Capitolo 1 – Dal web 2.0 agli artigiani digitali
Introduzione
La mia tesi, come anticipato nell'introduzione, parla degli artigiani
del terzo millennio, figure fortemente legate sia ad un insieme di va-
lori tipici del tradizionale lavoro di bottega (come la manualità, la
creatività e la conoscenza di tecniche e materiali), sia al web 2.0, che
costituisce un ambiente fertile per la circolazione di idee, in quanto è
un potente strumento utilizzato dagli utenti per creare un'infinita
rete di connessioni fra loro stessi.
Uno dei valori più importanti del lavoro dell'artigiano è la creazione
di una rete di forti legami sociali, che viene costruita durante tutto
l'arco della vita lavorativa, e che nasce da vari fattori che caratteriz-
zano il suo lavoro, in primis il rapporto faccia a faccia coi clienti, già
dalla fase di progettazione, passando per quella realizzativa fino alla
vendita diretta, con tanto di stretta di mano.
Il processo del fare qualcosa è da sempre legato al condividere, in
quanto colui che realizza manualmente oggetti è anche alla constan-
te ricerca di relazioni umane basate sul proprio lavoro, che si voglio-
no instaurare per due ordini di motivi: conoscere e farsi conoscere.
Questa spinta alla condivisione è una delle chiavi utili a spiegare
l'evoluzione dell'artigianato, che trova nel web 2.0 lo strumento per-
fetto per la creazione di una rete globale di persone appassionate al
lavoro manuale e creativo. Schematizzando con una semplice formu-
la potremmo dire: artigianato + web 2.0 = artigianato 2.0. Prima di
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parlare di crafter e di maker quindi sarà utile analizzare separata-
mente le due componenti che hanno contribuito alla loro nascita.
1.1 - Una breve panoramica sul lavoro dell'artigiano
L'artigianato è una componente fondamentale della natura umana;
sin dalla preistoria gli uomini si sono cimentati nella realizzazione
manuale di un infinita varietà di oggetti per gli scopi più disparati,
dando vita ad una serie di tecniche più o meno complesse con le qua-
li vengono realizzati manufatti che possono arrivare ad essere vere e
proprie opere d'arte.
Fare qualcosa con le proprie mani è un attività complessa: richiede
impegno e dedizione, e soprattutto una costante volontà di appren-
dimento e sperimentazione, che implicano il dover accettare la pos-
sibilità di commettere errori. Ma riesce anche a generare un forte
senso di gioia e gratificazione, sia nel vedere i frutti concreti del pro-
prio lavoro, che nel processo stesso di creazione manuale, e soprat-
tutto nelle risposte ricevuta dalle altre persone.
Il termine artigiano indica una persona che lavora autonomamente e
che produce beni con le proprie mani, grazie alla padronanza di di-
verse tecniche che utilizza per dare forma alla materia prima. Uno
degli aspetti più importanti del lavoro artigianale è legato al proces-
so di apprendimento delle tecniche realizzative tipiche di ogni arte:
esse sono infatti apprese tramite l'esperienza vissuta in prima perso-
na dall'apprendista, che osserva il maestro artigiano all'opera e si ci-
menta a sua volta nell'atto creativo. Il sociologo e scrittore statuni-
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tense Richard Sennett spiega con queste parole il processo di ap-
prendimento nel suo libro “L'uomo artigiano”:
“Gli artigiani sono orgogliosi soprattutto delle abilità che matura-
no. Ecco perché la semplice imitazione non procura una soddisfa-
zione durevole: la bravura deve evolvere. Il tempo lento del lavoro
artigiano è una fonte di soddisfazione, perché consente alla tecnica
di penetrare e di radicarsi, di diventare un'abilità personale. E la
lentezza favorisce le attività della riflessione e della immaginazio-
ne, impossibili sotto la pressione per ottenere risultati veloci. Matu-
ro significa a lungo termine; ci assicura una padronanza durevole
di quella certa abilità”
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.
Nella sua opera l'autore si occupa di vari aspetti inerenti l'artigiana-
to, ma non si riferisce soltanto al lavoro degli artigianali tradizionali;
pur trattando numerosi esempi di maestria tecnica (tra cui l'urbani-
stica degli antichi romani e la bottega del liutaio Stradivari), Sennett
guarda all'artigianato in senso più ampio, come ad un atteggiamento
che può caratterizzare vari aspetti della vita quotidiana di tutti noi,
nel momento in cui decidiamo di fare qualcosa, che sia cucinare, ri-
parare il lavandino o crescere un figlio.
Sennett sostiene che il falegname, l'insegnante, il medico e il diretto-
re d’orchestra sono tutti artigiani, nel senso che a loro sta a cuore il
lavoro ben fatto in quanto tale. Svolgono un’attività pratica che im-
pegna corpo e mente: artigiano in questo senso rappresenta una spe-
cifica condizione umana: quella del mettere impegno personale nel
lavoro che si svolge.
1. R. Sennett, L'uomo artigiano (pag. 280).
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Un oggetto realizzato a mano è infinitamente più “vivo” di uno indu-
striale. Esso contiene una parte della vita di chi l'ha realizzato, il suo
tempo, la sua abilità, la sua cultura e la passione impiegata nel pro-
cesso realizzativo.
La qualifica “fatto a mano” conferisce all’oggetto un valore aggiunto
difficile da stimare: significa riconoscere il valore di ogni fase della
lavorazione (a partire dall’ideazione, alla progettazione, alla creazio-
ne fino al confezionamento e alla spedizione); significa assicurarsi
un rapporto umano con l'artigiano (ad esempio scegliere con lui ma-
teriali e colori); significa anche sperimentare cose nuove e diverse:
riconoscere e dare valore ai dettagli per rilevare quei particolari che
rendono un oggetto artigianale unico ed irripetibile.
In Italia l'artigianato riveste da sempre un ruolo di primaria impor-
tanza, che si concretizza nell'immensa varietà di stili e tecniche pre-
senti nel nostro territorio, tramandate da generazione in generazio-
ne e dovute alla nostra storia millenaria e multiculturale.
L'avvento dell'era industriale ha però rappresentato una minaccia
per gli artigiani di bottega. Le industrie, sin dalla loro creazione, ma
soprattutto a partire dal boom economico successivo al secondo do-
poguerra, hanno preso il sopravvento nell'economia degli stati occi-
dentali, a scapito del lavoro nelle botteghe degli artigiani.
Lo stile di vita consumistico, che si è imposto nei paesi industrializ-
zati a partire dalla seconda metà del secolo scorso, ha relegato il la-
voro degli artigiani in secondo piano, rimpiazzato dal sogno ad occhi
aperti degli ipermercati, con una disponibilità di beni infinita e a co-
sti inferiori, con i pagamenti a rate e le raccolte di bollini.
In questo contesto, il lavoro artigianale ha perso parte del suo presti-
gio e riconoscimento. Di conseguenza, erano sempre meno i giovani
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che desideravano sporcarsi le mani per apprendere un mestiere più
faticoso e spesso meno redditizio rispetto ad un posto dietro la scri-
vania di una grande azienda. Questo implica che molte tecniche e se-
greti di bottega sono purtroppo andati perduti, perché non sono stati
tramandati.
Anche con l'avvento dell'era industriale però, in Italia e soprattutto in
alcuni settori il lavoro artigianale continua a ricoprire un ruolo fon-
damentale, e il know-how tipico di certi mestieri specializzati rap-
presenta ancora oggi uno dei vantaggi competitivi principali che pos-
sono vantare le imprese italiane.
1.2 - Il web 2.0
1.2.1 – Dal World Wide Web agli User Generated Content
Internet è entrato a far parte della vita quotidiana di quasi tutti gli
abitanti dei paesi avanzati: dalla sua creazione, nel 1991 quando Tim
Burners-Lee mise in rete il primo sito al CERN di Ginevra, ha intra-
preso una crescita esponenziale (intesa sia come sviluppo tecnologi-
co che come numero di utenti raggiunti).
Nella metà degli anni '90 era già chiaro che era in atto una rivoluzio-
ne senza precedenti nel mondo delle telecomunicazioni, che ha avu-
to e sta tuttora avendo forti impatti dal punto di vista sociale, cultu-
rale ed economico. Le possibilità che da allora offre hanno dell'incre-
dibile permettendo anche ad una persona comune (non più solo una
grande azienda o un'istituzione con elevate disponibilità economi-
che) di comunicare in maniera istantanea e attingere ad una quanti-
tà di informazioni potenzialmente infinita, senza vincoli di tempo e
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di spazio, grazie a strumenti accessibili e facili da usare.
La prima rivoluzione digitale ha rappresentato un cambiamento radi-
cale, ma non è niente rispetto allo sviluppo che internet ha conosciu-
to nel decennio successivo. Il passo seguente è stato introdurre nel
linguaggio informatico gli User Generated Content (UGC, contenuto
generato dagli utenti) che hanno profondamente cambiato il rappor-
to fra internet e i suoi utilizzatori.
La differenza tra il primo web e il web 2.0 non riguarda tanto la tec-
nologia informatica, ma l'approccio con il quale gli utenti usufruisco-
no della rete, che da strumento per la sola consultazione diventa un
infinito libro del quale ognuno può scrivere una pagina.
Gli utenti del web 2.0 sono stimolati a contribuire allo sviluppo del
mondo virtuale con l’aggiunta dei loro contenuti, che assumono le
forme più disparate. Si tratti di condividere una foto delle vacanze,
scrivere su un forum come installare l’impianto hi-fi, o commentare
un video di gattini, le persone mettono in rete parte della loro vita, e
lo fanno perché vogliono che ciò venga notato all'interno di una co-
munità costituita da persone con le quale si vuole essere in contatto.
Dal punto di vista sociale quindi, il cambiamento più rilevante ri-
guarda l'aspetto “umano” assunto dal web, nel senso che gli utenti
sanno che i contenuti visualizzati sono spesso realizzati da persone
“normali” e non più solo da professionisti. Il risultato è che il web si
è animato, popolandosi di contenuti autentici ritenuti istintivamente
più sinceri, in quanto prodotti da persone che contribuiscono spon-
taneamente per sentirsi partecipi del mondo.
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