50
Si Consuma e si Legifera
La situazione era sempre più grave: documenti dell’Ufficio
Superiore di Igiene statunitense ci rivelano che, ancora nel 1921,
nonostante l’Harrison Act, venivano importate circa 1700 tonnellate
di oppio
52
, una cifra pazzesca soprattutto se si pensa che in realtà
erano stati proprio i medici a promuoverne l’utilizzo, creando
nell’inconsapevole gente le gravi dipendenze che vennero peraltro
trasformate in illegalità col tempo. A proposito di illiceità infatti,
nella prigione governativa di New York, tra il 1918 ed il 1921 il
numero dei detenuti imputati per uso illegale d’oppio cresceva del
789%, e decine di migliaia di medici e farmacisti su tutto il territorio
furono citati in giudizio e condannati per aver prescritto o venduto
oppiacei a eroinomani
53
.
E’durante questo periodo che anche il Canada (1923) dichiarò
illegale la cannabis, ma per diventare un fenomeno di rilevanza
mondiale si dovettero aspettare ancora circa 15 anni; continuo quindi
in questo excursus, ricordando che in Europa si riunì nel 1925 la
“Geneva International Convention on Narcotics Control” che nel suo
lungo rapporto sulle sostanze narcotiche incluse l’oppio e i suoi
derivati, la cocaina e la cannabis per la quale, nel 1928 fu emesso il
“Dangerous Drugs Act” che tra i suoi emendamenti ne prevedeva
l’illegalità e la messa al bando su tutto il Regno Unito; ma i dissensi
non mancavano e soprattutto nelle americhe il parere in proposito di
questa sostanza sembrava alquanto diverso: il Military Investigation
Commitee del Canale di Panama pubblicò due rapporti (1925 e 1931)
dove si dichiarava che,
«La marijuana non costituisce alcun problema per soldati e civili della zona,
e nessun provvedimento restrittivo si rende quindi necessario
54
».
52
Per un consumo pro capite di 2,5 grammi. Stefano Canali, Storia Sociale Oppio,
Università degli Studi di Cassino, Centro per la Diffusione della Cultura.
53
Ibidem.
54
Bernardo Parrella, Breve Storia della Cannabis, Aprile 1994.
51
Dato che la “curiosità” in proposito non mancava, nel 1928 a New
York, per volere del sindaco Fiorello La Guardia iniziò una
pluriennale ricerca-indagine volta ad individuare eventuali legami tra
uso di cannabis e criminalità, prostituzione e/o comportamenti
antisociali: dopo sei anni il rapporto evidenziò come non ci fosse
alcun tipo di relazione tra i fenomeni in questione riportando invece
elevati squilibri dovuti all’utilizzo, seppur illegale (il proibizionismo
era ancora in vigore), di alcolici; purtroppo però, nonostante gli ottimi
risultati non riuscì a produrre alcun effetto politico in quei giorni ma
fu preso in considerazione solo quaranta anni dopo, quando cioè, la
Commissione nominata dal presidente Nixon, proprio riferendosi a
quella ricerca, stabilì la necessità di dare una svolta alla guerra alla
droga
55
.
Nel 1928 invece, anche il Sudafrica dichiarò l’illegalità dell’hemp
ritenendolo causa di tossicodipendenza tra i suoi utilizzatori. Ù
La lotta volgeva ormai ad un punto molto importante, è quindi il
momento di presentare le operazioni del Federal Bureau of Narcotics.
Il Marijuana Tax Act
Il segnale più evidente dell’atmosfera di cambiamenti che si andò
diffondendo è fornito dalla netta diminuzione delle quote di narcotici
usati nell'industria farmaceutica: in confronto al 1929, la produzione
di morfina, eroina e cocaina erano scese rispettivamente del 31, 29 e
58%
56
.
Terminava l'era della droga come bene lecito, ma le si aprivano le
porte del mercato illegale: man mano che le varie nazioni
cominciarono ad imporre sanzioni all'uso ed al commercio, la loro
vendita si trasferì nel mercato nero, dove i prezzi del nuovo bene
illecito lievitarono notevolmente nel giro di pochi anni.
55
Si veda “Tempo di Riforme”, Capitolo 4, pag. 76.
56
A. Ruggirei, Droga e criminalità in Toscana, Centro di documentazione cultura
legalità democratica, 1996.
52
Verso la fine degli anni Venti, Harry Anslinger, futuro commissario
del Federal Bureau of Narcotic (FBN) era vice console a Nassau
(isole Bahamas) dove, impegnato nella lotta al contrabbando ebbe un
tale successo da essere trasferito alle dirette dipendenze del Ministero
del Tesoro che nei primi anni ’30 istituì il bureau per il controllo dei
narcotici di cui egli divenne direttore.
In quegli anni però fu sancito il fallimento del proibizionismo degli
alcolici che venne revocato dal presidente Roosevelt nel 1933: la lotta
alle droghe diventò l’unico obiettivo dell’ormai indebolito
57
FBN e
con questo, del commissario Anslinger il quale, non lasciandosi
abbattere passò subito al contrattacco, avviando la schedatura di
centinaia di persone e fornendo al Congresso regolari relazioni sui
pericoli della diffusione dell'uso di cannabis, rea di provocare "musica
satanica" e "rapporti sessuali tra donne bianche, negri e messicani
58
".
Anslinger venne subito attaccato: in varie lettere dirette ai
collaboratori del presidente Roosevelt fu accusato di razzismo e di
costruirsi una carriera a spese di persone malate e infelici; ma tra lo
scalpore generale, il Commissario fu invece confermato nell'incarico
da cui riprese la campagna demonizzante che, attraverso lettere e
articoli su riviste famose ed autorevoli portò i giornali scandalistici a
rispondere che la ganja era realmente una droga assassina
responsabile di omicidi a catena.
Vediamo ancora una volta, comparire il ruolo dell’opinione pubblica
in queste vicende, e come questa possa essere pilotata; la storia, come
ben sappiamo si ripete sempre, anche se i particolari cambiano: nel
1936, il giornalista Kenneth Clark inizia così un suo articolo
pubblicato su una grande catena di giornali:
«Sconvolgenti crimini di violenza stanno aumentando. Assassinî, stragi,
crudeli mutilazioni, ferimenti compiuti a sangue freddo. Le allarmate
autorità federali e statali attribuiscono molte di queste violenza alla “droga
assassina”, come gli esperti chiamano la marijuana
59
».
57
L’abolizione del proibizionismo provocò un calo del 25 % -in quattro anni- delle
operazioni, degli stanziamenti e del potere del FBN. Claudio Cappuccino, Così fu
creato il mostro marijuana. Fuoriluogo n. 3, 30-7-1996.
58
Bernardo Parrella, Breve Storia della Cannabis, Aprile 1994.
59
Ibidem.
53
Persino lo stesso nome dell’erba aveva subito dei mutamenti: da
cannabis, ganja o hemp, nomi scientifici propri dell’erba e più comuni
anche in Europa, i media americani ne promossero sempre più
l’appellativo marijuana datole in passato dai lavoratori messicani: un
altro esempio di connotazione razziale che cercava di avvicinare così
il peggio della società di allora… riuscendoci. Fu dunque battezzata
la droga che «dà il piacere di uccidere senza motivo
60
» e in una serie
innumerevole di interventi pubblici di chiara disinformazione furono
ripetute le sue potenzialità maligne: demenza, pazzia, decadimento
fisico, fino ad 'eccessi di rabbia delirante che spesso sfociano in
efferati delitti; Numerosi documentari come “Refeer Madness
61
”
furono proiettati nelle scuole e nel gennaio 1937 come conseguenza,
venne convocata dal Ministero del Tesoro una conferenza per la
valutazione dello status della cannabis sativa. Il 27 aprile al
Congresso iniziarono le sedute sul Marijuana Tax Act; intanto
Anslinger pubblicava sull'American Magazine un articolo rimasto
famoso, “Marijuana, assassino della gioventù”. Il primo settembre
1937 quindi, il Marijuana Tax Act entrò in vigore su tutto il territorio
americano: in base a questa legge, per usare cannabis a scopo medico
e industriale bisognava pagare una tassa di un dollaro per oncia, cento
dollari per altri scopi. Chiunque detenesse e commerciasse cannabis
al di fuori di tali termini rischiava un massimo di cinque anni di
carcere e multe fino a 20.000 dollari. Nello stesso anno, in 46 su 48
Stati dell'Unione la cannabis veniva ufficialmente dichiarata
fuorilegge. Anslinger aveva vinto e come egli stesso aveva dichiarato:
«…credo che abbiamo fatto un buon lavoro[...] la droga è omogenea alla
sua antica tradizione di assassinio, rapine, stupri [...] è una droga più
pericolosa di eroina o cocaina…».
Naturalmente la scienza e la tecnica inventarono subito nuove
risorse per sostituire l’hemp, come ad esempio la fibra di nylon di
60
Claudio Cappuccino Così fu creato il mostro marijuana, da Fuoriluogo n. 3 - nuova
serie - 30 luglio 1996.
61
“Pazzia da spinello”.
54
Lammot Dupont (1937), che gli permise di stravolgere il mercato
tessile
62
fondando l'impero chimico Dupont; la carta venne prodotta
con la polpa di legno invece che con le fibre di canapa
63
e sul fronte
medico la siringa ipodermica garantiva una più vasta diffusione di
anticonvulsivi ed antidolorifici; nel 1942 la pianta fu cancellata
ufficialmente dalla U.S. Pharmacopeia
64
. L’hemp era così escluso
dagli usi ufficiali mentre l’utilizzo enteogeno, legale fino a poco
prima, diede alle organizzazioni criminali una nuova ed inesauribile
fonte di ricchezza: il prezzo, in passato paragonabile a quello di un
qualsiasi ortaggio comune, lievitò al punto da superare quello dell'oro.
Prima di andare avanti nella questione marijuana, è opportuno
menzionare un altro fenomeno che ha contribuito a segnare il secolo
scorso, in tema di dipendenze, infatti, gli accaniti dottori della
farmaceutica mondiale stavano per dare alla luce altre droghe che,
come è sempre stato, avrebbero in principio goduto dei favori del
mondo civilizzato, per poi passare, fortunatamente, al bando.
Le Anfetamine
Le anfetamine vennero sintetizzate verso la metà degli anni trenta da
un chimico di Los Angeles, Gordon Alles. Tali sostanze dovevano
rappresentare un sostituto sintetico dell'efedrina, un principio
farmacologico naturale della pianta Efedra molto efficace nella cura
dell'asma, ma di difficile estrazione. Poste liberamente in vendita alla
fine degli anni Trenta ebbero immediatamente un successo
commerciale, non solo per l’efficacia nel trattamento delle affezioni
asmatiche, come antidepressivi e per la cura degli esaurimenti nervosi,
ma soprattutto per le proprietà stimolanti la cui conoscenza si diffuse
62
Si ricorda che ad inizio secolo la fibra della canapa era la più utilizzata dall’industria
tessile. Fonte: marijuana.it.
63
Anche la carta era normalmente prodotta con derivati di canapa. Ibìdem.
64
Nonostante uno studio pubblicato sull'American Journal of Psychiatry fornisse la
prova di come la dipendenza dalla cannabis sia minore di quella nei confronti di
alcool e tabacco. Bernardo Parrella, Breve Storia della Cannabis, 1994.
55
in special modo tra gli studenti americani che le utilizzavano durante
la preparazione agli esami; inoltre, la potente azione anoressizzante,
veniva utilizzata per la produzione di farmaci per le cure dimagranti.
La prima grave epidemia d'abuso si era verificata durante la seconda
guerra mondiale: pillole a base anfetaminica furono distribuite ai
soldati per aumentarne l'efficienza e sostenerne il morale. Secondo
alcune stime
65
, circa il 20% delle truppe inquadrate nell'esercito
americano era dedito all'uso cronico e pesante di questi composti;
mentre i tedeschi ne distribuirono agli alleati giapponesi dell'Asse
grandissime quantità che furono somministrate soprattutto alla
popolazione civile per aumentarne la produttività nelle fabbriche di
munizioni e materiale bellico.
Alla fine della guerra, le industrie farmaceutiche nipponiche
cercarono di vendere le enormi scorte accumulate attraverso una
martellante campagna pubblicitaria che decantava l'efficacia di queste
droghe nei casi di depressione, sonnolenza e obesità. Analogamente a
quanto successo con oppio e cocaina nel secolo della rivoluzione
industriale, la promozione ebbe un gran successo poiché sfruttava
scientificamente il diffuso stato di frustrazione e sfiducia che si era
impadronito del Paese in seguito alla sconfitta militare, proponendo un
rimedio estremamente economico, rapido e potente.
Con gli inizi degli anni '50 scoppiò quindi una vera e propria
epidemia da abuso di anfetamine, con moltissimi casi di persone
diventate dipendenti nel tentativo di curarsi… una storia a noi
purtroppo nota che indusse i governi a regolamentarne la produzione e
il commercio.
Il Giudizio dell’ONU
Prevenzione, controllo, repressione, persecuzione… parole che
divennero tra loro quasi sinonimi tra gli anni ’40 e ’70, degenerando
65
Stefano Canali, Alter Ego Droga e Cervello, Università degli Studi di Cassino,
Centro per la Diffusione della Cultura , 1996.
56
in arresti di massa e violenze; Harry Anslinger fu nominato
rappresentante degli USA alla Convenzione Unica dell’ONU dove
restò nella Commissione per le droghe stupefacenti fino al 1970; già
nel 1955, si decise di inserire la cannabis nella lista delle sostanze
proibite per i suoi effetti criminogeni e nel 1961 questi effetti furono
denunciati nel corso della Conferenza che ha portato alla ratifica della
Convenzione Unica
66
, sottoscritta poi da 65 dei paesi partecipanti e
che classifica la cannabis nella Tabella IV, dunque sottoposta al
massimo livello di controllo (comprende anche l’eroina): è la nascita
ufficiale del proibizionismo come lo conosciamo oggi.
Sono queste le origini di quella che è oggigiorno l’accesa ed
interminabile guerra al traffico di droga che, data l’intrinseca
ingestibilità legata proprio alla storica abitudine della società
all’utilizzo di determinate sostanze, ha prodotto oltre a gravi squilibri
numerose incarcerazioni; non da meno, ha contribuito persino alla
generazione di un fenomeno chiamato turismo della droga: migliaia
di persone che si mettono in viaggio da diversi Paesi per raggiungere
gli Stati in cui tale legge non è perseguita ed in cui la politica in
materia si fonda su un approccio pragmatico alla questione
67
. A
questo proposito cito le osservazioni di Antonia Ruggirei
68
del Centro
di Documentazione Cultura e Legalità Democratica in Toscana:
«è proprio la legislazione che segna il confine tra uso lecito e illecito [...] per
combattere l'espandersi di questo mercato si può agire in tre direzioni:
scoraggiare o controllare la domanda, eliminare l'offerta, combattere
l'enclave criminale che si è sviluppata intorno a questo traffico illecito. Se il
controllo della domanda è operato attraverso politiche nazionali o ancor
meglio locali [...] il controllo dell'offerta e la lotta al narcotraffico
richiedono strategie globali realizzabili solo con accordi politici a livello
internazionale. Attualmente la politica internazionale antidroga è fortemente
condizionata dagli Stati Uniti che hanno sottoposto le nazioni produttrici a
continui ricatti per costringerle ad adottare leggi che rendano illegale il
commercio e la produzione di droga ed a distruggere con azioni militari le
piantagioni. Combattere il consumo tagliando l'offerta non è un'idea
totalmente errata - anche se è discutibile - ma sono i metodi usati che creano
problemi a livello sia etico che politico. Etico perché è impensabile che i
paesi "ricchi" facciano pagare agli altri le disfunzioni ed i fallimenti sociali
che incoraggiano l'uso e l'abuso di droga. Politico perché é inaccettabile
66
Single Convention Drug Act.
67
Si veda il Capitolo 4 della trattazione, pag. 76.
68
www.regionetoscana.it
57
continuare ad usare metodi "coloniali" nei confronti dei Paesi coltivatori di
droga».
E l’opinione pubblica? Non bisogna dimenticare che parallelamente
a tutti gli eventi finora descritti, c’è sempre stato un massiccio
schieramento di persone a favore o sfavore, e dato che nel XX secolo
nuovi e colossali media hanno preso forma e potere, cercherò si
sintetizzare il modo in cui questi hanno raccontato il problema.
Il Grande Schermo e le Droghe
Il cinema non è solo un'arte, è anche la storia di una società e del suo
modo di essere: attraverso le pellicole più famose allora, si può capire
come il tema della droga, toccato, affrontato e ironizzato da grandi
registi e attori, sia stato vissuto dalla società, e da qui scoprire la
mentalità sottostante a certe posizioni.
Nel 1936 uscì negli USA una commedia, “Follia d'amore”, in cui si
denunciavano attraverso i racconti di un preside di liceo, i danni e i
pericoli e le tragedie generate dal consumo di marijuana; qualche
anno dopo, passando dalla propaganda al cinema d'autore, fu
trasmessa una delle pellicole più celebri di Orson Wells: “L'infernale
Quinlan”, un'amara denuncia della corruzione e del decadimento dei
valori della società americana degli anni '50; all'interno del film,
Susan Vargas (Janet Leigh), viene rapita e rinchiusa in una camera
d'albergo ove le viene somministrata marijuana come fosse una
tortura sino a che non cadrà stremata; un messaggio simile fu
espresso con “La dolce ala della giovinezza” (1962) di Richard
Brooks, in cui l'hashish è lo sfondo dove ambientare la tragedia della
tossicodipendenza di cui diviene schiava la ricca nobildonna
protagonista del film (Geraldine Page).
Restando in quegli anni, ma in Italia, persino il grande Antonio de'
Curtis si occupò dell’argomento: la scena non è più drammatica ma
parodistica, la droga è un pretesto per poter dare sfogo alla comicità e
58
all'improvvisazione di Totò, ma l'opinione di fondo sulla cannabis è la
solita. Stiamo parlando di “Che fine ha fatto
Totò baby?” di Ottavio Alessi (1964): nella
commedia Totò e Pietro rubano una valigia
che però contiene un morto: nel tentativo di
sbarazzarsene finiscono in una casa di
campagna dove un eccentrico coltivatore di
marijuana si offre di aiutarli a far sparire il
cadavere se loro aiuteranno lui a uccidere la ricca quanto
insopportabile moglie. Totò scambia poi la marijuana per insalata
69
e
ne fa una bella scorpacciata divenendo completamente folle al punto
di commettere efferati delitti e omicidi.
Ma, anche al cinema le cose sarebbero radicalmente cambiate: è
proprio verso l'inizio degli anni '50 che nasce la beat generation di
Ginsberg e Kerouac
70
ed è con gli anni 60' che una nuova cultura
provenendo dall'America invade l'Europa, esprimendo con il rock &
roll, l’abbigliamento e la capigliatura, proprio l'abitudine di fumare
canapa e assumere droghe stupefacenti.
Durante quegli eventi il tema fu affrontato con maggiore
disinvoltura e lo stesso cinema lo presentò come una semplice moda
caratterizzante un movimento giovanile che fu poi chiamato di
controcultura. Sono proprio questi gli eventi che portarono alle
incredibili riforme degli anni Settanta
71
.
69
Sottolineando come all'epoca non ci fosse nel senso comune italiano nemmeno
l'idea di come era fatta morfologicamente questa pianta.
70
Si rimanda al Capitolo 3, pag. 59.
71
Si rimanda al Capitolo 4, pag. 79.