termini di rendimento rischio e liquidità che la gestione professionale permette di
raggiungere
• l’attuale processo di globalizzazione finanziaria richiede sempre maggiori
competenze e conoscenze per investire su mercati che sono sempre meno a livello
di singolo paese. Le conoscenze necessarie travalicano quella che può essere la
visione del singolo perché servono sinergie che solo a livello di organizzazione
professionale è possibile ottenere
• gli ultimi tre decenni sono stati caratterizzati da una crescente ed inarrestabile
innovazione degli strumenti finanziari incompatibile con le capacità del singolo
risparmiatore. Basti pensare ai Futures, alle Opzioni sui Futures, ai Covered
Warrants, ed agli altri derivati e strutturati caratterizzati da una notevole
complessità e da un estremo grado di rischio.
Perché i singoli possano beneficiare di tutte queste continue innovazioni sopportando
un grado di rischio notevolmente ridotto l’unica via percorribile è l’affidamento del
risparmio ad investitori istituzionali specializzati. L’entrata dell’Italia nell’Unione
Monetaria Europea rappresenta un cambiamento epocale nel mondo del risparmio
gestito, necessità avvertita non solo dal lato dell’offerta ma soprattutto da quello della
domanda composta da risparmiatori sempre più esigenti e sofisticati.
2.5 IL CAPITALE VARIABILE DELLE SICAV
La variabilità del capitale sociale è la caratteristica peculiare ed essenziale delle
SICAV. Il principio della “porta aperta” contraddistingue anche l’istituto mutualistico
della società cooperativa, ma nelle SICAV assume un significato diverso perché si
tratta di una società con scopo lucrativo .
La variabilità del capitale è connaturata alla dinamica gestionale delle sottoscrizioni e
dei rimborsi e questo determina una uguaglianza che caratterizza unicamente le
SICAV: capitale sociale = patrimonio netto.
A parità di valore di mercato degli investimenti il patrimonio aumenta in un periodo
se la raccolta netta è positiva, cioè se le sottoscrizioni eccedono i rimborsi, mentre
decresce nel caso contrario. In realtà il capitale risulta variabile in ragione di due
diverse condizioni:
• variabilità del valore delle attività
• continuo modificarsi del numero di azioni in circolazione
A causa della suddetta identità tra capitale sociale e patrimonio netto viene meno il
concetto di valore nominale delle azioni, ma perdono valore in un certo senso anche i
concetti di utile e perdita di esercizio in quanto le variazioni di valore del patrimonio
sono collegate più al susseguirsi di sottoscrizioni e rimborsi di azioni che al risultato
della gestione.
Anche le riserve perdono significato nell’economia delle Società di Investimento a
Capitale Variabile perché sussistendo l’identità tra capitale sociale e patrimonio netto,
le riserve espresse dall’uguaglianza : riserve = patrimonio netto – capitale sociale,
assumono inevitabilmente un valore pari a zero.
E’ fatto divieto alle SICAV di detenere in portafoglio azioni proprie dunque i
rimborsi agli azionisti vengono effettuati con il contestuale annullamento delle azioni
rimborsate.
Per valutare il risultato economico della SICAV bisogna fare riferimento al valore di
mercato della singola azione, unico parametro in grado di informarci sull’andamento
positivo o negativo delle allocazioni effettuate, espressione dell’oggetto sociale.
3.8 IL PORTAFOGLIO OTTIMO DEL GESTORE
Questo modello, trattato da Dang Dinh Cung in una pubblicazione dell’Università di
Parigi 1, definisce il rischio come la probabilità di ottenere ex-post un rendimento
inferiore ad una data soglia minima di rendimento accettabile o promesso dal gestore
di portafoglio ai risparmiatori.
Questa accezione del rischio differisce in maniera significativa dalla definizione di
Markowitz, che considerava il rischio come probabilità di scostamento del
rendimento effettivo dal rendimento atteso.
Il modello di Cung si pone come obiettivo l’individuazione di un algoritmo per la
ricerca di una composizione ottima di portafoglio, soprattutto a supporto dei gestori
di OICVM, SICAV e fondi comuni di investimento in primis. Questo schema
concettuale si applica a portafogli di dimensioni importanti gestiti secondo il metodo
passivo, ovvero ispirati all’efficienza del mercato e al CAPM.
Coerentemente con i modelli cronologicamente precedenti si suppone che i
rendimenti siano distribuiti normalmente. Dunque un attività ne domina un’altra se a
parità di media la deviazione standard del rendimento è minore; oppure se a parità di
deviazione standard la media è maggiore.
Ogni attività finanziaria può essere rappresentata in un piano cartesiano definito dalla
media e dalla deviazione standard. L’insieme delle attività che non sono dominate da
nessun’altra costituiscono, come nel modello di Markowitz , la frontiera efficiente.
Dopo avere definito la frontiera efficiente bisogna definire la funzione limite inferiore
del rendimento, coerentemente con la definizione di rischio precedentemente esposta.
Data un’attività finanziaria il cui rendimento ha media mu e scarto quadratico medio
sigma, il rendimento minimo accettabile Rmin può essere espresso come:
Dove alfa è il coefficiente di Fisher.
Il rendimento soddisfacente deve essere compreso nell’intervallo (Rmin, +infinito), e
bisogna determinare la probabilità di avere un rendimento inferiore a Rmin.
Definendo F(sigma) la funzione che esprime il rendimento del portafoglio efficiente
in funzione dello scarto quadratico medio del rendimento, il limite inferiore
dell’intervallo di confidenza del rendimento è :
σµ
α
tRR
−==
0min
Dato un portafoglio efficiente con rendimento medio F(sigma) e deviazione standard
sigma, t alfa è la probabilità che il rendimento effettivo sia inferiore a G sigma. La
funzione G sigma rappresentata nella figura seguente è il limite inferiore del
rendimento.
Il portafoglio ottimo è il portafoglio che massimizza la funzione di utilità del gestore
di portafogli. Qualunque sia la sua clientela, il problema del gestore è la ricerca del
portafoglio che gli permetta di promettere il massimo rendimento.
Si suppone che il limite inferiore dell’intervallo di confidenza del rendimento sia la
sua funzione di utilità. Otteniamo la seguente uguaglianza:
σσ
ασ
tG
F −= )(
Bisogna dunque trovare il valore
che massimizzi la funzione
Questa funzione è il limite inferiore dell’intervallo di confidenza dei rendimenti
aventi media F(sigma) dato il rischio misurato da t alfa. Il massimo di questa
funzione è il rendimento massimo che il gestore possa promettere tenendo conto della
sua avversione al rischio definita dalla probabilità t alfa di non riuscire a mantenere
la sua promessa.
Il portafoglio ottimo è il portafoglio efficiente individuato dal livello di rendimento
sigma gest.
σµ
α
σ
tRR
U
−===
0min
)(
σσ
opt
=
σ
σσ
α
t
FG
−
= )()(
Frontiera efficiente
σ
σσ
α
t
FG −= )()(
σ Gestσ Min
RLim
RGest
Scarto quadratico medio
M
e
d
i
a
σ Max
P
Bisogna vedere la posizione di G, il massimo della funzione G sigma, rispetto
al rendimento Rlim che il gestore può promettere alla clientela.
• se Rlim = G il portafoglio ottimo è quello per il quale la deviazione standard del
rendimento è Sigma gest
• se Rlim < G il gestore può promettere un rendimento superiore a Rlim, cioè G,
oppure un rendimento compreso tra Rlim e G correndo un rischio minore di non
poter mantenere la sua promessa
• se Rlim > G non c’è nessuna soluzione che soddisfi contemporaneamente le attese
dei clienti in termini di rendimento minimo e il rischio massimo che il gestore è
disposto a sopportare.
In quest’ultimo caso il gestore deve reimpostare la sua politica di investimento
indirizzandosi verso un altro target di clientela, verso altri mercati, o accettando un
rischio operativo maggiore.
Dall’analisi precedente si può concludere che:
• la composizione ottima di portafoglio massimizza la funzione G sigma del
gestore e supera il rendimento minimo atteso dalla clientela Rmin
• la funzione G sigma è dedotta dalla frontiera efficiente F(sigma)
• la funzione F(sigma) deriva a sua volta dalla Frontiera efficiente
Di conseguenza per trovare la composizione del portafoglio ottimo bisogna procedere
al contrario:
)(
2
σ
∗F
• definire la funzione
e la composizione dei portafogli efficienti corrispondenti ad ogni valore di sigma.
L’algoritmo di ricerca della funzione
è stato dimostrato da Markowitz.
• Calcolare sigma poi definire la funzione G sigma.
Siccome sigma , lo scarto quadratico medio, è la radice quadrata della varianza e
basta applicare per ogni valore di sigma la relazione:
Cercare sulla funzione G sigma il valore di sigma che corrisponde alla deviazione
standard del rendimento del portafoglio ottimo.
Non è necessario definire interamente la frontiera efficiente: basta fermare
l’applicazione dell’algoritmo quando G sigma raggiunge e passa un massimo.
)(
2
σ
∗F
)(
2
σ
∗F
)(
)(
2
σ
σ
∗
=
F
F
σ
σ
σ
σσ
αα
tFt
FG
−∗=−=
)()()(
2
Questo modello, che ha introdotto una diversa accezione del rischio, si propone come
un’evoluzione ed un approfondimento della teoria di Markowitz. Nell’ambito di
questo studio è anche stato dimostrato che il portafoglio ottimo del singolo
risparmiatore e quello del gestore professionale non coincidono, perché sono ispirati
a funzioni di utilità e a livelli di rischio diversi.