4
questi quarant'anni e quello che, in un futuro cronologicamente indefinibile,
succederà quando Fidel Castro non sarà più al potere.
La struttura del lavoro si compone di due parti: una storica e una di
previsione di probabili scenari futuri. Nella prima parte saranno analizzati i
percorsi storici e lo sviluppo di cinque argomenti che sono stati ritenuti
come la struttura portante di Cuba a partire dalla presa di potere della
rivoluzione: la politica interna, le relazioni internazionali, l'economia, il
sociale, e le Forze Armate ed il loro ruolo. Questi sono quei cardini su cui
Cuba ha basato la propria originalità e che conseguentemente hanno
richiesto un'analisi prima di tutto storica, al fine di comprendere le scelte
attuali e le possibilità per il futuro. La seconda parte è quella della
previsione dei probabili scenari in una Cuba senza più Fidel Castro. Nel
corso dell'elaborazione sono stati utilizzati gli strumenti delle Tecniche di
Previsione, che hanno permesso di elaborare i dati raccolti e poterli
riassumere dando loro la forma degli scenari. Questo lavoro non sarebbe
stato possibile senza l'aiuto, la grande disponibilità e la profonda conoscenza
dimostrata dalla Professoressa Masini, dal Professor Gasparini e dal
Professor Meyr.
5
PARTE PRIMA
POLITICA
DAL "TRIUNFO DE LA
REVOLUCION" ALLA VISITA
DEL PAPA
6
uando sua Eccellenza Mr. Parilla, attuale ambasciatore della
Repubblica di Cuba presso le Nazioni Unite, mi ha concesso un
incontro nell'agosto 1998 a New York
1
, ho avuto occasione di parlare con
uno dei tanti figli di quella che da loro stessi è definita come “el Triumfo de
la Revolucion”.
La storia politica di Cuba ha subito nell'ultimo secolo profondissimi
cambiamenti che l'hanno portata, da uno stato di colonia spagnola fino al
1898, ad essere negli ultimi quarant'anni un'enclave del mondo socialista al
di fuori dell'ex URSS, o se si preferisce considerare da un altro punto di
vista, un esperimento non riuscito di colonialismo economico statunitense.
In occasione della visita di Sua Santità Papa Giovanni Paolo II a Cuba, dal
21 al 25 gennaio 1998 l'attenzione dell'opinione pubblica è tornata su
quell'isola, ultimo bastione di un socialismo reale che in altre parti del
mondo ha fallito.
Il sopravvivere del regime castrista, che si riteneva destinato ad una rapida
caduta dopo la fine del suo principale tutore, l'URSS, deve necessariamente
condurre alla conclusione che ci sono elementi di diversità profonda tra
quello che succedeva nei Paesi dell'Europa Orientale e quello che è stata ed
è ancora oggi la realtà cubana. Cosa di diverso a Cuba?
Lo scopo principale della rivoluzione cubana era quello di creare un popolo
cubano unito all’interno di una Cuba nazione indipendente. In una cultura
nella quale le differenze di classe e di razza erano più importanti
dell’appartenenza stessa ad un’identità comune, la rivoluzione ha cercato di
creare un senso di unità e patriottismo. In uno Stato le cui istituzioni, servizi
1
L’incontro è avvenuto presso la Missione Permanente della Repubblica di Cuba presso le
Nazioni Unite
Q
7
civili e partiti politici erano stati storicamente corrotti e compromessi dalla
dipendenza dagli interessi privati e stranieri, la rivoluzione ha cercato di
costruire un nuovo partito, un nuovo ambiente civile e forze armate che
potevano servire come strumento della coscienza politica dello Stato
cubano. Partendo da una tradizione di politica estera segnata da una limitata
sovranità e subordinazione agli Stati Uniti, la rivoluzione ha cercato di
definire e perseguire un’indipendenza nazionale basata sugli interessi
esclusivamente cubani.
2
Il 26 luglio 1953 il movimento castrista ottiene l'attenzione della stampa
internazionale in occasione dell'assalto alla Caserma Moncada. Un'azione di
guerriglia il cui scopo è quello di suscitare interesse sulla situazione cubana
e sul massacro, ad opera della polizia del dittatore Batista, di un centinaio di
combattenti rivoluzionari e semplici oppositori. La reazione degli apparati
repressivi è furibonda: la cruenta repressione costringe vari guerrieri fidelisti
a cercare scampo all'interno dell'Ambasciata argentina. E' il caso, ad
esempio di Raul Martìnez Araràras ed Antonio Lòpez, responsabili
dell'attacco contemporaneo a quello della Moncada, alla Caserma del
Baymo allo scopo di impedire a questa guarnigione – oltre 400 soldati – di
accorrere in soccorso di quelli attaccati dal gruppo di Fidel.
3
L'attacco fallì,
ma fu sufficiente per innescare il processo rivoluzionario e rendere
manifesta la lotta armata come principale strumento di opposizione al
governo in carica. Gli attacchi dei rivoltosi proseguirono sempre più
organizzati e numerosi. Coloro che si univano ai primi combattenti
trovavano i loro ideali nel discorso che Fidel Castro pronunciò davanti al
tribunale che lo avrebbe condannato per i fatti della caserma Moncada. La
2
W. Russel, “Rum and Coca Cola: the United States and the new Cuba”, World Policy
Journal v. 12, autunno 1995, pag. 1
8
sua famosa autodifesa "La storia mi assolverà" era un programma di riforme
democratiche ed economiche che prevedeva l’industrializzazione e la
ridistribuzione di una parte della terra, la nazionalizzazione dei monopoli
elettrici e telefonici statunitensi
4
. Era in sostanza un piano di nazionalismo
avanzato
5
. I documenti di quegli anni, e soprattutto le dichiarazioni rese da
Castro alla stampa nordamericana
6
, o non facevano parola o, addirittura
apertamente, respingevano l'ipotesi di nazionalizzazioni agricole; la riforma
agraria non era dimenticata, ma se ne limitavano gli effetti e l’accento era
posto sulle elezioni da convocarsi una volta abbattuta la dittatura.
Probabilmente questa mitigazione del programma era dettata dalla necessità
di coinvolgere tutte le forze, compresa la grande borghesia zuccheriera,
nella battaglia contro Batista
7
. Non è vero, come da alcune parti è sostenuto,
che la rivoluzione cubana sia stata sin dall’inizio socialista e tanto meno
comunista. Nel corso del nostro incontro, l'ambasciatore Mr. Parilla ha più
volte posto l’attenzione sul carattere prima di tutto nazionalista del
Movimiento del 26 de Julio. Solo nel discorso del 1° maggio 1960 Castro
schierò ufficialmente e chiaramente la sua rivoluzione e quindi Cuba nel
campo socialista. Durante tutto l'anno precedente vi erano stati rapporti con
gli USA, che si sarebbero poi interrotti con la decisione di Castro di
nazionalizzare le imprese per la raffinazione del petrolio, le industrie per la
raccolta di canna da zucchero e tutti i possedimenti agrari degli Stati Uniti e
dei cubani legati agli USA. Politicamente Fidel Castro non era un
3
J. P. Llada, “Fidel y el Che”, Plaza & Janès, Madrid 1988, pag 115.
4
A. Trento, “Castro e Cuba. Dalla rivoluzione a oggi”, Giunti Gruppo Editoriale, Firenze
1998, pag. 32
5
M. Winocur, “Cuba, Nacionalismo y Comunismo”, Buenos Aires 1966
6
Intervista concessa da Fidel Castro nel febbraio 1957 al giornalista Herbert Matthews e
pubblicata sul New York Times.
7
M. Winocur, opera citata.
9
comunista, ma si riconosceva, in principio, nelle idee del “Partido
Ortodoxo”
8
, organizzazione che supportava la validità della Costituzione del
1940.Oltre a ciò è interessante notare la totale mancanza di sostegno da
parte di alcuni gruppi anti-dittatoriali, anti-imperalisti e rivoluzionari: i
comunisti filo-sovietici cubani del Partito Socialista Popolare, per citare
solo un esempio, condannarono nella “Carta de la Comisiòn Ejecutiva
Nacional del PSP a todos los Organismos del Partido”, il 30 agosto 1953, il
castrismo, definendo l'assalto alla Moncada come un atto "avventurista,
golpista e disperato; caratteristica azione di una piccola borghesia
compromessa con il gangsterismo."
9
Quando giunse una delle ultime
repressioni di Batista il commento che venne dato fu che "el Movimiento 26
de Julio no era ni el partito ni la vanguardia de la classe obrera (operaia)
cubana"
10
. Solo nel luglio 1958, pochi mesi prima della vittoria della
rivoluzione, i comunisti cambiarono posizione salendo quindi sul carro del
vincitore.
Verso la fine del 1956, dopo essere stato amnistiato da Batista, Fidel Castro
prese parte ad altre e tante spedizioni. Una delle più conosciute rimane
quella verso la fine del 1956, quando a bordo del "Granma", circa 80 ribelli
arrivarono a Cuba. Ma sotto il fuoco delle truppe regolari perirono la
maggior parte di coloro che avevano preso parte alla spedizione. In questa
occasione Castro incontrò per la prima volta Ernesto "Che" Guevara, che
negli anni successivi assunse un ruolo di protagonista nella politica cubana.
Il gruppo dei sopravvissuti si diresse verso la Sierra Maestra dove
8
C. Franqui, “Retarto de Familia con Fidel”, Seix Barral, Barcellona 1981
9
Javier Iglesias – Juan Carlo Benedetti, “Juan Domingo Peron e la rivoluzione cubana”, da
AURORA n° 48, aprile-maggio 1998, pp. 7-9
10
F. Mires, “Las rivoluciones Sociales en América Latina, Mexico 1988, pag. 312. A
questo proposito è interessante notare come lo stesso giudizio veniva riportato nel “Daily
Worker”, il giornale del partito comunista degli Stati Uniti, in data 10 agosto 1953
10
organizzarono una campagna di guerriglia. Non riferirò qui delle operazioni
militari.
Non c’è alcun dubbio che l’influenza del governo di Batista nelle zone rurali
fosse praticamente nulla e questo favorì l’appoggio che le popolazioni
contadine diedero al movimento rivoluzionario. E' fondamentale riconoscere
la spontaneità di questo appoggio, perché era e resta uno degli elementi
chiave nella discussione politica sulla legittimità e sopravvivenza del regime
castrista nei decenni trascorsi e probabilmente per gli anni a venire.
Come “bolscevichi” i rivoluzionari cubani erano animati da un doppio
affascinante sogno: un mondo senza sfruttamento e senza povertà, e la
prospettiva che nazioni arretrate come la Russia, la Cina e Cuba stessa
battessero l'Occidente ricco e capitalista restando nel campo di loro
dominio: l'utopia. Ma i rivoluzionari cubani avevano un altro specifico
sogno che era solo di Cuba: "une certaine idee de la Cuba". E tutti coloro
che si riconoscevano nel movimento nazionalista di Castro, tutti coloro che
sono stati definiti come dei Gollisti cubani avevano trovato l’espressione
principale di questa idea in un conflitto che si sarebbe rivelato senza fine
con gli Stati Uniti.
Il gruppo dei guerriglieri fu sempre poco numeroso: nel 1958 contava non
più di 180 membri e alla caduta di Batista vi erano approssimativamente
800 soldati. L’esercito rivoluzionario era composto per la maggior parte da
esponenti della classe media, un'esperienza, che dopo la vittoria del
movimento castrista, si riprodurrà anche nei quadri dirigenti del nuovo
governo cubano.
Il 1 gennaio 1959 cadde il regime di Batista e una colonna di mezzi
motorizzati procedette per le vie de L’Havana. L’esercito regolare era allo
sfascio; l’appoggio della popolazione era aumentato ed era diffuso.
11
La rivoluzione cubana aveva vinto ed era legittimata.
L’insurrezione non era stata una guerra sociale, aveva però creato una
situazione nuova: per la prima volta un movimento nazionalista, nato come
in passato da frange di dissidenti del ceto medio e dalle consuete pratiche
armate clandestine, non era stato riassorbito nella logica consociativa della
politica cubana precedente. Al contrario la rivoluzione aveva permesso alla
guerriglia di centralizzare la leadership politica e di organizzare
progressivamente una mobilitazione delle masse contadine, alle cui
organizzazioni venne demandata l’applicazione delle prime riforme nelle
aree controllate da Castro, nella zona occidentale dell’isola.
La trasformazione della rivoluzione politica in rivoluzione sociale avvenne
in due fasi: durante il 1959 nelle aeree urbane e l’anno successivo in quelle
rurali. Questo sviluppo dipese in parte dal ruolo giocato dagli Stati Uniti, ma
forse e soprattutto dai conflitti interni alle coalizioni che si erano formate
durante l'insurrezione. Gli Stati Uniti non erano disposti ad accettare una
Cuba troppo indipendente nella regione centroamericana, sia per motivi
storici, sia perché proprio durante l’insurrezione, le crisi di Ungheria e di
Berlino avevano ulteriormente irrigidito il quadro delle relazioni
internazionali
11
. Sotto il profilo interno la situazione era molto più
complessa e meno schierata ideologicamente di quanto non si immagini. In
seno al governo provvisorio rivoluzionario, subito dopo la sua costituzione,
si creò una forte lotta tra gli elementi di destra che cercavano di diminuire i
tentativi di ridistribuzione agricola ai contadini, mantenendo quindi una
linea di fedeltà verso gli Stati Uniti, e dall’altra parte i rivoluzionari il cui
obiettivo era quello di portare a termine le riforme promesse. Il primo
11
L’Unità, gennaio 1992
12
presidente del governo provvisorio fu il giudice moderato Manuel Urritia
12
.
Agli occhi di Castro e generalmente nella considerazione di tutti gli
esponenti del Movimiento i comunisti avevano collaborato con Batista con
molto più fervore di quanto non fosse normale pensare. Durante le riunioni
del “Congreso de los Trabajadores Cubanos”, nel momento in cui era
necessario ricostituire un nuovo governo che tagliasse i legami con quello
dittatoriale precedente, i comunisti, guidati a quel tempo da Blas Roca, si
trovarono a combattere una battaglia interna per decidere chi avrebbe
partecipato al nuovo sistema politico
13
. Questi scontri indebolirono l'unità
che poteva mostrarsi all'esterno e determinarono una sconfitta delle idee
propriamente comuniste al momento del primo congresso celebrato dopo la
caduta di Batista. I partecipanti al congresso elessero una classe dirigente
con solamente sei comunisti e invece 15 rappresentanti del Movimiento 26
de Julio, tra cui il nuovo segretario generale, David Salvador,
dichiaratamente e fortemente anticomunista
14
.
All’inizio il governo fu nelle mani di Istituzioni Civiche, che grazie al
controllo sui sindacati tentarono di dare una soluzione neopopulista alla
crisi: realizzare, di fatto, un patto sociale tra imprenditori ed operai e
successivamente avviare una strategia di sostituzione delle importazioni per
liberare l’economia dal peso della monocoltura. Apparentemente il progetto
era realistico perché rientrava nelle politiche economiche latino-americane
di quegli anni, e poi perché ebbe subito l’appoggio dei sindacati, del
patronato e della Chiesa. Ma nelle condizioni economiche in cui versava
12
“Cuba: Historia, economia, politica y sociedad”, pp. 14-16. Questo documento proviene
dalla biblioteca della Missione Permanente della Repubblica di Cuba presso le Nazioni
Unite.
13
“Historia de la Revolucion”. Idem, pag. 16
14
M. Gonzales, “Puede Castro sobrevivir?”. Pubblicazione di “Socialistas Internacionales”,
pag. 14
13
Cuba il progetto si rivelò un’illusione. Per garantirsi un appoggio in
previsioni delle elezioni politiche, sia il governo delle Istituzioni Civiche sia
il Presidente della Repubblica procedettero ad una serie di riforme
privilegianti gli operai ed i contadini. Questa politica urtò in maniera sempre
più decisa contro l'opposizione degli imprenditori, con la conseguenza di
privare l'ala urbana del Movimento 26 de Julio dell'appoggio sia della
borghesia sia dei ceti medi produttivi, e permise a Castro di conquistare per
la prima volta il potere, il 13 febbraio 1959, quando appoggiato dal popolo,
assunse il premierato, fino a quel momento condotto da Mirò Cardona. A
livello politico questa modifica portò alla sostituzione del presidente della
repubblica Urritia, che dovette fuggire negli Stati Uniti, con Osvaldo
Dorticòs che fino a quel momento era stato ministro
15
.
La caduta dei moderati, oramai isolati, portò al governo gli uomini della
guerriglia, che applicarono ai sindacati urbani la stessa strategia già
sperimentata con i contadini durante l'insurrezione, cioè quella di
promulgare delle riforme e delegarne l’applicazione a queste organizzazioni
di massa. Di fatto, in questo modo, l'amministrazione delle aziende passò in
mano ai sindacati, di cui Fidel Castro era uno dei maggiori esponenti. A
questo punto il baricentro del conflitto si spostò dalle aree urbane a quelle
rurali, perché fu grazie ai sindacati degli zuccherifici che Castro riuscì ad
applicare la riforma agraria nel maggio del 1959
16
. Essa ebbe un ruolo
decisivo nel far precipitare il conflitto politico e sociale nell'isola. Le
confische divennero uno strumento per cercare di controllare un'economia
oramai alla deriva, e vale la pena sottolineare che anche quando si passò alle
nazionalizzazioni, il consenso verso il governo si consolidò, nonostante il
15
A. Trento, opera citata, pag. 37
16
A. Annino, “Cuba”, Arnaldo Mondadori Editore, Milano 1992, pag. 14
14
forte anticomunismo di massa. Questo apparente paradosso si spiega con la
massiccia ridistribuzione dei redditi, realizzata dalle riforme a favore dei
ceti popolari, che si aggirava attorno il 25% del reddito nazionale
17
.
Il limite che il Movimiento si trovò ad affrontare fu quello di una
impossibilità di affondare le proprie radici nel movimento operaio per la
mancanza di una base di trasformazione rivoluzionaria che avesse i propri
sviluppi anche nelle fasce più umili dei lavoratori urbani. Come detto la
rivoluzione fu da principio un fatto prettamente rurale. Nelle campagne
Castro aveva trovato quel sostegno che nelle città era rimasto latente. Il
primo movimento urbano di appoggio alla guerriglia fu portato ed
organizzato da Frank Paìs, che però nel febbraio del 1957 fu catturato ed
ucciso. Alcune azioni di sabotaggio continuarono nella zone di Santiago, ma
erano, nel migliore dei casi, completamente autonome dal resto del
movimento rivoluzionario e molto spesso erano origine di un'opposizione
liberale
18
. In ogni caso, le organizzazioni delle classi operaie non vi presero
mai parte. Per questo motivo, fu presto chiaro che Castro aveva bisogno
dell'appoggio del partito comunista per raggiungere i propri fini e portare in
porto la sua rivoluzione
19
.
Il cambio di dirigenza quindi si rivelava in questa occasione solamente a
livello più alto, non interessando la base, dove la vecchia direzione
sindacale manteneva il controllo. Dopo le concessioni iniziali, una delle
questioni chiave si dimostrò il controllo dei salari e lo sviluppo economico.
In quest'ottica il partito comunista era un alleato che Castro non poteva
lasciar fuggire. Per lui, una delle lezioni più importanti della storia cubana e
in particolare di José Martì, patriota della guerra contro la Spagna nel 1898,
17
Idem, pag.15
18
M. Gonzales, opera citata, pag. 14
15
era nel fatto che la mancanza di unione dei rivoluzionari aveva fatto fallire
molte battaglie; solo l'unità delle forze rivoluzionarie avrebbe garantito il
loro successo. L'ingresso dei comunisti nel governo, nonostante le posizioni
diametralmente opposte mentre la rivoluzione era in corso, rappresentò un
esempio di pragmatismo al quale Castro si dovette piegare, rinunciando ai
suoi ideali
20
.
Dopo la caduta di Batista, il primo gabinetto che si era formato
comprendeva un giudice, un avvocato, la testa dell'Associazione degli
avvocati de L'Havana, un membro del Partito Ortodoxo e l'ex presidente
della Banca Nazionale. Tutte queste personalità fuggirono da Cuba nel giro
di 14 mesi e si rifugiarono in Florida, divenendo “contras”. La costituzione
del 1940 fu ripristinata. Il primo ufficio istituito fu quello del Turismo.
Tutto ciò non sembrava indicare che vi era stata una rivoluzione socialista
nell'isola
21
.
Nell'aprile 1959 Castro si recò in visita a Washington D.C. per parlare con il
vicepresidente Nixon a riguardo di un prestito per lo sviluppo economico
cubano. Castro assicurò la Casa Bianca sui possedimenti statunitensi
nell'isola, rimanendo fermo però sull'assoluta sovranità di Cuba post-
rivoluzionaria
22
.
Durante la metà del 1959 non vi era più alcun dubbio che lo Stato era nelle
mani di Fidel Castro, sebbene lo scontro per il controllo totale del potere
fosse ancora in corso. I precedenti funzionari statali, quelli che facevano
19
Idem, pag.16
20
Idem. L’opera di Mike Gonzales rappresenta, senza dubbio, un validissimo strumento di
analisi della realtà politica cubana dei primi mesi dopo la rivoluzione. La presenza di note
serve a sottolineare alcuni passaggi e ragionamenti che non sono stati trovati su nessun altro
documento
21
D. Sreenan, “Cuba…socialist paradise or Castro’s fiefdom?”, pag. 2
22
A. Trento, opera citata, pag. 40
16
parte dell'entourage di Batista, insieme ai quadri dirigenti dell'esercito e
della polizia, avevano già abbandonato Cuba o lo avrebbero fatto al più tardi
entro la fine del 1959. I settori chiave della burocrazia, ovvero i dirigenti
sindacali comunisti, si videro incorporati nella nuova macchina dello Stato
castrista e rimpiazzarono i burocrati fuggiti o quelli di destra. Nel momento
in cui il Movimiento incominciò a combattere sempre più apertamente i
comunisti dentro i sindacati, ben presto si rese conto di non avere una base
indipendente e solida in nessuno dei settori della popolazione urbana e, in
alcune occasioni, anche rurale. Non era, come si cercava di rappresentarlo,
la punta di un formidabile movimento di massa.
Il preparare un nuovo gruppo dirigente direttamente ai massimi livelli
avrebbe permesso, forse, la creazione di organismi di massa che dall'alto
avrebbe poi esteso il proprio potere verso il basso, su di una popolazione
dichiaratamente alleata
23
. L'esercito, per esempio, fu costituito mediante una
fusione tra l'esercito ribelle ed alcuni elementi di quello che prima era
l'esercito regolare. L'esercito non fu rimpiazzato da una milizia popolare; al
contrario, restò sotto il controllo di una struttura di comando con una
gerarchia molto rigida e stretta. Era innegabile che tra il nuovo governo e la
popolazione si fosse sviluppata quella che veniva definita la “democrazia
diretta”: il dialogo permanente tra Fidel Castro e la popolazione cubana,
generalmente riunita nelle piazze principali de L'Havana per ascoltare i
discorsi del proprio leader, apprezzato o meno che fosse da ciascuno. Per
quanto queste immagini di comunicazione diretta possano sembrare
spettacolari, adesso risulta chiaro che tutto ciò non faceva parte di una
transizione del potere verso i lavoratori, ma di una cristallizzazione del
23
M. Gonzales, opera citata, pag. 16
17
potere costituito a seguito della rivoluzione
24
. Un ordine malsano si era
instaurato nella gerarchia cubana dell'anno successivo alla rivoluzione. Le
milizie della popolazione civile rendevano conto del loro operato ai
comandi militari e non il contrario. I sindacati rispondevano e seguivano
coloro che controllavano lo Stato
25
. Non vi era un reciproco adoperarsi per
l'interesse nazionale.
Nel corso del 1960 dopo il fallimento del primo gabinetto con la
partecipazione dei comunisti, venne creato un primo governo ufficiale retto
da esponenti della borghesia non compromessi con il precedente regime di
Batista nel quale Castro ricopriva ancora la carica di Primo Ministro. Nel
corso dell'anno, di fronte alla intransigenza castrista che ai primi accenni di
azione controrivoluzionaria, come fu il caso della ribellione del generale
Hubert Matos, non esitò a mobilitare l'esercito guerrigliero e a far occupare
L'Havana con una manifestazione da mezzo milione di “campesinos”
provenienti da tutta l'isola, vennero meno le speranze conservatrici di far
defluire la spinta rivoluzionaria nel riformismo democratico.
26
Il
radicalizzarsi della situazione politica provocò la caduta del governo
borghese e la fuga del presidente Urrutia con tutti i ministri in Florida.
Nel triennio 1959-1962 si assistette, a Cuba, alla cristallizzazione del potere
politico nelle mani di Fidel Castro. Tutti i contrasti con i diversi gruppi di
potere che si erano creati a seguito della rivoluzione, scomparvero.
24
L. Huberman and P. Sweezy, “Cuba: Anatomy of a Revolution, New York 1960,
pagg 155-157. Può essere interessante anche C. Wright Mills, “Listen Yankee”, New York
1960
25
Alcuni di queste considerazioni non sono state trovate scritte in nessun documento, ma
derivano da colloqui avuti con persone che hanno vissuto l’esperienza degli inizi della
rivoluzione e che quindi hanno offerto una testimonianza diretta.
26
Molti documenti riportano questi fatti, e quasi tutti lo fanno nella propria ottica di
giudizio. La conclusione finale, quella che viene esposta, è determinata da un’analisi la più
critica possibile delle informazioni ottenute.