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INTRODUZIONE
Gli idrocarburi derivati dal petrolio, dal carbone e dal gas naturale sono essenziali per lo
sviluppo del genere umano, visto che da essi traiamo la maggior parte dell’energia
necessaria per muoverci, riscaldarci e generare elettricità e li sfruttiamo largamente
nell’industria chimica e dei materiali.
È altrettanto risaputo che la formazione di petrolio, carbone e gas naturale richiede tempi
dell’ordine delle decine di milioni di anni, eppure il consumo mondiale di solo petrolio è di
circa 12 milioni di tonnellate al giorno: la conseguenza è che entro il ventunesimo secolo le
risorse petrolifere e di gas naturale si esauriranno, mentre il carbone dovrebbe permettere
approvvigionamenti per circa altri due o tre secoli. [1]
Gli effetti collaterali di uno sfruttamento di idrocarburi, principalmente attraverso la
combustione, su scala così vasta sono molteplici: dall’immissione atmosferica di sostanze
inquinanti(alcune delle quali nocive per le specie viventi) alle alterazioni climatiche e
meteorologiche e al noto “effetto serra”, questi ultimi comunque riconducibili alla prima.
Ad accelerare il processo contribuiscono la pronosticata crescita della popolazione
mondiale, che aumenterà fino a 8-11 miliardi di individui alla metà del corrente secolo, e la
crescente qualità della vita. Questi due fenomeni, che implicano consumi energetici
sempre maggiori, sono concomitanti in modo particolarmente evidente soprattutto nelle
regioni in via di sviluppo del pianeta (come Cina, India, area Mediorientale, America
meridionale). [2]
In quest’ottica allora si comprende la necessità di un rinnovamento che assicuri uno
sviluppo sostenibile al genere umano. Il fine ultimo è realizzare un sistema energetico che
non consumi risorse e non produca rifiuti: questo risultato, forse utopistico, costituisce un
obiettivo di lungo periodo. Sul breve-medio periodo occorre perlomeno indirizzarsi verso
tecnologie che massimizzino l’utilizzo di fonti disponibili, possibilmente rinnovabili, e
minimizzino l’impatto ambientale derivante dal loro utilizzo: in questo percorso hanno
particolare importanza le tecnologie che sfruttano il vettore energetico idrogeno.
L’idrogeno, essendo l’elemento più diffuso nell’universo e possedendo un potere calorifico
di 120 MJ/kg (quasi il triplo di quello del petrolio), a determinate condizioni può soddisfare
tutti gli usi finali dell’attività umana. Un altro punto a favore dell’idrogeno è la possibilità di
impiegarlo in sistemi di conversione diretta, quali le celle a combustibile, di cui una
particolare tipologia è proprio l’oggetto di questa tesi. Tuttavia, poiché alle condizioni
ambientali l’idrogeno si trova allo stato gassoso, la diffusione dei dispositivi in grado di
sfruttarlo è stata frenata dalle difficoltà e dai costi connessi con il suo stoccaggio e il
trasporto nonché dai prezzi più competitivi di tecnologie già presenti sul mercato (ad
esempio motori a combustione interna alimentati con benzina o gasolio, pile tradizionali,
ecc.)
Una tecnologia innovativa che potrebbe aggirare le difficoltà e i costi del traporto e dello
stoccaggio dell’idrogeno è costituita da fuel cells alimentate direttamente con metanolo,
dal momento che quest’ultimo alle condizioni ambientali si presenta allo stato liquido. Tali
celle inoltre presentano vantaggi come la possibilità lavorare a temperature prossime a
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quella ambientale, semplicità costruttiva, modesti ingombri e basse emissioni di anidride
carbonica, tuttavia contrastati da alcuni problemi di prestazioni e affidabilità che non le
rendono ancora mature per la commercializzazione.
Il presente lavoro ha lo scopo di illustrare lo stato dell’arte delle celle a combustibile
alimentate direttamente con il metanolo e funzionanti in modalità passiva, cioè prive di
sistemi ausiliari, e mostrare i risultati di alcune prove sperimentali svolte nel laboratorio di
macchine del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale della Sapienza di
Roma.
“L'acqua sarà un giorno un combustibile. L'idrogeno e l'ossigeno di cui è costituita,
utilizzati isolatamente, offriranno una sorgente di calore e di luce inesauribile.”
~ Jules Verne
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SOMMARIO
Questa tesi si articola in 3 capitoli principali:
1. Celle a combustibile
2. Direct Methanol Fuel Cells
3. Sezione sperimentale
Nel primo capitolo si espongono l’architettura e i principi di funzionamento generali delle
celle a combustibile, ponendo l’accento anche su aspetti relativi alla termodinamica e al
rendimento di tali dispositivi. Sono dunque illustrate le diverse tipologie di fuel cells
attualmente sul mercato e le loro caratteristiche generali.
Il secondo capitolo è dedicato specificamente allo stato dell’arte delle celle a combustibile
alimentate a metanolo diretto, con particolare riferimento alla configurazione passiva.
Sono descritti nel dettaglio i componenti e analizzati i vantaggi e le problematiche.
Il terzo e ultimo capitolo è la parte sperimentale della tesi, in cui si espone il lavoro svolto
su un prototipo di DMFC passiva assemblata e testata presso il laboratorio di macchine
del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale della Sapienza di Roma. In
questo capitolo sono descritti i materiali e gli strumenti utilizzati nelle prove e le procedure
seguite nello svolgimento delle stesse; infine sono mostrati e discussi i risultati ottenuti nei
test al variare di alcuni parametri caratterizzanti del sistema.
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1. CELLE A COMBUSTIBILE
1.1 Generalità e cenni storici
Le celle a combustibile sono dispositivi che convertono direttamente l’energia chimica di
un combustibile, tipicamente idrogeno o metanolo, in energia elettrica attraverso un
processo elettrochimico isotermo e isobaro. Non avvenendo processi di combustione tipici
dei convertitori convenzionali, non vi è il passaggio attraverso lo stadio di energia termica,
cosicchè il rendimento non è vincolato a quel limite massimo, costituito dal rendimento di
Carnot. [3]
Analogamente alle pile tradizionali questi dispositivi producono corrente continua e la
conversione dell’energia chimica avviene per mezzo di una reazione di ossidazione, ma
nelle fuel cells la combinazione tra combustibile e ossidante avviene attraverso un
percorso elettrolitico, e non già in modo diretto. Le celle a combustibile lavorano grazie a
un flusso di reagenti riforniti dall’esterno e durante le reazioni elettrodiche non si
consumano né gli elettrodi né l’elettrolita. Tuttavia, poiché le fuel cells sono semplicemente
dei sistemi di conversione, mentre le pile tradizionali costituiscono esse stesse dei sistemi
di stoccaggio e di conversione, l’energia prodotta può essere immagazzinata solo al di
fuori della cella (es. in un serbatoio).
Figura 1.1: schema di una generica fuel cell.
Il primo prototipo di cella a combustibile fu realizzato già nel 1838 dell’avvocato e fisico
William Grove, ma questa tecnologia risultava troppo complicata e costosa per i processi
produttivi dell’epoca. Solamente un secolo più tardi, nuove ricerche condussero a una
riscoperta e negli anni ’50 e ’60 la NASA svolse studi finalizzati a utilizzi spaziali delle fuel
cells.
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Negli ultimi 20 anni le celle a combustibile hanno destato sempre maggiore attenzione, ma
per alcune problematiche (che saranno esposte in seguito) ancora non sono riuscite ad
affermarsi.
1.2 Elementi costitutivi principali
Gli elementi principali di una cella a combustibile sono di seguito riportati:
MEA: il “membrane electrode assembly” è l’unità chimicamente attiva della fuel cell,
che costituisce il “cuore” del dispositivo. Essa è composta dai due elettrodi, anodo e
catodo, detti anche Catalyst Layers (CLs) separati da un elettrolita e affiancati
entrambi da strutture rigide porose, dette Gas Diffusion Layers (GDLs) come
mostrato in figura 1.2.
Figura 1.2: schema generale di un MEA.
Catalyst Layers: sono costituiti da un supporto poroso (in genere di carbonio), su
cui sono legati uno o più metalli, più o meno pregiati, che favoriscono le reazioni
catalitiche agli elettrodi: tra essi si genere una tensione grazie alla quale un carico
collegato un circuito esterno può sfruttare il flusso elettronico prodotto. Per ottenere
delle prestazioni soddisfacenti occorre che i CLs presentino un’elevata conducibilità
elettrica e un’elevata porosità, in modo da permettere al flusso di reagenti di
diffondere omogeneamente al suo interno.
L’elettrolita permette agli ioni prodotti nella reazione all’anodo di raggiungere il
catodo e ivi completare il complesso delle reazioni chimiche. Esso può essere sia
liquido che solido in base al particolare tipo di cella a combustibile.
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Gas Diffusion Layers: assicurano l’omogenea diffusione dei reagenti verso gli
elettrodi e il trasporto dell’acqua prodotta lato anodo.
Va puntualizzato che il fluido in alimentazione all’anodo può essere idrogeno
oppure metanolo (o ancora un idrocarburo da cui si ottiene idrogeno per mezzo di
un processo di reforming), mentre quello al catodo aria oppure ossigeno puro.
Collettori di corrente: consistono in piatti metallici, tipicamente di acciaio
inossidabile, posti a contatto con il MEA sia lato anodo sia lato catodo e nei quali
sono ricavate delle aperture. Il collettore anodico permette al flusso elettronico,
generato nella reazione di ossidazione, di attraversare il circuito esterno
interfacciato con la cella; il collettore catodico permette allo stesso flusso
elettronico, dopo che questo ha attraversato il circuito, di raggiungere il catodo
affinchè possa avere luogo la reazione di riduzione e chiudersi così il complesso
delle reazioni chimiche.
Le suddette aperture hanno la funzione di permettere ai reagenti di raggiungere i
GDLs e ai prodotti di reazione di fuoriuscirvi. Inoltre in base alla diversa geometria
consentono di regolare il flusso di combustibile al MEA.
Guarnizioni: garantiscono la tenuta della cella onde evitare la fuoriuscita dei
reagenti. Eventuali perdite, oltre a rappresentare un depauperamento di sostanze
attive, possono causare dei contatti tra il collettore anodico e il collettore catodico
producendo localmente dei cortocircuiti, con conseguenti abbassamenti della
tensione di cella. Peraltro la dispersione nell’ambiente di certe sostanze impiegate
nelle FCs è pericolosa, in quanto può provocare all’essere umano irritazioni e/o
intossicazioni acute o addirittura decesso nei casi più gravi. I materiali utilizzati per
le guarnizione devono pertanto possedere proprietà isolanti ed essere resistenti alla
corrosione.
Elementi strutturali: hanno la funzione di sostenere e mantenere uniti i vari
componenti della cella.
Avendo illustrato le caratteristiche degli elementi principali della cella, se ne può
sinteticamente descrivere il funzionamento. Il combustibile e il comburente vengono
introdotti nelle camere anodica e catodica rispettivamente e, attraverso i GDLs, diffondono
verso gli elettrodi, dove i catalizzatori stimolano le reazioni di ossidoriduzione. Le specie
ioniche generate nella reazione vengono trasportate selettivamente attraverso l’elettrolita
dall’anodo al catodo (o viceversa), mentre gli elettroni attraversano un circuito esterno
collegato ai collettori di corrente.