14
1.2 E-commerce e digital economy
I principali incentivi all’evoluzione dei sistemi di pagamento sono
state le nuove esigenze di acquisizione degli strumenti finanziari e
l’acquisto di beni e servizi attraverso quello che è definito il commercio
elettronico.
Secondo studi recentemente effettuati dal gruppo italiano Digital
Advisory Group (DAG) e da quello americano Boston Consulting Group
(BCG) i modi con cui l’e-commerce contribuisce all’economia sono
principalmente tre:
Contributo alla crescita del PIL. L’effetto della digital economy
sulla formazione del prodotto interno lordo è stato del 2% circa in
Italia e di un valore compreso fra il 3% e il 5% in Francia,
Germania, Svezia e Regno Unito, crescendo a un ritmo fino a 10
volte superiore a quello della crescita di tutto il PIL. Il ritardo
italiano come verrà analizzato nel paragrafo che segue è causato
principalmente da ragioni di tipo burocratico e culturale (siamo uno
dei paesi europei con un maggiore analfabetismo digitale).
Contributo all’occupazione. In 15 anni in Italia sono stati creati
circa 700.000 posti di lavoro nel settore dell’economia digitale.
Con dell’avvento di internet si stima siano nati 1,8 posti di lavoro
contro un solo posto di lavoro perso, a livello globale si parla di
2,6 nuovi posti ogni uno perso.
Contributo allo sviluppo delle imprese. C’è un nesso tra l’utilizzo
di internet da parte di una impresa e la sua capacità di ottenere
ricavi. Le aziende che vendono i propri prodotti su internet hanno
il 50% di probabilità in più di veder crescere il proprio giro di affari;
esse riescono ad incrementare il proprio fatturato fino al 6% annuo
contro l’1% annuo di quelle che non utilizzano il web. Nonostante
l’Italia sia uno degli ultimi paesi europei per utilizzo dell’e-
commerce, il volume degli affari legati al web vede un incremento
annuo degli acquisti online del 2% circa con un volume d’ affari di
15
circa 11 miliardi di euro. Sviluppare l’e-commerce vuol dire
rendere le imprese più moderne e redditive indipendentemente
dalla loro ubicazione geografica, ciò permette lo sviluppo delle
aziende anche in aree più svantaggiate come quelle del sud
d’Italia.
Gli ostacoli allo sviluppo dell’e-commerce sono di carattere
psicologico e culturale oltre che tecnico e logistico; è necessario
sensibilizzare i cittadini all’utilizzo dei pagamenti elettronici in modo da
incrementare la fiducia generale su di essi, in linea con quanto richiesto
dal Libro Verde sui pagamenti elettronici pubblicato l’11 gennaio 2012
dalla Commissione europea
(14)
.
(14)
Pimpinella, Maurizio M., I sistemi di pagamento nel terzo millennio, MFC Editore,
Edizione Kindle 2015, pos. 436-439, pos. 1427-1430.
16
1.3 Le abitudini di pagamento in Europa e il gap italiano
In Italia il numero dei pagamenti effettuati con le carte è
raddoppiato negli ultimi cinque anni, tuttavia il numero delle transazioni
elettroniche (14% del totale) rimane di molto inferiore alla media europea,
peggio dell’Italia solo la Spagna e la Grecia. Questo nostro indugio può
essere ricondotto allo scarso livello di investimenti che sono stati fatti sul
piano dell’educazione digitale e su quello dell’innovazione nel settore
bancario e industriale, oltre a fattori riconducibili all’invecchiamento della
popolazione, alla presenza di un vasto e radicato mercato sommerso del
lavoro, alla forte diffusione di sportelli automatici per il prelievo di denaro
e alla scarsa fiducia riposta nei sistemi di pagamento più tecnologici
(15)
,
oltre al fatto che nel nostro Paese, secondo uno studio della CGIA di
Mestre, il 29% di cittadini è ancora sprovvisto di un conto corrente
bancario, tantissimo se confrontato con il 3% di Francia e Regno Unito o
con il 2% di Germania
(16)
.
La sconfitta dell’analfabetizzazione digitale e il recupero del gap nei
confronti gli altri paesi europei si rifletterebbero in una maggiore
efficienza dell’amministrazione pubblica e in vantaggi economici in
termini di maggiori introiti fiscali e crescita del PIL
(17)
.
Lo Stato più all’avanguardia in questo è senza dubbio la Svezia dove
solo il 19% dei pagamenti vengono fatti con denaro contante, un valore
incredibilmente più basso rispetto alla media europea dell’80%. Questo
è stato possibile grazie a una politica innovativa iniziata alla fine degli
anni 90 che ha abituato gli svedesi ad utilizzare carte e dispositivi
elettronici in un sistema dei pagamenti verso cui oggi ripongono fiducia
(15)
Il Post, Tutti vogliono abbandonare il contante, 2018,
https://www.ilpost.it/2018/06/02/denaro-contante-pagamenti-elettronici/ [31/03/2019].
(16)
Il Sole 24 Ore, All’Italia il record europeo degli “unbanked”, 15 milioni di cittadini
senza conto corrente, 2013, http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-05-11/allitalia-
record-europeo-unbanked-120115.shtml?uuid=AbsXD0uH [22/04/2019].
(17)
Pimpinella, Maurizio M., Carrafiello, Giuseppe, L’evoluzione normativo-
regolamentare nel settore dei pagamenti: PSD2 e Regolamento MIF, MFC Editore,
Edizione Kindle 2016, pos. 133.
17
al punto di ipotizzare un totale abbandono del contante nei prossimi 5
anni. Secondo il ministro per l’economia svedese Per Bolund il passaggio
a sistemi di pagamento elettronici ha generato un aumento del 30% degli
introiti fiscali dovuti all’IVA e una diminuzione dei reati verso le banche e
le persone legati a rapine. Nel resto d’Europa siamo ancora lontani
dall’abolizione del contante ma un passo avanti è stato fatto nel 2016 con
lo stop alla produzione della banconota da 500 euro perché è troppo
facilmente utilizzabile come mezzo di finanziamento di attività illecite e
terroristiche. Nonostante il tasso di crescita globale dei pagamenti
elettronici si attesti intorno al 10% annuo, uno studio effettuato dalla
società specializzata in sicurezza e trasporto valori G4S ha evidenziato
che comunque la moneta fisica in circolo continua a crescere, ciò è stato
ritenuto indice di una certa sfiducia nei mercati e del crollo degli
interessi
(18)
.
(18)
Il Post, Tutti vogliono abbandonare il contante, 2018,
https://www.ilpost.it/2018/06/02/denaro-contante-pagamenti-elettronici/ [31/03/2018].
18
1.4 Prima della Payment Services Directive
Prima dell’entrata in vigore della prima direttiva europea sui servizi
di pagamento (Payment Services Directive - PSD) il sistema dei
pagamenti europeo risultava alquanto frammentato, ogni Stato membro
presentava un proprio ordinamento giuridico organizzato su base
nazionale. La Commissione europea aveva già dimostrato in varie
occasioni la volontà di armonizzare la materia su base comunitaria
emanando molteplici atti quali la direttiva 97/5/CE del Parlamento e del
Consiglio europeo del 27 gennaio 1997 sui bonifici transfrontalieri e il
regolamento comunitario 2560/2001 del 19 dicembre 2001 sui pagamenti
transfrontalieri, oltre ad alcune raccomandazioni come la numero
87/598/CEE dell’8 dicembre 1987 relativa a un codice europeo di buona
condotta in materia di pagamento elettronico, la numero 88/590/CEE del
17 novembre 1988 circa il rapporto tra il proprietario della carta di
pagamento e l’emittente della carta, e la 97/489/CE del 30 luglio 1997
sulle operazioni effettuate tramite strumenti di pagamento elettronici. In
Italia importanti riforme sul sistema dei pagamenti furono attuate dalla
Banca d’Italia a partire dagli anni 80 con l’intento di promuovere il sistema
assicurandone il rispetto delle finalità e sostenendo lo sviluppo dei
mercati finanziari e monetari
(19)
.
Il Libro Bianco redatto da Banca d’Italia nel 1987 mise in luce tutte le
lacune del sistema dei pagamenti italiano e la sua arretratezza rispetto
alle tecnologie a disposizione del tempo, venne riscontrata la grande
importanza ottenuta dai prodotti postali rispetto agli altri paesi membri,
un considerevole utilizzo del contante e la scarsità di utilizzo di bonifici e
altri strumenti elettronici, oltre che alcune problematiche relative
all’utilizzo e alla circolazione degli assegni bancari. Le riforme attuate
negli anni successivi portarono il nostro sistema dei pagamenti ad
(19)
ASSONEBB, Sistemi di Pagamento, 2010,
http://www.bankpedia.org/index.php/it/127-italian/s/22431-sistemi-di-pagamento
[31/03/2019].
19
avvicinarsi sempre più a un sistema telematico ed europeo, ad esempio
sull’apparato degli assegni furono eseguiti importanti interventi con
l’obiettivo di aumentare la sicurezza e l’efficacia dello strumento
attraverso la dematerializzazione dei titoli di importo contenuto e l’utilizzo
di procedure telematiche, inoltre fu rivisto il regime sanzionatorio e
istituita la Centrale di Allarme Interbancaria (CAI).
Il Trattato di Maastricht del 1992 assegnò all’Eurosistema la conduzione
della politica monetaria e il compito di disciplinare e sorvegliare il sistema
dei pagamenti stabilendo importanti principi come quello di sussidiarietà
delle banche centrali e quello di uguaglianza tra i pagamenti
indipendentemente dal loro importo; in quegli anni in Italia fu introdotta la
differenziazione tra sistemi di pagamento all’ingrosso e al dettaglio e
realizzato il sistema di regolamento lordo in tempo reale BI-REL
(successivamente trasformato in NUOVO BI-REL), armonizzato ai
sistemi già presenti negli altri paesi europei e successivamente collegato
a TARGET, acronimo di Trans-european Automated Real-time Gross-
settlement Express Transfer System (sistema trans-europeo
automatizzato di trasferimento espresso con regolamento lordo in tempo
reale), nato per operazioni interbancarie e di politica monetaria oltre che
per operazioni con la clientela privata di importo rilevante e caratterizzato
dal fatto che le transazioni si regolano in maniera lorda in tempo reale tra
le sole parti interessate a differenza dei sistemi di regolamento netto nei
quali l’operatività viene regolata fra più parti in cicli giornalieri con un
maggiore rischio di liquidità e di sicurezza. Il sistema TARGET,
aggiornato poi nell’ancor più solido e flessibile TARGET2, ha raggiunto
alti tassi di efficienza e di copertura e rappresenta tutt’oggi il più grande
sistema di pagamento del mondo
(20)
.
(20)
Brizi, Rita “Economia e Regolazione del Sistema dei Pagamenti”. Corso di
Economia e regolamentazione dei sistemi di pagamento, Università degli studi di Siena,
a.a. 2017/2018, pag. 34-85.