6
INTRODUZIONE
L’Ordine religioso degli Umiliati, nelle sue articolazioni (tre Ordini), deriva
da un originale movimento spirituale, attestato nelle fonti a partire dagli
anni settanta del XII secolo. Tale originalità è dovuta soprattutto alla
presenza dei laici, uomini e donne, che, attratti dall’ideale evangelico della
povertà assunto come scelta consapevole, si riunivano per pregare, per
ascoltare esempi di vita apostolica e per lavorare con le proprie mani i panni
di lana grezza, che da loro furono detti “umiliati”.
Forse perché disubbidirono al divieto di predicare da loro imposto dal papa
Alessandro III, furono condannati come setta eretica al Concilio di Verona
del 1184.
Nel frattempo si era formata una piccola comunità di chierici a Viboldone e,
grazie all’atteggiamento moderato di costoro, l’intero movimento si
guadagnò il favore di Innocenzo III, che lo recuperò definitivamente
all’ortodossia nel 1201. Il nuovo Ordine si estese rapidamente da Milano a
molte città del Nord e Centro Italia, giungendo fino in Toscana, Perugia e
Roma. Gli Umiliati si trasformarono così in efficace strumento della Chiesa
nella lotta contro il dilagare delle eresie, che nel XII secolo costituivano una
presenza diffusa ed efficace nel proselitismo.
Nel 1201, dalla Curia romana e forse per iniziativa dello stesso Papa, gli
Umiliati furono suddivisi in tre Ordini, ovvero tre tipologie di comunità. Il
Primo Ordine, governato da un praepositus, era un’istituzione canonica
composta di chierici.
Il Secondo Ordine comprendeva laici di entrambi i sessi, obbligati al voto di
castità e alla vita comunitaria. Era retto da un prior o praelatus. Queste
comunità potevano essere anche doppie, ovvero composte di uomini e
donne, che pur vivendo separatamente, condividevano la chiesa e i locali
adibiti al lavoro.
Il Terz’Ordine, infine, era composto esclusivamente di laici, celibi o
coniugati, che, pur continuando a vivere nelle proprie case, si impegnavano
a seguire norme pratiche e devozionali sotto la guida di un minister. Non si
trattava, tuttavia, di una confraternita, cioè di una delle tante libere
7
associazioni di laici che sorsero nel Medioevo, bensì di una formazione
strutturata giuridicamente che il Papa aveva voluto equiparare ad una
religio. Si tratta del primo Ordine religioso ad aver contemplato un
Terz’Ordine.
Questi laici continuarono a dedicarsi alla produzione del tradizionale panno
di lana anche quando, già negli ultimi decenni del Duecento, la decisa
clericalizzazione incoraggiata dalle gerarchie ecclesiastiche li separò sempre
più nettamente dai due Ordini regolari.
Agli inizi della loro storia, gli Umiliati, pur possedendo una notevole
quantità di beni, erano riusciti a mantenersi generalmente integri
moralmente e spiritualmente, tanto che le autorità civili affidavano loro
importanti incarichi che avevano a che fare con l’amministrazione
finanziaria dei Comuni.
Sullo scorcio del XV secolo, invece, cominciarono a cedere sempre più alla
corruzione, iniziando un processo di irreversibile decadenza. Mentre il ramo
femminile dell’Ordine sopravvisse fino al XIX secolo, quello maschile fu
soppresso da papa Pio V nel 1571, soprattutto in seguito all’attentato, ordito
da alcuni Umiliati, contro il cardinale arcivescovo di Milano Carlo
Borromeo, che voleva riformare con decisione la loro Regola.
Con il presente lavoro tenteremo di ricostruire le vicende dell’Ordine
nell’area tosco-emiliana, dove ha conosciuto una diffusione molto meno
capillare rispetto a regioni come Lombardia o Veneto, che sono aree
conosciute e studiate. Di conseguenza, gli Umiliati dell’Emilia-Romagna e
della Toscana sono stati meno studiati, soprattutto per la scarsità dei
documenti disponibili. Queste due aree geografiche non sono state scelte a
caso: esse, infatti, sebbene geograficamente divise dall’Appennino, sono
state anche molto unite grazie agli scambi commerciali e culturali, favoriti
dalla relativa accessibilità dei valichi.
Il primo capitolo sarà dedicato all’apporto della storiografia moderna sugli
Umiliati. Partiremo dalla monumentale opera del gesuita Girolamo
Tiraboschi, i Vetera Humiliatorum Monumenta, che è ancora oggi
imprescindibile per un qualunque studio sugli Umiliati. Lo studioso, infatti,
nel XVIII secolo, raccolse e pubblicò molte fonti, narrative e documentarie,
8
dedicando inoltre otto dissertazioni a importanti momenti e problemi della
storia dell’Ordine.
Agli inizi del Novecento, Luigi Zanoni, sulla base di Tiraboschi, nonché di
altre fonti inedite da lui individuate e pubblicate, ricostruì le vicende degli
Umiliati tra i secoli XII e XIII, ovvero nel periodo della loro maggior
fortuna, concentrando l’attenzione sui rapporti con l’eresia, la fabbricazione
dei pannilana e le mansioni svolte per incarico dei Comuni. L’opera di
Zanoni rimane un capisaldo della storiografia sull’Ordine, tanto che gli
Umiliati non sono più stati studiati per quasi tutto il secolo, fino a che, da
più parti, è ripreso un vivo interesse per il tema: numerose ricerche, che
sono state compiute specialmente attorno alla Scuola milanese di Annamaria
Ambrosioni, prendono in esame problemi specifici o singole situazioni
locali, individuando nuove fonti o leggendo in modo più approfondito quelle
già note, e consentono di collocare gli Umiliati nel clima spirituale, sociale e
politico dei secoli XII-XVI.
Sulla scorta di qesto rinnovato interesse, qualche progresso è stato fatto
dalla storiografia sugli Umiliati dell’Emilia-Romagna e della Toscana,
specialmente per le città di Bologna, Parma, Modena, Imola, Firenze, Siena,
di cui ci occuperemo in modo particolare. Su queste basi, dedicheremo il
secondo capitolo a una dettagliata ricognizione delle comunità umiliate in
queste due regioni, analizzando le loro origini e le modalità insediative. Ci
chiederemo, cioè, se in ogni città ci fossero una o più domus, se si siano
avvicendate nel corso dei secoli o se siano vissute contemporaneamente,
l’una accanto all’altra, magari dandosi missioni diverse all’interno della
stessa città. Per questo, sarà decisivo ricostruire a quale dei tre Ordini
ciascuna domus appartenesse. Quanto all’origine delle singole comunità,
vedremo come, in certi casi, alcune domus particolarmente importanti,
specialmente del Nord – Italia, abbiano creato delle filiazioni in Emilia-
Romagna e in Toscana, mentre in altri casi gli Umiliati siano stati chiamati
in città dalle autorità comunali o addirittura dal popolo.
Il terzo capitolo sarà dedicato al tema del lavoro e dell’andamento
economico di queste domus, che non vivevano soltanto del lanificio ma
anche, soprattutto dopo la metà del Trecento, di grandi rendite fondiarie.
Dopo un rapido excursus sull’industria tessile italiana nel Medioevo e in
9
particolare nelle regioni che ci interessano, il capitolo sarà diviso in
paragrafi, a seconda delle città dove gli Umiliati erano presenti. Per ciascuna
città, cercheremo di inquadrare il lanificio umiliato e le attività economiche
del nostro Ordine nel più ampio contesto dell’economia e delle attività
artigianali e industriali cittadine. Per le città dove gli studi sono arrivati a un
livello più profondo, cercheremo di evidenziare il rapporto tra ricchezza
delle domus e aiuto agli strati più poveri della società.
Il quarto capitolo sarà dedicato alle mansioni pubbliche ricoperte dagli
Umiliati. In alcune realtà locali i religiosi raggiunsero un tale livello di
consenso da essere chiamati a collaborare con i Comuni. Tuttavia, a
prescindere dal consenso, era prassi dei Comuni medievali affidare a
membri di alcuni Ordini religiosi gli incarichi che avevano a che fare con il
passaggio di denaro, ovvero l’amministrazione delle casse pubbliche.
Questo avveniva sia perché si presupponeva che i religiosi fossero più
onesti, se non altro per dovere di Regola; ma anche perché, in caso di
eventuali ammanchi o errori, essi avevano alle spalle un Ordine che era in
grado di garantire per loro il debito accumulato. Ecco, dunque, che anche
nelle città dell’Emilia-Romagna e della Toscana, insieme ai Frati minori, ai
Predicatori, ai Cistercensi, ai Frati della Penitenza, anche gli Umiliati
appaiono nelle vesti di massari, canevari, estimatori di pesi e misure,
scrutatori, amministratori dei beni degli esiliati, ambasciatori, sovrintendenti
ai lavori pubblici. Cercheremo, inoltre, di individuare caso per caso quali
siano state le congiunture politiche locali che favorirono il ricorso agli
Umiliati da parte delle autorità cittadine.
10
CAPITOLO I
L’ORDINE RELIGIOSO DEGLI UMILIATI:
L’APPORTO DELLA STORIOGRAFIA MODERNA
1. I Vetera Humiliatorum Monumenta di Girolamo Tiraboschi
Nel complesso, gli Umiliati hanno avuto una scarsa fortuna storiografica, sia
al loro interno, a causa della precoce soppressione del ramo maschile
(1571), sia all’esterno: quando, infatti, gli eruditi iniziarono ad occuparsi di
loro, la maggior parte degli archivi delle singole case era andata ormai
dispersa.
I primi tentavi di scrivere una storia degli Umiliati risalgono al Seicento,
quando Gian Pietro Puricelli e Placido Puccinelli raccolsero una vasta mole
di materiale documentario; le loro opere, tuttavia, rimasero manoscritte
1
.
Gian Pietro Puricelli, nato a Gallarate nel 1589, arciprete della basilica
milanese di S. Lorenzo dal 1629, si dedicò agli studi storici per contrastare il
Protestantesimo: voleva, infatti, dimostrare sul piano storico che le verità
insegnate dalla Chiesa di Roma avevano l’appoggio della tradizione
2
. Fu
attratto dalla storia dell’Ordine umiliato, sul quale desiderava scrivere un
poderoso volume; il materiale raccolto, sebbene non pubblicato, fu utilizzato
dagli storici successivi, in particolare da Tiraboschi
3
.
L’erudito milanese studiò particolarmente la decadenza dell’Ordine,
attingendo ai versi di un poemetto scritto da un protagonista di questo
periodo, frate Mario Pizzi, preposito di S. Giovanni Evangelista di Milano.
Simona Schenone, in uno studio dedicato al religioso umiliato, scrive:
«Nella Biblioteca Ambrosiana di Milano si trovano numerosi codici del
1
Le opere dei due eruditi sono state studiate negli ultimi decenni presso l’Università
Cattolica di Milano, a cominciare da due tesi di laurea (rel. A. AMBROSIONI): S. SCHENONE,
Contributo alla storia degli Umiliati in Lombardia: i manoscritti di P. Puccinelli nella
Biblioteca Ambrosiana, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Facoltà di Lettere
e Filosofia, corso di laurea in Storia, a.a. 1986-1987; M. MAZZA, Giovanni Pietro Puricelli
storico degli Umiliati, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Facoltà di Lettere e
Filosofia, corso di laurea in Storia, a.a. 1989-1990.
2
Cfr. C. MARCORA, Una gloria di Gallarate: lo storico Gian Pietro Puricelli, «Rassegna
Gallaratese di Storia e d’Arte» 16 (1957) 1-18.
3
Cfr. ivi, 5.
11
Puricelli contenenti singole trattazioni sugli Umiliati. Purtroppo […] i suoi
scritti sono di difficile consultazione, non avendo ricevuto dall’autore una
sistemazione organica, ma avendo subito, dopo la morte di questi, la sorte di
essere raccolti in più volumi, senza criterio e sistematicità»
4
.
L’eredità di Puricelli riguardo alla storiografia umiliata fu raccolta
dall’amico Placido Puccinelli, monaco benedettino toscano. Schenone scrive
a proposito della sua Cronaca delle Venerande Memorie della
Congragazione Umiliata, rimasta manoscritta: «In quest’opera il Puccinelli
prende in esame dettagliatamente la storia dell’Ordine umiliato dall’origine
all’estinzione, arricchendo la trattazione con considerevoli appendici
documentarie. Si tratta di un notevole contributo alla storiografia degli
Umiliati»
5
.
Sebbene la trattazione di Puccinelli fosse più ordinata e sistematica rispetto
a quella di Puricelli, rimase sconosciuta, per la mancata pubblicazione, agli
storici che si occuparono successivamente della Congregazione umiliata
6
.
La prima opera sugli Umiliati a essere pubblicata è quella di Nicolò
Sormani
7
, nel 1739; tuttavia, quella di più ampio respiro e tuttora
fondamentale, la dobbiamo allo storico gesuita Girolamo Tiraboschi (1731-
1794)
8
.
Lo studio consta di tre volumi; nel primo ben otto dissertazioni sono
dedicate alle vicende e ai problemi più rilevanti della vita dell’Ordine,
partendo dalle leggendarie origini: all’inizio del secolo XI, un gruppo di
nobili cospiratori milanesi e comaschi sarebbero stati condotti in Germania,
come ostaggi, dall’imperatore Enrico II. In questa condizione, toccati dalla
grazia divina, i prigionieri, gettate le ricche vesti e indossati poveri abiti,
avrebbero abbracciato una vita di penitenza. Così che l’imperatore, dopo
averli definiti umiliati e non avendo più nulla da temere da parte loro, li
avrebbe rimandati liberi in patria, dove essi avrebbero guadagnato anche le
4
S. SCHENONE, Frate Mario Pizzi e la decadenza degli Umiliati, in M.P. ALBERZONI -
A. AMBROSIONI - A. LUCIONI (ed.), Sulle tracce degli Umiliati, Vita e Pensiero, Milano
1997, 68, n. 5.
5
ID., La vita e le opere di Placido Puccinelli; cenni per una biografia, «Archivio Storico
Lombardo» 114 (1988) 334.
6
Cfr. ivi.
7
N. SORMANI, Breve storia degli Umiliati tessuta col testo de’ codici, manoscritti e
diplomi, Malatesta, Milano 1739.
8
G. TIRABOSCHI, Vetera Humiliatorum Monumenta, I-III, Galeatius Regius, Milano 1766-
1768; da qui in avanti VHM.
12
loro famiglie ad una vita austera, dedita alla preghiera e al lavoro, in
particolare alla lavorazione della lana
9
.
Questa leggenda, come altre, inizia a circolare nel XV secolo e ci fa capire
come all’Ordine degli Umiliati sia sempre mancato un santo fondatore, al
cui carisma tornare nei momenti di crisi
10
.
Sempre nel primo volume, Tiraboschi si sofferma sulle leggi, la diffusione
delle domus, i Maestri generali, l’estinzione dell’Ordine. Nella prima parte
della sesta dissertazione, dedicata agli Umiliati illustri, l’autore elenca i santi
e i beati dell’Ordine, per un totale di diciotto nominativi.
Di fondamentale importanza è la settima dissertazione, che riporta l’elenco
delle domus umiliate nel territorio milanese, aggiornato al 1344.
Il secondo volume è in qualche modo la continuazione di quella settima
dissertazione, poiché riporta l’elenco di tutte le domus al di fuori dell’area di
Milano, anch’esso aggiornato al 1344. Nella seconda parte del volume, sotto
il titolo di Humiliatorum Monumenta annotationibus illustrata, Tiraboschi
inizia la pubblicazione di rilevanti documenti, quali donazioni di edifici o
terreni, atti di compravendita, disposizioni testamentarie, ma soprattutto le
tre Lettere con cui Innocenzo III, nel 1201, approvò uno ad uno i tre Ordini
degli Umiliati: la Incumbit nobis del 7 giugno, per il Terzo Ordine
11
, la
Diligentiam pii patris, del 12 giugno, per il Secondo Ordine
12
e la Non omni
spiritui, del 16 giugno, per il Primo Ordine
13
.
Tiraboschi pubblica anche i privilegi concessi nel 1227 da Gregorio IX
14
e
gli interventi di Innocenzo IV che, a partire dal 1246, molto incisero
sull’Ordine, dandogli una struttura più centralizzata
15
.
La pubblicazione dei documenti continua nel terzo volume, sempre sotto lo
stesso titolo generale, per poi lasciare spazio alle Humiliatorum
constitutiones in generalibus comitiis editae e al Chronicon Ordinis
Humiliatorum di Giovanni da Brera, risalente al 1419.
9
Cfr. VHM, vol. I, 2-3.
10
Cfr. M.P. ALBERZONI, Gli inizi degli Umiliati: una riconsiderazione, in La conversione
alla povertà nell’Italia dei secoli XII-XIV: Atti del XXVII Convegno storico internazionale,
Todi, 14-17 ottobre 1990, Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, Spoleto 1991, 187-
237, 188.
11
Cfr. VHM, vol. II, 128-134.
12
Cfr. ivi, vol. II, 135-138.
13
Cfr. ivi, vol. II, 139-148.
14
Cfr. ivi, vol. II, 163-164.
15
Cfr. ivi, vol. II, 201-207.
13
Di questo Chronicon Tiraboschi non pubblica le ultime sezioni, contenenti a
loro volta la parte finale del catalogo delle domus del 1344 e tutto il
Catalogo del 1298. Quest’ultimo, però, è citato fin dalla prefazione ai
Monumenta
16
e, come scrive Maria Motta Brogi, che ha dedicato uno studio
proprio a questo catalogo, «usato come punto di riferimento e guida per il
confronto con il Catalogo del 1344 e per la sua vasta raccolta di notizie
documentarie sull’Ordine […] Egli scelse di presentare tali notizie secondo
la stessa divisione territoriale per fagiae impiegata dal Catalogo del 1298
[…], ma ordinando queste ultime secondo un criterio differente»
17
.
Le fagiae, nella Milano medievale, erano delle circoscrizioni civili. Dante
Olivieri, nel suo Dizionario di toponomastica lombarda, a proposito del
nome Fagge scrive: «Fu già denominazione di alcune suddivisioni del
territorio di Milano intorno alla città (fino a 6 miglia dalle mura), in
rapporto alla manutenzione delle strade»
18
.
Già Tiraboschi, introducendo il Catalogo che raggruppava le case umiliate
per fagiae, si era soffermato su questo termine: «Catalogus hic scilicet
Humiliatorum domos in plures fagias dividit. Fagia porro quid fit, erudite
nuper disseruit Cl. Comes Julinius, ostendens olim hoc nomine pagos omnes
intra sextum ab urbe lapidem vocari solitos»
19
.
Tuttavia, il Catalogo del 1298 usa il termine fagia non con questo preciso
significato, ma in senso lato, per indicare un territorio, più o meno vasto,
come già Tiraboschi aveva precisato: «Simili quodam sensu vox eadem in
Catalogo nostro usurpatur, ut scilicet partem seu provinciam significet»
20
.
Nel già citato articolo di Motta Brogi, il Catalogo è riportato in appendice; e
notiamo che il termine fagia è addirittura riferito all’intera Toscana
21
.
A seconda del numero delle domus presenti in una certa zona, l’estensione e
il numero delle fagiae poteva variare: ad esempio, la diocesi di Milano, in
cui le domus erano molto numerose, era divisa in sei fagiae
22
, mentre, come
16
Cfr. VHM, vol. I, XI.
17
M. MOTTA BROGI, Il Catalogo del 1298, in Sulle tracce degli Umiliati, 7-8.
18
D. OLIVIERI, Dizionario di toponomastica lombarda, Ceschina, Milano 1961
2
, 223. Sulla
questione si veda anche G. L. CASTELNUOVO, La geografia amministrativa del contado
milanese nel secolo XIII, «Nuova rivista storica» 91/1 (2007) 233-258.
19
VHM, vol. I, 324.
20
Ivi, vol. I, 325.
21
Cfr. M. MOTTA BROGI, Il Catalogo del 1298, 40.
22
Cfr. ivi, 7, n. 13.
14
scrive lo stesso Tiraboschi, «Etruria omnis unica apud Humiliatos fagia
concluditur»
23
.
Resta evidente l’importanza dei cataloghi per lo studio degli Umiliati in un
determinato territorio. La frase di Tiraboschi sopra citata, ad esempio, fa
capire che la diffusione dell’Ordine in Toscana dovette essere assai ridotta,
rispetto a quanto accadde in Lombardia o in Veneto.
L’opera di Tiraboschi, essendo basata principalmente sull’archivio della
domus milanese di Brera, dove agli Umiliati era subentrata immediatamente
la Compagnia di Gesù, non presenta in modo completo la storia dell’Ordine
umiliato; tuttavia, per lo sforzo di sintesi compiuto dall’autore e per il
numero di fonti pubblicate, è stata il punto di riferimento imprescindibile
per la maggior parte degli studi successivi.
2. L’opera di Luigi Zanoni
Bisogna arrivare agli inizi del XX secolo per trovare un altro studio di
ampio respiro sull’Ordine degli Umiliati, ovvero l’opera di Luigi Zanoni sui
rapporti degli Umiliati con gli aspetti più rilevanti della religiosità,
dell’economia e della politica fra i secoli XII e XIII
24
.
Lo storico, sulla base della raccolta di Tiraboschi e di altre fonti inedite da
lui individuate e pubblicate, prende in esame le vicende dell’Ordine dal
periodo delle origini ai secoli di maggior fortuna, come il titolo stesso ci
suggerisce. Questa sezione storico-narrativa costituisce la prima parte
dell’opera, mentre la seconda è dedicata alla pubblicazione delle fonti, in
particolare la Regola del primo e secondo Ordine, ovvero la Omnis boni
principium.
Un’analisi dettagliata dell’opera consente di individuare i rapporti degli
Umiliati con le eresie dei secoli XII-XIII. Si tratta di una questione sorta
solo nell’Ottocento, grazie agli studi di Karl Müller sui Valdesi e sui
movimenti affini, come i Poveri Lombardi, che altro non sono che i Valdesi
23
VHM, vol. II, 101.
24
L. ZANONI, Gli Umiliati nei loro rapporti con l’eresia, l’industria della lana ed i Comuni
nei secoli XII e XIII, Hoepli, Milano 1911.
15
d’Italia, dopo la scissione dai loro confratelli francesi
25
. Gli studi di Müller
avevano fatto «balenare il sospetto che l’ultimo trentennio del secolo XII
non solo assistesse al sorgere dei Poveri Lombardi, ma degli Umiliati stessi;
che tra questi ed i Valdesi di Lione fossero stretti vincoli e che pertanto lo
studio dell’ordine potesse divenire un contributo alla storia dell’eresia
medievale»
26
. Da qui, secondo Zanoni, tra fine Ottocento e primi del
Novecento, erano sorte due correnti di pensiero: una si rifaceva alla visione
tradizionale di Tiraboschi e sosteneva un’origine remota degli Umiliati, sui
quali, in seguito, Valdesio (ca. 1140 – 1217) avrebbe esercitato la propria
azione riformatrice. A questa linea di pensiero Zanoni associa studiosi come
Paul Alphandéry, Emilio Comba, Friedrich Glaser, Adolf Hausrath, Ellen
Scott Davison, Felice Tocco
27
.
L’altra tesi, invece, vedeva negli Umiliati la copia lombarda del movimento
di Lione, finendo per identificare i primi Umiliati con i primi Valdesi
lombardi. A questa ipotesi storica, Zanoni associa solo il nome di Antonino
De Stefano
28
.
Sulla scorta di documenti editi ed inediti, in particolare in base a indagini
cronologiche condotte per ciascuna delle città nominate nelle lettere
d’approvazione dell’Ordine da parte di Innocenzo III e nel Catalogo delle
domus del 1298, Zanoni afferma che le origini degli Umiliati non si possono
far risalire in alcun modo a prima della metà del XII secolo e che i racconti
“più volgarmente noti”, come l’esilio e la conversione dei nobili milanesi in
Germania, il soggiorno di S. Bernardo a Milano, che avrebbe dato vita al
Terz’ordine nel 1135, sono di dubbia se non insussistente storicità
29
.
25
Per quanto riguarda i movimenti ereticali tra i secoli XII e XIII, la ricerca storiografica ha
fatto enormi passi avanti nel Novecento; cfr., ad esempio, H. GRUNDMANN, Eresie e nuovi
Ordini nel secolo XII, in Relazioni del X Congresso Internazionale di scienze storiche,
Sansoni, Firenze 1955, 357-402; ID., Movimenti religiosi nel Medioevo: ricerche sui nessi
storici tra l’eresia, gli Ordini mendicanti e il movimento religioso femminile nel XII e XIII
secolo e sulle origini storiche della mistica tedesca, Il Mulino, Bologna 1974; G.GRADO
MERLO, Eretici ed eresie medievali, Il Mulino, Bologna 1989; ID., Identità valdesi nella
storia e nella storiografia. Studi e discussioni, Claudiana, Torino 1991; ID., Il problema
degli eretici nell’età bernardiana, Vita e Pensiero, Milano 1993.
26
L. ZANONI, Gli Umiliati, 5.
27
Cfr. ivi, 6.
28
Cfr. ivi. Lo studio di A. DE STEFANO, risalente al 1906, con cui si confronta Zanoni, Le
origini degli Umiliati, viene ristampato e inserito in ID., Riformatori ed eretici del
Medioevo, Società Storia Patria, Palermo 1990, 125-199.
29
Cfr. L. ZANONI, Gli Umiliati, 7, 9-10.