RIASSUNTO
Il fine primario di tale analisi è quello di verificare fino a che punto il Trattato di
Lisbona, firmato nel 2007 ed entrato in vigore due anni dopo, abbia rafforzato
quello che è – tradizionalmente- considerato uno dei settori che rappresentano il
sinonimo della sovranità statale: le relazioni internazionali dell’Unione europea.
Il primo capitolo dell’analisi apre con una digressione storica, che prende in
considerazione il periodo che ricopre lo sviluppo delle prime forme di
integrazione fino alla ratifica del Trattato di Lisbona. Più nello specifico, vengono
analizzate la Comunità europea di difesa, la Cooperazione politica, i “Piani
Fouchet” e i diversi Trattati – dai Trattati di Roma, firmati nel 1957 ed entrati in
vigore nel 1958 sino al Trattato che avrebbe adottato una Costituzione per
l’Europa, concluso nel 2004 e mai entrato in vigore – abbiano, dapprima, inserito
– informalmente – un’area esclusa dei Trattati istitutivi, quella delle relazioni
esterne delle Comunità e, successivamente, rafforzato tale ambito.
Il secondo capitolo analizza, invece, in che modo le relazioni internazionali
dell’UE siano state rafforzate, da un punto di vista istituzionale. Tale sezione
analizza – dettagliatamente – la storia delle istituzioni dell’Unione fino alle
modifiche apportate dall’ultimo Trattato di riforma, al fine di verificare il loro
rafforzamento – attraverso il Trattato di Lisbona – nel settore delle relazioni
esterne.
Infine, l’ultimo capitolo prende in considerazione tre casi di studio, con lo scopo
di provare se – effettivamente - le modifiche apportate dal Trattato di Lisbona,
nell’area delle relazioni internazionali, siano state in grado di migliore l’azione
esterna dell’Unione.
I tre casi di studio prendono in considerazione i rapporti tra l’Unione e altre
Organizzazioni internazionali – l’ONU, il Consiglio d’Europa e la Convenzione
europea per i diritti umani.
Mentre il primo caso di studio analizza l’attuale status di osservatore rafforzato,
concesso all’UE dall’Assemblea Generale dell’ONU – venendo tale status
considerato un precedente a livello giuridico, dato che l’UE è la prima
Organizzazione internazionale ad aver ottenuto tale tipo di status – e come il
Trattato di Lisbona abbia influenzato – positivamente – anche, sullo status
dell’Unione presso il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, il secondo caso di studio
tratta di come si sono sviluppati i rapporti tra l’UE e il Consiglio d’Europa,
prevedendone, addirittura, una possibile adesione. Il terzo caso di studio tratta di
come il Trattato di Lisbona abbia previsto una clausola, che preveda l’obbligo di
adesione alla Convenzione.
Si conclude che l’UE sia stata in grado di agire in qualità di attore unico.
3
INTRODUZIONE
Il fine principale della presente analisi è quello di verificare in che misura e
in che maniera il Trattato di Lisbona abbia rafforzato le relazioni esterne
dell'Unione europea.
Il settore delle relazioni internazionali è - tradizionalmente – uno degli
ambiti in cui i singoli Stati membri dell’Unione sono più restii a cedere
sovranità. Il Trattato di Lisbona, firmato nella capitale portoghese nel 2007
ed entrato in vigore nel 2009, ha però apportato importanti modifiche,
limitando in maniera sostanziale, la stessa sovranità statale.
Questa ricerca inizia con un excursus storico, che copre il periodo che va
dalla “Dichiarazione Schuman” del 9 maggio 1950 fino alla bocciatura del
Trattato Costituzionale, avvenuta nella tarda primavera del 2005 in seguito a
due referendum, tenutisi, rispettivamente in Francia e nei Paesi Bassi.
All'interno di tale digressione storica vengono prese in esame le prime
forme di integrazione nell'ambito delle relazioni internazionali – con
particolare riferimento alla Comunità europea di difesa e alla correlata
Comunità politica europea, ai “Rapporti Davignon” pubblicati nel corso
degli anni Settanta, alla Cooperazione politica europea e ai due “Piani
Fouchet”. Questa sezione analizza – in modo particolareggiato – la maniera
in cui i diversi Trattati successivi ai Trattati di Roma del 1957 - il progetto
di Trattato che istituisce l'Unione europea, adottato il 14 febbraio 1984 dal
primo Parlamento europeo, democraticamente, eletto e mai entrato,
effettivamente, in vigore, l'AUE, firmato a Lussemburgo nel 1986, il
Trattato sull'Unione europea, stipulato a Maastricht nel 1992, il Trattato di
Amsterdam, concluso nella capitale olandese nel 1997 e il fallito Trattato
che adotta una Costituzione per l'Europa, firmato nel 2004 – abbiano, prima,
introdotto e, poi, rafforzato, le competenze comunitarie in un settore
originariamente escluso dai Trattati istitutivi.
In seguito, vengono analizzate le importanti innovazioni – a livello
istituzionale, politico e giuridico – introdotte dal Trattato di Lisbona. Più
precisamente, vengono analizzatele le modalità con cui le diverse istituzioni
dell'Unione europea vengano rafforzate nel settore delle relazioni
10
internazionali in conseguenza dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona
nel 2009.
La tesi, infine, prende in considerazione tre casi di studio, con lo scopo di
verificare in che modo il Trattato di Lisbona abbia rafforzato le capacità
dell'azione esterna e delle relazioni internazionali dell'Unione.
Il primo caso di studio prende in esame i rapporti tra l'ONU e l'UE in
seguito all'entrata in vigore dell'ultimo Trattato di riforma e, più nello
specifico, il processo che ha portato alla concessione all'Unione dello status
di osservatore rafforzato presso l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Viene evidenziato, in questo contesto, il fatto che si tratti di un importante
precedente, essendo l’Unione europea la prima e, al momento, unica
Organizzazione di carattere regionale a possedere tale genere di status.
Il secondo caso di studio tratta delle relazioni tra l'Unione e il Consiglio
d'Europa. Tale sezione descrive, prima, la storia dei rapporti tra la CECA e
il Consiglio d'Europa e, poi,il modo in cui il Trattato di Lisbona abbia aperto
alla possibilità per l'UE di divenire membro a tutti gli effetti del Consiglio
d'Europa.
Il terzo e ultimo caso di studio discute, infine, della eventuale partecipazione
dell'Unione europea alla Convenzione europea dei diritti umani. Tale
sezione, dopo una digressione storica, in cui si affronta la maniera in cui i
diversi Trattati abbiano rafforzato la posizione dell'allora Comunità,
descrive in che modo il Trattato di Lisbona abbia previsto l'obbligo per
l'Unione di aderire alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
11
1.1 La fondazione del processo di integrazione europea e le prime
forme di integrazione nel settore della cooperazione nel settore delle
relazioni internazionali. Dalla “Dichiarazione Schuman” ai “Piani
Fouchet”
“Il contributo che un'Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà
è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche. La Francia,
facendosi da oltre vent'anni antesignana di un'Europa unita, ha sempre
avuto per obiettivo essenziale di servire la pace. L'Europa non è stata fatta:
abbiamo avuto la guerra.”
Parte iniziale della Dichiarazione Schuman del 9 Maggio del 1950
Già a partire dal Medioevo, diversi tra i più noti pensatori - tra i quali si
ricordano Dante nel “De Monarchia”, Kant ne “la Pace Perpetua”,
Garibaldi nell'istituzione del movimento “la Giovine Europa” - proponevano
la creazione di una Federazione a livello europeo - o addirittura, anche se
con una visione alquanto utopistica, mondiale - con l'obiettivo finale di
garantire la pace tra gli Stati. Se i vari tentativi di tentare una forma di
integrazione a livello europeo andranno a buon fine solamente negli anni
Quaranta del XX secolo, vi sono tutta una serie di ragioni - non solo
ideologiche - ma, in particolare, materiali - ovvero relative alle condizioni
economiche e politiche del secondo dopo Guerra, le quali avranno come
logica conseguenza la volontà e il desiderio di pace e di ricostruire un
Continente - quello europeo - ormai distrutto e la decisione di far ripartire
un'economia totalmente in crisi
1
.
1
Per un'analisi delle basi dell'integrazione europea, si veda Morelli, U., Storia
dell'integrazione europea, Guerrini scientifica editore, 2011, pp. 34-35
14
I tentativi di creare delle istituzioni internazionali e, nello specifico, a livello
continentale in Europa, negli anni Venti, ebbero dei risultati effimeri, con la
sola creazione della Società della Nazioni
2
, il cui Statuto, firmato nel 1919,
ed entrato in vigore l'anno successivo, aveva come compito principale
quello di istituire un sistema internazionale, che si fondasse sul
mantenimento della pace tra gli Stati
3
. I risultati di questa Organizzazione
internazionale furono, in definitiva, inefficaci - in parte per l'esclusione di
determinate grandi Potenze divenute tali dalla vittoria ottenuta durante la
prima Guerra mondiale, e, più nello specifico, si fa riferimento alla volontà
degli Stati Uniti di non partecipare alla SdN
4
e alla scelta degli Occidentali
di escludere la comunista, Unione sovietica, e perché questa Organizzazione
risultava priva di poteri effettivi – e, infine, non riuscì a evitare quella che
diverrà nota come la seconda Guerra mondiale.
La critica maggiore che Giovanni Agnelli, fondatore della FIAT, rivolse alla
SdN, già nel 1919, era proprio che questa istituzione mancasse dei mezzi
necessari per poter garantire la pace a livello mondiale. Agnelli proponeva
per il secondo dopo Guerra la creazione di una Federazione europea, la
quale avrebbe compreso un esercito europeo
5
.
La SdN, il cui Statuto viene comunemente definito Covenant, nella sua
traduzione in inglese, fu mantenuta formalmente in vita anche durante il
secondo Conflitto mondiale
6
. In ogni caso, era chiaro che questo tipo di
Organizzazione dovesse essere superata con un'altra dello stesso genere che
superasse, però, i limiti di quest'ultima. Già durante il corso della Guerra,
quarantadue Paesi decisero di dare vita ad una nuova Organizzazione,
denominata Organizzazione delle Nazioni Unite.
2
Per lo Statuto della SdN, si veda la Società delle Nazioni, Patto delle Società delle
Nazioni, Parigi, 28 giugno 1919
3
Per il funzionamento della Società delle Nazioni, si veda Ronzitti N., Introduzione al
Diritto Internazionale, Quinta edizione, Giappichelli editore, Torino, 2016, p. 423
4
Si veda Gentile, Ronga, Salassa, Storia contemporanea e sue radici, La scuola editore,
1997, p. 492
5
Per le critiche mosse da Agnelli alla SdN, si veda Morelli U., La politica di sicurezza e di
difesa dell'Unione europea, in (a cura di) Finzio G., Morelli U., L'Unione europea nelle
relazioni interazionali, Carocci editore, Roma, 2015, pp. 37 - 38
6
Per una maggior analisi dello Statuto della SdN, si veda Ronzitti N., Introduzione al
Diritto Internazionale, Quinta edizione, Giappichelli editore, Torino, 2016, p. 423
15
In effetti, se ogni diversa forma di integrazione risultò inefficace nel primo
dopo Guerra fu dovuto, essenzialmente, alla crisi economica del ‘29, che
aveva, prima, portato al fallimento del cosiddetto “Spirito di Locarno”, dal
nome della città in cui si era tenuta l'importante Conferenza internazionale
dell'ottobre del 1925 e, successivamente, all’esasperazione del nazionalismo
dei singoli Stati - di cui la Germania nazionalsocialista ne rappresenterà sia
l’apice che il paradigma - e da quest’ultima inizierà l'offensiva militare del
‘39, iniziando, in tal modo, la seconda Guerra mondiale
7
.
Un primo tentativo di istituire una Federazione in Europa, che si rivelò,
tuttavia, fallimentare venne fatto, negli anni Venti, da Aristide Briand,
ministro degli Esteri francese dell'epoca
8
. Egli guardava con favore ai
movimenti, già creatisi nel primo dopo Guerra, il cui fine sarebbe stato
quello di fondare gli “Stati Uniti d'Europa”. Briand, quindi, il 5 settembre
1929, durante la decima sessione dell'Assemblea delle SdN, tenne una
discussione, in cui augurava la creazione di una Federazione a livello
europeo. Gli Stati europei allora membri della SdN salutarono con favore
l'idea, così come proposta da Briand.
Dunque, durante l'undicesima sessione dell'Assemblea delle SdN, la quale
ebbe luogo l'8 settembre 1930, essi delegarono lo stesso ministro degli
Esteri francese, Briand, di istituire e di presiedere una “Commissione di
studio per l'Unione europea”. Tale Commissione lavorò per un anno intero,
pur non raggiungendo alcun risultato finale
9
.
Si dovrà, dunque, attendere il periodo bellico e quello che seguirà la fine del
conflitto, che contò più vittime della storia, perché fossero poste le basi -
7
Per un analisi del periodo che ricopre dallo “Spirito di Locarno” fino alla fondazione
dell'ONU, si veda Gentile, Ronga, Salassa, Storia contemporanea e sue radici, La scuola
editore, 1997 , pp. 492 - 503
8
Per il ruolo svolto da Briand alla fine degli anni Venti del XX secolo, si veda Carrié, R. A.,
Storia diplomatica d'Europa, 1815 – 1968, Seconda edizione, Laterza editore, New York,
1978, p. 496
9
Per una maggior analisi delle idee proposte da Briand di fondazione di una Federazione
europea di fronte all'Assemblea della SdN, si veda Duroselle, J. - B., Storia diplomatica dal
1919 ai giorni nostri, Undicesima edizione, LED editore, 1993, pp. 137 - 140
16
non solo politiche, ma anche teoriche - il “Manifesto di Ventotene”
10
venne
scritto, per citare un esempio, durante questo periodo storico - per la
fondazione di nuove Organizzazioni internazionali e europee, che avrebbero
dovuto mantenere la pace, la difesa e la stabilità finanziaria del Continente
europeo e, abbastanza utopisticamente, dell'intera comunità internazionale.
Una prima bozza, in effetti, che avrebbe portato a una Federazione tra due
Stati - la Francia e Gran Bretagna - venne proposta da parte francese a
guerra appena iniziata. Il documento era stato preparato da Jean Monnet, il
quale sapeva che la Francia non sarebbe stata in grado di sostenere il
conflitto contro la Germania nazista.
Il Governo britannico, all’epoca guidato da Winston Churchill, inviò,
dunque, il 16 giugno del 1940, una “Dichiarazione di Unione”
11
. Nonostante
fosse dettata da interessi bellici, la proposta prevedeva che l'Unione franco -
britannica sarebbe continuata anche dopo la fine della Guerra. Il Primo
ministro francese dell'epoca, Reynaud, si mostrò favorevole alla proposta.
Ciononostante, il suo Governo si mostrava propenso alla firma
dell'armistizio con la Germania. Reynaud si dimise e il nuovo Governo
Pétain firmò l'armistizio il 22 giugno 1940. La Dichiarazione, dunque,
restava senza risposta: in ogni caso, essa aveva un significato politico e
diplomatico di notevole importanza
12
.
Fu in questo contesto storico della fine della seconda Guerra mondiale che
si sviluppò la più grande gamma di Organizzazioni internazionali - talune di
carattere regionale, così come il Consiglio d'Europa
13
, istituito nel 1949,
“which made a significant contribution to the development of norms of
democracy and human rights, but was not allowed to develop any
10
Per il testo del Manifesto di Ventotene, si veda Spinelli A., Rossi E., Per un'Europa
libera e unita – Progetto d'un Manifesto, Colorni editore, Ventotene, 22 gennaio 1944
11
Per il testo della Dichiarazione di Unione franco – britannica, si veda Churchill W.,
British Offer of Anglo – French Union, 16 giugno 1940
12
Per una ricostruzione del Progetto di Unione franco – britannica, si veda Morelli, U.,
Storia dell'integrazione europea, Guerrini scientifica editore, 2011, pp. 34-35
13
Per il testo dello Statuto del Consiglio d'Europa, si veda Conseil de l'Europe/Council of
Europe, Statuto del Consiglio d'Europa - Traduzione ufficiale della Cancelleria della
Svizzera, Londra, 5 maggio 1945
17
supernational powers”
14
, i cui obiettivi erano, principalmente, la difesa dei
diritti umani, o l'OECE la cui fondazione risale, invece, al 1948, con sede a
Parigi, al fine di coordinare gli aiuti seguendo un piano comune e avviare il
processo d'integrazione europea
15
. Altre Organizzazioni, invece, si
distinguevano per avere un carattere di respiro mondiale – così come, ad
esempio, l'Organizzazione per le Nazioni Unite
16
.
Inoltre, per quanto riguarda la cooperazione nel settore della difesa, è
necessario far risaltare come quest'ultima si sviluppò con una certa rapidità
dopo lo scoppio della Guerra fredda a guida statunitense. Nel 1947, Francia
e Gran Bretagna avevano firmato un Trattato difensivo, il cosiddetto “Patto
di Dankerque”
17
. In ogni caso, “(...) l'importanza di questo accordo, che si
rifaceva ai progetti di unificazione concepiti sin dal 1940, riguardava un
problema di “sicurezza” rispetto alla Germania, che era allora privo di
portata reale, mentre il senso della garanzia aveva un valore meramente
politico o si riferiva all'Unione Sovietica. Erano, però, questi sviluppi ancora
potenziali, che maturarono le conferenze di Mosca e di Londra”
18
.Il premier
britannico, Bevin, prese l'iniziativa di allargarlo ai tre Paesi del Benelux,
estendendo anche a questi Stati l'accordo di mutua difesa
19
. Il 17 marzo
1948, Francia, Gran Bretagna, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo dettero
vita al “Patto di Bruxelles”
20
: esso aveva come obiettivo esplicitamente
dichiarato la difesa dei Cinque Stati contraenti contro una eventuale ripresa
del nazionalismo tedesco.
14
Per le funzioni del Consiglio d'Europa, si veda Buchanan T., Europe's Troubled Peace –
1945 to the present, Seconda edizione, John Wiley & Sons editore, 2012, p.187
15
Si veda Morelli, U., Storia dell'integrazione europea, Guerrini scientifica editore, 2011, p.
42
16
Per il testo dello Statuto dell'ONU, si veda l'Organizzazione delle Nazioni Unite, Statuto –
Traduzione, San Francisco, 26 giugno 1945
17
Per il testo del Trattato di Dankerque, si veda Treaty of Alliance and Mutual Assistance
between France and the United Kingdom, Dankerque, 4 marzo 1947
18
Si veda Di Nolfo E., Storia delle relazioni internazionali, dal 1918 ai giorni nostri, 2008,
p. 734
19
Per il procedimento che porta alla firma del Trattato di Bruxelles, si veda Calandri E.,
Guasconi M. E., Ranieri R., Storia politica ed economica dell'integrazione europea, dal
1945 ad oggi, EdiSES editore, Napoli, 2015, p. 56
20
Per il testo del Trattato di Bruxelles, si veda Treaty of Economic, Social and Cultural
Collaboration and Collective Self - Defence, Bruxelles, 17 marzo 1948
18
Per la prima volta, degli Stati davano vita a una alleanza militare in tempo di
pace. Questa nuova Organizzazione prevedeva la creazione di istituzioni
comuni: un Consiglio, una Commissione permanente e un Comitato
militare. Il Patto prevedeva il casus foederis al suo art. V
21
, secondo cui si
sosteneva un obbligo di assistenza del Paese vittima dell'attacco
22
.
Di maggior importanza fu la nascita dell'Organizzazione del Nord Atlantico.
A essa vi si arrivò dopo lunghe discussioni diplomatiche e dibattiti
negoziali. Il Trattato istituivo dell'Alleanza venne firmato il 4 aprile 1949.
Al Trattato presero parte gli Stati uniti, il Canada, l'Italia, la Norvegia,
l'Islanda, la Danimarca, la Gran Bretagna, il Portogallo, la Francia e i tre
Stati del Benelux
23
.
Il testo del Trattato prevedeva – e prevede tuttora - il casus foederis, all'art.
5
24
, il quale non comportava un obbligo di assistenza automatico, poiché
ogni Stato parte dell'Alleanza avrebbe dovuto prestare l'assistenza che
avesse giudicato necessaria. L'art. 5 verrà attivato, solamente, una prima e
unica volta: dopo l'attacco terroristico dell'11 settembre 2001 nei confronti
degli Stati Uniti
25
. Quindi, “per gli europei la rilevanza del patto stava nel
21
Ibidem, art. V: “(a)ll measures taken as a result of the preceding Article shall be
immediately reported to the Security Council. They shall be terminated as soon as the
Security Council has taken the measures necessary to maintain or restore international
peace and security. The present Treaty does not prejudice in any way the obligations of the
High Contracting Parties under the provisions of the Charter of the United Nations. It shall
not be interpreted as affecting in any way the authority and responsibility of the Security
Council under the Charter to take at any time such action as it deems necessary in order to
maintain or restore international peace and security”
22
Per il funzionamento del Trattato di Bruxelles, si veda Ronzitti N., Introduzione al Diritto
Internazionale, Quinta edizione, Giappichelli editore, Torino, 2016, p. 455
23
Per una maggiore definizione del Patto NATO, si veda Di Nolfo E., Storia delle relazioni
internazionali, dal 1918 ai giorni nostri, 2008, p.26
24
Si veda il Trattato Nord Atlantico, Washington D .C., 4 aprile 1949, art. 5: “(l)e parti
convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell'America
settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di
conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse,
nell'esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall'art. 51
dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo
immediatamente, individualmente e di concerto con le le altre parti, l'azione che giudicherà
necessaria, ivi compreso l'uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza
nella regione dell'Atlantico settentrionale”
25
Per un'analisi del Trattato NATO e il suo funzionamento, si veda Ronzitti N.,
Introduzione al Diritto Internazionale, Quinta edizione, Giappichelli editore, Torino, 2016,
p. 456
19
vincolare la potenza americana a difesa della loro sicurezza, con il duplice
scopo di contenere l'URSS e controllare il risorgere della Germania”
26
.
Il 1950 segnò un anno decisivo nel processo d'integrazione europea. Sin
dalla fine del conflitto, la Francia aveva scelto di appoggiare la scelta
statunitense di creare un nuovo Stato tedesco, ma sperava di ottenere
maggiori controlli sul futuro assetto del nascente Stato tedesco
27
.
In effetti, la questione del controllo del bacino carbonifero della Ruhr era
tale che nel 1949 venne istituita un'Alta autorità che avrebbe avuto il
compito di controllare e contenere la potenza economica della Germania e
organizzare la produzione di carbone al fine di evitare che il futuro Stato
tedesco limitasse, in qualche modo, lo sfruttamento dei giacimenti
carboniferi verso gli Stati confinanti, specificamente, e con particolare
riguardo alla Francia. Vi era, dunque, un chiaro interesse economico, oltre
che pacifista, francese di porre in comune i settori trainanti dell'epoca:
quello del carbone e dell'acciaio
28
.
Fu così che si arrivò alla “Dichiarazione Schuman”
29
, dal nome del ministro
degli Esteri francese del 9 maggio 1950
30
, il cui autore principale risultava
essere Jean Monnet, attraverso cui, si apriva una nuova fase storica nei
rapporti di forza fra la potenze all'interno del Continente europeo, “tale da
mutare i termini diplomatici ed economici della ricostruzione europea e da
porre le premesse del processo di integrazione”
31
.
La Dichiarazione apriva asserendo: “la pace mondiale non potrà essere
salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la
minacciano. Il contributo che un'Europa organizzata e vitale può apportare
26
Si veda Romero, F., Storia della Guerra Fredda, l'ultimo conflitto per l'Europa, Giulio
Einaudi editore, Torino, 2010, p. 65
27
Si veda Di Nolfo E., Storia delle relazioni internazionali, dal 1918 ai giorni nostri, 2008,
p. 56
28
Si veda Morelli U., Storia dell'integrazione europea, Guerrini scientifica editore, 2011,
pp. 59 - 60
29
Per il testo della Dichiarazione Schuman, si veda Robert Schuman, Ministro degli Esteri
della Repubblica francese, Dichiarazione, 9 maggio 1950
30
Ancora oggi, il 9 maggio viene festeggiato, in tutta l'Unione europea, come il “Giorno
dell'Europa”
31
Si veda Di Nolfo E., Storia delle relazioni internazionali, dal 1918 ai giorni nostri, 2008,
p.57
20