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INTRODUZIONE
Se in questo momento chiedessimo a qualcuno di definire il concetto di cultura, la risposta che
riceveremmo risulterebbe indubbiamente approssimativa, banale, di certo superficiale: chiunque
potrebbe fornire una propria visione di cultura, che risulterebbe certamente dissimile da quella di
un'altra persona. La medesima esitazione emergerebbe se domandassimo quanto e in quale misura
lo Stato più piccolo del mondo, la Città del Vaticano, abbia contribuito, e contribuisce tutt‟ora, alla
valorizzazione e al rispetto della diversità culturale sul piano internazionale. La ragione di questa
mia opinione muove dal fatto che oggi si tenda a parlare molto di questo argomento, ma spesso lo
si fa in modo generico, senza andare mai realmente nel profondo della questione, senza conoscerne
l‟origine e l‟evoluzione.
Infatti, quale sarebbe la risposta che riceveremmo se volessimo sapere nello specifico cosa
definisce il termine bene culturale? In questo senso, una pratica sociale, un dipinto, un paesaggio,
un libro o addirittura uno Stato, possono essere tutti definiti come tali? E ancora, cosa si intende
per patrimonio artistico, e perché a volte ci riferiamo ad esso come patrimonio dell’umanità? Per
quale ragione la Comunità internazionale è giunta a riconoscere la necessità di preservare,
salvaguardare, proteggere i beni artistici e culturali? Ma soprattutto, qual è stato il ruolo svolto
dalle Organizzazioni Internazionali nell‟ambito della cooperazione culturale?
Attraverso il presente lavoro di tesi e lo studio delle fonti edite, ho tentato di fornire una
risposta a tali interrogativi, cercando di tracciare un‟analisi sul percorso storico ed evolutivo della
cooperazione culturale, osservandolo da un punto di vista che pur avendomi affascinata e
incuriosita, devo riconoscere, talvolta mi è risultato particolarmente complesso data la sua vastità.
Faccio riferimento alla posizione assunta sul piano internazionale dalla Santa Sede rispetto alla
promozione della salvaguardia del patrimonio culturale in seno alle Organizzazioni Internazionali
che operano attivamente in questo ambito, quali l‟UNESCO e il Consiglio d‟Europa. Come
vedremo, infatti, la Santa Sede si è rapidamente e volutamente inserita in tale contesto, apportando
un contributo inestimabile al processo in questione e favorendo la prassi dello status di Osservatore
al fine di poter promuovere il proprio impegno: questo dato non dovrebbe stupire ma al contrario
dovrebbe risuonare come una conferma della spiccata dedizione e del profondo interesse nutrito da
5
sempre dalla Santa Sede nei confronti della cultura, “l‟unico bene dell‟umanità che, diviso fra tutti,
anziché diminuire, diventa più grande”
1
.
Le motivazioni che mi hanno spinta ad approfondire questa ricerca possono essere individuate,
da una parte nel mio particolare interesse per questo argomento, dall‟altra, nella mia esperienza di
tirocinio presso il Pontificio Consiglio della Cultura, Dicastero della Santa Sede che dedica il suo
operato alla promozione della cultura e al dialogo con i non credenti, che mi ha permesso di
approfondire le mie ricerche rispetto al ruolo che la Santa Sede ricopre sul piano internazionale
attraverso i suoi organismi interni.
In particolare, nello specifico ambito culturale, avremo modo di constatare come già secoli fa i
Papi avessero agito come precursori delle recenti convenzioni e dichiarazioni internazionali
inerenti la preservazione del patrimonio culturale: faccio riferimento alla Bolla Papale Cum almam
nostram Urbem in sua dignitate et splendore conservari cupiamus del 1462, emanata da Papa Pio
II (1458-1464), che verrà riprodotta e descritta nel terzo capitolo del presente lavoro dato il suo
valore storico unico, inestimabile e avanguardistico.
Alla luce di questa breve descrizione posso asserire che l‟analisi di cui tratterò si svilupperà in
quattro principali capitoli: il primo, dal titolo La cooperazione culturale, obiettivo delle
Organizzazioni Internazionali, raccoglierà gli elementi introduttivi necessari a definire e
comprendere l‟argomento trattato e cercherà di ricostruire il processo storico che, a partire dal
Secondo dopoguerra, ha portato la Comunità internazionale alla presa di coscienza del bisogno di
preservare il patrimonio culturale. In questo capitolo, saranno affrontate sia la creazione degli
organismi internazionali che sul piano universale e regionale hanno contribuito alla costituzione di
norme di diritto internazionale vigente nell‟ambito della salvaguardia dei beni culturali, sia
l‟introduzione alle maggiori convenzioni internazionali che hanno concretamente definito tali
norme.
Il secondo capitolo concentrerà l‟attenzione su La Santa Sede e le sue relazioni multilaterali:
verranno descritte ed esplicate le principali caratteristiche della Santa Sede e sarà brevemente
definita la storia moderna dello Stato Vaticano, a partire dai Patti Lateranensi, firmati a Roma l‟11
febbraio 1929 che ne statuirono il riconoscimento da parte dell‟Italia, fino ad arrivare alla
spiegazione della sua organizzazione interna, con un particolare riferimento al Dicastero per la
Cultura, e alle relazioni multilaterali che la Santa Sede intrattiene con la Comunità internazionale.
Il terzo capitolo inerente La Santa Sede e l’UNESCO metterà in luce il ruolo svolto da questa
Organizzazione Internazionale nella promozione della cultura, dell‟educazione e della scienza.
1
GADAMER H.G. (1900-2002), intervista rilasciata alla trasmissione “Aforismi”, Rai Educational, a cura di
Donatella Di Cesare, 1999 (http://www.filosofia.rai.it/categorie/lo-speciale-di-rai-filosofia-hans-georg-
gadamer/343/1/default.aspx, consultato il 29/10/2016)
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Dalla nozione secondo cui “nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra”
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, l‟analisi
iniziale del capitolo verterà sugli strumenti adottati al fine di proteggere il patrimonio artistico in
caso di conflitti armati, e porterà degli esempi chiave per comprendere al meglio la posizione
assunta dall‟UNESCO di fronte alle guerre che, soprattutto negli ultimi decenni, hanno fatto della
distruzione del patrimonio culturale una prassi i cui danni risultano profondamente irreversibili.
Nel capitolo inoltre sarà presentato e commentato il discorso del 2 giugno 1980 pronunciato
davanti all‟Assemblea Generale dell‟UNESCO da Papa Giovanni Paolo II, un uomo di cultura che
attraverso le sue parole fece tremare i fragili equilibri politici dell‟epoca. Successivamente
verranno descritte le collaborazioni fra la Santa Sede e l‟UNESCO nell‟ambito dell‟istruzione, in
particolare della promozione dell‟alfabetizzazione funzionale. Partendo da questi elementi, sarà
introdotto il discorso - maggiormente definito nel quarto capitolo - inerente il mutuo
riconoscimento dei titoli di studio e la promozione del diritto allo studio.
Il quarto capitolo conclusivo, dal titolo La Santa Sede e il Consiglio d’Europa, presenterà gli
strumenti promossi dal Consiglio d‟Europa dal 1954 al 2005, per favorire la preservazione dei beni
artistici e architettonici d‟Europa da parte della Comunità internazionale, chiarendo le origini della
nozione condivisa di patrimonio comune europeo. Anche in questo capitolo sarà dedicata una
particolare attenzione ai rapporti instaurati tra l‟organizzazione regionale e la Santa Sede, che
tutt‟oggi, pur mantenendo lo status di Osservatore, è membro del Consiglio per la Cooperazione
Culturale. Sarà poi analizzato un caso studio inerente, in generale, il mutuo riconoscimento dei
titoli di studio, dunque la Convenzione di Lisbona e il Processo di Bologna e, in particolare,
l‟insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali italiane, con alcuni esempi di altri Paesi
europei.
Le fonti a cui ho fatto riferimento per improntare, sviluppare e definire il presente lavoro sono
state divise in fonti interne e fonti internazionali: le prime raccolgono le leggi, i codici e le
costituzioni degli Stati, e dunque, visto l‟oggetto del presente studio, della Santa Sede; le seconde
invece sono principalmente convenzioni, dichiarazioni, raccomandazioni e risoluzioni emanate
dalle organizzazioni internazionali esaminate all‟interno del lavoro.
Ad oggi, i progressi che sono stati fatti per merito delle organizzazioni internazionali sono
molteplici e gli effetti della produzione normativa che queste hanno saputo fornire negli anni,
cominciano finalmente a essere visibili: parleremo infatti della Corte Penale Internazionale, che il
26 agosto scorso, per la prima volta nella storia, ha iniziato un processo per crimini di guerra
contro Ahmad al-Faqi al-Mahdi, un militante islamico accusato di distruzione di artefatti culturali.
2
Dal discorso radiofonico di Papa Pio XII (1876-1958), 260° Papa della Chiesa cattolica, 2° Sovrano dello Stato della
Città del Vaticano, del 24 agosto 1939 (https://w2.vatican.va/content/pius-xii/it/speeches/1939/documents/hf_p-
xii_spe_19390824_ora-grave.html consultato il 4/11/2016)
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Come vedremo, il valore della cooperazione in ambito culturale è prezioso e inestimabile per
ognuno noi. Esso mira a far comprendere a ogni individuo il legame inscindibile che questo ha con
la propria cultura e a diffondere la consapevolezza del diritto, nonché del dovere, di salvaguardarla
in tutte le sue forme e di tramandarla alle generazioni future affinché queste possano ritrovare
un‟eredità culturale comune.
Le analisi che seguiranno nel presente lavoro di tesi non hanno la presunzione di voler esaurire
l‟argomento, ma possono essere utilizzate come strumento per aprire ulteriori approfondimenti.
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CAPITOLO I.
LA COOPERAZIONE CULTURALE,
OBIETTIVO DELLE
ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI
1.1. La cooperazione culturale
Per cooperazione internazionale si intende qualsiasi attività volta alla promozione di azioni e
programmi che coinvolgono governi, istituzioni, organismi, strutture o associazioni di diversi Stati,
i quali si uniscono per raggiungere obiettivi comuni in determinati campi di interesse (politico,
economico, culturale, umanitario ecc.). Storicamente, possiamo far risalire la nascita di questo
fenomeno alla prima metà del XIX secolo con il Congresso di Vienna quando, per la prima volta,
gli Stati europei decisero che il modo giusto di mettere fine a un conflitto armato
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era quello di
riunire tutti gli Stati interessati e discutere pacificamente una soluzione valida e condivisa da tutti.
Un secolo dopo, quest‟idea di risolvere i conflitti e le questioni internazionali in riunioni in cui
tutte le nazioni avevano modo di instaurare un confronto dialogico tra loro, sfociò, durante la
Conferenza di pace di Parigi (1919-1920), nella creazione della prima organizzazione
intergovernativa, la Società delle Nazioni (SDN), che aveva come scopo quello di accrescere il
benessere e la qualità della vita degli uomini prevenendo le guerre attraverso la gestione
diplomatica delle problematiche internazionali. Com‟è ben noto però, l‟incapacità della SDN di
imporsi sulla scena internazionale, il vincolo del voto unanime nella presa di decisioni, l‟assenza
della potenza statunitense dall‟organizzazione, l‟uscita di scena degli Stati fondatori come l‟Italia e
il Giappone e l‟espulsione dell‟Unione Sovietica nel 1939, paralizzarono le attività diplomatiche e
dimostrarono il totale fallimento di un progetto tanto necessario quanto ambizioso, che raggiunse
l‟apice dell‟insuccesso con il mancato adempimento dell‟organizzazione di evitare il fatale scoppio
di una Seconda Guerra mondiale.
A partire dal secondo dopoguerra, alla luce della distruzione e dell‟impoverimento che il
conflitto mondiale aveva causato tra gli Stati, da sempre incentrati al conseguimento dei propri
interessi nazionali, i Paesi membri della società internazionale si resero nuovamente conto del
bisogno di agire unitamente, in modo pacifico e compatto, per far fronte alle nuove sfide globali. Si
fece infatti sempre più chiara la necessità di collaborare per conseguire obiettivi comuni in maniera
organizzata. Così, gli Stati presero nuovamente in considerazione la possibilità di cooperare
pacificamente tra loro sul piano internazionale, e cominciarono a dare il giusto valore all‟azione
3
Si fa riferimento agli sconvolgimenti dell‟equilibrio europeo causati dalla Rivoluzione francese e dalle guerre
napoleoniche. Con il Congresso di Vienna (1814-1815), a cui presero parte le principali potenze europee allo scopo di
ridisegnare la carta dell‟Europa, ebbe inizio quella che viene definita come l'età della Restaurazione
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delle organizzazioni internazionali, istituite attraverso trattati internazionali disciplinati dal diritto
internazionale, che possedevano la personalità giuridica necessaria per agire sul piano
internazionale.
La Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati del 1969 definisce sinteticamente il termine
“international organization” come “an intergovernmental organization”
4
, mentre secondo il
Progetto di articoli sulla responsabilità delle organizzazioni internazionali del 2011, della
Commissione di Diritto Internazionale, il termine “organizzazione internazionale”:
Means an organization established by treaty or other instrument governed by
international law and processing its own international legal personality.
International organizations may include as members, in addition to States, other
entities
5
.
I due articoli mostrano come le organizzazioni internazionali sussistano in quanto rispondono a
delle chiare caratteristiche: vengono istituite attraverso un accordo internazionale fra Stati che
sottoscrivono la loro volontà di conseguire obiettivi comuni, facendosi carico dell‟obbligo di
finanziamento dell‟organizzazione; rispondono ad un ordinamento stabile, generalmente contenuto
nel loro trattato istitutivo; hanno una struttura istituzionale, solitamente tripartita, suddivisa in un
organo collegiale composto da tutti gli Stati membri, un organo esecutivo ristretto e un
segretariato.
“Nel corso del secondo conflitto mondiale furono gettate le basi dell‟attuale sistema di
organizzazioni internazionali”
6
: fra le prime organizzazioni internazionali, fu istituita, in seguito
alla conferenza di San Francisco del giugno 1945, l‟Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), la
cui Carta costitutiva venne adottata per acclamazione. Fu proprio a partire dalla costituzione
dell‟ONU che venne “favorito il progressivo coagularsi d‟interessi comuni alla collettività degli
Stati”
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: l‟ONU riuscì a promuovere la presa di coscienza degli Stati sulle grandi questioni globali,
spronando i membri della comunità internazionale a cooperare e costituire nuove organizzazioni
settoriali attraverso le quali gli Stati avrebbero potuto affrontare le sfide del secolo secondo valori
comuni. cimentarmi
Rispetto a quest‟ampia cornice storica, caratterizzata da una rapida evoluzione dello scenario
mondiale, la presa di coscienza della necessità di una cooperazione culturale sul piano
internazionale non tardò ad arrivare: il primo passo si ebbe il 16 novembre 1945, quando venne
4
Vienna Convention on the law of treaties, art. 2.1 (i), 23 May 1969, Part 1
(https://treaties.un.org/doc/Publication/UNTS/Volume%201155/volume-1155-I-18232-English.pdf consultato il
20/08/2016)
5
Draft articles on Responsibility of States for Internationally Wrongful Acts, art. 2 (a), 2011, Part I
(http://legal.un.org/ilc/texts/instruments/english/commentaries/9_6_2001.pdf consultato il 20/08/2016)
6
MARCHISIO S., L’ONU, il diritto delle Nazioni Unite, Seconda Edizione, Bologna, Società editrice il Mulino, 2012,
p. 29
7
Ibidem p. 41