2
3.1 MODELLAZIONE DEI NODI
I nodi della rete elettrica sono stati ripartiti nel seguente
modo:
1) nodi di generazione, o nodi P-V, in cui sono poste le
sottostazioni, di cui sono note le tensioni e le potenze;
-nodi di carico, o nodi P, corrispondenti ai treni, che hanno un
prelievo o un’erogazione di potenza attiva noto; come è già
stato osservato non viene assorbita potenza reattiva, poiché
viene considerato un sistema alimentato in corrente continua.
I treni sono stati modellati come generatori di corrente, la
cui intensità (come sarà evidenziato nel capitolo V, pag. 79, in
cui sono riportati i risultati della simulazione del funzionamento)
è determinata in base alla posizione occupata dal treno nel
percorso tra due stazioni passeggeri: la corrente viene assorbita
quando il treno è in fase di trazione, è nulla o inversa con un
esiguo valore nella fase di coasting, è nulla in caso di frenatura
reostatica ed è inversa nell’eventualità di frenatura a recupero di
potenza.
Ai fini di una più agevole programmazione, i nodi di
carico sono stati successivamente suddivisi in:
2) “treni dispari”, in marcia lungo il binario di andata (o
binario dispari);
3) “treni pari”, in movimento sul binario di ritorno (o binario
pari).
3
Infine, è stato adottato un ultimo tipo di nodo:
4) punto di parallelo, che permette di ridurre le cadute di
tensione sulla linea, considerato a potenza assorbita nulla e
perciò conglobato tra i nodi di carico.
Questi tipi di nodo vengono utilizzati nel primo modello,
che approssimativamente schematizza le sottostazioni come nodi
a tensione imposta.
Nel secondo modello le sottostazioni elettriche vengono
ridotte al parallelo di due rami, uno per ciascun gruppo, costituiti
da una forza elettromotrice in serie ad una resistenza interna; si
utilizza per comodità il modello equivalente serie della forza
elettromotrice e della sua resistenza interna.
In questo caso viene quindi introdotto un ulteriore tipo di
nodo, che connette la linea di contatto al ramo della resistenza
interna della sottostazione:
5) il nodo link (in italiano “connessione”) non prevede
alcun assorbimento di potenza, ma solo gli smistamenti delle
eventuali potenze erogate a monte o al limite a valle, se sono
vicini treni in frenatura a recupero in caso di sottostazioni
reversibili.
4
3.2 IL METODO DEI VALORI RELATIVI
Nell’analisi dei sistemi elettrici, tutte le grandezze
elettriche possono essere indicate, oltre che con i loro valori
dimensionati, detti valori assoluti, anche con quelli rapportati a
dei valori base scelti come riferimento e perciò chiamati valori
relativi, o per unità (p.u.).
L’impiego dei valori relativi offre il vantaggio di
agevolare i calcoli, rispetto ai valori assoluti; tra l’altro, prodotti
e quozienti di grandezze p.u. sono anch’esse p.u..
In particolare, poiché viene diminuita la mole di lavoro
nei calcolatori elettronici, vengono ridotte le possibilità di errore,
perché tutti i valori numerici hanno il medesimo ordine di
grandezza, che spesso non si discosta dall’unità.
Tensioni, correnti, potenze e ammettenze, che sono i
parametri utilizzati in questo lavoro, sono correlate in modo tale
che, scelti ad arbitrio i valori di riferimento di due grandezze,
sono noti di conseguenza anche quelli delle rimanenti.
Normalmente vengono fissati i valori di riferimento per la
potenza e la tensione.
Nel presente lavoro la potenza nominale scelta come
valore di riferimento è 1 MW; per la tensione nominale è stato
adottato il valore di 1500 V.
L’ammettenza nominale è di conseguenza:
Y
nom
= 1/Z
nom
= P
nom
/ V²
nom
= 0.444 [siemens]. [3-1]
5
3.3 COSTRUZIONE DELLA MATRICE Y DELLE
AMMETTENZE
Generalmente, nell’ambito dei sistemi di trasporto su
rotaia viene adoperata la resistenza unitaria r, calcolata per unità
di lunghezza e perciò misurata in :/km.
Nelle linee degli impianti di trazione, dove il ritorno della
corrente avviene attraverso le rotaie di corsa, la formula adottata
è la seguente:
r = r
c
+ r
b
[3-2]
in cui il primo termine è la resistenza della linea di contatto, il
secondo quella del binario.
Nota la sezione complessiva della sezione in rame della
linea di contatto, che comprende la corda e i fili di contatto, è
invalsa nell’uso la formula sperimentale:
r
c
= 18/ A
c
[ :/km ] [3-3]
in condizioni normali di temperatura.
Per quanto riguarda il binario, costruito in acciaio,
occorre prendere in considerazione la massa lineica m delle
rotaie, fornita in kg/m, e la lunghezza L di tutte le singole tratte,
collegate insieme da elementi di collegamento detti giunti.
Il giunto di per sé costituisce una resistenza
supplementare notevole, che viene ridotta collegando rotaie
adiacenti con trecce di rame, saldate alle superfici laterali delle
6
rotaie stesse; questa soluzione rende la resistenza elettrica di ogni
giunto equivalente a quella di un binario lungo 2-3 m.
Considerando anche l’usura media delle rotaie la formula
adottata, di tipo empirico, è:
r
c
= 0.9/ m [ :/km ]. [3-4]
Il valore della massa lineica m può variare da 50 a 60
kg/m, ovvero 50000-60000 kg/km.
Nel presente lavoro, siccome il caso in studio è un
sistema di trasporto per una metropolitana, che può essere
ritenuta un mezzo di trasporto “leggero”, è stato adottato il valore
di 50000 kg/km.
Ovviamente, la lunghezza della linea di contatto L
c
e
quella del binario L
b
sono uguali: sfruttando tale valore, viene
costruita la matrice delle ammettenze Y.
In breve, la formula completa per calcolare la resistenza
complessiva è:
R = (r
c
* L
c
+ r
b
* L
b
) [3-5]
= (r
c
+ r
b
)*L [ : ]
7
3.4 IL METODO DI NEWTON-RAPHSON
3.4.1 FORMULAZIONE MATEMATICA
Il problema dei flussi di potenza ha una soluzione
complessa per il fatto che il sistema presenta equazioni non
lineari, che esprimono i transiti di potenza attiva in una porta in
funzione della tensione ai suoi capi.
Qualunque sia l’impostazione cui si ricorre, non è
possibile arrivare alla soluzione con un metodo diretto, cioè che
fornisce il risultato esatto; occorre invece adottare uno dei
cosiddetti metodi indiretti, di tipo iterativo.
I metodi iterativi, a partire da una stima iniziale delle
variabili incognite, ne correggono di volta in volta i valori,
adoperando il risultato di un ciclo per il calcolo del punto di
partenza successivo, e si arrestano quando viene verificata una
certa condizione, ovvero quando tra due iterazioni consecutive la
differenza delle incognite risulta inferiore ad una quantità
prefissata.
In questo lavoro è stato applicato il metodo di Newton-
Raphson, il cui pregio è la linearizzazione del problema.
Con le semplificazioni introdotte grazie al fatto che la
rete è alimentata in corrente continua, il sistema da risolvere è:
P
i
= 6
k
V
i
V
k
Y
ik
. [3-6]
8
Esso è costituito da equazioni sviluppabili in serie di
Taylor in un punto A
o
(V
o
) scelto ad arbitrio; arrestando lo
sviluppo in serie ai termini di primo ordine, si ottiene:
P
i
(V) = P
i
(V
o
) + 6
k
( ωP
i
/ ωV
k
)
Ao
* (V
k
– V
ko
) [3-7]
Nel programma di calcolo, la generica espressione della
potenza calcolata nei valori delle tensioni iniziali è indicata con
f
o
.
Nel metodo delle tangenti, caso ad una sola incognita, è
sufficiente una derivata, coefficiente angolare della tangente alla
f(x) nel punto di stima; nel caso di più variabili, si costruisce la
matrice delle derivate parziali delle potenze rispetto alle varie
tensioni calcolate nei valori delle tensioni iniziali, detta
jacobiano e indicata con J.
A proposito dello jacobiano si fa presente che a volte esso
viene calcolato una sola volta all’inizio e poi riutilizzato per le
successive iterazioni per risparmiare una notevole quantità di
conti, mentre in questa tesi il programma calcola ogni volta gli
elementi sfruttando il risultato dell’ultimo ciclo eseguito.
Infine, la differenza tra il valore effettivo della tensione e
il valore approssimato, cioè l’errore, è chiamato e.
La formula risolvente di Newton-Raphson è:
J * e = –f
o
[3-8]
del tipo
Ax =b. [3-9]
Il procedimento viene bloccato quando:
9
-i termini noti –f
o
, che diminuiscono in modulo ad ogni ciclo e
per questo sono detti residui del processo iterativo, sono più
piccoli di una quantità esigua prefissata ad arbitrio, la
tolleranza;
-l’errore e è inferiore anch’esso ad una certa tolleranza.
In ambedue i casi la tolleranza adottata è di 10
-4
in p.u.: in
termini di valori assoluti, ciò significa 0.15 volt per le tensioni e
100 watt per le potenze.
Grazie al metodo di Newton-Raphson, a partire da un
sistema di equazioni non lineari ne viene costruito un altro di
equazioni lineari, la cui soluzione approssima in modo
soddisfacente quella reale solo nel caso in cui l’arbitrario punto
iniziale A
o
si trovi a distanza trascurabile dalla soluzione esatta,
condizione che, da un punto di vista analitico, corrisponde
all’aver trascurato tutti i termini di grado superiore al primo.
La soluzione viene insomma ricercata per
approssimazioni successive, partendo ogni volta dal punto che
risulta dalla risoluzione del sistema: il programma convergerà
alla soluzione in modo tanto più rapido quanto più il punto A
o
è
scelto in modo efficace.
3.4.2 OSSERVAZIONI SULLA SCELTA DEL PUNTO
INIZIALE E SULLA SOLUZIONE
Un’adeguata stima iniziale garantisce non tanto e non
solo un più rapido avvicinamento alla soluzione, ma anche
10
l’efficacia stessa del metodo: non trovare una soluzione
matematica infatti non implica l’effettiva inesistenza di essa.
In ogni caso, è buona norma assumere i moduli delle
tensioni nei nodi pari ai valori nominali, cioè 1 in p.u. .
D’altra parte, oltre a non escludere che la soluzione non
esista, pur nel rispetto di tutti i vincoli imposti, va anche
considerato il caso in cui ce ne sia addirittura più di una.
Nel caso di più soluzioni, sarà necessario vagliare con
attenzione i risultati, in modo da escludere prima la radice il cui
valore non è accettabile fisicamente, o eventualmente individuare
quella più funzionale per l’esercizio della rete.
11
3.5 ALGORITMO DI GAUSS PER LA
RISOLUZIONE DI SISTEMI DI EQUAZIONI
LINEARI
Per trovare la soluzione di un sistema di equazioni lineari
in forma normale, cioè con un numero di equazioni pari al
numero delle incognite e determinante del sistema diverso da
zero, è possibile ricorrere a metodi diretti o iterativi.
In questo lavoro è stato adottato il metodo di Gauss, detto
anche delle successive eliminazioni, che è un metodo diretto.
Detto a
i,j
il coefficiente della incognita x
i
nella j-esima
equazione, nell’ipotesi che a
1,1
sia diverso da zero viene sommata
membro a membro alla r-sima equazione (r = 2,3,...n) quella
ottenuta dalla prima dopo averne moltiplicato ambo i membri
per –a
r,1
/a
1,1
.
Il metodo procede con le somme a partire dalla seconda
equazione moltiplicata per –a’
r,2
/a’
2,2
, e poi procede fino alla
penultima, cosicché la matrice dei coefficienti del sistema arriva
ad assumere forma triangolare superiore.
A questo punto, si ricava immediatamente x
n
dall’ultima
equazione e poi, per sostituzione all’indietro, si determinano le
altre incognite.
Inevitabili sono gli errori di arrotondamento, dovuti alle
divisioni, riducibili però in parte se si ricorre all’ordinamento
delle equazioni, in modo che risulti
12
|a
1,1
| τ |a
r,1
| (r = 2,3,...n) [3-10]
nel primo sistema come nei successivi.
Il metodo di Gauss con questa modifica è detto anche
metodo del “pivot parziale”.
Il numero di operazioni –divisioni, somme e sottrazioni
necessario per risolvere un sistema lineare di ordine n con il
metodo di Gauss è pari a n³/3 + n² n/3.
13
3.6 PRESENTAZIONE DEL PROGRAMMA
APPRONTATO
3.6.1 LA COSTRUZIONE DELLA MATRICE DELLE
AMMETTENZE
Il file LINEDATA.C legge i dati dai seguenti file di
input:
1) LINEGEOM.DAT presenta in sequenza il numero dei treni
circolanti, il numero di porte a tensione costante, il numero
delle sottostazioni reversibili e non, il numero degli
eventuali punti di parallelo, il numero di nodi “link” se si
utilizza il secondo modello in cui viene introdotta anche la
resistenza interna e i dati geometrici della linea di contatto;
2) BUSDATA.DAT elenca i valori dei parametri contenuti
nella struct rappresentativa di un nodo, cioè la distanza
dal capolinea Sondrio, le tensioni di stima, le potenze e il
tipo di nodo che può essere, in ordine: PP (punto di
parallelo), OT (OddTrain, treno sul binario dispari), ET
(EvenTrain, treno sul binario pari), SSErev (sottostazione
reversibile), SSEnr (sottostazione non reversibile), Link
(connessione tra il ramo della resistenza interna di una
sottostazione e la linea);
3) GRAFO.DAT fornisce una matrice quadrata di dimensione
n pari all’ordine del sistema: il generico elemento g
ij
è
14
nullo se i nodi i e j non sono connessi, altrimenti è pari al
numero dei rami frapposti.
Le procedure calcolano i seguenti parametri:
-DoLTratta inserisce in una matrice quadrata dell’ordine del
sistema le distanze tra i nodi;
-DoR calcola le resistenze in ohm delle tratte comprese tra
nodi connessi (escluse quelle interne);
-DoY infine restituisce le ammettenze di nodo, in siemens.
Inoltre vengono predisposte procedure per allocare e
deallocare dinamicamente vettori e matrici.
3.6.2 IL CALCOLO DEL “LOAD FLOW”
Il file LOADFLOW.C impiega i seguenti file di input:
1) LOADFLOW.DAT, con la matrice delle ammettenze, le
tensioni di stima e le NP potenze note.
2) NOM_VAL.DAT, che riporta le basi per i valori in p.u..
Le procedure sono:
-CalcoloJacobiano, che ricava J di dimensione NP
(numero di porte a potenza imposta, cioè treni, punti di
parallelo e link), i cui elementi sono le derivate parziali delle
equazioni delle potenze rispetto alle tensioni calcolate nei
valori iniziali;
-fPotenze, con cui sono ottenuti i termini del vettore f
o
in
J*e = f
o
, del tipo Ax = b;
15
-GaussPivParz, che risolve il sistema suddetto applicando
il metodo di Gauss con il pivot parziale, fornisce le tensioni
incognite negli NP nodi e calcola le NV potenze nei nodi a
tensione costante.
3.6.3 IL CALCOLO DELLE POTENZE E DELLE
CORRENTI DI RAMO
L’ultimo file I_P.C elabora i valori delle correnti che
circolano nei rami della rete e delle potenze che transitano in essi
in base ai risultati ottenuti con i file precedenti, ovvero le
ammettenze e le tensioni nei nodi.
È presente la procedura:
-DoPramo, che restituisce i valori delle potenze nei rami.