Introduzione 7
1
Guido Minore (?-1310), guelfo, fu costantemente al fianco dell'arcivescovo Filippo (1251-1270). Dopo
la morte di Filippo si aprirono nuovi contrasti all'interno della famiglia. I da Polenta si divisero in due
rami, a capo dei quali si trovarono i cugini Guido Riccio o Maggiore, figlio di Alberico, e appunto Guido
Minore. I contrasti fra i due capi vennero momentaneamente superati con un compromesso, che
assegnava a Guido Riccio il domino su Comacchio e a Guido Minore Ravenna. Ma ben presto gli urti
ripresero e Guido Riccio, coi figli, passò dalla parte dei Traversari, famiglia ghibellina acerrima nemica
dei Polentani. I Traversari all'epoca controllavano il Comune, essendo la famiglia più in vista di Ravenna.
Nel 1275 Guido, con un colpo di mano, conquistò il potere sulla città, togliendola agli acerrimi rivali. Fu
determinante l'apporto della cavalleria fornito da Giovanni Malatesta (anch'egli guelfo). Guido inaugurò
così un dominio incontrastato sulla città che perdurò fino al 1441.
2
Non è opportuno, in questa sede, approfondire la biografia dei fratelli di Francesca, di cui tuttavia sono
presenti i dettagli in NEVIO MATTEINI, Francesca da Rimini. Storia / Mito / Arte , Rocca San Casciano,
Cappelli, 1965, pp. 49-53).
3
Secondo alcuni studiosi i Polentani provenivano dalla Sassonia; secondo altri, invece, avevano origine
italiana e risiedevano in un luogo dal nome simile, come Pollenza nella zona di Macerata, oppure
Polentes, nel bellunese.
Int roduz i one
L e notiz ie storic he re la tive a que sto pe rsona ggio sono piuttosto sc a rse : Fra nc e sc a da
R imini (o da Pole nta ) e ra figlia di Guido Minore
1
, signore di R a ve nna e di C e rvia . Oltre
a Fra nc e sc a , Guido e bbe a ltri otto figli: Osta sio, Guiduc c io, L a mbe rto, Sa ma rita na ,
B a nnino, B e rna rdino, B a sta rdino e Na sitto (gli ultimi due ille gittimi).
2
Sulle origini de i
Pole nta ni non si ha nno informa z ioni c e rte .
3
C e rto è c he c ominc ia rono a d a c quisire
Introduzione 8
4
L'enfiteusi era un diritto reale che permetteva all’agricoltore che ne usufruiva (enfiteuta) di avere pieni
poteri sul fondo che coltivava (dietro pagamento di un canone annuo al concedente), con la possibilità,
dopo un certo numero di anni, di affrancare tale fondo divenendone proprietario.
5
Le scoperte archivistiche condotte da Silvio Bernicoli (1897) e di Girolamo Zattoni (1905), fu il castello
di Polenta a dare il nome alla famiglia.
6
Su questo punto rimandiamo al cap. 1 della tesi.
7
Cfr. CORRADO RICCI, Francesca da Rimini e i Polentani nei monumenti e nell'arte , in «Emporium»
Vol. XIV, n. 84, 1901, pp. 445-467.
8
NEVIO MATTEINI, op cit., pp. 55-56.
pote nz a qua ndo dive nta rono funz iona ri de gli a rc ive sc ovi di R a ve nna : furono que sti
ultimi a ric ompe nsa rli ne l se c . XII c on la c onc e ssione , pe r e nfite usi
4
, de l c a ste llo di
Pole nta
5
, non lonta no da B e rtinoro (FC ), c he a ppa rte ne va a l mona ste ro be ne de ttino di S.
Giova nni E va nge lista .
C ome già a c c e nna to, de lla vita di Fra nc e sc a c onosc ia mo ve ra me nte poc o. Da nte
ste sso, ne i c e le bri ve rsi 97-99 de l V c a nto de ll’ Infe rno , indic a il luogo di na sc ita ,
R a ve nna , tra mite una pe rifra si
6
. T utta via non vi è a lc un doc ume nto c he a tte sti la na sc ita
di Fra nc e sc a e , miste riosa me nte , ne ssuno de i c ronisti de l pa ssa to o de i primi
c omme nta tori di Da nte ne ha ma i fa tto pa rola .
Anc ora più c omplic a to è sta bilire dove si trova sse la c a sa in c ui è c re sc iuta , a nc he se
C orra do R ic c i ha supposto c he la sua a bita z ione dove tte trova rsi ve rso Porta Ursic ina ,
da to c he le dimore de l pa dre e di L a mbe rto, suo fra te llo, si trova va no in que sta z ona di
R a ve nna .
7
Que lla c he se gue è l’imma gine c he di le i c i ha la sc ia to Ne vio Ma tte ini
8
:
Introduzione 9
9
Giovanni detto il Ciotto (zoppo, sciancato) da cui appunto Gianciotto (1244 ca.-1304). Con tale
soprannome sono siglati i documenti che ci restano di lui (cfr. FRANCESCO TORRACA, Fatti e scritti
di Ugolino Buzzola , in Studi Danteschi , VII, 1912, pp. 187-211) figlio di Malatesta da Verrucchio e di
Concordia. Durante la reazione ghibellina del decennio 1273-1283 combatté a fianco della fazione guelfa;
nel 1275 corse in aiuto di Guido Minore, suo futuro suocero, nella conquista del potere sulla città di
Ravenna; nel 1285 venne eletto alla podesteria di Pesaro. Il 5 maggio 1288 i Malatesta vennero cacciati
dalla città, che rimase sotto l’influenza preponderante dei ghibellini. La reazione fu immediata: Gianciotto
strappò ai riminesi Santarcangelo, mentre Malatestino occupò Montescudo. Pesaro gli ridiede la
podesteria altre quattro volte: nel 1291, nel 1294, nel 1296 e nel 1304, anno in cui si colloca la sua morte.
Dopo la morte di Francesca, Gianciotto si risposò con Zambrasina, figlia di Tebaldello Zembrasi, dalla
quale ebbe cinque figli.
10
Malatesta da Verucchio (1212-1312) fu podestà di Cesena nel 1292. Ciò gli procurò un largo prestigio
nella regione e gli spianò la via al dominio signorile su Rimini. Dante lo rievoca assieme al figlio
Malatestino proprio nel momento decisivo dell’ascesa di questa famiglia verso la tirannide, quando, cioè,
essi, dopo aver superato le resistenze dei populares riminesi, riescono pure a vincere nel 1295
l'opposizione dei Parcitadi, sterminandoli, esiliandoli e facendo fra gli altri prigioniero il loro capo
È da pensare che Francesca, che testimonianze di poco posteriori alla sua morte
qualificano bellissima e di animo altero, fosse educata secondo le convenienze
della sua condizione sociale e secondo le usanze dell’epoca. La sua fanciullezza,
come quella della sorellina Samaritana, si svolse nel silenzio e nella austerità cui la
obbligarono le vicende della famiglia. Scarsa l’istruzione, rari i divertimenti,
intense le pratiche religiose. [...] Un raggio di sole parve entrare nella monotonia
della sua giovinezza, quando le fu annunciato che sarebbe andata sposa al secon
0dogenito di una nota e potente casa [...]
Il pa sso a ppe na le tto c i c onfe rma c he le noz z e (se c ondo un’usa nz a de ll’e poc a ) e ra no
sta te c ombina te da lle fa miglie de i due futuri sposi pe r ra gioni politic he : Fra nc e sc a
sa re bbe dovuta dive nta re moglie di Gia nc iotto Ma la te sta
9
, signore di R imini. L e noz z e
e ra no sta te c ombina te da lle fa miglie il 25 luglio 1266 – sta ndo a llo strume nto dota le
re da tto in c a sa di Guido Minore c on il qua le il pa dre di Gia nc iotto, Ma la te sta da
Ve ruc c hio
10
, ric e ve tte in dote 2456 lire ra ve nna ti, di c ui 2000 in de na ro c onta nte e il
Introduzione 10
Montagna de' Parcitadi. Malatesta e il figlio sono chiamati in causa dal poeta nell'ottava bolgia infernale
proprio per aver freddamente premeditato e attuato l'uccisione dell'inerme Montagna. Il loro apparire
sotto sembianze ferine traduce coerentemente in immagini poetiche il motivo della tirannide: «E 'l martin
vecchio e 'l nuovo da Verrucchio, / che fecer di Montagna il mal governo, / là dove soglion fan d'i denti
succhio» ( Inf. XXVII, vv. 46-48).
11
Come viene sottolineato da Alessandro Marchi, alcuni particolari della vicenda, come ad esempio il
fatto che Francesca fu ingannata sull’identità di colui che avrebbe dovuto sposare (Paolo e non
Gianciotto), sono da ritenersi il frutto della fantasia dei primi commentatori (cfr. DANTE ALIGHIERI,
La Divina Commedia , a cura di ALESSANDRO MARCHI, Paravia Varese, Bruno Mondadori, 2005).
Questo dato però, va detto, ci è fornito anche da Boccaccio nel suo commento del poema del 1373: «[uno
dei suoi consiglieri] disse a messer Guido: “Guardate come voi fate, perciocché se voi non prendete modo
ad alcuna parte, che in questo parentado egli ve ne potrà seguire scandalo. Voi dovete sapere chi è vostra
figliuola, e quanto ell’è d’altiero animo, e se ella vede Gianciotto, avantiché il matrimonio sia perfetto, né
voi né altri potrà mai fare che ella il voglia per marito. E perciò, quando vi paia, a me parrebbe di dover
tener questo modo: che qui non venisse Gianciotto ad isposarla, ma venisseci un de’ frategli, il quale
come suo procuratore la sposasse in nome di Gianciotto”» (GIOVANNI BOCCACCIO, Comento sopra
la Divina Commedia di Dante Alighieri , a cura di IGNAZIO MUTIER, II, Firenze, Fraticelli, 1844, p.
46).
re sto in be ni – non è c hia ro se pe r sa nc ire una pa c e dura tura tra le due signorie , c he
e bbe ro spe sso sc re z i e sc ontri, o c ome ric onosc ime nto a i Ma la te sta c he a iuta rono Guido
a imporre il proprio dominio su R a ve nna (ve di nota 1). C iò c he è c e rto è c he le noz z e si
c e le bra rono ne l 1275
11
e c he Fra nc e sc a die de a lla luc e una figlia di nome C onc ordia
(da l nome de lla ma dre di Gia nc iotto).
Gia nc iotto dove tte poi svolge re la sua c a ric a di Pode stà ne lla vic ina c ittà di Pe sa ro. Pe r
una disposiz ione de ll’e poc a , riporta ta da B rune tto L a tini, e ra proibito a l Pode stà (c he
pe r ga ra nz ia di impa rz ia lità dove va e sse re fore stie ro) di porta rsi die tro la fa miglia , la
qua le a vre bbe potuto rive la rsi un impic c io in c a so di e me rge nz a . Gra da ra e ra a c irc a
me z z ’ora di stra da a c a va llo da Pe sa ro, e si pre se ntò dunque c ome la re side nz a ide a le
pe r Gia nc iotto, sua moglie e la figlia .
Introduzione 11
12
Paolo Malatesta (1250 ca.-1289) fu di poco più giovane di Gianciotto. Che fosse cugino di Francesca lo
ha scritto Ginguené (cfr. PIERRE LOUIS GINGUENÉ, Histoire littéraire d’Italie , Paris, Michaud, 1812).
Il matrimonio del 1269 che unì Paolo, ancora giovanissimo, con Orabile Beatrice, figlia di Uberto conte
di Ghiaggiolo, fu uno dei principali successi diplomatici del padre Malatesta da Verucchio, che
concludeva così la difficoltosa acquisizione della contea di Ghiaggiolo. Dal matrimonio con Orabile
Paolo ebbe due figli: Uberto e Margherita, i quali saranno poi insigniti del titolo di conte e di contessina
di Ghiaggiolo. Nel gennaio 1276, a fianco del padre, il M. promosse un'iniziativa di pacificazione per
intervento di Berlingerio degli Amorosi, nominato procuratore del Comune di Rimini, dei Malatesta e di
altri esponenti del guelfismo locale, duramente battuto nella disfatta di San Procolo (1275). L'invio
a Firenze di Pietro, decretato da papa Martino IV nel marzo 1282, rientrava probabilmente nel quadro
delle ricompense assegnate ai Malatesta per i servigi resi alla S. Sede. Il Pietro, forse prescelto tra i fratelli
per le sue capacità politiche e diplomatiche, giunse in città nella veste di capitano del Popolo, di giudice e
di conservatore della pace, cumulando grandi responsabilità. Nel gennaio 1283 in qualità di comandante
delle milizie fiorentine, si diresse alla conquista della rocca di Castiglione della Pescaia per toglierne il
predominio a Pisa, ma subì una pesante sconfitta e rimase ferito da un colpo di balestra. A un mese dalla
scadenza dell'incarico, pertanto, Pietro presentò le proprie dimissioni (28 febbraio 1283).
13
Vedi nota 8.
14
Ciò avvenne con ogni probabilità nel mese di settembre 1289, tuttavia vi sono tuttora opinioni
discordanti nell’identificazione della data esatta in cui avvenne il sanguinoso dramma: ma nonostante
Suo fra te llo, Pa olo
12
, si fe rma va spe sso pe r de lle visite a Gra da ra (pre sso c ui a ve va
dive rsi posse dime nti): ta li visite dove va no e sse re non solo gra dite , ma a ddirittura
solle c ita te , da ta la lonta na nz a c ontinua di Gia nc iotto, impe gna to pe r la sua c a ric a .
Ac c a dde c he Pa olo e Fra nc e sc a si inna mora rono. Se c ondo la tra diz ione il loro a more
se gre to ve nne sc ope rto da Ma la te stino da ll’Oc c hio
13
, «que l tra ditor c he ve de pur c on
l’uno» ( Inf. XXVIII, v. 85), fra te llo di Pa olo e di Gia nc iotto. Dopo e sse re sta to
informa to de l tra dime nto, Gia nc iotto finse di pa rtire pe r c oglie re i due a ma nti sul fa tto
e , una volta e ntra to ne lla c a me ra da le tto de l c a ste llo, sorpre se la moglie e ffe ttiva me nte
in c ompa gnia de l fra te llo Pa olo. Ac c e c a to da lla ge losia , Gia nc iotto e stra sse la spa da ;
Pa olo provò a fuggire a ttra ve rso una botola situa ta vic ino a lla porta , ma si dic e c he
rima ne sse impiglia to pe r c olpa de l suo be l ma nte llo e c he c iò gli c osta sse la vita :
Gia nc iotto uc c ise i due a ma nti se nz a pie tà .
14
Introduzione 12
diversi studiosi (tra cui Matteini e Marchi) abbiano sostenuto la tesi secondo la quale il delitto sia stato
commesso tra il 1283 e il 1286, trovo più accreditabili le considerazioni che sono emerse da studi recenti
e che vedono confermato, appunto, il 1289. In quell'epoca i Malatesta erano banditi da Rimini e tali
resteranno fino al 1290. Lo storico cinquecentesco Baldo Branchi, iniziando a raccontare l'episodio,
scrive che: «In quel mese [Settembre del 1289] occorse nella casa dei Malatesta uno strano caso...». La
stessa data sarà accettata dagli storici ravennati Vincenzo Carrari e Girolamo Rossi del XVI sec. e
dall'altro grande riminese Cesare Clementini del secolo successivo. Inoltre le cronache narrano che il
Papa Nicolò IV nell'autunno del 1289 inviò in Romagna il Rettore Stefano Colonna per sedare tumulti e
comporre discordie. Il Colonna restò molto turbato e travagliato per l'omicidio di Francesca da Polenta e
di Paolo dei Malatesta e solo nel marzo 1290 il Colonna riuscì a riconciliare le due famiglie. Come ha
sottolineato Delio Bischi, «si può essere turbati e travagliati per una tragedia successa di recente, ma non
accaduta quattro anni prima, ossia nel 1285, l'altra data suggerita da alcuni [...]» (DELIO BISCHI,
Gradara: nella storia, nell’arte e nel turismo, Rimini, Pama Graphicolor, 2005). Il 1285, inoltre è una
data che non trova credito, anche perché in tale anno, e subito dopo, troviamo i Malatesta e i Polentani
stretti alleati e senza alcuna ombra di discordia.
15
ALDO FRANCESCO MASSERA, Marcha di Marco Battagli da Rimini , Città di Castello, Lapi, 1912.
Ne l 1581 ne lla C hie sa di S. Agostino di R imini furono ritrova ti, in un'a rc a di ma rmo, i
c orpi c he si pre sume sia no que lli di Pa olo e Fra nc e sc a ; tutta via , a nc he in que sto c a so,
non disponia mo di fonti doc ume nta rie c he possa no c onfe rma re que sta informa z ione , da l
mome nto c he , in proposito, ta c c iono le c rona c he de l te mpo.
Que sto ve lo di sile nz io c he ha a vvolto la tra ge dia si può spie ga re c on il fa tto c he sia
Gia nc iotto, offe so ne ll'onore , sia la fa miglia de i Pole nta ni a bbia no te nta to di te ne re
na sc osto l’e pisodio, impe de ndo di pa rla rne ne gli a tti pubblic i de lla loro giurisdiz ione o
distrugge ndoli.
L a notiz ia più a ntic a a noi giunta (e sc luse que lle fornite da i primi c omme nta tori
de ll’Infe rno) è fornita da Ma rc o B a tta gli: ne lla rubric a ma la te stia na de lla Marc ha
(1352). Il pa sso c he c i inte re ssa è il se gue nte : «Pa ulus a ute m fuit mortuus pe r fra tre m
suum Ioha nne m Z ottum c a usa luxurie »
15
. Altro doc ume nto fonda me nta le pe r la
ric ostruz ione de i fa tti è la C ronac a Malate stina de l se c . XIV, di a utore sc onosc iuto, c he
riporta qua nto se gue : «Ac c a dde c a so c osì fa c to, c h’e l ditto Z a nne sa nc a do suo fra te llo
trovò Pa ulo so fra te llo c on la donna sua e t à be lo morto subito, lui e la donna sua ».
Introduzione 13
Ma , c ome è noto, il primo a ra c c onta re la vic e nda fu Da nte , c he de i due sfortuna ti
a ma nti fe c e i prota gonisti de l c a nto V de ll’ Infe rno , otte ne ndo subito una risona nz a ta le
da de c re ta rne la fortuna le tte ra ria e a rtistic a .
I c e le bri pa ssi di que sto c a nto sa ra nno dunque l’ogge tto de l primo c a pitolo de lla te si. Il
se c ondo è inve c e c onsa c ra to a lla tra ge dia in c inque a tti di Silvio Pe llic o, Fra nc e sc a da
R imini, pubblic a ta ne l 1814 e ra ppre se nta ta pe r la prima volta il 18 a gosto 1815 a l
T e a tro R e di Mila no. Ne l c a pitolo sa rà a na liz z a ta la Fra nc e sc a da R imini, tra ge dia in
c inque a tti di Ga brie le D’Annunz io, ra ppre se nta ta il 9 dic e mbre 1901 a l T e a tro C osta nz i
di R oma , prima di e sse re pubblic a ta , pe r i tipi T re ve s di Mila no, ne l ma rz o de ll’a nno
suc c e ssivo. Il c a pitolo c onc lusivo c ompre nde una ra sse gna bibliogra fic a de lle ope re
le tte ra rie , a rtistic he , music a li, te a tra li e c ine ma togra fic he c he ha nno re so oma ggio a lla
prota gonista di que sto la voro.
A mor, c h’a nullo amato amar pe rdona,
mi pre se de l c ostui piac e r sì forte ,
c he , c ome v e di, anc or non m’abbandona.
C apitolo 1
L a testimonianza di Dante Alighieri
15
C a pi t ol o 1
L a t e st i m oni anza di Dant e A l i ghi e ri
Fra nc e sc a dive nne pe r la prima volta il pe rsona ggio di un’ope ra le tte ra ria intorno a l
1306, a nno in c ui Da nte Alighie ri iniz iò a c omporre i ve rsi di que lla c he sa re bbe
dive nuta l’ope ra le tte ra ria ita lia na più studia ta ne l mondo. Da nte re se noto il dra mma di
Pa olo Ma la te sta e Fra nc e sc a da R imini fa c e ndo de i due pe rsona ggi i prota gonisti de l
c e le bre c a nto V de ll’ Infe rno . C irc a tre se c oli dopo Fra nc e sc o B uti ra c c hiuse il c onte nuto
de lla vic e nda a morosa in que ste righe :
[...] questa (Francesca) fu figliuola di messer Guido da Polenta di Ravenna e fu
maritata a Lanciotto figliuolo di messer Malatesta da Rimini. Questa era
bellissima del suo corpo; il marito era sozzissimo et era sciancato, e questo
Lanciotto aveva un suo fratello che avea nome Paolo, che era bellissimo giovane,
onde si innamorarono insieme Francesca e Paolo...e venne tanto palese il loro
amore e usanza insieme che venne a li orecchi di Lanciotto, onde appostabili e