specialistiche o di ricoveri, quando sono indicati. Tutto ci� inquadrato nella
continuit� di un rapporto di conoscenza e fiducia, che � spesso il miglior
fattore di promozione della salute. Non solo: la rete comprende anche i
pediatri di libera scelta, un servizio pubblico che non � fornito da nessun altro
paese.
L�assistenza in ospedale, articolata in centri di diverso livello e
specializzazione, � garantita a tutti, anche per le necessit� pi� onerose,
come per esempio un trapianto di cuore o l�uso di strumenti d�altissima
tecnologia. Nessuno deve preoccuparsi di non poter affrontare una malattia
per difficolt� economiche, come accade anche in paesi avanzati come gli
Stati Uniti. Gli interventi e i provvedimenti che si sono dimostrati utili sono
assicurati a tutti, con un livello d�assistenza che �, in media, di qualit� ottima,
come si rileva anche dai risultati raggiunti, e con una spesa che � tra le pi�
basse in Europa.
1
Insomma, il malato al centro del sistema.
Nonostante ci�, quasi un italiano su due si dichiara insoddisfatto; a
quanto pare, quindi, la qualit� dell�assistenza non viene percepita; uno dei
motivi principali � la carenza di umanizzazione e comunicazione sentita dalla
maggioranza degli utenti. Cos�, sempre pi� indagini demoscopiche
sottolineano la diffusa esigenza, espressa dai cittadini, di maggiore
informazione sui loro diritti e doveri, particolarmente per quanto riguarda la
salute (prevenzione, prestazioni offerte dalla Sanit� pubblica, strutture
ospedaliere, rimborsi, etc.).
Eppure, "la prima responsabilit� nel fornire una costante ed efficace
comunicazione ai cittadini spetta al servizio sanitario, in tutte le sue
articolazioni�
2
. Ma, salvo rare eccezioni, esso � ancora lontano dal
considerare la comunicazione come un compito istituzionale, pari per
importanza a quelli tradizionali di prevenzione, diagnosi e cura.
Un�efficace comunicazione per la salute migliorerebbe il rapporto fra i
produttori e gli utenti del servizio, elevando il grado di partecipazione e di
1
L�Organizzazione mondiale della Sanit� ha stilato nel 2000 un confronto dei sistemi sanitari
per i 191 paesi membri dell�ONU, e all�Italia � stato assegnato il secondo posto per il
rendimento complessivo, dopo la Francia.
2
Dalla presentazione alla Relazione sullo Stato Sanitario dell�Italia, a cura dell�ex Ministro
della Sanit� Veronesi.
soddisfazione dei fruitori; contribuirebbe all�attivit� di prevenzione delle
malattie, cooperando a garantire l�equit� di accesso e migliorando l�efficacia
attraverso una chiara, corretta e completa informazione circa i servizi offerti e
la loro dislocazione sul territorio; inoltre il buon funzionamento dei processi
comunicativi interni costituisce una "conditio sine qua non" per lo sviluppo del
Servizio Sanitario e per la razionalizzazione degli interventi, assicurando
l�ottimale interazione fra le varie strutture, la condivisione di obiettivi e
strategie e la complementariet� fra le azioni intraprese, nella prospettiva di
un approccio integrato e interdisciplinare ai singoli problemi e di un utile
interscambio di competenze ed esperienze professionali.
Un cittadino bene informato diventerebbe cos� consapevole non solo
del proprio diritto alla salute, ma anche del proprio ruolo di soggetto attivo
attraverso l�adozione responsabile di abitudini di vita pi� sane e un�attenzione
costante alla prevenzione. Da tempo ci� � stato capito dagli italiani che
stanno spingendo per non essere considerati pi� solo dei pazienti.
Comunicare bene aiuta a curare prima e meglio.
Queste sono le riflessioni che mi hanno spinto ad addentrarmi in un
campo analiticamente ancora piuttosto sconosciuto. Lo analizzer� partendo
dalla situazione venutasi a creare dopo la legge 150, per studiare poi la
comunicazione in sanit� nei suoi due aspetti, quello nazionale e quello locale
(singola struttura sanitaria). Ma l�originalit� di questo tema si impenner�
ulteriormente quando andr� poi a esplorare la comunicazione sanitaria rivolta
ai bambini, ossia quella prodotta dagli ospedali infantili italiani, focalizzando
l�attenzione, per motivi territoriali, su il �Burlo Garofolo� di Trieste, per il quale
progetter� un piano di comunicazione integrata a scopo didattico.
Buona lettura.
CAP. 1 - STORIA DELLA COMUNICAZIONE PUBBLICA
1.1 Introduzione.
La comunicazione pubblica � un grande strumento di democrazia.
Come tutti gli strumenti, ha avuto bisogno di essere studiato e rodato per
essere usato al meglio.
Ha origini molto antiche, nel senso primitivo del termine, e se vogliamo
anche filosofiche, ma � solo recentemente che sta scoprendo la sua
essenziale funzione strategica all�interno della pubblica amministrazione. Il
concetto in cui si rispecchia � molto diverso da quello del secolo scorso ma
anche da quello di pochi anni fa e lo studio dei mutamenti avvenuti �
necessario per capire la sua struttura odierna.
Troviamo cos� in questo capitolo un breve excursus della sua storia,
con particolare attenzione al contesto normativo (chiaro il riferimento alla
legge 150 del 2000), che ci consentir� di capire i motivi del suo ritardo nel
nostro Paese e di meditare sugli aspetti di criticit� nel futuro di questa
disciplina.
Ma soprattutto ci permetter� di analizzare le temperie culturali in cui
nascer� in seguito, boccheggiando, la comunicazione sanitaria.
1.2 Storia della comunicazione pubblica. Dagli albori ad oggi.
L�origine pi� antica della discussione attorno al concetto di
comunicazione pubblica pu� esser fatta risalire alla distinzione filosofica fra
societ� civile e stato. Tralasciando i caratteri teorici di questa dicotomia,
appariva chiaro che tra le due entit� ci doveva essere un flusso comunicativo
che permetteva loro di dialogare, consentendo alla prima di trasmettere le
sue volont� e i suoi bisogni agli organi statali, e a quest�ultimi di informarla
sulle attivit� e decisioni assunte. E� intorno a questo flusso in entrata e in
uscita, progressivamente cresciuto nel tempo in quantit� e qualit�, che si �
andato a costituire il nucleo della comunicazione pubblica.
Questo processo fu legato ai concetti di trasparenza, pubblicit� e
opinione pubblica, gi� ai tempi di Kant; illuminante e molto moderno a questo
proposito era il suo pensiero, secondo cui la politica (intesa come �pubblic
affairs� di una comunit�) poteva essere morale sono se abbinata alla
pubblicit�, vista come �il render pubblico� qualcosa: quest�ultima infatti,
secondo lui, impediva l�assunzione di decisioni ingiuste.
Si pu� azzardare ora che, pur non essendo definita con questi termini
in quel momento storico, la comunicazione pubblica nacque con l�avvento
della democrazia parlamentare, prima della quale essa si limitava alla
promulgazione di editti da parte del monarca assoluto; fior� racchiusa nel
legame spesso burrascoso fra un�informazione giornalistica amante della
trasparenza e un Parlamento ferocemente attaccato alla sua autonomia (il
Licensing Act prevedeva che ogni circolare a stampa doveva essere
autorizzata dal Parlamento). Si faceva sempre pi� largo per� la convinzione
degli effetti positivi della pubblicit�, che secondo Bentham, aveva l�effetto di
spingere i parlamentari al loro dovere, consentire agli elettori di scegliere con
cognizione di causa ed assicurare la fiducia e il continuo confronto con le
esigenze e le idee del popolo; da quest�ultimo aspetto nacque, soprattutto in
ambienti francesi, la convinzione dell�esistenza di un nesso fra pubblicit� e
libert� di stampa, tendenti entrambi alla ricerca della verit�: la prima da parte
dello stato agli occhi dei cittadini, la seconda da parte della popolazione
verso lo stato.
Intanto la comunicazione pubblica diventava un campo sempre pi�
articolato ed importante, inglobando i concetti di cui si � parlato finora e
imponendosi come disciplina principe dei �pubblic affairs�; questo sviluppo
avvenne in contemporanea e per merito di tre processi, che andremo ora ad
analizzare brevemente.
Lo stato, in seguito all�evoluzione della societ� che implicava un
sempre pi� accentuato processo di specializzazione delle istituzioni, vedeva
crescere i suoi compiti, trasformandosi progressivamente in �welfare state�,
ed assumendo molte funzioni che prime erano della societ� civile (istruzione
pubblica, assistenza ai poveri, difesa della salute�); accanto a questo
meccanismo, si notava la nascita di iniziative volontarie di assistenza e
solidariet� che si integravano con le funzioni istituzionali e che aumentavano
la complessit� del nuovo rapporto con i cittadini, creando dei sottosistemi con
funzioni sempre pi� distinte fra loro: ci� alimentava un continuo e crescente
bisogno di comunicazione fra i diversi sottogruppi e fra essi ed i cittadini.
Questa complessit� informativa introduce il secondo motivo del
recente sviluppo della comunicazione pubblica: l�aumento della domanda di
informazione a tutti i livelli della societ� e la consapevolezza sempre
maggiore da parte della popolazione dei suoi diritti. Questa presa di
coscienza fu un aspetto fondamentale per lo sviluppo della disciplina, la
quale concedeva sempre pi� spazio alla convinzione del ruolo centrale
dell�utente, che contemporaneamente gettava via il suo alone di immobilismo
e passivit� per dialogare con lo stato, esigendo informazioni che lui sentiva il
diritto ad avere.
La terza motivazione nacque dallo sviluppo che trasform� via via i
mezzi di comunicazione di massa da �canali� a �comunicatori�, facendoli
diventare soggetti attivi di influenza dell�opinione pubblica, sistemi
indipendenti, autonomi, universali, che tuttora competono per assicurarsi
visibilit� e per sostenere il loro punto di vista su argomenti di interesse
generale.
Delineato in breve lo sviluppo del concetto di comunicazione pubblica,
possiamo arrivare a questa definizione attuale, che la individua come
prodotto dell�attivit� �degli enti governativi, delle diverse articolazioni dello
stato, delle istituzioni complesse, pubbliche, private e semi pubbliche,
finalizzate in maniera sistematica ad uno scopo e che agiscono in un campo
di pertinenza che non � quello del profitto o degli interessi esclusivamente
privati, bens� quello delle funzioni socialmente rilevanti�.
3
3
Definizione di Galino, datata nel 1993
1.3 Tipologie ed aspetti della comunicazione pubblica.
La costruzione tassonomica pi� comune a riguardo, che ripercorre
meglio le tappe del processo di professionalizzazione che sta attraversando,
prevede la presenza di quattro grandi aree:
™ comunicazione dell’istituzione pubblica: proviene dagli enti pubblici, ha
per oggetto la loro attivit� ed � caratterizzata prevalentemente dalla
comunicazione istituzionale (volta alla promozione dell�immagine
dell�ente) e da quella normativa (comunica le leggi);
™ comunicazione politica: affronta argomenti controversi di interesse
generale su cui esistono punti di vista contrastanti;
™ comunicazione sociale: promuove tematiche e servizi di interesse
generale ma di carattere relativamente controverso;
™ comunicazione delle “altre istituzioni quasi pubbliche”: proviene da
istituzioni private o semi pubbliche, diverse da quelle politiche, affronta
argomenti di carattere controverso.
E� importante ora notare come sempre pi� accentuata �, in riferimento
ad un ente pubblico, la distanza fra la sua immagine autoprodotta e quella
eteroprodotta. La prima, conseguenza in parte della comunicazione
autoprodotta, deriva dalle iniziative proprie, la seconda da messaggi veicolati
da soggetti esterni. Sempre pi� le istituzioni cercano di adottare strategie
comunicative efficaci per scavalcare le mediazioni informative dei media e
avere un controllo migliore dei propri messaggi. Vedremo pi� avanti se
questo vale anche in ambito sanitario.
Ancora pi� rilevante ai nostri fini � la distinzione fra comunicazione
interna ed esterna. E� evidente che le ultime trasformazioni culturali che
hanno portato le istituzioni pubbliche ad un�apertura al cittadino e ad una
maggiore trasparenza implicano un mutamento anche nella struttura
organizzativa dell�ente; la comunicazione interna, collegata con quella
esterna, riveste un�importanza fondamentale soprattutto per istituzioni
complesse come lo stato e la pubblica amministrazione, ma � proprio in
quest�ultime che trova una serie di ostacoli per la sua completa affermazione.
1.4 Breve storia della comunicazione pubblica in Italia.
L�Italia presenta indubbiamente peculariarit� che la distinguono dagli
altri paesi.
Il punto da cui sembra opportuno partire � la Costituzione, vero e
proprio spartiacque nel nostro contesto di riferimento. Prima della sua
redazione, il completo controllo della comunicazione ai cittadini dominava la
scena pubblica fin dall�istituzione dello Stato liberale nella seconda met�
dell�Ottocento, quando la libert� era associata alla democrazia, venendo
sacrificata ogni qual volta il sistema politico era a rischio. Su medesimi
principi si edific� lo stato fascista, che impose un dominio totale su tutti gli
organi di informazione, in particolare la stampa, estendendolo anche ai nuovi
media, come il cinema e la radio. Fra il 1933 e il 1937 si svilupp� un
processo che port� alla creazione del tristemente famoso �Minculpop�,
massima espressione di censura pubblica: in questo periodo si accentu�
considerevolmente la distanza fra istituzioni e cittadino.
La mancanza di dialogo esterno degli enti amministrativi e la censura
che avevano subito in passato furono tradotti al momento della redazione
della carta costituzionale nella preoccupazione di garantire soprattutto i diritti
di opinione, pensiero e stampa: quello all�informazione invece non vi trov�
spazio, forse a causa del �fantasma del Minculpop� che sotterrava ancora le
funzioni istituzionali della comunicazione che cos�, in questo contesto, furono
affidate al sistema politico, mentre la pubblica amministrazione veniva ancora
tenuta lontana da ogni forma di interazione con il popolo, per paura che
l�eccessiva trasparenza minasse la visibilit� politica dei potenti. Fino agli anni
Ottanta, essa si chiuse nel guscio di un linguaggio improponibile, che
allontanava il cittadino invece di cercare un dialogo con lui, portando alla
diffusione di espressioni come �misteri di stato� e �segreti di stato�, che fanno
ben intuire come la P.A. fosse vista alla stregua di un tempio sconosciuto, le
cui leggi erano comprensibili solo ai suoi sacerdoti.
Nei primi anni Ottanta cominci� per� a farsi largo un bisogno d�identit�
nazionale di fronte alle nuove sfide europee e si afferm� l�idea delle
�campagne istituzionali�; ma fu nella seconda met� di questo decennio che
nacquero le condizioni per la vera svolta, in particolare grazie alla creazione
del Dipartimento per l�Informazione e l�Editoria presso il Consiglio dei Ministri,
nel 1988: cominciarono le prime campagne di pubblicit� all�interno della
comunicazione pubblica, dove prevalevano i contenuti sociali (droga e AIDS).
Nella prima met� degli anni Novanta assistemmo ad una presa di
coscienza normativa su concetti fondamentali come la trasparenza e
l�accesso (legge 242 del 1990) e sulla necessit� di riorganizzazione generale
(legge 142 del 1990), ma fondamentale (soprattutto per il nostro scopo) fu la
normativa sulle strutture interattive col pubblico, con la nascita dell�URP
(D.lg. 29/1993), degli sportelli polifunzionali e delle reti civiche, e, nel 1994,
delle carte dei servizi.
Ma dopo questi cambiamenti che portarono qualcosa di positivo
soprattutto per le amministrazioni locali, assediate dal cronico ritardo
nell�attivazione della decentralizzazione, nella seconda met� del decennio si
aprirono nuove aree d�intervento e analisi: internet, reti, convergenza fra
tecnologie della comunicazione; in questo clima crebbero le spese delle
istituzioni locali per il dialogo con i cittadini e acquist� nuovo spazio la cultura
del servizio.
Infine, l�anno 2000 sar� fondamentale per la comunicazione pubblica
grazie alla legge 150 (che analizzeremo in seguito), portatrice di nuove
aperture all�utenza e di legittimazione professionale per i comunicatori
pubblici; con essa si � aperto un panorama ricco di potenzialit� per tutto il
settore, anche se ancora caratterizzato da molte criticit�.
1.5 Breve quadro normativo relativo alla comunicazione pubblica.
Il processo legislativo all�interno del nostro campo d�analisi � piuttosto
recente, prendendo avvio solo dall�inizio del decennio scorso con la
promulgazione di norme specifiche.
La legge 142 del giugno 1990 (Ordinamento delle autonomie locali)
affermava il diritto dei cittadini di essere informati e il corrispondente dovere
della pubblica amministrazione di rendere pubblici tutti i suoi atti. Pochi mesi
dopo, la legge 241 dell�agosto 1990 ("Nuove norme in materia di
procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti
amministrativi") poneva la comunicazione al servizio del principio di
trasparenza, confessando la sempre maggior sensibilit� del legislatore su
questi temi.
Ma il passo fondamentale consisteva nel trasformare un�esigenza
sentita da tutti in uno strumento reale: l�URP; questo avvenne solo nel 1993
con il decreto legislativo n. 29, in cui all�articolo 12 si legge che �le
amministrazioni pubbliche, al fine di garantire la piena attuazione della legge
7 agosto 1990, n. 241, individuano, nell�ambito della propria struttura e nel
contesto della ridefinizione degli uffici di cui all�articolo 31, uffici per il
pubblico�, i quali debbono provvedere, �anche mediante l�utilizzo di
tecnologie informatiche:
A. al servizio all�utenza per i diritti di partecipazione di cui al capo III della
legge 7 agosto 1990, n. 241;
B. all�informazione all�utenza relativa agli atti e allo stato dei
procedimenti;
C. alla ricerca ed analisi finalizzate alla formulazione di proposte alla
propria amministrazione sugli aspetti organizzativi e logistici del
rapporto con l�utenza.�
Gli uffici relazione con il pubblico sono finalizzati a:
4
A. �dare attuazione al principio della trasparenza della attivit�
amministrativa, al diritto di accesso alla documentazione e ad una
corretta informazione;
B. rilevare sistematicamente i bisogni ed il livello di soddisfazione della
utenza per i servizi erogati e collaborare per adeguare
conseguentemente i fattori che ne determinano la qualit�;
C. proporre adeguamenti e correttivi per favorire l�ammodernamento
delle strutture, la semplificazione dei linguaggi e l�aggiornamento delle
modalit� con cui le amministrazioni si propongono all�utenza".
Nel 1997 rifior� di nuovo l�attivit� legislativa attorno al concetto di
semplificazione, regolamentando la comunicazione come strumento
finalizzato ad un maggior snellimento della pubblica amministrazione sia con
la legge n. 59 che con quella n. 127.
Ma sar� la legge 150 del 2000 quella della svolta, che cambier�
radicalmente il concetto di comunicazione pubblica e che avr� come
principale merito quello di proporre nuove opportunit� e sconfiggere vecchie
criticit� del passato.
1.6 La legge 150.
�Le disposizioni della presente legge, in attuazione dei princ�pi che
regolano la trasparenza e l'efficacia dell'azione amministrativa, disciplinano le
attivit� di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni�,
ossia �quelle poste in essere in Italia o all'estero dai soggetti di cui al comma
2 e volte a conseguire:
4
Secondo la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri dell�ottobre 1994 "Sui principi
per la istituzione ed il funzionamento degli Uffici per le Relazioni con il Pubblico", che
definiva poi anche le modalit� per la creazione, l�organizzazione e la gestione degli URP.
a) l'informazione ai mezzi di comunicazione di massa, attraverso stampa,
audiovisivi e strumenti telematici;
b) la comunicazione esterna rivolta ai cittadini, alle collettivit� e ad altri
enti attraverso ogni modalit� tecnica ed organizzativa;
c) la comunicazione interna realizzata nell'ambito di ciascun ente.�
In queste due citazioni
5
si rispecchiano quelle che si possono definire
le prime grandi innovazioni di questa legge: la distinzione fra comunicazione
ed informazione (che verr� poi precisata anche a livello organizzativo,
prevedendo un doppio strumento � URP e Ufficio stampa � per coprirla) e
l�introduzione normativa del concetto di �comunicazione interna�, portato a
piena legittimazione come presupposto fondamentale per il successo di
qualsiasi tipo di interazione con il cittadino.
E� immaginabile anche dal lettore che il termine, da me usato, di
innovazione sia in questo caso pensato avendo come termine di paragone i
precedenti quadri legislativi, e non la situazione reale al momento
dell�attuazione della legge; d�altronde, anche un esperto come Gregorio
Arena riconosce che � come spesso accade, le norme non rispecchiano il
punto pi� avanzato di elaborazione in materia, bens� quello consolidato al
momento della stesura della proposta di legge�. E� quindi in questi termini
che notiamo un�altra novit� rispetto alle leggi precedenti, ossia l�allargamento
delle finalit� dell�attivit� pubblica di comunicazione / informazione, che
ribadiscono l�importanza del diritto d�accesso, d�informazione normativa e di
trasparenza ma si sviluppano nel tentativo di �favorire processi interni di
semplificazione delle procedure e di modernizzazione degli apparati� e di
�promuovere l'immagine delle amministrazioni, nonch� quella dell'Italia, in
Europa e nel mondo, conferendo conoscenza e visibilit� ad eventi
d'importanza locale, regionale, nazionale ed internazionale.�
6
Un�altra felice intuizione di questa legge riguarda l�articolo 2, relativo
alle forme, strumenti e prodotti dell�attivit� in questione e prevede la
possibilit� per gli enti locali di darsi uno o pi� regolamenti per la diffusione di
5
Rispettivamente del comma 1 e del comma 4 del primo articolo.
6
Citazioni tratte dal comma 5 del primo articolo.
comunicazioni a carattere pubblicitario, senza prevedere termini n� sanzioni
per le amministrazioni inadempienti.
Fondamentale � poi la normativa (includendo anche il regolamento
attuativo alla legge) riguardante la formazione del personale; mentre si
riconosce il ruolo e la competenza di chi svolge gi� questo tipo d�attivit� �
previa adeguato aggiornamento professionale � si apre la strada al
riconoscimento di lauree e corsi di specializzazione specifici per la creazione
di risorse umane competenti.
Ancor pi� delicata � stata la stesura degli articoli dedicati alle strutture
con cui adempiere le finalit� di questa legge, poich� interviene in
professionalit� e interessi ormai radicati dagli enti secondo modalit�
disomogenee. L�Ufficio Relazioni con il Pubblico cambia radicalmente volto,
si vede estendere le sue funzioni da semplice sportello informazioni ad un
ufficio che realizza comunicazione esterna ed interna, attua processi di
verifica della qualit� dei servizi e del gradimento degli utenti, garantisce la
comunicazione fra tutte le strutture operanti nell�amministrazione. L�ufficio
stampa invece deve essere costituito da personale iscritto all�albo nazionale
dei giornalisti ed ha il compito di gestire le attivit� d�informazione rivolte ai
mass - media. Viene introdotta poi la figura del portavoce, che dovr�
affiancare il vertice dell�ente per gestire i rapporti di carattere politico -
istituzionale con gli organi di informazione.
Per quanto riguarda il Capo II della legge, si prevede che le
amministrazioni elaborino annualmente il programma delle iniziative di
comunicazione che intendono realizzare nell'anno successivo; per la loro
attuazione, �il Dipartimento per l'informazione e l'editoria provvede in
particolare a:
a) svolgere funzioni di centro di orientamento e consulenza per le
amministrazioni statali ai fini della messa a punto dei programmi e delle
procedure. Il Dipartimento pu� anche fornire i supporti organizzativi alle
amministrazioni che ne facciano richiesta;
b) sviluppare adeguate attivit� di conoscenza dei problemi della
comunicazione pubblica presso le amministrazioni;
c) stipulare, con i concessionari di spazi pubblicitari, accordi quadro nei
quali sono definiti i criteri di massima delle inserzioni radiofoniche,
televisive o sulla stampa, nonch� le relative tariffe.�
7
Punto di feroci critiche da parte di alcuni, come vedremo in seguito,
riguarda il fatto che �la realizzazione dei progetti di comunicazione a
carattere pubblicitario delle amministrazioni dello Stato, �, ritenuti di
particolare utilit� sociale o di interesse pubblico, � finanziata nei limiti delle
risorse disponibili in bilancio ��
8
1.6.1 Nuove opportunit� e lacune della legge 150.
�L'approvazione definitiva della legge Frattini - Di Bisceglie che
regolamenta le attivit� di informazione e comunicazione nella Pubblica
Amministrazione rappresenta un risultato di eccezionale importanza per
l'intero settore della comunicazione. La nostra Associazione, che sin dalla
sua costituzione ha posto con forza l'esigenza di una simile normativa,
ottiene un significativo riconoscimento della propria azione e della volont�
unitaria che l'ha vista, assieme alla Federazione Nazionale della Stampa,
protagonista di questa vicenda.�
Questa dichiarazione
9
rispecchia il clima di entusiasmo che da pi�
parti si respirava attorno alla promulgazione della legge. Il merito maggiore
che le si attribuiva, allora come oggi, era quello di affrontare questioni
ostacolate fino a quel momento da interessi di parte e dal proverbiale ritardo
della macchina burocratica, legittimandole fino a farle diventare strumenti
importanti per la Pubblica Amministrazione.
7
Dal comma 2 dell�articolo 11.
8
Dal comma 1 dell�articolo 14.
9
Rilasciata da Alessandro Rovinetti, segretario generale dell'Associazione Italiana della
Comunicazione Pubblica e Istituzionale, il 12 maggio 2000.
Finalmente la comunicazione pubblica aveva regole certe e non era
pi� considerata un�attivit� marginale. Con questa legge si erano create mille
opportunit�, mille spazi di trasparenza e servizi di qualit� per il cittadino; si
davano alle amministrazioni che volevano veramente comunicare degli
strumenti importanti per svilupparsi e migliorare la propria interazione con il
tessuto sociale in cui operavano.
Insomma, la comunicazione pubblica ha subito una piacevole svolta
dopo il giugno del 2000.
Ma, alla sua promulgazione, di fronte al coro di entusiasmo si � alzato
un grido di accusa degli organi che si sentivano pi� defraudati, creando un
vero e proprio dibattito, animato per� quasi esclusivamente da interessi di
parte.
Svuotando ora il confronto da posizioni basate su meri calcoli
soggettivi, � innegabile il carattere perfettibile di questa normativa: deve
essere un punto di partenza, e non di arrivo, un quadro di riferimento che
purtroppo si limita solo a fotografare l�esistente senza derivare da
elaborazioni logiche ed innovative sulla materia; cosa che implica qualche
lacuna, ma che in generale non inquina il carattere rivoluzionario, profondo,
giusto e fenomenale di questo cambiamento.
Il difetto maggiore riguarda una mancanza storica di qualsiasi attivit�
di carattere pubblico: l�assenza di criteri per la verifica dell�efficacia delle
iniziative di comunicazione; nella proposta di legge dell�On. Frattini, si
prevedeva l�analisi del soddisfacimento di determinati obiettivi, come
�l�effettivo raggiungimento dei destinatari della comunicazione, l�effettiva
percezione dell�obiettivo e del contenuto, l�incidenza della comunicazione
medesima e l�efficacia dei mezzi di comunicazione utilizzati�. Il legislatore
castr� il tentativo di attivare questo processo fondamentale che, come
insegna il settore privato d�impresa, fornisce una serie di informazioni utili al
fine di migliorare di volta in volta il profilo programmatico ed organizzativo
delle varie iniziative.
Un�altra lacuna fondamentale riguarda la gestione dei costi relativi
all�attivit� di comunicazione / informazione.