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Capitolo 3. Analisi della traduzione in spagnolo
Reduce dal successo ottenuto con Gomorra, Saviano torna a Madrid nel 2017, per
presentare il suo ultimo lavoro. La Banda de los Niños, la versione in lingua spagnola di
La Paranza dei Bambini, arriva quindi in Spagna un anno dopo la sua pubblicazione in
Italia. L’opera viene tradotta per Editorial Anagrama da Juan Carlos Gentile Vitale, il
quale ha tradotto anche i libri di Andrea Camilleri.
3.1 Traduzione in diatopia
Scopo dell’analisi che seguirà è vedere in che modo il traduttore è riuscito a mantenere
l’alternanza variante regionale-variante dialettale, osservando fedeltà al registro che,
come abbiamo visto, è nella maggior parte dei casi colloquiale. Prendiamo come primo
esempio la prima parte. Siamo al primo capitolo, il quale inizia con una breve battuta:
– Me staje guardanno?
– Neh, ma chi te sta cacanno.
– E che guard’a fà?
– Guarda, frate’, che mi hai preso per un
altro! Io nun te penzo proprio (2016: 11).
- ¿Me estás mirando?
- No, para nada.
- ¿Y qué miras?
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- Oye, hermano, ¡te confundes! Yo no tengo
nada que ver contigo (2017: 76).
Questa è seguita subito da una descrizione situazionale, con annesso un intervento del
narratore, a titolo esplicativo. Ciò che notiamo subito è un disallineamento tra le due
versioni. Di fatto, quella originale presenta un alto grado di connotazione. Ciò si deve
non solo all’uso del dialetto, che nella versione tradotta lascia il posto al castigliano
standard, ma anche al ricorso di “chi te sta cacanno”, che non trova piena equivalenza in
“No, para nada”, e che si potrebbe, ad esempio, sostituire
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con “No, paso de ti, chaval”.
Questa primissima sequenza viene poi chiusa da “Ma ancora nun te staje zitto! Ancora
vai parlanno! ‘Azzo, e manco abbassi gli occhi”, la cui equivalenza si riallinea però al
così dire individuale. Inoltre, sebbene alcuni termini permangano nel passaggio generazionale, molti sono
in realtà transitori. Interessante è poi notare il duplice sviluppo del gergo giovanile (ancora una volta, tale
considerazione è estesa alla jerga juvenil), sia nell’oralità e in contesto colloquiale, spesso con
accompagnamento di una particolare tonalità, sia nel canale scritto, specie digitale, con un’evoluzione che
si avvale anche di immagini.
67
Notiamo che nella versione originale la domanda non è “cosa guardi” bensì “e per quale motivo
guardi”, che quindi troverebbe piena resa di senso in “¿y por qué miras?”
68
Considerato che si tratta dell’incipit, nonché introduzione a un atto punitivo (di bullismo sembra
riduttivo, in questo caso), una piena equivalenza è importante. Inoltre, non vi sono altre battute
immediatamente successive che diano occasione al traduttore di riprendere il medesimo tenore.
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registro estremamente colloquiale, con “¡Y aún contesta! ¡Sigues hablando! Joder, y
tampoco bajas los ojos”.
Un’altra situazione di tensione, questa volta interna al gruppo di amici, si vive nel
momento in cui Maraja decide di dare una punizione esemplare a Drone, reo di aver
preso una pistola dalla santabarbara della paranza, senza dire niente ai compagni.
Quasi nessuno condivide realmente la scelta, soprattutto perché ciò prevede il
coinvolgimento della sorella di Drone. Di seguito si rapporta un estratto dello scambio
dialogico che avviene nel loro covo:
– Bene, che si’ sorella responsabile. Non
come Antonio fràteto.
– Mo’ basta cu sta storia, – rispose Annalisa.
Drago’ non si dava pace e disse: – Oh,
Maraja, ma s’adda fa proprio sta cosa? Ja’,
ha capito che ha fatto ‘na strunzata. E poi
Annalisa che c’azzecca?
– Oh, Drago’, – replicò Maraja, – ma fa ‘o
cesso.
Drago’ non apprezzò: – Parlo quando cazzo
vogl’i’! Ancora più perché chesta è casa mia.
– No, chesta è ‘a casa ‘e tutte quanti. Anche
casa toia. Mo’ è cas’’e paranza. [...] – A me
me pare ‘n’esagerazione. ‘Na cazzata che ha
fatto Drone (2016: 263).
-Menos mal que eres una hermana
responsable. No como tu hermano
Antonio.
-Ya basta con esta historia -respondió
Annalisa.
Dragón no estaba tranquilo y dijo:
-Marajá, ¿vamos a hacer esto de verdad?
Venga, ha entendido que ha hecho una
gilipollez. ¿Y Annalisa qué tiene que ver?
-Vamos, Dragón -replicó Marajá-, cierra el
pico.
Dragón no estuvo de acuerdo:
-¡Yo hablo cuando quiero!
Y más cuando
ésta es mi casa.
-No, ésta es la casa de todos. También tu
casa. Ahora es la casa de la banda. [...] -A
mí me parece una exageración. Una
chorrada que ha hecho Dron (2017: 3790).
Notiamo che, se nel testo di Saviano, Drago’ “non si dava pace”, in Vitale la sua
emotività è attenuata dall’espressione “no estaba tranquilo”, con conseguente perdita
d’intensità. Inoltre, tenendo appunto presente il momento di tensione, facciamo un’altra
considerazione: “Hablo cuando quiero” non rispecchia l’accezione volgare al botta e
risposta tra i due interlocutori, poiché nella versione italiana, “cazzo” riesce a rendere il
tono infastidito e il registro talvolta volgare di Drago’; si potrebbe proporre “Hablo
cuando coño quiero”. Oltre a ciò, nella traduzione, “no estuvo de acuerdo” sembra
discostarsi dal senso di “non apprezzò”, più vicino forse a “le molestó”, e infatti, il
personaggio reagisce con astio. Si noti poi, al contrario, la differenza con “‘na cazzata”
dell’ultima riga, il cui senso è appunto quello di “chorrada”. Nell’esempio a seguire,
troviamo ancora un certo divario tra la versione originale e alcuni passaggi della
versione tradotta:
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E devi dire che vuoi faticare cu isso
e che sule a Roipnol devi dare
quest’ambasciata. Devi farti aprì la porta da
Pisciazziello. Poi, come sei trasuto int’’a
casa, pigli e lo spari
(2016: 333)
Y tienes que decirle que quieres trabajar
con él y que debes darle este mensaje sólo
a Roipnol. Que te abra la puerta Meón.
Luego, una vez que hayas entrado en la
casa, coges y le disparas (2017: 4742).
Qui il divario risulta incolmabile a causa dell’uso del termine locale “faticare”, al posto
dello standard “lavorare”, “trabajar” nella traduzione, e del termine “ambasciata”, che
seppur italiano, non si usa correntemente con l’accezione di “messaggio”, ad eccezione
di alcune aree dell’Italia meridionale; questo ha pertanto un’accezione locale. Nella
lingua di arrivo, Vitale ricorre allo standard, favorendo la denotazione alla
connotazione. Infine, anche in questo brevissimo estratto, il dialetto emerge dirompente,
ma ciò, ancora una volta, non è apprezzabile nella versione spagnola. In quanto al
registro, si noti anche qui una discrepanza: “come sei trasuto int’’a casa” è tradotto con
“una vez que hayas entrado en la casa”. La traduzione nella lingua di arrivo è letterale,
ma trasforma un testo colloquiale e dialettale in una costruzione sintatticamente corretta,
che potrebbe cedere il posto ad una costruzione più colloquiale, come “cuando hayas
entrao en la casa”
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, sebbene non grammaticale.
Se negli esempi sopracitati il traduttore non mantiene l’alternanza italiano standard/
dialetto, optando per un linguaggio neutrale nel testo di arrivo, ciò è evidente quando
nella versione di Saviano troviamo il confronto tra un’espressione in italiano standard e
la sua equivalente dialettale. In questo caso, Vitale contrappone una combinazione di
due espressioni sinonimiche, entrambe però in castigliano standard:
Niente, Nico’, non ci fanno entrare,
nun ce fanno trasì (Saviano, 2016: 84).
-Nada, Nico’, no nos dejan entrar,
no nos dejan pasar (2017: 1136).
In altri casi la dicotomia semplicemente sparisce:
Non gli piaceva che mettesse in mezzo
i santi e ancora di più non gli piaceva
quell’intercalare, lo trovava odioso, adda
murì mammà... morisse mia madre
(2016: 183).
No le gustaba que metiera a los santos y aún
menos le gustaba aquella muletilla, la
encontraba odiosa, que se muera mi madre
(2017: 2518).
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Si noti come tale costruzione sia colloquiale, quindi valida e utilizzata in un contesto orale. Tuttavia, la
costruzione grammaticalmente corretta corrispondente sarebbe “después que hayas entrado en la casa” o
“después de entrar en la casa”, in cui però la sequenza temporale è implicita, in quanto resa mediante un
infinitivo. La costruzione “después de que hayas entrado en la casa” è oggi ugualmente accettata.
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3.1.1 Voi vs usted
In questa sezione ci focalizziamo su una particolarità sintattica tipica del linguaggio
partenopeo, che consiste nell’uso della seconda persona plurale, in segno di rispetto. Nel
complesso, non si apprezza, nella versione di Vitale, la forma reverenziale. Eppure, il
traduttore riesce a spiegarne l’uso, in modo indiretto:
Al processo era lì, il pm gli chiese se
lo riconosceva, don Vittorio diceva no.
Il pm implorava, per chiudere il processo:
– Siete sicuro? –.
Gli dava del voi, evitando il lei, per avvicinare
le parti. E don Vittorio disse no.
– Riconosce Francesco Onorato, ‘o Tigrott’?
(2016: 131).
Estaba presente en el proceso, el fiscal le
preguntó
si lo reconocía, don Vittorio decía que no.
El fiscal imploraba, para cerrar el proceso:
-¿Estáis seguro?
Lo trataba de «vos», evitando el «usted»,
para acercar a las partes. Y don Vittorio
dijo no.
-¿Reconoce a Francesco Onorato, el
Tigrito? (2017: 1786).
Qui è attraverso l’intervento dell’autore, Saviano, che il traduttore fa comprendere il
senso del “vos” (ovvero del Voi), che il lettore di spagnolo non può quindi ricondurre al
“tú”, secondo l’uso vigente in diversi paesi dell’America Latina
70
, ma che interpreterà
secondo l’uso peninsulare, in diacronia
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. Di certo, Vitale non esplicita tale costrutto per
mettere in risalto un interlocutore autorevole: il “voi” è infatti utilizzato dal procuratore
per rivolgersi a don Vittorio, che nel romanzo è capo del clan dei Grimaldi, agli arresti
domiciliari. Il costrutto viene esplicitato per poter fare la distinzione, anche nella
versione tradotta, tra il “lei” di cortesia e il “voi”. Dove non c’è questa necessità, Vitale
ricorre al più attuale usted, con relativa coniugazione alla terza persona singolare:
–Scusate... Anzi no, scusate niente. Io
non sto sotto a voi, vi sto facendo ‘nu
favore.
Poi alzò il tono di voce:
–Adda murì mammà, comando più io che voi
(2016: 301).
-Disculpe...Es más, no, no disculpe nada.
Yo no estoy sometido a usted, le estoy
haciendo un favor.
Luego levantó el tono de voz:
-Que se muera mi madre, mando más que
usted (2017: 4304).
– Aspetta, aspetta! Ce li date a noi?
Alcuni bambini di sei, sette anni si erano
-¡Espere, espere! ¿Nos los da a nosotros?
Algunos niños de seis, siete años se
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Nello spagnolo del Sudamerica, il voseo è ampiamente in uso, ma con valore confidenziale: equivale
pertanto al tú. A riprova del fatto che la sua accezione informale è ben radicata, si noti che in molti dei
paesi appartenenti all’area del voseo, quest’ultimo è intercambiabile col tuteo, con cui è frequente
l’interscambio della coniugazione: tú querés al posto di vos querés, ricorrendo alla coniugazione propria
del vos abbinata al tú, non è errato, così come è accettata l’associazione inversa, ovvero vos quieres
anziché tú quieres.
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Il voseo referencial cessa gradualmente nello spagnolo peninsulare a partire dal XVI secolo, quando
vuestra merced è impiegato in contesti di massima riverenza e formalità.
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avvicinati a Nicolas, […]. Si erano rivolti a
lui con il “voi” e questo gli piaceva
(2016: 82).
habían acercado a Nicolas, [...]. Se habían
dirigido a él tratándolo de «usted» y eso le
gustaba
(2017: 1123).
–Adda murì mammà, don Vitto’, non dovete
tenere pensiero, farò come avete detto
(2016: 188).
-Que se muera mi madre, don Vitto’, no
se preocupe, haré lo que ha dicho (2017:
2583).
Sarebbe forzato applicare il “vos” ogniqualvolta nel testo di partenza troviamo l’uso del
“voi”, nonostante Vitale lo faccia nell’esempio precedente, col verbo correttamente
coniugato alla seconda persona plurale. Sarebbe altrettanto forzato e innaturale ricorrere
alla forma arcaica vuestra merced o vuesa merced, seppur ugualmente comprensibile.
Al traduttore si prospettano alcune alternative, ai fini della resa reverenziale:
1. Uso del vos: il voseo reverencial è attualmente in uso in ambiti solenni e con
interlocutori che rappresentato un’autorità;
2. Uso di vuestra merced o vuesa merced: sull’asse diacronica, è posteriore al vos.
Sebbene queste forme non compaiano oggi in alcun contesto, alcuni documenti
testimoniano l’utilizzo di vuestra merced in Andalusia, ancora nel XIX secolo;
3. Ricorso a vocativi come señor, don e forme corrispondenti;
4. Uso di usted, attuale forma di cortesia in castigliano, equivalente dell’italiano
lei.
Come illustrano gli estratti sopra riportati, a titolo esemplificativo, Vitale opta
generalmente per usted. Tale scelta implica alcune considerazioni:
1. Come il voi vige ancora oggi, in ambiti circoscritti, in alcune zone dell’Italia
meridionale (tra cui Napoli, dove è ambientata la storia), anche il vos è
circoscritto ad alcune situazioni e soggetti illustri;
2. la versione spagnola rimanda al lei di cortesia, annullando così la differenza tra
Lei e Voi.
Stando alla prima considerazione, e come dimostra il primo esempio, il lettore di
spagnolo è in grado di comprendere il valore di vos. Se tale espediente, come già
evidenziato, può risultare improprio nei contesti dei tre esempi successivi, esso può