoclip accompagnati da
artisti illustri come Michael Jackson o band rock come i Foo Fighters.
L’elaborato è un elogio a questa tecnica comunicativa e come tale non
mancherà di analizzare le diverse pratiche del montaggio, comparandolo a
quello cinematografico ed analizzandone differenze e analogie. Un diario
di bordo tecnico con appunti personali verificabili in maniera pratica sui
canali video dedicati. Risponderò grazie a questa opportunità, alla mia
domanda sul valore artistico del videoclip e, anzi, completerò di
conoscenze accademiche il mio percorso lavorativo. Lo validerò grazie a
questo corso di studi ben strutturato, interessante e che in questi anni non
mi ha mai annoiato. Così, dai primi jazz-film a David Bowie, sempre
accompagnati dalle menti artistiche e musicali più illustri e geniali che il
mondo abbia conosciuto, arriverò a delle conclusioni sul presente ed il
futuro del videoclip che scopriremo essere un mondo molto più variegato
di quello che può apparire a chi solo occasionalmente vi si lascia
intrattenere. Una lettura piena di ricercate curiosità per gli interessati,
magari utile e spero piacevole. Ma soprattutto la lettura che avrebbe
aiutato il me stesso del 2011 ad iniziare con più consapevolezza un
percorso fatto di meravigliose scoperte, a metà tra trucchi di magia e
competenze tecniche. Comincio però questo percorso ricordando le parole
di Stanley Kubrick: “Ho imparato molto di più vedendo film che leggendo
pesanti tomi sull'estetica del cinema. La migliore educazione a fare film è
farne uno”. Perché sia sempre il fare concreto il vero maestro e non la
pura astrazione mentale del come fare, che se ostinatamente reiterata porta
al nulla.
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Capitolo 1. Il cinema e la radio si incontrano
1.1 - Le origini, il Jazz-Film e Hollywood
Il rapporto da musica e immagini è antico, intimo, ancestrale. Un potere
molto più grande dell'utilizzo promulgativo, utilizzato nei rituali di
divinazione sciamanici, nelle chiese cattoliche medioevali con la messa
spettacolo, fino alle moderne forme pubblicitarie. Perché questa
associazione simula il comportamento stesso del cervello umano, noi
stessi compiamo continui tagli e montaggi alla realtà battendo le palpebre,
fermandoci a ricordare e immaginando il futuro, mescoliamo le tre sfere
temporali continuamente durante il giorno (finanche il sogno di notte),
accompagnati dal suono del mondo, dalle voci, dalla musica. Il metodo
più efficace di veicolare un messaggio ad un sistema complesso come
quello umano è dunque la sua codificazione nei cinque sensi. Più ci si
avvicina alla percezione pan-sensoriale dell'uomo, più il messaggio
risulterà comprensibile e reale, per quanto immaginifico. È stato
ampiamente testato che l'andamento del sincronismo sensoriale in
un'opera influisce su riflessi corporei involontari quali battito cardiaco,
pressione arteriosa, respirazione, causando stati di ansia o di
rilassamento
1
.
Quello che oggi chiamiamo videoclip è in realtà il frutto definitivo di una
ricerca millenaria di un'arte totalizzante, che trasporti lo spettatore verso la
dimensione artistica impegnandone tutti i sensi. La massima digressione
storica che si può fare è quella che giunge al 480 a. C. e alle origini del
1 E. SIMEON, Manuale di storia della musica nel cinema. Storia, teoria, estetica della musica
per il cinema, la televisione e il video, Rugginenti, 2015, Milano, pp. 56 - 64
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teatro greco. A Tespi, le processioni religiose iniziarono ad incorporare
musica, recitazione e architettura scenica, dando inizio ad un mondo
meraviglioso che oggi raggiunge livelli di trasporto unici e non per questo
ancora definitivi
2
. Nell'Ottocento, fu lo stesso Wagner a riassumere il
concetto di "Opera d'arte totale" nel termine Gesamtkunstwerk, in inglese
Totaltheater. Una forma d'arte teatrale, di chiara ispirazione greca che
divenga rifugio dell'anima unendo poesia, musica, pittura e architettura
3
.
Sarà Thomas Edison, però, ad imprimere la prima grande traccia nel
terreno dell'intrattenimento moderno. Egli infatti, nel tentativo di
promuovere il fonografo di sua invenzione, aiutato dal suo assistente
William K.L. Dickson, mette in scena nel teatro "Black Maria" una
performance musicale scritta dallo stesso Dickson. L'uomo suona il
violino accanto ad un fonografo e alcuni membri dello staff danzano al
ritmo della musica. Il tutto era registrato dal Kinetoscopio, l'invenzione di
Edison che anticipò il Cinèmatographe dei fratelli Lumière. Il
kinetoscopio era destinato, nei progetti di Edison, ad associare con
l'avanzamento tecnologico, il suono e il video in un unico dispositivo,
anticipando di oltre trenta anni l'effettivo brevetto delle 35mm audio del
1928.
Il cinema muto è a tutti gli effetti la prima forma di promozione musicale
per immagini. I fratelli Lumière progettarono, infatti, le proiezioni del
Cinèmatographe per essere accompagnate da musica e commenti dal
vivo. Ciò era proponibile sempre nelle grandi città e nelle grandi fiere in
maniera originale, ma con l'ampliarsi della richiesta del pubblico, nelle
piccole città nacque l'esigenza di acquistare, su supporto cartaceo, le
2 E. ADRIANI, Storia del teatro antico, Carocci, 2005, Roma. p. 37
3 D. LIGGERI, Musica per i nostri occhi: Storie e segreti dei videoclip, Bompiani, 2007, Milano.
Kindle Loc. 938
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partiture musicali e i commenti con le istruzioni da seguire durante lo
spettacolo. Ecco perché parlare di videoclip non significa, soltanto,
indagare i nostri anni a partire dalla fine del Novecento
4
.
Nel 1927, Alan Crosland realizza il primo film sonoro che prevedesse
audio e video sulla stessa pellicola. "Il cantante di Jazz". Il film musicale
narra di un musicista ebreo che decide, contro la volontà della famiglia, di
dedicarsi alla musica Jazz mettendo da parte quella sacra. Non a caso il
primo esempio di cinema sonoro è un film musicale e non parlato, dando
origine ad una fortunata serie di "Jazz-film" antesignani effettivi del
videoclip musicale. La cosa più interessante dell'opera di Crosland è, oltre
alla rivoluzione tecnica del sonoro, la rivoluzione del mercato
discografico. Al Jolson, il musicista performer del film, vendette dodici
milioni di copie del disco da lui composto contenente le sei canzoni
presentate nel film
5
.
L'industria musicale intuì immediatamente il potenziale di questa
rivoluzione. Furono così commissionati i primi Jazz Film per la
promozione musicale. La durata del film era, a parte rari casi contenenti
prologhi presentativi, della esatta lunghezza del brano musicale. Erano per
lo più riprese fisse delle esibizioni dei musicisti, qualche volta
accompagnati da ballerini o interi corpi di ballo che servivano ad
arricchire un film che a causa delle esigente tecniche dell'epoca era
particolarmente statico
6
. Questo è un fenomeno riscontrabile anche in
epoca moderna, spesso infatti, la carenza di idee geniali o in caso di video
volutamente semplici, ci si dedica alla spettacolarizzazione dell'esibizione
pura. Accade nel caso del Rap con l'ostentazione di oggetti di lusso, nel
4 D. LIGGERI, Musica..., Op. Cit. Kindle Loc. 1013
5 L. ALBANO, Il secolo della regia, Marsilio, 1999, Venezia, p. 159
6 A. DEL CASTELLO, Il videoclip. Musicologia e dintorni dai Pink Floyd a YouTube, Cavinato,
2015, Brescia, p. 33
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Pop con ballerine particolarmente scoperte o nel rock estremo con
immagini violente o esoteriche. Questo è riconducibile spesso a brani già
radiofonicamente famosi per cui non si richiede un videoclip
particolarmente articolato. Un video non destinato alla visione prolungata
ma ad un utilizzo Snackable (ovvero di facile accesso su tutti i supporti e
che permetta di smettere e ricominciare la fruizione in breve tempo), o che
accompagni il semplice ascolto del brano.
Ritornando ai Jazz-Film, la radio ed il cinema si erano felicemente e
definitivamente incontrati contaminandosi a vicenda. Dagli Anni '30 nelle
sale arrivavano film come "Quarantaduesima strada" di Lloyd Bacon,
trasposizione del musical di già grande successo nei teatri di Broadway. E
vengono prodotti Jazz Film con cadenza sempre maggiore e produzioni
sempre più importanti da inserire tra le pause dei film o dopo i
cinegiornali. Con la caratteristica di avere immagini ricercate e una
profonda ricerca delle avanguardie visive, con al centro sempre
l'esibizione musicale. Ad esempio vennero prodotti Jazz Film come
"Simphony in black" di Duke Ellington del 1935, molto più vicino ad un
vero e proprio film. Ha infatti una sceneggiatura ben strutturata che
alterna alle immagini dell'esibizione immagini di sfruttamento degli Afro-
Americani e una breve storia, con ritrovati nella fotografia ancora oggi
attuali. Esempio massimo del genere Jazz-Film è "St. Louis Blues" del
1929 di Dundley Murphy e interpretato da Bessie Smith, un'opera di
quindici minuti con una introduzione non musicale di ben sette minuti in
cui si presenta la protagonista in un locale jazz intenta a bere da una
bottiglia prima di cantare. Finché nel 1934 tutte le caratteristiche del
marketing, della messa in scena e della performance musicale, si uniscono
in “Minnie the Moocher” di Dave Fleischer un Jazz-Toon per Cab
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Calloway. Viene prodotto appositamente per un brano e per promuovere il
musicista ed è proprio questo enorme risultato a renderlo il primo vero
videoclip. Calloway diventa campione di vendite di dischi e di popolarità.
L'evoluzione del videoclip è sempre stata legata alla tecnologia
trainandola ed essendone trainata
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. Per la sua natura breve il videoclip è
spesso terreno di prova ideale per le nuove tecnologie visive e, al tempo
stesso veicolo di promulgazione dei nuovi media. Impossibile dimenticare
i videoclip inseriti nei compact disc negli Anni ‘90, le raccolte in DVD nei
2000 o non tenere presente che il videoclip è il principale strumento di
attrazione di YouTube, ma avremo modo di analizzare questa evoluzione
in maniera più dettagliata.
Negli Anni '40, la percezione del potenziale dei Jazz-Film lo portò ad
espandersi a nuovi generi e, soprattutto alle nuove tecnologie. Erano gli
anni del Juke-box e i volti dei musicisti erano ancora quasi sempre
sconosciuti a chi non poteva andare ai concerti o alle esibizioni dal vivo.
Fece così arrivo in moltissimi american bar il nuovo "Panorama Soundie",
un jukebox dotato di un piccolo schermo di plastica da cui venivano
mostrati i videoclip dei brani scelti di volta in volta. Tra i più celebri
Soundie citiamo "The minute Waltz" di Jack Shaindlin, "Scrub me, mama,
with a boogie beat" di Gray Gordon e diretto da Arthur Leonard, "Hot
chocolate" di Duke Ellington. Il dispositivo non era un prodigio della
meccanica ed in effetti comportava spesso un fastidioso fuori sincro di
video e musica che venivano letti da un disco e da una pellicola ancora in
maniera separata. Eppure ebbe il grande merito di portare i videoclip fuori
dalle sale cinematografiche, dove erano già presenti e avvicinarli alle case
della gente. Una preparazione all'avvento della invenzione-rivoluzione per
7 D. LIGGERI, Musica..., Op. Cit. Kindle Loc. 1604 - 1736