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INTRODUZIONE
Su cosa si costruisce la cittadinanza? Sulle origini, sulla cultura, sull'ambiente, sulla
lingua, sul luogo di nascita ecc.?
Al di là delle definizioni tecniche rintracciabili in ogni buon vocabolario, bisogna
ammettere che non è semplice trovare tra i sopra citati termini quale è quello che più
di tutti possa definire il riconoscersi cittadino di uno Stato.
Senza dubbio il possedere un documento di identità in cui si viene riconosciuti
ufficialmente cittadini dello Stato X è fonte di inconscia soddisfazione e di autostima,
nonché di riconoscimento ufficiale da parte delle autorità che hanno emesso il
documento con il quale veniamo identificati. Ma cosa c’è prima del documento?
Cosa, poi, dobbiamo intendere parlando di appartenenza ad uno Stato nell'era attuale,
in cui la globalizzazione e la tecnica hanno abolito i confini reali ed hanno alimentato
una realtà virtuale che sembra senza confini?
In un'epoca in cui i problemi delle differenze costruite attorno alla diversità delle
lingue sembrerebbero essere stati quasi superati dai traduttori automatici a portata di
un click, che senso ha dichiararsi cittadino italiano, svizzero o di un altro Paese?
Sempre nel rispetto dei diritti e doveri di ciascuna persona, può capitare che ci
sentiamo giuridicamente parte di una Nazione sulla carta e contemporaneamente il
nostro cuore batta per un’altra e non per forza in occasione di eventi sportivi?
Col presente lavoro cercherò di focalizzare i temi che ruotano attorno a queste
domande di carattere generale, concentrando l’attenzione su una specifica situazione:
le vicende legate alla cittadinanza italiana e svizzera dal dopoguerra ad oggi,
usufruendo dei preziosi dati in possesso del Consolato Generale d’Italia in Zurigo, in
particolare dall’esame dei Registri degli Atti di Cittadinanza, da cui emergono le
vicende di cittadinanza riferite principalmente a connazionali che vivono in una vasta
zona della Svizzera di lingua tedesca.
Il lavoro ha permesso di sviluppare una panoramica più generale su una vicenda
da me vissuta in prima persona vivendo in Svizzera sin dalla mia tenera infanzia. Ho
potuto così inserire in un contesto più ampio le vicende che hanno sperimentato e
continuano a vivere i miei connazionali nella Svizzera di lingua tedesca, in
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particolare nel cantone di Zurigo, che pur continuando a vivere in terra straniera sono
tra di loro suddivisi in differenti gruppi: solo italiani, italo-svizzeri e italiano-svizzeri
in possesso di altre cittadinanze.
Essi riflettono quella che da pochi decenni è la nuova realtà che pian piano sta
prendendo piede in tutte le parti del mondo.
Questa nuova realtà è costituita da persone che si differenziano sotto molti aspetti
da quelle da cui discendono, le quali nei primi momenti delle grandi emigrazioni di
massa tendevano a restare unite e a sposarsi tra di loro e a mantenere la conoscenza
della lingua italiana.
D’altronde questo stesso gruppo di persone col tempo ha cercato di integrarsi nella
vita sociale del nuovo luogo dove risiede e da cui vede l’Italia da un altro punto di
vista: quello di colui che amaramente ha dovuto lasciare il proprio Paese per riuscire
a trovare un futuro migliore non dimenticandosi dei propri cari rimasti, ai quali ha
inviato parte dei propri risparmi per sostenerli e riuscire a comprarsi una casa che
prima dell’espatrio non possedeva, casa in cui sperava di ritornare a vivere al più
presto senza aver fatto prima i conti con un aspetto poco conosciuto ed eventualmente
ritenuto non idoneo poiché si credeva di partire per poco tempo, uno due o al massimo
tre quattro anni. Questo breve tempo è diventato invece una vita intera.
Procedere a comporre questa panoramica d’insieme della vita degli emigranti
italiani in terra elvetica di lingua tedesca è stata un’esperienza da me molto
apprezzata, poiché mi ha dato modo di non dimenticare le mie origini italiane, mi ha
fatto conoscere connazionali provenienti dal Sud e dal Nord Italia e dalle Isole in
possesso della sola cittadinanza italiana e in possesso anche di altre cittadinanze, per
lo più nati già in Svizzera, ormai residenti da almeno due generazioni, che
apprendono dai media quali sono oggi i drammi del nuovo modo di emigrare per
salvare la propria vita e quella dei cari congiunti. Inoltre mi ha permesso di cogliere
dinamiche utili anche per affrontare le emigrazioni di massa odierne di popolazioni
che arrivano sulle coste italiane con i gommoni e riflettono nella loro miseria e nei
loro drammi – inaccettabili per i tempi odierni – una realtà che per molti versi può
essere messa in relazione con le vicende che hanno vissuto i propri padri per arrivare
in Svizzera.
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Ho intuito anche un inedito desiderio di ottenere la cittadinanza italiana, un
desiderio alimentato dal convergere di due spinte contrapposte: da un lato una
rinnovata centralità di visioni ottocentesche su base nazionale, dall’altra, la volontà
di accedere ad una dimensione sovranazionale europea. Questo aspetto verrà
illustrato in modo più dettagliato in seguito, in occasione dell’esame delle varie
tipologie previste dagli Stati Europei per riconoscere la cittadinanza ai propri cittadini
e a cittadini stranieri, in base alle rispettive leggi.
Al termine di questo lavoro ho presentato i quadri legali per poter confrontare le
due legislazioni: prima o poi l’Italia introdurrà se non proprio lo jus soli almeno uno
jus soli agevolato e probabilmente anche la Svizzera farà altrettanto. Passi importanti
per quell’apertura mentale che va ben oltre le etichette a cui siamo stati fino a pochi
anni fa abituati: la visione del mondo limitata alle nostre origini che ci ha influenzato
nel nostro subconscio a credere che il nostro bagaglio culturale e la nostra storia siano
migliori di quelli di altri popoli. È impossibile arrestare quella che possiamo
riconoscere come visione del mondo in cui ciascuno con i suoi pregi e difetti, con le
sue leggi e modi di governo, potrà partecipare per un futuro migliore, per il bene di
tutti!
Infine, alcune annotazioni per quanto riguarda il particolare materiale che ho
analizzato: i Registri di Cittadinanza che, dal 1975, esistono presso il Consolato
Generale d’Italia in Zurigo. Preciso che i Registri di Cittadinanza fanno parte degli
atti di stato civile, come quelli di nascita, matrimonio e morte, ai quali da poco si
sono aggiunti quelli di unione civile, termine con cui nell’ordinamento italiano si
indica l’istituto giuridico di diritto pubblico, simile ma non uguale al matrimonio,
che comporta il riconoscimento giuridico della coppia formata da persone dello
stesso sesso, finalizzato a stabilirne diritti e doveri reciproci.
Fino a qualche anno fa esistevano anche i registri degli atti di legittimazione
relativi ai figli nati fuori dal matrimonio, ai quali si aggiungono i registri delle
pubblicazioni di matrimonio, che ormai avvengono solamente in via virtuale e non
più come una volta nelle bacheche comunali Ho avuto il privilegio di poterli
esaminare fino all’anno 2015, catalogandoli per casi e creando tabelle e statistiche di
cui non sono a conoscenza neanche al Ministero degli Affari Esteri e della
Cooperazione a Roma. Dal loro esame scaturisce un quadro che riflette una realtà
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sconosciuta persino agli stessi interessati, i miei concittadini e i miei compagni
d’infanzia italiani e svizzeri, ormai adulti. In particolare bisogna tener presente che
la circoscrizione del Consolato Generale d’Italia in Zurigo si limitava fino al 2000
solo ai 4 cantoni di Zurigo, Zugo, Svitto e Glarona, e comprendeva circa 100.000
connazionali mentre dopo le chiusure dell’ex-Consolato d’Italia, già Vice Consolato
d’Italia e poi Agenzia Consolare d’Italia in Lucerna sono state acquisite le relative
circoscrizioni dei cantoni di Lucerna, Uri, Obvaldo e Nidvaldo. Successivamente alla
chiusura avvenuta nel 2014 del Consolato d’Italia in San Gallo, il numero di cantoni
elvetici rientranti nella circoscrizione del Consolato Generale d’Italia in Zurigo è
andato aumentando fino a comprendere i cantoni di San Gallo, Appenzello Interno
ed Esterno, Turgovia, il canton Grigioni e persino il Principato del Liechtenstein.
Si stima che attualmente i connazionali rientranti nella circoscrizione consolare di
Zurigo siano ormai oltre 200.000.
I cittadini italiani sono tenuti a dichiarare tutte le variazioni di stato civile
(producendo i relativi atti o altra documentazione) che si verificano durante la loro
permanenza all'estero all’Ufficio consolare competente per il luogo in cui si è
verificato l’evento. Gli atti di stato civile relativi ad eventi verificatisi all’estero
possono essere presentati dagli interessati e da chiunque ne abbia interesse o
direttamente al Comune italiano di appartenenza
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o all’Ufficio consolare competente
(quello di residenza dell’interessato o quello nella cui circoscrizione gli atti sono stati
formati).
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Per quanto riguarda gli atti di stato civile preciso quanto segue:
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Vedi art. 12, comma 11 DPR 396/2000
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http://www.esteri.it/mae/it/italiani_nel_mondo/serviziconsolari/statocivile 07.10.2017
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Tutti gli atti di stato civile sono atti pubblici di cui art. 2699 del codice civile, in quanto redatti da
pubblico ufficiale a ciò autorizzato, quale è l'ufficiale dello stato civile. Il contenuto redatto
dall'Ufficiale di Stato Civile fa fede fino a querela di falso, mentre quanto dichiarato dai
dichiaranti fa fede fino a prova contraria. Ai sensi dell'art. 450 del codice civile, i registri dello
stato civile sono pubblici. Lo scopo dei registri è proprio quello di rendere pubbliche informazioni
a chiunque, in quanto è proprio il motivo per cui sono stati istituiti tali registri. Gli ufficiali dello
stato civile devono rilasciare gli estratti e i certificati con le indicazioni previste della legge. Essi
devono altresì eseguire, negli atti affidati alla loro custodia, le indagini domandate da privati.
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CAPITOLO PRIMO: LA CITTADINANZA
L'Italia odierna ha visto trasformarsi nell'arco di un secolo il concetto di flussi
migratori in modo completamente e diametralmente opposto a quello originario: da
Paese da cui partivano i propri cittadini come emigranti è diventato Paese meta
d’emigrazione. In particolare possiamo osservare come i paesi verso i quali
inizialmente si riversava l’emigrazione italiana, come gli Stati Uniti, sono diventati
sempre meno disponibili e meno meta di emigrazione. D’altra parte, i paesi
dell’America del Sud sono diventati meno attraenti a seguito delle nuove precarie
situazioni economiche e delle gravi turbolenze politiche che non permettono di
accogliere i grandi flussi di inizio secolo.
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Fino a non molto tempo fa erano gli italiani ad essere emigranti e a dover
affrontare il tema dell’accoglienza ma anche dell’ostilità.
1.1. Emigrazione e cinema
In particolare il tema dell’emigrazione italiana in Svizzera ha costituito, tra l’altro,
il tema di fondo di varie importanti pellicole di produzione svizzera che cito in ordine
cronologico di uscita, alle quali si sono aggiunte un paio di film di produzione italiana
ed uno di produzione italo-svizzera:
- Bäckerei Zürrer (la panetteria Zürrer) di Kurt Früh, Svizzera, 1957
- Siamo italiani, Die Italiener, di Alexander J. Seiler, in collaborazione con Rob
Gnant e June Kovach Svizzera, 1965
- Il treno del sud, di Alvaro Bizzarri, Svizzera, 1970
- Lo stagionale, di Alvaro Bizzarri, Svizzera, 1971
- Pane e cioccolata, di Franco Brusati, Italia, 1973
- Il rovescio della medaglia, di Alvaro Bizzarri, Svizzera, 1974
- Cerchiamo per subito operai, offriamo… di Villi Hermann, Svizzera 1974
- I fabbricasvizzeri, Die Schweizermacher di Rolf Lyssy, Svizzera 1979
- Pappa e ciccia, di Neri Parenti, Italia1982
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Bevilacqua P., De Clementi A., Franzina E., (a cura di), “Storia dell’emigrazione italiana. Partenze”,
Donzelli Editori, Roma, 2002.
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- Azzurro, di Denis Rabaglia, Svizzera, 2000
- Il vento caldo di settembre, di Alexander J. Seiler, Svizzera, 2002
- Si pensava di restare poco, di Francesca Cangemi e Daniel von Aarburg,
Italia/Svizzera, 2003
- Non ho l’età, Olmo Cerri 2017, Svizzera
Bäckerei Zürrer (la panetteria Zürrer) di Kurt Früh, Svizzera, 1957
«Bäckerei Zürrer fu girato alla Langstrasse di Zurigo, quartiere popolare in cui
vive lo sfortunato fornaio Zürrer che rimasto vedovo cresce i tre figli, di cui il minore
Heini si innamora di Gina, la figlia del fruttivendolo italiano Pizzani che vive nello
stesso quartiere, da cui aspetta un figlio. Dopo aver venduto la panetteria vive da
barbone per strada, ma per fortuna termina a lieto evento con l’accettazione del
genero italiano.»
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Siamo italiani, Die Italiener, di Alexander J. Seiler, in collaborazione con Rob
Gnant e June Kovach Svizzera 1964
«Girato in presa diretta 16mm e poi gonfiato in 35mm, fu il tuono che risvegliò il
cinema svizzero tedesco assopito dopo la fine della guerra. È un documento storico
girato in bianco e nero che riprende situazioni quotidiane dei diretti protagonisti, gli
italiani degli anni 70 che dovevano sottoporsi alla visita medica di frontiera, scavando
nel problema sociale con un’inchiesta dal profilo antropologico. Col punto di vista
dell’autore viene mostrata senza ritocchi la vita vissuta nelle case, scendendo per le
strade ed entrando dentro i capannoni delle fabbriche esplorando quella quotidianità
dei protagonisti parzialmente sconosciuta al popolo svizzero, volutamente ignorata,
che fa discutere e riflettere. Pieno di sensibilità per la forte comunità di italiani (circa
500mila) che vivevano in Svizzera, questo documentario racconta la storia della loro
discriminazione. Considerati "un problema", gli italiani erano visti in modo
stereotipato e considerati indistintamente noiosi, sporchi e pericolosi "non-cittadini",
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www.filmpodium.ch/film/168794/baeckerei-zuerrer, 27.10.18
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trattati malamente tanto dall'opinione pubblica quanto dai funzionari
dell'immigrazione. Questo film venne bloccato dopo essere stato proiettato per la
prima volta sugli schermi svizzeri perché dipingeva una realtà preclusa a questo
cinema. Famosa la scena dei genitori che anticipano allo sportello della polizia per gli
stranieri che “la bambina l’abbiamo lasciata in Italia”.»
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Il treno del sud, di Alvaro Bizzarri, Svizzera, 1970
«Film a soggetto su un giovane sindacalista italiano emigrato in Svizzera, Paolo, il
quale, con lo scopo di acquisire una maggiore forza contrattuale e rivendicare più
giuste condizioni di vita, di lavoro e di salario per tutti i lavoratori, cerca di promuovere
l'adesione al sindacato locale dei propri amici e connazionali. Amaramente si accorge
che essi hanno però accettato lo status quo imposto loro dal capitalismo selvaggio. Le
tradizioni di lotta italiane sembrano essere solo un lontano ricordo al di là delle Alpi
ed è così che Paolo, disilluso, sceglie la via del ritorno in patria. Questo personaggio è
un idealista e s’indigna perché la società elvetica non sembra interessata alla guerra in
Vietnam e, soprattutto, alle sorti dei lavoratori stranieri che vivono in condizioni
pessime.»
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Lo stagionale, di Alvaro Bizzarri, Svizzera, 1971
«Storia tutta incentrata sulle vicende di Giuseppe, proletario espatriato in Svizzera
che, a seguito della morte della moglie, è costretto a portare con sé il suo bambino. Lo
statuto della stagionale vieta il ricongiungimento familiare e così a Giuseppe,
nonostante le insistite richieste alle autorità, è negato il permesso di soggiorno per il
figlio. Il protagonista non si dà per vinto e il giorno dell’espulsione mobilita con
successo i compagni che, insieme ai figli che vivono da anni in clandestinità, scendono
in piazza per denunciare lo stato delle cose. Lo scetticismo dell’esordio è abbandonato
a favore di una rinnovata speranza nel futuro. Le immagini della manifestazione del
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www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=70926, 20.10.2018
7
www.mymovies.it/film/1969/il-treno-del-sud/ , 20.10.2018