2
L’inquinamento indiretto è provocato dai contaminanti derivanti dagli apporti
atmosferici e dalle acque di irrigazione.
I danni provocati dalle precipitazioni sui suoli agricoli sono riconducibili
all’alterazione dei parametri chimici, come alterazione del pH, e i processi
microbiologici, una riduzione dell’attività e alterazione del rapporto tra le diverse
specie microbiche.
Le acque irrigue si possono definire inquinate quando, per la loro composizione
quali-quantitativa, determinano un abbassamento della produzione.
Il meccanismo per cui si ha abbassamento della produzione può essere riconducibile
ad una azione tossica diretta sulla pianta oppure ad una tossicità mediata dal terreno.
In questo caso le sostanze che non percolano negli strati profondi e non vengono
fissate dai colloidi del terreno, permangono nelle soluzioni circolanti. Questo
influenza negativamente l’assunzione di acqua e di elementi nutritivi ed esplica una
azione fitotossica dovuta al loro assorbimento da parte delle piante.
L’inquinamento delle acque irrigue può essere principalmente riconducibile a
(FEDERICO GOLDBERG e ZACCHEO, 1998):
- inquinamento da sostanze organiche naturali (scarichi urbani, reflui zootecnici,
industrie di trasformazione di materiali organici naturali);
- inquinamento da sostanze organiche di sintesi (fitofarmaci, numerose classi di
sostanze di origine industriale, tensioattivi anionici);
- inquinamento da sostanze minerali e inorganiche, materiali solidi in sospensione,
metalli pesanti e sali disciolti (derivanti da fenomeni erosivi, scarichi industriali di
vario tipo, reflui di insediamenti civili scarsamente depurati);
- inquinamento microbiologico (acque reflue di insediamenti urbani e zootecnici).
Il suolo grazie alla sua capacità di autodepurazione, è in grado di smorzare gli effetti
negativi derivanti dall’immissione di sostanze inquinanti. Questo può avvenire in
virtù del suo potere assorbente, della capacità tampone, dell’intensa attività biotica
che in esso si svolge.
Grazie all’assorbimento gli inquinanti, con meccanismi di tipo meccanico e chimico,
possono essere parzialmente sottratti alla soluzione circolante. Diminuisce così la
3
possibilità di lisciviazione ed evaporazione, con azione protettiva anche nei confronti
degli altri comparti ambientali.
Tuttavia la capacità autodepurativa del suolo ha un limite oltre il quale i danni
divengono irreversibili. Infatti l’eccessivo accumulo di contaminati oltre a provocare
una perdita di qualità del suolo stesso costituisce un pericolo potenziale, per gli altri
comparti, di rilascio di inquinanti quando questi superano la capacità di ritenzione o a
seguito di variazioni delle condizioni ambientali (come variazione della solubilità
dovuta a variazione di pH).
1.2. La vulnerabilità dei suoli
Il concetto di vulnerabilità dei suoli è direttamente collegato a quello d’impatto
ambientale, inteso come risultante del prodotto della probabilità che occorra un
evento indesiderato (rischio) e la gravità delle conseguenze di tal evento (danno). La
gravità degli effetti dipende, a sua volta, da due fattori distinti: l’intensità dell’evento
stesso (magnitudine) e la risposta dei comparti ambientali coinvolti (vulnerabilità).
Storicamente il concetto di vulnerabilità è stato applicato alle acque sotterranee. Per
le acque sotterranee la vulnerabilità è stata quantificata nei termini della minore o
maggiore capacità del suolo di trattenere gli inquinanti ed impedirne la traslocazione
nella falda idrica. L’applicazione del concetto di vulnerabilità al suolo rappresenta un
problema certamente più complesso poiché questo oltre a proteggere le falde idriche
dall’inquinamento, svolge molteplici altre funzioni utili (biologiche, ecologiche,
agronomiche, ricreative, economiche, geologiche, urbanistiche etc. etc.) ed ognuna di
queste funzioni in linea di principio generale viene ad essere compromessa o
diminuita in misura diversa da ogni singolo fenomeno o processo che costituisce un
rischio per ogni singola funzione utile che esso esercitata. I fattori di vulnerabilità del
suolo sono quindi tanto numerosi quante sono le sue funzioni a cui si attribuisce
un’utilità.
E’ possibile quindi affermare che un suolo, convenzionalmente definito a bassa
vulnerabilità, perché dotato della capacità di tamponare elevate quantità di inquinanti
in forme non tossiche, presenta un’elevata vulnerabilità in termini di improvvisi ed
indesiderati rilasci di sostanze tossiche in forme solubili.
L’improvviso rilascio di un metallo pesante si verifica quando:
4
• l’immissione del metallo pesante supera la capacità di ritenzione del suolo;
• la capacità d’immagazzinamento di un suolo diminuisce in seguito alla
variazione delle condizioni ambientali.
I parametri fondamentali che regolano la capacità del suolo di immagazzinare i
metalli pesanti sono:
• il pH,
• il potenziale redox,
• il contenuto di sostanza organica,
• la capacità di scambio cationico.
Le attività umane che possono alterare tali proprietà del suolo sono numerose. Le
emissioni in atmosfera di sostanze, come ad esempio l’anidride solforosa (SO
2
)
prodotta durante la combustione del carbone e del petrolio, che acidificano le piogge
e provocano di conseguenza, l’abbassamento del pH del suolo. Le pratiche agricole
come la calcitazione, che provoca l’aumento del pH, o l’uso di fertilizzanti. Il
potenziale redox può mutare a seguito dell’intervento antropico, per via del
drenaggio di suoli sommersi o a causa dell’irrigazione praticata in quelli aridi al fine di
un loro possibile impiego agricolo. La sostanza organica può essere incrementata, dal
riciclo dei residui dei raccolti e dall’aggiunta di concime biologico, mentre un
inappropriato riciclo della sostanza organica, in pratiche agricole intensive e
depauperanti, può causarne un deficit.
La capacità di scambio cationico viene indirettamente alterata dalle attività che
modificano il pH, il contenuto in sostanza organica e la salinità della soluzione
circolante; quest’ultima, ad esempio, è provocata dall’uso di acque irrigue salmastre,
tipico delle aree costiere dove le riserve idriche sotterranee sono sovrasfruttate. La
salinizzazione del suolo può causare l’alterazione degli equilibri di scambio ionico
(SEQUI, 1998) a favore della solubilizzazione dei metalli pesanti.
5
1.3 Legislazione sui siti contaminati
L’aumento di attenzione verso il comparto suolo, dovuta all’esistenza di numerosi siti
ex industriali fortemente inquinati e dal rischio per la salute umana relativo al loro
utilizzo, hanno portato alla promulgazione di una legge che regolasse la bonifica dei
terreni edificabili e di quelli destinati a verde pubblico.
Il Decreto Ministeriale del 25 ottobre 1999, n° 471 “Regolamento recante criteri,
procedure e modalità per la messa in sicurezza e il ripristino ambientale dei siti
inquinati(…)” stabilisce:
1. i limiti di accettabilità della contaminazione dei suoli, delle acque superficiali e
delle acque sotterranee in relazione alla specifica destinazione d’uso dei siti;
2. le procedure per il prelievo e l’analisi dei campioni;
3. i criteri generali per la messa in sicurezza, la bonifica, il ripristino ambientale.
In allegato al testo del decreto legge vengono riportati i valori limite per numerosi
inquinanti organici ed inorganici.
Per quanto riguarda i metalli pesanti, i valori imposti possono essere confrontati con
il loro contenuto medio nei terreni italiani (Tabella 1-I).
Tabella 1-I
Contenuto medio nei terreni italiani
(LEITA et al., 1998)
Valori limite del Decreto Ministeriale n°471
Elemento Contenuto medio
(mg kg
-1
suolo)
Limiti per i siti a verde
pubblico, privato e
residenziale (mg kg
-1
ss)
Limiti per i siti ad uso
commerciale ed
industriale (mg kg
-1
ss)
Cd 0,6 2 15
Cr 70 150 800
Cu 50 120 500
Ni 50 120 1000
Pb 18 100 600
Zn 110 150 1500
6
Un punto molto importante del decreto è quello riguardante la scelta della tecnica di
bonifica.
All’Art.4 .4 “Obbligo di bonifica e ripristino ambientale”, si legge: «Gli interventi di
bonifica e ripristino ambientale di un sito inquinato devono privilegiare il ricorso a
tecniche che favoriscano la riduzione della movimentazione, il trattamento nel sito, e
il riutilizzo del suolo, del sottosuolo e dei materiali di riporto sottoposti a bonifica.».
Intenzione del legislatore è privilegiare delle soluzioni di bonifica che tutelino il bene
suolo e contemporaneamente pongano meno rischi per la salute umana e
dell’ambiente.
A questo riguardo in Lombardia sono già in atto dei progetti di bonifica di suoli
inquinati da idrocarburi, trattati con microrganismi in grado di attuare una
degradazione biologica (MILANI et al.,2000).
La tecnica di phytoremediation seppure ancora in fase studio e non ancora applicabile in
campo, potrebbe rientrare tra quelle, per la bonifica dei suoli contaminati, a basso
impatto ambientale e dai costi contenuti e che ne tutelano la qualità.
7
2. METALLI PESANTI
Si definiscono "metalli pesanti" quegli elementi che presentano le seguenti caratteristiche:
- densità superiore ai 5,0 g cm
-3
;
- comportamento simile ai cationi;
- spiccata attitudine a formare complessi;
- bassa solubilità dei loro idrati;
- stati di ossidazione diversi a seconda delle condizioni di pH ed Eh;
- grande affinità per i solfuri, nei quali tendono a concentrarsi.
Fanno parte prevalentemente dei metalli di transizione, nei gruppi VI B, VII B, VIII B,I
B, II B, ma li troviamo anche nei gruppi III A, IV A.
Figura 2-I Tavola periodica degli elementi
8
I metalli pesanti, con l’eccezione del ferro e dell’alluminio, appartengono ai cosiddetti
"elementi in traccia", presenti nei più comuni suoli e rocce della crosta terrestre in
concentrazioni inferiori allo 0,1%. Le loro concentrazioni nei suoli, nei sedimenti e nelle
rocce sono solitamente di parti per milione o per miliardo.
Sono considerati metalli pesanti: l’argento, il bario, il cadmio, il cobalto, il cromo, il
manganese, il mercurio, il mobdileno, il nichel, il piombo, il rame, lo stagno, il titanio, il
vanadio, lo zinco, il tallio, alcuni metalloidi, con proprietà simili a quelle dei metalli
pesanti, quali l’arsenico, l’antimonio, il selenio e il bismunto.
Tra questi, gli elementi che determinano più spesso fenomeni d’inquinamento sono: il
cadmio, il cobalto, il cromo, il rame, il manganese, il mobdileno, il nichel, il piombo, lo
stagno, lo zinco, e il selenio.
I metalli pesanti sono naturalmente presenti nelle rocce, nel suolo, nelle piante e negli
animali.
Da un punto di vista ecotossicologico, i metalli si possono classificare in tre gruppi
(MARCHETTI, 1998):
1. metalli che hanno un importante ruolo fisiologico;
2. metalli chimicamente simili ad un elemento indispensabile;
3. metalli che non hanno alcuna azione fisiologica conosciuta.
Il primo gruppo è formato da metalli che sono definiti essenziali per animali e piante,
poiché rientrano nella struttura di alcune molecole fondamentali come per esempio gli
enzimi. Zinco e rame fanno parte di questa categoria; questi pur essendo necessari al
corretto sviluppo e sopravvivenza degli organismi, ad elevate concentrazioni possono
dar luogo a fenomeni di tossicità.
Il comportamento di questi elementi biologicamente indispensabili è di tendenza
all’accumulo, fino al raggiungimento di condizioni ottimali per l’organismo; poi
subentrano meccanismi di regolazione per eliminare l’elemento in eccesso. Tale
regolazione può essere alterata da concentrazioni nell’ambiente elevate oltre la soglia di
tolleranza.
9
Del terzo gruppo fanno parte invece i metalli tossici, che non avendo una funzione
fisiologica non sono soggetti a regolazione da parte degli organismi.
Negli ultimi decenni i flussi litosfera-biosfera, litosfera-atmosfera, atmosfera-biosfera
relativi a diversi metalli pesanti quali piombo, mercurio e cadmio, è cresciuto superando
abbondantemente quello naturale. Si intende con il termine biosfera quel comparto
ambientale che contiene il suolo, le acque superficiali e sotterranee, l’atmosfera e la
biomassa ed ha solitamente il suolo come "accumulatore" finale dei flussi inquinanti.
Le cause principali dell’alterazione di questi flussi bio-geochimici sono imputabili alla
crescente domanda di prodotti contenenti metalli pesanti utilizzati nelle attività
industriali e nelle moderne tecniche agrarie ad al conseguente incremento dell’attività
mineraria, siderurgica e della produzione e dello stoccagggio dei relativi rifiuti.
2.1 Metalli pesanti e suoli agrari.
Il contenuto totale in metalli pesanti nei suoli agrari è il risultato degli input provenienti
da sorgenti diverse meno l’output e può essere rappresentato dalla seguente formula:
Mtotale = APPORTI – PERDITE
Mtotale = (Mr + Md + Mf + Mpc + Mro + Mia) – (Ma + Mv + Me + Ml)
dove:
M= metalli pesanti; r= roccia madre; d= deposizione atmosferica, f= fertilizzanti; pc=
prodotti chimici di varia natura utilizzati in agricoltura; ro= rifiuti organici, ia=
immissioni accidentali di varia origine; a= assimilazione nei raccolti; l= lisciviazione; v=
volatilizzazione; e= erosione.
E’ possibile stimare il periodo di residenza media (in anni) di ciascun elemento nel suolo
dividendo il contenuto di elemento nel suolo (moli ha
-1
) dividendo per la velocità delle
perdite (moli anno
-1
ha
-1
). Per il cadmio un tempo di residenza nel suolo compreso tra 75
10
e 380 anni e, per elementi più fortemente adsorbiti, quali l’arsenico, il rame, il nichel, il
piombo, il selenio e lo zinco tempi di residenza compresi tra 1000 e 3000 anni. Vengono
considerati degli intervalli di tempo così ampi poiché si è tenuto conto di tutte le
differenti condizioni in cui possono trovarsi i suoli.
Il lungo tempo di residenza indica che un suolo soggetto ad un flusso inquinante tende
ad accumulare la sostanza tossica e raggiungere elevate concentrazioni di equilibrio con
le perdite, e che, una volta cessato il flusso inquinante è necessario un tempo assai lungo
affinché la concentrazione dell’inquinante nel suolo ed i relativi flussi verso i comparti
ambientali ad esso associati ritornino ai valori iniziali.
Per quegli elementi in traccia necessari allo sviluppo degli esseri viventi vengono utilizzati
anche i sinonimi "microelementi" e "micronutrienti". La concentrazione di metallo
pesante nel suolo alla quale non si osservano effetti negativi indesiderati, ovvero "sicura",
è comunque difficile da stabilire in quanto la tossicità può dipendere da fattori che si
sommano alla concentrazione dell’elemento.
11
2.1.1 Sorgenti di metalli pesanti nei suoli
Le possibili origini della contaminazione da metalli pesanti, nell’ambiente in generale e
nella pedosfera in particolare, sono: naturale o antropica. La principale fonte naturale è il
substrato geologico mentre tra le sorgenti d’origine antropica sono dovute alle attività
civili ed industriali, responsabili di "input accidentali" legati essenzialmente a sorgenti
puntiformi o lineari, ed alle pratiche agricole che rappresentano, invece, "input
deliberati", areali, determinati dalle metodologie utilizzate normalmente in agricoltura.
Sorgenti naturali: il substrato roccioso
Nel corso del processo di alterazione delle rocce il reticolo cristallino dei minerali primari
è distrutto dai processi pedogenetici, ed i metalli pesanti presenti nei reticoli cristallini
primari sono trasferiti nella soluzione circolante del suolo. Una volta raggiunta la
soluzione circolante essi possono essere lisciviati verso la falda idrica od essere occlusi
nei reticoli cristallini dei minerali pedogenetici.
Come regola generale (VIOLANTE , 1989 a.; VIOLANTE, 1989 b.) gli elementi aventi
un elevato rapporto tra carica e raggio ionico, aventi in altri termini un elevato
"potenziale ionico", come Fe
+3
, Al
+3
, Mn
+4
, Cr
+3
precipitano in forma di idrossidi ed
ossidi insolubili. I metalli in traccia a elevato potenziale ionico come cobalto, nichel,
rame, zinco, arsenico e selenio, possono vicariare ferro, alluminio e manganese nei
relativi minerali. I metalli in traccia aventi basso potenziale ionico come piombo e
cadmio, simili al calcio ed al potassio, hanno un raggio ionico troppo elevato per poter
essere ospitati nel reticolo cristallino degli ossidi ed idrossidi di ferro, alluminio e
manganese, ma possono essere adsorbiti in forma scambiabile negli interstrati di
Smectiti, Vermiculiti e Illiti.
Tra i processi che trattengono gli elementi in traccia negli orizzonti superficiali del suolo
vi è l’assorbimento nella biomassa vegetale, che imprigiona l’elemento negli orizzonti
organici del suolo attraverso il ciclo suolo-vegetale-suolo. Tra i processi che favoriscono
la lisciviazione dei metalli pesanti vi è la complessazione con ligandi anionici e la
formazione di specie complesse cariche negativamente poco trattenute dal complesso di
12
scambio del suolo. Tra i ligandi che formano i complessi più stabili con i metalli pesanti
vi sono il cloro ed i gruppi carbossilici, fosforici e tiolici della sostanza organica.
La presenza o meno di un determinato metallo pesante in un minerale primario di una
roccia ignea o metamorfica dipende dalla sostituzione isomorfa di uno o due degli
elementi maggiori con uno o due degli elementi in traccia nella struttura cristallina del
minerale. Affinché la sostituzione possa avvenire gli elementi vicarianti devono avere
raggio ionico e carica simili.
Sorgenti antropiche: attività civili, industriali ed agricole
Una delle sorgenti principali di emissioni gassose di metalli pesanti è rappresentata dai
fumi prodotti dal consumo di combustibili per il riscaldamento, circa l’84% delle ceneri
prodotte dalla combustione dei carboni sono volatili ed il loro contenuto in elementi in
traccia è piuttosto variabile, dipendendo sia dal tipo di carbone sia dalle condizioni di
combustione
Durante il processo estrattivo dei metalli, e le successive operazioni di fusione e
lavorazione, possono disperdersi nell’ambiente rilevanti quantitativi di elementi
inquinanti attraverso i fumi e le polveri, immessi dalle ciminiere nell’atmosfera, ed i rifiuti
liquidi rappresentati dalle acque utilizzate durante il ciclo produttivo.
Durante la combustione dei carburanti e dei lubrificanti necessari ai mezzi di trasporto si
libera piombo, mentre l’usura dei pneumatici diffonde zinco: in entrambi i casi vi è
associata una liberazione di cadmio.
L’applicazione ai suoli di fanghi di depurazione e/o compost con un eccessivo
contenuto in cadmio, rame, nichel, piombo e zinco in particolare, riduce la resa delle
colture o, comunque, peggiora la qualità dei prodotti; rame, nichel e zinco sono risultai i
più fitotossici.
Per quanto riguarda gli apporti dovuti alle pratiche agricole, la maggior parte sono dovuti
all’utilizzo dei fertilizzanti sia per il fatto che la concimazione viene ripetuta
stagionalmente sia perché vengono ottenuti dalla lavorazione di rocce fosfatiche (le
Fosforiti) contenenti quantità variabili di arsenico, cadmio, piombo, bismunto e zinco. Il
13
cobalto, il rame e lo zinco sono contenuti, anche in notevoli quantità, nelle deiezioni
degli animali, che, assimilandone soltanto percentuali molto basse (circa il 5%), fanno sì
che le loro feci e le loro urine ne risultano molto arricchite. I problemi ambientali legati
all’impiego delle deiezioni animali nascono, poiché, soprattutto nelle aziende ad indirizzo
zootecnico e cerealicolo-zootecnico, vengono ridistribuiti su aree limitate o limitatissime
per lunghi periodi di tempo.
Stagionali apporti di rame, mercurio, manganese, piombo, arsenico, stagno e zinco sono
causati inoltre dall’uso di antiparassitari di varia natura.
2.1.2 Caratteristiche fisiche ed origine minerale di alcuni metalli pesanti
Arsenico (As)
L’arsenico è un elemento semimetallico o metalloide che ha molte forme allotropiche. La
più stabile tra queste forme allotropiche è un solido cristallino grigio-argento che si
ossida all'aria. Si trova come As
2
O
3
, può essere ritrovato come co-prodotto nelle miniere
di ferro, piombo, zinco oro ed argento. Si ritrova in una grande varietà di forme minerali,
come l'arsenopirite (FeAsS
4
), che è il minerale di As più commercializzato nel mondo.
Cadmio (Cd)
Il cadmio è un metallo molto duttile di colore bianco-bluette, contenuto in basse
percentuali nelle rocce magmatiche e metamorfiche, in concentrazioni più elevate in
quelle sedimentarie. Questo influenza il contenuto in cadmio nei diversi suoli; a seconda
della roccia madre da cui si formano hanno una diversa concentrazione di questo
elemento.
Per quanto riguarda la geochimica è fortemente legato allo zinco. Durante i fenomeni
erosivi, il cadmio entra velocemente in soluzione e, oltre che nella forma più frequente di
ione Cd
2+
, si può trovare in forma di complessi ionici e chelati organici.
Molto ricche di cadmio sono le miniere di piombo, zinco, e ferro. Cadmio è ritrovato
come co-prodotto quando questi minerali sono processati.
14
La valenza più importante negli ambienti naturali è +2, e i principali fattori che
controllano la mobilità dello ione cadmio sono il pH e il potenziale di ossidazione. La
solubilità del cadmio è limitata in condizioni riducenti dalla precipitazione dei solfuri. In
ambiente ossidante la solubilità del cadmio è controllata dal pH. A pH superiori ad 8,
tipici dei suoli carbonatici ed alcalini si ha la precipitazione del carbonato, degli ossidi e
degli idrossidi. Nell’ambiente ossidante tipico delle acque superficiali e di falda il cadmio
è fortemente solubile a pH inferiori ad 8.
Come per tutti gli altri elementi di transizione bivalenti, il cadmio forma complessi stabili
con il cloro che ne possono innalzare la solubilità anche a pH alcalino o in ambienti
riducenti (DONER, 1978).
Il cadmio, come il rubidio, cesio, potassio, e piombo, avendo un modesto potenziale
ionico e bassa energia di idratazione, può essere adsorbito nei siti altamente selettivi tipici
delle Illiti e delle Idromiche (ZIPER et al., 1988) nei quali è legato con energie prossime a
quelle dei legami ionici. I siti planari dei minerali argillosi non sono selettivi nei confronti
del cadmio, che può essere facilmente scambiato dal calcio. La solubilità del cadmio può
essere controllata dalla complessazione con i gruppi carbossilici dei composti organici.
All’adsorbimento del cadmio possono ovviamente partecipare anche gli ossidi di ferro e
manganese.
Le principali sorgenti d’emissione antropica di cadmio nell’ambiente sono: i fertilizzanti
fosfatici, i fanghi di depurazione e le attività inerenti l’estrazione e la lavorazione di
minerali. Il cadmio, come piombo, bismunto e antimonio è contenuto già in origine nella
fosforite, la roccia sedimentaria organogena dalla quale vengono prodotti i fertilizzanti
fosfatici. Infatti, è riscontrata una correlazione diretta tra l’accumulo di fosforo e cadmio
sulla superficie dei suoli a testimoniare la pericolosità di un indiscriminato utilizzo di tali
fertilizzanti.
Il suo contenuto nei fanghi di depurazione utilizzati in agricoltura dipende dalla tipologia
del rifiuto e dall’estensione del centro urbano che li produce. Le acque di scarico
impiegate nelle attività estrattive di alcuni minerali hanno tenori in cadmio decisamente
inquinanti (540 mg kg
-1
).
15
Cromo (Cr)
Il cromo è un metallo grigio-argento. E' uno dei metalli meno comuni sulla crosta
terrestre e lo si trova negli stati di ossidazione compresi tra +2 e+6, ma solo quello
trivalente e quello esavalente rivestono importanza in ambito biologico. La prima forma
è quella più comune in natura, mentre la seconda è quella più rilevante per l’industria.
L’inquinamento da cromo deriva da processi industriali, soprattutto dalla produzione di
leghe ferro-cromo, dall’uso di combustibili fossili, dalla produzione di pigmenti, dalla
concia per le pelli, dai mordenti per le tinture e la conserva del legno; viene impiegato
come anticorrosivo negli impianti di cottura e nei bollitori. Le industrie produttrici di
cemento sono un’altra possibile fonte.
Ferro (Fe)
Il ferro è uno dei metalli più abbondanti nella crosta terrestre, viene prodotto in grandi
quantità negli altiforni per riduzione dei suoi minerali (ossidi di ferro) con carbone.
Mercurio (Hg)
Il mercurio è un metallo liquido, argenteo. La primaria risorsa di mercurio è HgS. Esso è
comunemente ottenuto come co-prodotto nel trattamento dei minerali che contengono
miscele di ossidi, solfuri e cloruri. Mercurio nativo o metallico è trovato in piccole
quantità in miniera. E' un elemento molto velenoso; anche allo stato metallico deve
essere maneggiato con cautela e sempre in ambienti ben aerati: a causa della sua
relativamente elevata tensione di vapore passa allo stato gassoso facilmente.
Nichel (Ni)
Il nichel si trova nella crosta terrestre in quantità rilevante , nei suoli è legato alla sostanza
organica. Fonti antropiche di nichel sono le emissioni dei processi metallurgici, la
combustione di carbone e petrolio, l’applicazione di fanghi e fertilizzanti al terreno.