5
INTRODUZIONE
Castelluccio di Norcia era un piccolo paesino fatato posto ai piedi di un gigante
sismico, e costruito sopra un altopiano dai colori impressionisti e dalle forme
tibetane. Il destino riservato dalla storia a questo borgo è stato inaspettato e
improvviso, proprio come i cambiamenti ch’esso aveva subito negli anni.
Luogo di contadini e di pastori transumanti, data la sua ubicazione geografica,
esso restò pressoché isolato per molti secoli, fino a quando qualcuno, durante gli
anni Sessanta dello scorso secolo, decise di inglobarlo al mondo attraverso la
rete viaria. Essa, con i suoi mezzi a motore, fu la causa embrionale alla
trasformazione delle centenarie usanze locali, e la prima attività ad usufruire dei
suoi benefici fu quella pastorale-transumante, visto che uomini e greggi potevano
essere facilmente trasportati verso le zone di transumanza. La motorizzazione,
ponendo fine alla transumanza a piedi, rese possibile lo spostamento di intere
famiglie durante il periodo invernale; e, in tal senso, essa fu leva di
“emancipazione” per le donne castellucciane, anticamente costrette a vivere e
morire a Castelluccio. Attratti da opportunità di vita migliori altrove, sempre più
famiglie finirono col sedentarizzarsi nelle mete di transumanza, assorbendone gli
stili di vita, la moda ed il dialetto. Ciononostante, queste persone non
abbandonarono mai le loro radici e, estate dopo estate, tornavano lassù per
ricongiungersi con i loro compaesani contadini.
Furono in queste occasioni che elementi esterni alla cultura locale iniziarono a
plasmare il modus vivendi castellucciano, anche se il cambiamento più radicale
doveva ancora arrivare con l’avvento del turismo, che modificò anche il genius
locis del borgo. Il primo albergo fu eretto nel 1972 e nel giro di alcuni decenni
stalle e case furono trasformate in strutture per l’ospitalità e per la ristorazione,
contadini e pastori transumanti in imprenditori. Quando, nel 2016, il paese fu
colpito dal terremoto, la mutazione sociale era al suo topos: l’economia agricola,
6
o era stata completamente assorbita dal turismo, o era complementare ad esso
1
.
Pertanto, il sisma, colpendo e distruggendo questa località, ha creato un crack
economico senza precedenti, considerato che il turismo è il perno attorno al quale
si concentrava buona parte dell’imprenditoria locale.
L’obiettivo di questa tesi sarà quello di analizzare statisticamente la domanda e
l’offerta turistica a Castelluccio di Norcia, prima e dopo la sequenza sismica
iniziata il 24 agosto del 2016, e di fornire proposte di breve, medio e lungo termine
per la ripartenza e la riqualificazione del comparto.
2
Per raggiungere questo
scopo, sono stati utilizzati due tipi di dati statistici, quelli ufficiali forniti dalla
Regione Umbria (lasso temporale: 2010-2017), e quelli risultanti dall’indagine
portata avanti dalla sottoscritta (lasso temporale: ante e post-sisma). La ricerca,
durata due mesi
3
, è stata svolta mediante la somministrazione di tre tipi di
questionari, uno per ogni parte coinvolta in questo studio: i turisti, la popolazione
locale e gli attori economici locali.
4
I dati scaturenti dalla ricerca statistica
confluiscono all’interno di questo elaborato seguendo lo schema che segue:
capitolo 1 (popolazione locale); capitolo 2 (turisti); capitolo 3 (attori economici);
capitolo 4 (turisti e attori economici); e capitolo 5 (popolazione locale e turisti).
1
In quest’ultimo senso, anche gli imprenditori agricoli godevano, sia direttamente, sia indirettamente,
dagli indotti prodotti dal settore dei viaggi.
2
L’elaborato è stato suddiviso in cinque capitoli.
Il primo capitolo racconta la storia di Castelluccio sia sotto il profilo storico-culturale, sia sotto quello
turistico. Il secondo e il terzo procedono, rispettivamente all’analisi della domanda e dell’offerta turistica
del borgo fino al 24 agosto 2016, data della prima scossa sismica. Il quarto propone sempre lo studio della
domanda e dell’offerta, ma in chiave post-sismica (24 agosto 2016 – 2017), ponendo attenzione alle
perdite turistico-economiche del settore. Il quinto capitolo, infine, offre soluzioni di breve, medio e lungo
termine per la ripartenza e la riqualificazione del comparto.
3
Dal mese di ottobre al mese di dicembre.
4
Per quanto riguarda la prima categoria (turisti), i questionari sono stati somministrati a 707 persone, ma
il campione di riferimento per l’analisi della domanda sono i 575 che hanno visitato Castelluccio. Spostando
lo sguardo alla seconda categoria (popolazione locale), sono state intervistate 85 soggetti e tutti formano
il campione per l’analisi. Infine, sono stati intervistati 24 imprenditori locali.
7
CAPITOLO 1
INTRODUZIONE GEOGRAFICA, FLORO-FAUNISTICA E STORICA DI
CASTELLUCCIO DI NORCIA
INTRODUZIONE
Piccolo borgo appenninico situato nel «Cuore Verde dell’Italia»
5
, Castelluccio di
Norcia è, secondo l’etnografo italiano Fosco Maraini, «il luogo più simile al Tibet
che esista in Europa»
6
. Frazione del Comune di Norcia, nella provincia di Perugia,
esso è l’ultimo avamposto umbro sulle Marche
7
. Ubicato nella leggendaria cornice
Figura 1: Posizione geografica di Castelluccio di Norcia ed i suoi confini
Fonte: Google Maps
55
L’origine di questa definizione risale a Giosuè Carducci quando, nel 1876, dopo aver visitato le Fonti del
Clitunno, scrisse l’ode Alle Fonti del Clitunno, contenuta nel primo libro delle Odi Barbare, in cui si legge:
«Salve, Umbria Verde, e tu del puro fonte nume Clitumno [...].».
Successivamente, il termine “Umbria Verde”, coniato da Carducci, fu inglobato, nel 1989, all’interno di una
più precisa definizione, inserita nel titolo del libro dello scrittore e viaggiatore inglese Tim Jepson:
«Umbria: The Green Heart of Italy».
6
«Castelluccio, tra i colori della fiorita», F. Pace, Il Sole 24h, 3 giugno 2014.
7
Regione con la quale confina su due fronti provinciali: quello maceratese, a nord, e quello piceno, a
sudest.
8
dei Monti Sibillini, esso risulta essere, con i suoi 1.452 metri di altitudine
8
, il
secondo centro abitato più alto di tutta la catena Appenninica.
9
S’innalza vigoroso
alle sue spalle, creando un magnifico sfondo paesaggistico, l’imponente Monte
Vettore, il quarto monte più alto della catena appenninica, nonché la cima più alta
dei Monti Sibillini.
10
È in questa cornice di vastità e grandezze geo-
paesaggistiche che vivono alcune specie floristiche e faunistiche tanto fragili
quanto uniche. Per tale motivo, Castelluccio è oggi, e sin dal 1993
11
, parte del
Parco Nazionale dei Monti Sibillini, diventando tra i pochi territori umbri a fare
parte di questo Ente. La varietà floristica ivi contenuta fu la leva motivazionale che
spinse botanici e naturalisti di tutto il mondo a visitarlo durante i secoli scorsi.
Infatti, si annoverano in questo punto terreste ben 1.800 specie di fiori e di piante,
molte delle quali endemiche o rare. Sotto il profilo storico, basta una sola visita a
Castelluccio di Norcia, o una semplice lettura delle informazioni contenute nelle
seguenti pagine, per comprendere che la storia di questo piccolo abitato «è la
storia dell’uomo pastore»
12
. Lo si percepisce dall’offerta gastronomica e
dall’osservazione del paesaggio stesso, dove non è raro vedere gruppi di pastori
con il proprio gregge. Tuttavia, l’attività di pastorizia e transumanza sta
8
Nel suo punto più basso.
9
In ordine decrescente i tre borghi abitati più alti dell’Appennino: 1° San Pellegrino in Alpe, 1525m s.l.m.
(Castiglion di Garfagnana, LU - Toscana); 2° Castelluccio di Norcia, 1452m s.l.m. (Norcia, PG - Umbria); 3°
Rocca di Cambio, 1434m s.l.m. (Comune, AQ – Abruzzo). Questo ranking si basa sui soli paesi abitati. Se
comprendesse anche le stazioni sciistiche o le sole rocche, intese come castelli veri e propri, allora
Castelluccio risulterebbe essere il quarto borgo più alto degli appennini.
Questi dati sono un’elaborazione propria della lista “Comuni e centri più elevati” contenuti su
www.wikipedia.org/wiki/Appennini#Catena_principale.
10
In ordine altitudinale crescente le cinque cime più alte degli Appennini, tutte abruzzese tranne il Monte
Vettore, che è marchigiano: Corno Grande (2914m) - Gran Sasso; Monte Amaro (2793m) - Majella; Monte
Velino (2487m); Monte Vettore (2476m) - Monti Sibillini; e Monte Gorzano (2455m) - Monti della Laga.
11
Istituito con Decreto del Presidente della Repubblica del 6 agosto 1993 e pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale n. 275 del 23 novembre 1993.
12
R. Cordella e P. Lollini, Castelluccio di Norcia il tetto dell’Umbria, Castelluccio di Norcia, Parrocchia di S.
Maria Assunta Editore, 1988, p. 153.
9
diventando sempre più infrequente e, per quanto agli occhi dei turisti Castelluccio
possa ancora essere visto come un luogo idilliaco dove il mondo contadino resiste
al moto frenetico globale, si rammenta che ciò non è del tutto vero, almeno non
più. Durante lo scorso secolo si assistette alla brusca e rapida trasformazione
socioculturale di questa comunità, che passò dall’essere un villaggio isolato e
chiuso, i cui valori, le cui credenze e le tradizioni erano fortemente identitarie di
questo luogo, all’essere una località i cui abitanti hanno perso, per via di fattori
storico-turistico-economici, parte della loro memoria storica, smarriti nel loop dei
ricordi di un passato non troppo lontano, ma assai distante dalla loro realtà. I
motivi di questa trasformazione culturale sono alquanto eterogenei, potendo
trovare radici nella natura stessa della comunità transumante; nella rigidità
climatica di Castelluccio di Norcia (per quanto concerne il passato); nell’avvento
della motorizzazione e nella correlata costruzione di un’infrastruttura viaria idonea
a questi nuovi mezzi di trasporto
13
; nella secolare assenza di servizi per la
popolazione locale; nelle migliori opportunità lavorative, remunerative e di vita
offerte altrove; ed infine nel turismo.
1. Il bacino di Castelluccio di Norcia
Il bacino di Castelluccio, comprendente territori umbri e marchigiani, si colloca
nella zona sud e sud-ovest dell’area dei Sibillini. Esso ha una lunghezza massima
di 13 chilometri
14
ed una larghezza massima di nove
15
. Il suo punto più alto è
rappresentato dalla Cima del Redentore (2.448 m.) ed il suo punto più basso
dall’inghiottitoio sul Pian Grande (1.257 m.). Al centro di questa depressione si
trovano gli altipiani, la cui quota media è di circa 1.300m. Essi rappresentano il
22,5% della superficie totale della conca e sono tre: il Pian Grande (13,09km²), il
Pian Perduto (2,39km²) ed il Pian Piccolo (2,34km²); per un totale di 17,82km².
13
S. Carboni, «Castelluccio di Norcia», www.bikersincresta.com.
14
Da Monte Porche a Monte Cappelletta
15
Da Monte delle Rose a Punta di Prato Pulito, sul Vettore.
10
Dell’area totale del bacino, le zone coltivate rappresentano il 12,6% e le zone
boschive il 12%.
16
I. La genesi e la morfologia del bacino
Data la sua ubicazione all’interno della catena dei Monti Sibillini, Castelluccio
condivide con tale territorio sia la genesi, sia la morfologia. Infatti, la
conformazione storico-morfologica del bacino, come quella dei Sibillini, passa
attraverso tre fasi. La prima si distingue per il protagonismo delle forze tettoniche,
che hanno modellato e dato forma alla catena. Forze che sono tuttora presenti
nel DNA territoriale e che hanno generato terremoti che da sempre turbano l’area:
l’ultimo, devastante per l’intensità distruttiva, risale al 24 agosto 2016. La seconda
fase è caratterizzata dal prevalere di fenomeni glaciali e alluvionali in generale, di
cui la presenza del Lago di Pilato, in cima al Monte Vettore, è la testimonianza.
Infine, l’ultima fase, ampiamente visibile oggi, è data dal fenomeno del carsismo
17
,
di cui tutto il bacino è caratterizzato.
La morfologia carsica sibillina è rappresentata dalle doline e dagli inghiottitoi: le
prime si formano quando l’acqua, scorrendo a poca profondità erode il calcare,
provocando il collasso della zona interessata e l’incurvamento della medesima
verso il basso.
18
I secondi formano una frattura ben incisa sul terreno, nella quale
confluiscono e scorrono le acque che, dopo aver percorso questi solchi profondi,
scompaiono, «come nel caso dell’Inghiottitoio del Piano Grande». Per quanto
concerne le acque, nonostante il bacino imbrifero della conca abbia un’estensione
di 79,31km², si deve rammentare che «di questo catino a bordi rialzati non esce
per via superficiale neanche una goccia d’acqua», non riuscendo le acque a
trovare uno sbocco verso le valli. Oggetto di numerose supposizioni, il destino
16
R. Cordella e P. Lollini, Castelluccio di Norcia il tetto dell’Umbria, Castelluccio di Norcia, Parrocchia di S.
Maria Assunta Editore, 1988, p. 18.
17
Tali fenomeni hanno origine dalla trasformazione delle rocce di carbonato di calcio (non solubile in
acqua) in bicarbonato di calcio (solubile in acqua) ad opera dell’anidrite carbonica in presenza di acqua.
18
questi fenomeni sono così numerosi «da far pensare a un territorio sottoposto a inteso bombardamento
(Palazzo Borghese e Argentella, fondo del Piano Grande)».
11
delle acque castellucciane ha da sempre affascinato gli studiosi. Si cita in
particolare il lavoro di ricerca svolto da Lippi e Boncambi che, dall’immediato
dopo-guerra fino alla metà degli anni Settanta, hanno tentato mappare
19
il
percorso sotterraneo delle acque, una volta che esse scompaiono
dall’inghiottitoio. Se tuttora la questione del destino delle acque è un mistero, lo
stesso non si può dire delle sorgenti e delle fonti. Le prime sgorgano nelle zone
sassose a quota più elevata, ma la loro circolazione procede sotterranea fino alle
quote più basse. Delle seconde, invece, non tutte sono sorgenti naturali
20
; eppure,
tutte sono state rese operative per l’utilizzo pastorale: inizialmente esse erano
composte da lunghe file di tronchi di legno concavi in serie; mentre ora sono in
vasche di cemento.
21
II. Il clima
Molti degli scrittori che si sono recati a Castelluccio ricordano l’estrema rigidità del
clima e delle misere condizioni di vita dei castellucciani. Non a caso, le
temperature medie risultano essere inferiori di 10 – 15 gradi rispetto a quelle di
Roma, differenze che possono trasformarsi in veri gap durante i periodi invernali.
Una forte influenza sul clima deriva dalla posizione topografica di questo borgo: i
rilievi posti a nord-est
22
bloccano il vento proveniente dall’Adriatico, attenuando il
freddo; ma i venti che provengono da Nord (Forca di Gualdo) e da uno spacco a
“V” sul rilievo a nord-est (Forca Viola), incanalandosi nelle valli, acquistano, per
19
Gli studi sono stati suddivisi in due fasi: la prima fase era composta dallo studio della tettonica della
zona, in particolare della sua morfologia, così da conoscere la dislocazione degli strati geologici ed avere
potenziali conoscenze sulla direzione del deflusso di queste acque. La seconda fase è stata interessata da
prove di tipo sperimentale, attraverso l’introduzione, nelle acque dell’Inghiottitoio, di fluoresceina
(colorante) e successive osservazioni sui punti di probabile comparsa del colorante. Poiché le acque
colorate con la fluoresceina non sono mai ricomparse in superficie, il ricercatore dovette attestare
l’impossibilità di stabilire le vie sotterranee percorse dalle acque dell’inghiottitoio.
20
Una grossa parte di esse usurpa le acque che affiorano a quote più elevate attraverso l’utilizzo di una
conduttura.
21
R. Cordella e P. Lollini, Castelluccio di Norcia il tetto dell’Umbria, Castelluccio di Norcia, Parrocchia di S.
Maria Assunta Editore, 1988, pp. 13 - 29.
22
Le creste più alte della catena sibillina: dal M. Porche al M. Vettore.
12
effetto Venturi, un’enorme velocità, raggiungendo anche i 180km/h. Infatti,
nonostante il territorio sul quale sorge il borgo si trovi negli Appennini, il suo clima
è paragonabile a quello Alpino: anche durante l’estate il caldo non è mai afoso,
ma è sempre accompagnato da una lieta brezza rinfrescante. Solitamente molto
rigide durante tutto l’anno, le condizioni atmosferiche si fanno più austere durante
i periodi più freddi, soggetti a forti nevicate ed a violente bufere di neve. Un fatto
curioso, utile a fini conoscitivi è che, nel passato, durante le bufere, l’unico modo
per segnalare ai viandanti la posizione del paese era quello di suonare le
campane del paese
23
e sperare che queste fossero udite malgrado il vento.
24
Sebbene anche oggi sia possibile assistere ad episodi di isolamento del paese
durante le stagioni più fredde, si vuole portare alla luce come questi avvenimenti
siano diventati sempre più rari. Nell’odierno mondo del turismo, ciò che una volta
era considerato come lo scotto di una pena ingiusta da scontare, è visto oggi
come un’eccitante esperienza da vivere. Si pensi alla neve che, da portatrice di
tribolazioni, è diventata un’occasione di divertimento da condividere con la
famiglia e gli amici; oppure al vento che, da spaventoso e distruttivo, viene
riformulato sotto l’equazione perfetta del volo libero da diporto, di cui Castelluccio
di Norcia è ambasciatore italiano.
2. Il profilo Floro-faunistico
Per quanto riguarda la flora, come già accennato, i boschi rappresentano il 12%
dell’intera superficie del bacino di Castelluccio. Il paesaggio oggi si presenta
scarno di alberi ed a tratti brullo, ricoperto completamente da un manto verde.
Secondo i botanici V. Marchesoni, F. Pedrotti ed E. Orsomando, le specie vegetali
del bacino sono circa 1.800
25
, di cui un centinaio sono da considerare rare o di
grande valore naturalistico. Poiché questa non è la sede adatta per fare un elenco
di tutte le specie floreali presenti in questo territorio, si enunceranno solo quelle
23
Ivi, p. 103.
24
Ivi pp. 30 – 32.
25
Questa quantità è il risultato aggregato degli studi individuali dei suddetti botanici.