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2.2 Fattori e cause delle frane
Nello studio dei movimenti franosi bisogna tener conto sia dei fattori
della franosità, ovvero quegli elementi rilevabili e conoscibili prima del
verificarsi dell'evento che influenzano l'attitudine alla franosità del terreno,
che delle cause scatenanti, ovvero quel complesso di agenti, naturali o
antropici, predisponenti e/o innescanti, che provocano l'episodio franoso.
2.2.1 I fattori della franosità
I fattori della franosità si distinguono in alcuni relativamente fissi
(costituzione geologica, configurazione topografica) ed altri variabili nel
tempo e nello spazio (condizioni climatiche, copertura vegetale).
Costituzione geologica: è intesa come litologia, stratimetria, assetto
tettonico e giacitura delle rocce. Ad esempio di possono includere nella
categoria la struttura delle rocce come la distribuzione interna degli
elementi, l'uniformità e l'orientamento secondo piani paralleli; il regime
tettonico attuale ossia la presenza di discontinuità tettoniche come
faglie e pieghe compresi i terremoti; la giacitura ovvero la disposizione
dei piani di discontinuità rispetto alla superficie topografica, che
distinguono i versanti in franapoggio inclinati nello stesso senso del
pendio e reggipoggio inclinati in senso opposto.
Configurazione topografica: molto influente ai fini della franosità è
l'inclinazione della superficie topografica in cui è presente un angolo
(di riposo) oltre il quale la roccia da stabile diventa instabile.
Condizioni climatiche: le precipitazioni (pioggia e neve) rappresentano
forse il fattore più influente all'innesco di un movimento franoso, sia
come infiltrazione superficiale e quindi saturazione e appesantimento
dei terreni, che come innalzamento della falda idrica.
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Copertura vegetale: intesa come tipologia, densità, stato di efficienza –
conservazione della copertura vegetale, la cui presenza è presa in senso
positivo visto che porta ad un aumento delle caratteristiche geotecniche
dei terreni.
2.2.2 Le cause delle frane
Le cause scatenanti dei movimenti franosi sono varie ed eterogenee e la
maggior parte delle volte il franamento è determinato dall'interazione
decisiva dell'attività antropica sui fattori geologici, topografici e climatici già
in condizioni precarie, quindi non da ricondursi ad una singola causa ma da
un cambiamento dei fattori che produce, in ultima analisi, condizioni di
rottura del materiale del versante.
Una prima classificazione viene fatta analizzando la loro azione nei
confronti dell'equilibrio tra le forze di taglio agenti sul versante e la resistenza
opposta ad esse dal materiale costituente il pendio.
Vengono, quindi, suddivise in cause che determinano un aumento delle
forze di taglio sul versante e quelle che determinano una diminuzione della
resistenza di taglio del materiale.
2.2.2.1 Cause che contribuiscono ad incrementare gli sforzi tangenziali
Tali cause possono essere divise in vari gruppi:
Rimozione del sostegno laterale: dovuto a erosione (fluviale e
torrentizia, marina, ghiacciai), precedenti movimenti di massa, attività
umane con tagli, cave, canali, rapid draw-down (asportazione rapida di
terreno);
Sovraccarichi: accumuli di neve, di materiale detritico, di materiale
vulcanico, crescita di vegetazione, attività antropiche quali costruzione
di edifici e infrastrutture, rilevati, canali, ecc.;
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Sollecitazioni temporanee di origine naturale e antropica: come
origine naturale si possono annoverare i terremoti, mentre di origine
antropica si hanno le vibrazioni di macchinari in funzione, veicoli in
transito, esplosioni da mine, ecc.;
Scalzamento del piede: è il processo di alterazione e disfacimento del
piede del versante ad opera di fattori naturali quali fiumi e torrenti, onde
marine, ecc.;
Spinta laterale: dovuta ad esempio dall'azione di espansione dell'acqua
presente nelle fratture della roccia durante la sua trasformazione in
ghiaccio, oppure il rigonfiamento dei materiali argillosi quando
vengono saturati di acqua.
2.2.2.2 Cause che determinano bassi valori della resistenza al taglio o il
suo decadimento
Queste cause possono essere suddivise in due gruppi: il primo composto
dalle condizioni iniziali al contorno e/o alle caratteristiche intrinseche dei
materiali, un secondo gruppo che comprende le variazioni di quei fattori che
conducono a una riduzione della resistenza di taglio del materiale che
costituisce il versante.
Condizioni iniziali: le caratteristiche iniziali del materiale che
influenzano la bassa resistenza al taglio sono la composizione, la
tessitura e struttura, la geometria del versante, come ad esempio
un'elevata presenza di sostanza organica, presenza e orientazione di
discontinuità (faglie e fratture), alternanza di livelli permeabili con altri
non permeabili, ecc.
Variazione dei fattori: sono costituiti da fenomeni di alterazione e altre
reazioni fisico - chimiche che ne degradano le caratteristiche dei
materiali del versante come, ad esempio, il rammollimento tipico dei
materiali argillosi con processi di rigonfiamento e destrutturazione,
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fenomeni di disseccamento e fratturazione delle argille con perdita di
coesione interna, la disintegrazione fisica delle rocce granulari (graniti,
arenarie, ecc.) per l'azione di gelo o delle escursioni termiche.
Un'altra classificazione delle cause delle frane è quella fra cause
predisponenti o preparatorie e cause innescanti o determinanti, certamente
collegate tra loro in quanto quelle predisponenti possono diventare innescanti
quando permettono il superamento delle condizioni di equilibrio del terreno.
Le cause predisponenti sono collegate ai fattori intrinsechi di instabilità
legati alle caratteristiche geologiche, morfologiche e idrologiche. Tra queste
vi sono ad esempio il disboscamento che favorisce il ruscellamento
superficiale e l'erosione del versante, le incisioni artificiali di vario genere
(trincee, strade, canali, ecc.) che possono interrompere la continuità
strutturale del versante, l'irrigazione che provoca un maggior apporto di
acqua nel terreno con alterazione della coesione tra le particelle.
Cause innescanti, invece, sono tutte quelle di carattere strutturale che
vanno ad incidere su un versante già indebolito ovvero le vibrazioni prodotte
dai terremoti o dall'esplosione di mine, dal passaggio di veicoli pesanti o
convogli ferroviari, le spinte sul terreno dalla caduta di valanghe o di massi
da pareti rocciose.
2.3 Classificazione dei movimenti franosi
I movimenti franosi sono classificati principalmente secondo il sistema
di Varnes (1978) che prende in esame determinate caratteristiche che possono
essere rilevanti per il riconoscimento e quindi per la scelta degli interventi di
bonifica da mettere in atto.
La classificazione si basa sull'analisi di parametri principali cinematici
e geometrici, di tipi di materiali e di tipi di movimento.
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2.3.1 Parametri principali
I parametri principali presi in esame per una classificazione dei
movimenti franosi sono la velocità e l'attività che definisce, quest'ultima, lo
stato, la distribuzione, lo stile e lo stadio del movimento.
2.3.1.1 Velocità
La velocità è un parametro molto importante in quanto la stessa
caratterizza il danno osservabile a causa del movimento franoso.
Si distinguono sette classi:
1) Estremamente lento (<16 mm/anno): impercettibile senza strumenti di
monitoraggio;
2) Molto lento (16 mm/anno – 1,6 m/anno): alcune strutture permanenti
possono non essere danneggiate dal movimento;
3) Lento (1,6 m/anno – 13 m/mese): possono essere mantenute, durante una
fase di accelerazione, alcune strutture meno danneggiabili con
interventi di rinforzo;
4) Moderato (13 m/mese – 1,8 m/h): possono essere mantenute alcune
strutture temporanee o poco danneggiate;
5) Rapido (16 mm/anno – 1,6 m/anno): distruzione di strutture, possibile
l'evacuazione;
6) Molto rapido (16 mm/anno – 1,6 m/anno): perdita di vite umane,
evacuazione impossibile data l'elevata velocità;
7) Estremamente rapido: edifici distrutti da impatto con il materiale, molti
morti, fuga impossibile.
2.3.1.2 Stato di attività
Lo stato di attività si basa su informazioni temporali di verifica del
movimento permettendo di prevedere l'evoluzione temporale del fenomeno.
Esso può essere distinto in:
Attivo: attualmente in movimento;
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Sospeso: si è mosso entro l'ultimo ciclo stagionale ma attualmente non
attivo;
Riattivato: di nuovo attivo dopo essere stato inattivo;
Quiescente: può essere riattivato dalle sue cause originali ancora in
essere entro un tempo di ritorno;
Naturalmente stabilizzato: non può essere riattivato dalle cause
originali che sono state naturalmente rimosse;
Artificialmente stabilizzato: non può essere riattivato dalle cause
originali che sono state rimosse con misure di stabilizzazione;
Relitto: fenomeno sviluppatosi in condizioni geomorfologiche o
climatiche molto diverse dalle attuali.
2.3.1.3 Distribuzione
La distribuzione descrive in che direzione la frana si sta muovendo
permettendo di prevedere il tipo di evoluzione. Si hanno i seguenti
movimenti:
Costante: materiale in movimento senza variazioni apprezzabili della
superficie di rottura;
Retrogressivo: movimento in senso opposto della superficie di rottura
con conseguente arretramento della scarpata principale;
Avanzante: superficie di rottura che segue il movimento della frana;
In allargamento: superficie di rottura che si estende su uno o entrambi i
margini;
In diminuzione: il materiale della frana diminuisce in volume nel
tempo;
Multi – direzionale: estensione in due o più direzioni della frana con
aggiunta di ulteriore materiale;
Confinato: superficie di scorrimento non visibile nel piede della frana
probabilmente per compressione del materiale nel piede.
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2.3.1.4 Stile
Lo stile di attività definisce la combinazione di più meccanismi di
movimento all'interno della stessa frana. Si distingue in stile:
Singolo: singolo movimento di materiale spostato;
Complesso: combinazione temporale di diversi tipi di movimento;
Composito: due o più meccanismi di movimento che avvengono in zone
diverse della frana, anche simultaneamente;
Successivo: insieme di movimenti identici che di susseguono
individualmente tra loro;
Multiplo: ampia ripetizione dello stesso tipo di movimento a causa
dell'apporto di nuovo materiale e ampliamento della superficie di
rottura.
2.3.1.5 Stadio
Lo stadio indica il grado di evoluzione temporale del movimento
franoso. Si divide in:
Incipiente: presenza di segni premonitori di possibile movimento del
versante;
Avanzato: movimento innescato ed in fase di avanzato sviluppo;
Senile: fenomeno franoso prossimo alla conclusione;
Esaurito: fenomeno concluso.
2.3.2 Tipi di materiale
La classificazione per tipi di materiale viene eseguita analizzando gli
stessi prima dell'innesco del movimento franoso.
Si dividono in roccia, ovvero materiale roccioso intatto, e terreno
sciolto, ovvero un aggregato sciolto non cementificato composto da
frammenti di rocce, che viene a sua volta suddiviso in detriti se
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prevalentemente grossolano e in terra se prevalentemente fine.
2.3.3 Tipi di movimento
Per il tipo di movimento si fa riferimento al movimento relativo tra il
corpo di frana e il terreno in posto, con particolare riguardo alla velocità, lo
spostamento, le caratteristiche della superficie di scorrimento e del corpo di
frana.
Tutti questi dettagli sono prelevati da osservazioni in superficie e con
indagini nel suolo.
In base a questo parametro Varnes distingue cinque tipi di movimenti
principali: crolli, ribaltamenti, scivolamenti o scorrimenti, espansioni laterali,
colamenti; un sesto gruppo (movimento complesso) comprende la
combinazione di due o più movimenti principali (vedi tabella 2.1).
TIPO DI MOVIMENTO
TIPO DI MATERIALI
AMMASSO
ROCCIOSO
TERRENO SCIOLTO
Prevalentement
e grossolano
Prevalentemente
fine
CROLLI Crollo di roccia Crollo di detrito Crollo di terra
RIBALTAMENTI
Ribaltamento
di roccia
Ribaltamento
di detrito
Ribaltamento
di terra
SCIVOLAMENTI
ROTAZIONALI
Scivolamento
di roccia
Scivolamento
di detrito
Scivolamento
di terra
TRASLATIVI
ESPANSIONI LATERALI
Espansione laterale
di roccia
Espansione
laterale
di detrito
Espansione
laterale
di terra
COLAMENTI
Colamento di
ammassi rocciosi
Colamento di
detriti
Colamento di
terra
MOVIMENTI COMPLESSI Combinazione di due o più tipi di movimento principale
Tabella 2.1 - Classificazione sintetica dei movimenti franosi (tratto da Varnes, 1978)
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2.3.3.1 Crolli
Per crollo di intende la caduta libera di una massa di qualsiasi
dimensione da un versante molto acclivio a volte aggettante, tale massa poi
continua il suo movimento per rotolamento o rimbalzo senza nessuno
spostamento di taglio (vedi figure 2.2 e 2.3).
Il movimento è estremamente rapido e dopo la caduta iniziale si può
avere la frantumazione del materiale e l'evoluzione in altri tipi di fenomeni.
Presentano un'elevata pericolosità a causa dell'elevata energia cinetica,
della rapidità del movimento e della difficoltà di previsione dell'innesco.
Fra le cause di innesco troviamo la presenza di superfici di discontinuità
preesistenti o di nuova formazione come ad esempio giunti di stratificazione
o fratturazione tettonica.
Figura 2.2 - Schema crollo di roccia (USGS, 2004)
Figura 2.3 - Crollo di roccia. Spiaggia di Giallonardo, Siculiana (AG)