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CAPITOLO I
Il mondo di Antigone da Sofocle ad oggi
L’ Antigone di Sofocle fu portata in scena per la prima volta ad Atene
alle Grandi Dionisie del 442 a.C.
Da allora la figura di Antigone non è più tramontata nella storia della
letteratura, del teatro e del pensiero, perché non è solo un personaggio,
ma è l’emblema di uno scarto linguistico, paradigmatico e dossolo-
gico. Ogni epoca, rispondendo diversamente alle questioni emerse
dalla tragedia, ha creato la sua Antigone: l’amante, la santa, la terrori-
sta, l’ebrea torturata nei campi di concentramento, la ribelle di una gio-
ventù bruciata. Antigone è diventata un nome-simbolo, capace di far
rivivere tempi e luoghi lontani e, dunque, di slegarsi dal contesto in cui
Sofocle visse. In ragione di ciò, oggi Antigone rappresenta colei che
difende i diritti delle minoranze, è manifestazione di quella sfida verso
tutte le autorità che producono discriminazioni razziali e intolleranza
religiosa, che creano dietro un moderno sistema di legalità un forte
regime di paura subìto da chi non rispetta il nomos. Antigone è l’Eroina
del dovere religioso, manifesto della forza sovraumana di un’anima
passionale
1
. È la radice di un albero, che si può chiamare “ribellione
1
Cfr. PERROTTA 1935, pp. 112-113.
4
individuale”, contro il sopruso di un potere statale che annienta la li-
bertà del singolo. Antigone è l’Eroina, che ha influenzato il mondo
della letteratura occidentale, che si batte in difesa dell’onore contro
l'odio, della carità religiosa contro l’empietà disumana, della giustizia
contro l’arbitrio
2
. La singola voce di Antigone esplode nelle teste degli
altri, prima in quella della sorella Ismene
3
che non si lascia condizio-
nare dall’intima preghiera di dare sepoltura al fratello e contraddice la
tesi di rispetto dell’οἶκος, preferendo la via della codardia e della certa
salvezza da morte. Si erge a paladina della parte debole della società
oppressa, reclamando con quell’unica voce il valore della giustizia e
del senso dell’ordine morale in nome di una pietas universale che si
«estende dai fratelli di Sangue a tutti gli uomini sentiti come fratelli,
superando così ogni ethos tribale - nazionale»
4
. Antigone non vuole
essere empia nei confronti degli dèi. L’amore per Polinice equivale
all’amore per la stirpe, è il senso religioso del γένος.
Antigone è sempre sola per l’intero dramma sino alla catarsi finale, la
morte suicida, che assume un timbro particolare in Sofocle
5
: la sua de-
vozione alla missione assunta non prevede alcun aiuto esterno, al cen-
tro della scena una donna sola, ora sorella nell’Antigone, ora figlia
nell’Edipo a Colono
6
. Sente sulla pelle la solitudine che diventa sua
amica e dà un senso al suo legame fraterno: perciò, ella rappresenta
2
LOMBARDO RADICE 1966, pp. I-XI.
3
Sulla ricostruzione del mito di Antigone si veda FERRARI 1999, p. 398.
4
MAGRIS 1996, p. 29.
5
BELARDINELLI 2010, p. 28.
6
Cfr. ROMANI 2008, p. 61.
5
l’opposizione al tiranno, la fedeltà ai vincoli della famiglia, l’obbe-
dienza alle leggi eterne. A tutto questo si aggiunge l’umanità di Anti-
gone che costituisce l’economia essenziale della storia. Il coraggio,
l’attesa, la prospettiva di un guardare oltre il mondo dei vivi e insieme
le debolezze e i turbamenti ne fanno una figura modello a tutto tondo.
Sofocle non è il padre biologico di Antigone, ma solo colui che ha
rielaborato un mito già preesistente, coinvolto in un vero e proprio
esercizio di ricezione e successivamente di trasmissione, tanto da por-
tarlo ad essere consacrato come uno dei maggiori testi della tradizione
culturale dell’Occidente.
Nel corso delle epoche l’Antigone è stata ripresa e riscritta, ha portato
a discutere di questioni di primaria importanza per la morale umana
fino a riproporre sia il paradigma dell’eroe tragico che il ruolo della
tragedia all'interno della società
7
. Antigone è l’archetipo dell’eroe tra-
gico portatore dei valori della Famiglia e del diritto divino, che soffre
e agisce per un bene personale e comune allo stesso tempo, ma è vin-
colato dalla “scelta di non poter scegliere”: il Dovere glielo impone.
La tragedia classica è manifestazione del Dovere, contrariamente a
quanto ci insegnano le tragedie moderne in cui il Volere dell’eroe è
protagonista. Goethe a proposito afferma: «La tragedia antica si fonda
su un dovere ineluttabile […]: nell’Antigone il dovere ci appare addol-
cito in senso del dovere! Ma ogni dovere è dispotico, sia che attenga
7
Per un maggiore approfondimento si veda FORNARO 2012a, pp. 11-13.
6
alla ragione, come la legge morale o la legge sociale, sia che attenga
alla natura, come le leggi del divenire, della vita e della morte»
8
.
Antigone compare nella omonima tragedia sofoclea, ma il suo perso-
naggio non si esaurisce in essa: la ritroviamo nell'Edipo Re dello stesso
Sofocle, nei Sette contro Tebe di Eschilo, nelle Fenicie e nell'Antigone
di Euripide, anche se di quest’ultimo dramma ci sono pervenuti pochi
frammenti.
Il mito di Antigone si lega, secondo un processo a ritroso, alla storia
della città di Tebe, fondata in antica età dall'eroe Cadmo, e alla fami-
glia dei Labdacidi, generata da Labdaco. Figlio di quest’ultimo è Laio,
il quale ottiene in eredità il regno di Tebe ma in ragione della giova-
nissima età, viene affidato al re Pelope, mentre la reggenza della città
passa nelle mani di due zii. Secondo la tradizione mitografica, Laio si
innamora e rapisce il figlio del re Pelope, il quale lo maledice con una
profezia: non avrebbe mai dovuto generare un figlio, perché, in caso
contrario, questi sarebbe diventato l’assassino del padre
9
.
Laio, diventato re di Tebe, sposa la nobile Giocasta, violentata durante
un momento di ubriachezza (macchiando la sua stirpe nel segno della
ὕβϱις), il cui frutto è Edipo. Perché non si avveri la maledizione del re
Pelope e la profezia dell’oracolo di Delfi, successivamente il mito rac-
conta che il piccolo viene abbandonato in un vaso di terracotta con i
piedi bucati, ma che non si compirà il suo destino di morte. Il bimbo è
8
J. W. GOETHE, Scritti sull’arte e sulla letteratura, S. Zecili, Torino 1992.
9
Sul mito di Laio si veda FERRARI 1999, p. 408.
7
trovato da un pastore, il quale lo affida al re di Corinto, Polibo. Adot-
tato dal re, Edipo cresce come un principe, ma non viene a conoscenza
della verità del suo ritrovamento fin quando, durante un gioco con al-
cuni ragazzi, è sbeffeggiato come un «bastardo». Allora Edipo si reca
presso l’oracolo di Delfi per conoscere la verità del suo destino: il dio
risponde che, se fosse ritornato a casa, avrebbe ucciso il padre e si sa-
rebbe unito alla madre. Edipo, terrorizzato dal responso, decide di in-
traprendere la strada verso Tebe dove, casualmente, incontra Laio, che
non sa essere suo padre: dopo un diverbio, Edipo uccide Laio, facendo
avverare inconsapevolmente la profezia
10
.
Nel seguito del mito, troviamo Edipo come re della città di Tebe e
sposo della madre, Giocasta, con la quale ha generato quattro figli:
Eteocle, Polinice, Antigone ed Ismene. Una pestilenza giunge nella
città come punizione dell’incestuoso rapporto matrimoniale: l’indo-
vino Tiresia annuncia che, solo una volta trovato l’assassino di Laio,
tutto avrà una fine. Edipo, a questo punto, viene a conoscenza della
verità, scopre di essere l’uccisore di Laio, nonché figlio di quest’ultimo
e di Giocasta
11
.
Hanno inizio una serie di sciagure che colpiranno non solo Edipo, ma
l’intera stirpe: Giocasta, non sopportando una verità tanto indicibile,
decide di impiccarsi; Edipo, invece, chiede agli dèi di non vedere più
la luce del sole, quindi si acceca; costretto a lasciare Tebe, Antigone
10
Cfr. FORNARO 2012a, pp. 16-18.
11
Cfr. TOTARO in MASTROMARCO - TOTARO 2008, pp. 105-107.
8
lo accompagna e rimane al suo fianco fino alla morte a Colono
12
. Eteo-
cle e Polinice, dopo un primo accordo per regnare alternativamente
sulla città, muoiono l’uno per mano dell’altro in battaglia
13
.
Ad Anti-
gone toccherà una sorte simile, segnata dall’ineluttabilità e irreversibi-
lità del destino, nonostante tutto sarà in grado di esserne superiore,
perché forte di un’anima indomabile e di un carattere di inestinguibile
ardore, che si intravede dopo solo sei versi nella tragedia.
Le notizie su Antigone, prima di Sofocle, sono scarse, ma è possibile
una ricostruzione mitografica attraverso le testimonianze letterarie,
come l’epos omerico o i racconti della stirpe tebana.
Le leggende del ciclo tebano (VIII-VII secolo a.C.), di cui facevano
parte i poemi epici Edipodia
14
(fr. 2 B) e Tebaide, raccontano di storie
12
L’Edipo a Colono vede Antigone come guida del padre, ormai cieco. Ancora una
volta l’eroina dimostra la sua fedeltà ai valori etici della Famiglia. Ismene e Anti-
gone si trovano allineate su uno stesso piano: entrambe rappresentano il valore della
femminilità pietosa, filiale e devota che si prende cura dei parenti. Nell’Antigone,
invece, è mostrata una diversa partecipazione delle due sorelle alla situazione, det-
tata dal proclama di Creonte, in quanto vi è un diverso radicamento e approfondi-
mento dei valori di ognuna: la scelta «maschile» di Antigone è “costretta” in ragione
dei suoi doveri, mentre Ismene fa appello alla condizione di femminilità. Antigone
non fa mai riferimento a se stessa come donna, ma proprio Ismene e Creonte met-
tono in evidenza la differenza di genere come ragione di inferiorità di natura. Si
vedano le considerazioni di DI NICOLA 1991, p. 58.
13
Fonti per un’approfondita conoscenza del mito sono i tragici greci: Eschilo, Sette
contro Tebe, e Sofocle, Edipo re ed Edipo a Colono, cfr. FERRARI 1999, pp. 254-
255.
14
Pausania (II secolo d.C.), in IX 5, 10-12, ritiene che Edipo abbia avuto un matri-
monio senza figli con Giocasta e che con una seconda moglie, Eurigania, abbia
avuto Eteocle, Polinice, Antigone e Ismene. Questa versione particolare del mito
deriva dall’epos omerico in cui ad Edipo non vengono attribuiti figli, quindi è can-
cellata la macchia dell’incesto: nella νέκυια dell’Odissea (IX, 271-280) la regina,
presente con il nome di Epicasta, si suicida immediatamente dopo essere venuta a
conoscenza che Edipo è suo figlio e che ha ucciso il padre Laio (Odissea XI, 271-
9
di rapporti fraterni contrassegnati dall’amore e dall’odio, dalla vio-
lenza e dalla morte, pertanto non è una creazione di Sofocle la coppia
Antigone - Polinice, in cui sono esaltati i valori del clan familiare
15
.
Comunque non possiamo conoscere con esattezza in quale misura An-
tigone comparisse nei poemi epici perduti
16
.
Antigone non è citata nel libro XI dell’Odissea (tutta la sezione di que-
sto racconto è solitamente indicata come “Catalogo delle donne”), in
cui «a parlare è Odisseo che, sceso nell’Ade, può contemplare le eroine
del passato, ossia le mogli e le figlie di uomini nobili ed eroi, e di esse
dice il nome e rammenta le vicende»
17
: non è detto che la vicenda
dell’eroina tebana fosse sconosciuta, probabilmente non è stata consi-
derata né esemplare né utile ai fini dell’inserimento del Catalogo.
Nell’Iliade (XXIII, 679-680)
18
Edipo è descritto come eroe glorioso
della città di Tebe
19
e si parla anche del conflitto fratricida fra Eteocle
280). Cfr. FERRARI, 1999, p. 256. Per un maggiore approfondimento si veda RO-
MANI 2008, p. 59.
15
CIANI 2000, p. 10.
16
Cfr. ROMANI 2008, p. 59.
17
«E vidi la madre di Edipo, la bella Epicasta, che azione inaudita per ignoranza
compì unendosi al figlio, che l’aveva sposata dopo aver ucciso suo padre: ben presto
gli dèi rivelarono agli uomini il fatto. Ma egli, pur patendo dolori, regnò sui Cadmei
in Tebe amabile per i voleri funesti degli dèi; ella schiacciata dalla sua pena, legò
un laccio erto all’alto soffitto e scese alla casa di Ade, il nume che spranga spietato
la porta, lasciandogli in retaggio innumerevoli dolori, quanti son soliti infliggerne
le maledizioni di una madre (trad. F. Ferrari)» (271-280), FORNARO 2012a, p. 47.
18
FERRARI 1999, p. 256.
19
La Tebe del passato è menzionata nell’epos a proposito delle situazioni belliche,
con riferimenti a Edipo morto in battaglia. Cfr. FORNARO 2012a, p. 48.
10
e Polinice (IV, 376-400)
20
. Un frammento riferibile alle Ehoiai, cioè al
Catalogo delle donne esiodeo, riporta i solenni funerali di Edipo, però,
di Antigone, nessuna nota
21
. Nelle Opere e giorni Esiodo si discosta
dalla versione più nota del mito
22
.
Il filo narrativo del poema Tebaide
23
(pp. 20-28 Bernabé) presenta la
maledizione di Edipo verso i figli e la loro contesa al potere
24
, tuttavia
manca qualsiasi riferimento al personaggio di Antigone.
Una prima indicazione è fornita da Pausania (IX 25, 2, 10-19), secondo
il quale il mito di Antigone deriva da una leggenda legata ad un rito e
ad un luogo sacro, nelle vicinanze di Tebe, dove si diceva che i figli di
Edipo si fossero uccisi in duello. Il luogo è nominato «Trascinamento
di Antigone» (Σῦρμα Ἀντιγόνης), «Dicono che non lontano dalla porta
di Meneceo morirono i figli di Edipo, combattendo in duello l’uno
contro l’altro: contrassegno di ciò una colonna sulla quale c’è uno
20
Questi eventi appartengono cronologicamente a una generazione precedente di
eroi e combattenti greci, ricordati nei poemi epici per la loro forza e valore. Cfr.
FORNARO 2012a, p. 48.
21
Cfr. FORNARO 2012a, p. 49.
22
«Gli uni sotto Tebe dalle sette porte, terra di Cadmo, mentre combattevano per i
greggi di Edipo, per altri sulle navi» (162-164), traduzione di ERCOLANI 2010, p.
83.
23
Per un approfondimento a partire dal titolo del poema si vedano le varie rielabo-
razioni del materiale del “ciclo tebano” di cui: la più antica, perduta, attribuita ad
Omero; la più recente (V secolo a.C.) di Antimaco di Colofone, di cui restano scarsi
frammenti; la più celebre del poeta latino Stazio (I secolo d.C.), dedicata a Domi-
ziano, Cfr. TRECCANI, Enciclopedia Universale (volume XII), 1984, Milano, p.
6818.
24
Nel poema Edipo maledice i figli che si approfittano del suo stato di minorità e
mettono mano al tesoro di Laio prima che sia loro promesso. In questa versione del
mito, per la prima volta, i figli di Edipo vengono ritenuti “frutto di un incesto” e
Polinice sembra mostrare il carattere peggiore, cfr. FORNARO 2012a, pp. 48-49.