5
INTRODUZIONE
Attraverso l’analisi dell’attività lavorativa in miniera l’elaborato si
propone l’obiettivo di ricostruire le tappe fondamentali che portano ad
una concezione moderna del lavoro quale espressione della dignità
umana in contrapposizione alla concezione greco-romana.
L’attenzione sarà rivolta, in particolare, alle dure condizioni di vita dei
minatori in tutte l’età.
La motivazione profonda che mi ha spinto ad indagare e ad analizzare
l’argomento del lavoro minerario nasce da quando la nonna paterna,
Lucia, mi raccontava la vita del nonno Luciano, che per ben undici anni
ha lavorato duramente lontano dai familiari nelle miniere di Marcinelle,
in Belgio.
Partito insieme ad un gruppo di compaesani salentini con la famosa
valigia di cartone nel lontano 1946, quando si respirava il clima austero
del secondo dopoguerra, trovò nel buio dei cunicoli sotterranei una
risposta economica alla sua necessità di denaro.
La nonna mi leggeva le lettere inviate dal nonno che lei conservava
gelosamente come uno scrigno prezioso e nelle poche righe emergeva il
dolore della lontananza dalla terra natia, dai propri cari e la durezza del
lavoro nelle miniere.
Partendo da tale premessa, ho ritenuto importante indicare condizioni e
motivazioni che spinsero molti uomini, come mio nonno, ad andare a
lavorare in miniera.
6
Nella storia antica, lavorare in miniera non era una reale necessità di
lavoro per dare sostentamento alla propria famiglia, ma era considerato
come una condanna.
I minatori non avevano dignità, venivano strumentalizzati e
spersonalizzati, privati, di qualsiasi diritto e senza alcuna tutela.
Oggi invece in qualunque luogo di lavoro, costituzionalmente tutelato,
ogni persona esprime la propria dignità e deve essere garantita la
sicurezza che salvaguarda in primis la salute.
Vorrei perciò fare un viaggio nel tempo, ripercorrere le tappe
fondamentali del lavoro in miniera, rivivere idealmente il vissuto di un
nonno che non ho avuto la gioia di abbracciare.
L’ obiettivo di tale lavoro è:
comprendere le condizioni del lavoro manuale, in particolare
quello svolto dai minatori durante la storia antica;
esaminare le problematiche sociali che hanno spinto le persone a
svolgere il lavoro nelle miniere sia nel passato sia nel presente;
evidenziare la spersonalizzazione e crisi di identità del minatore;
descrivere le “baracche”, luoghi utilizzati come campi di
concentramento o lavori forzati, in seguito, trasformati in luoghi
di domicilio-ubicazione dei minatori;
mettere in evidenza le modalità di accoglienza degli immigrati in
Belgio ed anche lo svolgimento della “selezione” stessa dei
minatori.
7
Saranno descritti ed esaminati i motivi che portavano gli uomini a
lasciare il proprio paese di origine per andare in terre straniere dove c’era
la difficoltà della comunicazione e della comprensione.
Questi uomini, talvolta, venivano considerati oggetti e scambiati per un
“sacco di carbone”.
Pensare a tutto ciò fa paura, ma allo stesso tempo anche la crisi
lavorativa che si respira oggi crea inquietudine.
Talvolta c’è una discrepanza tra la precarietà del lavoro odierno e ciò che
invece è scritto nella Legge fondamentale dello Stato italiano.
8
CAPITOLO I
LA CONCEZIONE DEL LAVORO
1.1. L’ evoluzione del lavoro: ieri e oggi
II termine, lavoro, possiede principalmente due accezioni: una positiva,
inteso come strumento per la realizzazione e per la nobilitazione
dell'uomo, l'altra negativa, considerato, una mera fonte di guadagno.
La concezione del lavoro è mutata nel corso del tempo.
Nelle società arcaiche era di fondamentale importanza il rapporto tra la
divinità e l'uomo.
Infatti, nello svolgere la propria attività, l uomo, intravedeva e
identificava nella natura la presenza divina.
Ma non tutte le società arcaiche condividevano la stessa mentalità: i greci
disprezzavano il lavoro manuale, lo definivano un'attività adatta solo agli
schiavi, poiché "deturpava il corpo"
1
.
Nel mondo antico, la svalutazione del lavoro manuale era diffuso sia a
Roma sia in Grecia.
Il lavoro, specialmente quello manuale, spesso era considerato ignobile,
connesso alla pena, allo sforzo, al dolore. Sulle spalle del lavoratore,
privo di qualunque tutela, gravava fortemente il peso della fatica.
Nell’ antichità coloro che esercitavano qualsiasi lavoro con le mani non
avevano rilevanza sociale, venivano disprezzati perché considerati
1
De Martinis L., Senofonte tutti gli scritti socratici, Bompiani, 2013.
9
colpevoli e non liberi, erano schiavi, strumenti parlanti al servizio del
loro padrone e non erano degni di partecipare al governo della città
perché non socialmente qualificati; erano uno strumento o una macchina
che svolgeva in maniera ripetitiva un lavoro.
Il lavoro nelle miniere, in modo particolare, era considerato una vera
vergogna.
L’obbligato ai lavori forzati, che rientravano nei lavori manuali, diveniva
inadatto ad istaurare alcun tipo di rapporto sociale, di amicizia, di
relazione; si debilitava sia fisicamente sia moralmente, ed era privo di
qualsiasi diritto.
D’altra parte al tempo della Repubblica romana, la valutazione del
decorum in rapporto alla dignitas era “necessaria per il cursus hono rum ”
2
, dal
quale il semplice lavoratore era totalmente escluso.
Tale concezione cambia durante il periodo imperiale quando l’uomo
aspira alla virtus non in quanto cittadino, cioè membro di una comunità
politica, ma in quanto uomo.
In seguito, con il cristianesimo
3
, il lavoro, specialmente quello manuale,
viene rivalutato e definito come un'attività necessaria, ma subordinata
agli interessi divini. Si afferma così, la regola benedettina del "ora et
labora"
4
.
Inizia la vera e propria rivalutazione del lavoro manuale con
l'affermazione dell'umanesimo, periodo in cui artisti come Leonardo da
2
Lana I., Sapere lavoro e potere in Roma antica, Jovene, 1990, p. 411.
3
La visione del lavoro con l’avvento del Cristianesimo sarà ripresa nel paragrafo 1.4, p. 25.
4
La locuzione latina ora et labora, tradotta letteralmente, significa prega e lavora. Espressione
che riassume i due momenti, in un rapporto equilibrato tra preghiera e lavoro, che
scandivano le giornate nelle comunità religiose dal medioevo in poi. San Gregorio Magno, La
vita di S. Benetto, tratto dal Libro II dei Dialoghi. Traduzione del testo latino in Patrologia
Latina, LXVI, 125 ss. a cura dei PP. Benedettini di Subiaco. Pubblicato nella collana
Spiritualità nei secoli di Città Nuova Editrice.
10
Vinci e Leon Battista Alberti affermano che il lavoro "riempie così bene il
lento scorrere delle ore".
5
In quel periodo il lavoro, l operare del’ uomo viene esaltato sia per la sua
creatività, sia come castigo, che ha ricompense in ambito religioso.
Il pensiero borghese verrà alimentato da quest'ultima considerazione nel
seguire il lavoro come fonte di virtù e di profitto.
Finalmente con questi presupposti si giungerà ad un altro concetto di
lavoro, che è quello attuale ovvero strumento chiave per una visione
unitaria sia del mondo che della vita.
La Costituzione dello Stato italiano nell’ Art. 1 stabilisce che:
“L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della
Costituzione”
6
.
Il primo articolo sottolinea in modo particolare, oltre l'identità
repubblicana dello Stato, come la Nazione sia fondata sul lavoro.
Prima di arrivare alla forma tuttora vigente, vennero esposte varie
proposte.
La prima, presentata dal deputato Mario Cevolotto
7
non metteva la
formula "...fondata sul lavoro" e venne presentata il 28 novembre 1946.
Questa, però, non piacque alla quasi totalità dei membri dell'Assemblea e
5
Saggio sul lavoro di C. e M. dal sito internet www.aclisaronno.it/saggiosullavoro.
6
Art.1, Cost.
7
CEVOLOTTO Mario, nacque a Treviso, il 1º aprile 1887, da Aurelio a da Emilia Pascolato.
Dopo aver compiuto gli studi secondari nella città natale, si laureò in giurisprudenza
nell'università di Padova. Giovanissimo, cominciò a svolgere attività politica militando tra i
radicali e si dedicò al giornalismo dirigendo il quotidiano cittadino La Provincia di Treviso. A
Treviso pubblicò i suoi primi studi, dedicati alla storia letteraria della città: Dante e la Marca
Trevigiana (1908) e Attorno all'opera di G. Cornelio Graziano (1909) dal Biografico degli Italiani,
vol. 24, 1980.
11
venne definita incompleta e carente dei tratti precisi del nascente Stato
Italiano.
Fu Aldo Moro
8
a chiedere di inserire un riferimento al lavoro.
Palmiro Togliatti
9
presentò una seconda proposta: "L'Italia è una
Repubblica democratica di lavoratori". Ma anche questo emendamento venne
bocciato.
Ma fu il democristiano Amintore Fanfani
10
a presentare la formula
attuale che fu appoggiata dal Partito Comunista Italiano e dal Partito
Socialista Italiano.
L'articolo 1 della Costituzione Italiana venne approvato nella sua
interezza il 22 marzo 1947 dando finalmente un'identità alla nascente
Repubblica.
Il riferimento al lavoro, che nella storia dell’articolo rappresentò un
compromesso tra le diverse forze politiche, fonda il concetto di uno
Stato che affida al cittadino la responsabilità del proprio futuro e valuta la
8
Aldo Moro nacque a Maglie il 23 settembre 1916 – e morì a Roma il 9 maggio 1978; è stato
un politico e giurista italiano, cinque volte Presidente Del Consiglio Dei Ministri, segretario
politico e Presidente del Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana. Fu rapito il 16
marzo 1978 e ucciso il 9 maggio successivo da alcuni terroristi delle Brigate Rosse.
9
Palmiro Michele Nicola Togliatti nacque a Genova il 26 marzo 1893 e morì a Jalta il 21
agosto 1964 è stato un politico e antifascista italiano, leader storico del Partito Comunista
Italiano. Come ringraziamento per le sue attività politiche, ricevette anche la cittadinanza
sovietica
[1]
.Dal 1944 al 1945 ricoprì la carica di vice Presidente del Consiglio e dal 1945 al
1946 quella di Ministro di Grazia e Giustizia nei governi che ressero l'Italia dopo la caduta
del fascismo. Membro dell'Assemblea Costituente, dopo le elezioni politiche del 1948 guidò
il partito all'opposizione rispetto ai vari governi che si succedettero sotto la guida della
Democrazia Cristiana.
10
Amintore Fanfani nacque a Pieve Santo Stefano il 6 febbraio 1908 e morì a Roma il 20
novembre 1999) è stato un politico, economista e storico italiano. Ha ricoperto per cinque
volte la carica di Presidente del Consiglio dei ministri fra il 1954 e il 1987 quando, all'età di 79
anni e 6 mesi, divenne il più anziano premier della Repubblica Italiana. Uno dei più celebri
politici italiani del secondo dopoguerra, fu una figura storica del partito della Democrazia
Cristiana; si distinse anche come storico dell'economia.