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Introduzione
«Per essere Sé si ha bisogno di un Altro, così altro e sé sono condizioni
relative al funzionamento della “macchina” mentale [...] Il Sé è
semplicemente il Non-Altro ed in questo è la sua identità, la sua unicità»
(P. VALÉRY, Quaderni, IV). Nella presente tesi si vuole analizzare il
concetto del sé connesso alla dimensione dell’interazione sociale. La
citazione sovra riportata sintetizza lo scopo dell’elaborato presentato.
Attualmente il termine sé, così come il termine interazione sociale,
vengono utilizzati molto frequentemente, ma ci si rende conto di rado di
come siano due fenomeni complementari che si coadiuvano a vicenda. Lo
scopo della tesi è quello di dimostrare come il sé non sia un fenomeno
individuale che dipenda solo ed esclusivamente da noi stessi e dalla
propria persona, ma si vuole dimostrare come sia un fenomeno sociale e
collettivo. Il sé nasce dall’esperienza sociale e presenta una struttura
sociale, come afferma Mead. Non è possibile un sé che sorga fuori
dall’esperienza sociale. Proprio questo si è cercato di dimostrare
all’interno del presente lavoro, attraverso l’analisi di diverse fonti e diversi
autori come: George Mead, William James, Erick Erikson, Tajfel, che
hanno permesso di comprendere a pieno la genesi del sé, la sua
formazione e la sua connessione con l’interazione.
La psicologia sociale afferma che l’immagine di sé si sviluppa nella prima
infanzia e afferma che ognuno di noi è inserito in un dato contesto sociale.
È esattamente questo contesto che partecipa attivamente alla costruzione
dell’immagine di sé che risulta ampiamente condizionata dalla relazione
che ogni soggetto istituisce con il prossimo. Il sé ha radici molto profonde
che si ritrovano in diversi fattori quali: esperienze infantili, rapporto con il
proprio genitori e rapporti sociali significativi. Il contesto sociale ci
fornisce dei continui feedback su ciò che noi siamo anche e soprattutto
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mediante le opinioni altrui. Uno dei primi teorici che è stato approfondito
nell’elaborato e che ha sottolineato come le opinioni altrui e le opinioni
degli “altri significativi” (amici, famiglia, genitori) abbiano un ruolo
primario nella formazione del concetto del sé è proprio George Mead.
Il sé è alla base dell’uomo e a questo termine viene associata la parola
identità. Nel corso della tesi verrà approfondita anche questa nozione la
quale analogamente è influenzata dalle relazioni e interazione sociale. La
conoscenza di noi stessi è basilare per poi comprendere come agire e come
rapportarci con il prossimo e con il mondo. La conoscenza e lo studio della
nostra identità consente di regolare il rapporto con il prossimo.
L’elaborato è suddiviso in quattro capitoli i quali sono logicamente
conseguenti e che hanno lo scopo di illustrare l’idea che si trova alla base
di questo lavoro: come l’interazione sociale sia il punto di partenza per la
costruzione del sé.
Nel primo capitolo vi è un’introduzione generale al concetto di sé,
dimostrando come questo termine sia molto frequente nella vita di
ognuno. Viene esposto un breve excursus storico grazie al quale si viene a
conoscenza di come l’idea del questo sia molto recente, infatti prima del
1500 vi è una grande difficoltà nel rintracciare un’idea dell’individualità e
di quest’ultimo. Dopo il 1500 grazie a eventi come secolarizzazione,
illuminismo e psicoanalisi (grazie soprattutto ai lavori di Freud) c’è un
cambiamento nella visione del sé. Per molto tempo si è discusso sul fatto
se quest’ultimo si costituisse come un fenomeno individuale o collettivo
ma attraverso una serie di studi si è arrivati alla comprensione di come il
rapporto tra il sé e il gruppo è sempre più stretto e perciò di come non è
un fenomeno individuale ma al contrario, è un fenomeno che contempla la
presenza degli altri: è collettivo. Il sé collettivo viene confermato anche
dalla teoria dell’identità sociale, la quale viene approfondita nel secondo
capitolo. Brewer e Gardner hanno distinto tre forme di sé: individuale,
relazionale e collettivo e a differenti tipi di sé e attributi di sé sono
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connessi livelli di identità differenti. Lo studio del sé è stato approfondito
anche attraverso le riflessioni di William James, il quale ha parlato
dell’esistenza di vari sé. Nel pensiero di James, il sé viene presentato come
avente due componenti: l’io consapevole e il me conosciuto. Secondo
James, il sé non è una somma di conoscenze che vengono accumulate
dall’individuo isolato ma è una riflessione continua che l’io svolge su
quanto il me sente nel fluire del mondo materiale e sociale. Importante
inoltre, è la riflessione sul concetto di lookingglass self di Cooley (1908):
comprendiamo ciò che siamo in base al modo in cui gli altri ci
percepiscono ed elaborano un’idea su di noi. Le opinioni del prossimo
sono fondamentali per ogni soggetto. Il sé si presenta come un punto di
cerniera all’interno del quale si verifica l’incrocio dei dati sociali con quelli
intrapsichici. Lo schema del sé è un aspetto importante per comprendere a
pieno la sua natura. Secondo la Markus, il sé è costituito da un insieme di
schemi che corrispondono a diverse dimensioni in riferimento alla quali
noi conosciamo noi stessi. Uno schema presenta tutte le informazioni note
sul sé in un settore della condotta dell’individuo.
Nel secondo capitolo viene approfondito il tema dell’identità, e in
particolare l’identità in rapporto al sé. Anche l’identità è una tematica
importante per comprendere l’uomo, e risulta ancora più fondamentale
perché è un tema che si connette al sé e al suo sviluppo. Essa, così come il
sé, è influenzata dalle relazioni e interazioni sociali che condizionano la
sua formazione. Quest’ultima costituisce per ogni uomo uno dei suoi
punti saldi. L’identità si sviluppa mediante un processo di socializzazione
che è necessario per l’integrazione nel gruppo e per la formazione di una
personalità autonoma. Per il funzionamento, la costruzione e
l’organizzazione dell’identità personale gioca un ruolo fondamentale il
processo di identificazione: un processo immaginario che viene messo in
atto dall’io per difendersi contro l’angoscia che si instaura nella relazione
con il prossimo. Con l’identificazione, si instaura questo conflitto che
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consente l’emergere dell’identità: il soggetto divenendo ciò che non è,
diviene se stesso. Sono ben illustrati gli studi di Erik Erikson, l’autore che
ha maggiormente approfondito il concetto di identità. In una delle sue
opere più importanti “Infanzia e società” nel 1950, egli afferma che
l’identità personale si sviluppa lungo il corso della nostra vita ed è
fortemente influenzata dal contesto socioculturale. In particolare, Erikson
ci parla di identità psicosociale: il prodotto dell’ego che scaturisce dal
rapporto costante con le relazioni significative dell’individuo. Al termine
del secondo capitolo viene illustrata la teoria dell’identità sociale, lavoro di
Tajfel e colleghi. Questa teoria è molto significativa, perché rappresenta in
maniera esaustiva l’esigenza dell’integrazione fra il livello individuale e il
livello sociale, centrale per lo sviluppo dell’individuo. Per Tajfel, l’identità
sociale è quella concezione di sé che deriva dalla consapevolezza di
appartenere ad un gruppo sociale specifico, perciò la costruzione
personale di un individuo viene influenzata non solo dalle sue
caratteristiche personali ma è influenzata dal prossimo e dal gruppo
sociale nel quale si riconosce e nel quale ritiene di appartenere. Ecco che la
formazione del sé e dell’identità va considerata in relazione all’altro ed è
per questo che l’interazione sociale è l’elemento che sta alla base dello
sviluppo del sé. La teoria pone l’attenzione verso una descrizione del
comportamento degli individui, non come esseri isolati ma come membri
di categorie sociali ben definite. Secondo la teoria perciò, il gruppo e
l’interazione sociale sono il luogo di origine dell’identità, in particolare
dell’identità sociale.
Nel terzo capitolo viene presentato il fulcro del lavoro di ricerca svolto:
l’interazione sociale e costruzione del sé. Le interazioni sociali
costituiscono le strutture di relazioni che si caratterizzano per diversa
rilevanza, stabilità e per un diverso grado di soddisfazione che gli
individui ricavano da esse.
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In seguito, viene analizzato il rapporto tra il sé e il gruppo, e affrontando
la tematica del sé gruppale. Il sé gruppale viene indagato da Francesco
Corrao: il sé fa riferimento oltre che alla sua individualità anche al gruppo
al quale appartiene. Corrao nei suoi studi affronta il tema dell’esistenza di
una mente di gruppo. La mente gruppale ha un carattere transitorio e
provoca modificazioni nella mente individuale ecco perché Corrao parla
dell’esistenza del sé gruppale. Viene illustrato, in maniera approfondita, il
grandissimo contributo di Mead, filosofo comportamentista e psicologo.
Egli illustra la sua posizione in riferimento al sé in una delle sue opere più
importanti: Mente, sé e società. Nel volume viene illustrato il suo pensiero
secondo cui la mente è il prodotto dell’interazione sociale. Il sé per Mead è
intimamente legato a vari aspetti sociali. Viene sorgendo nel processo
dell’esperienza e dell’attività sociale, ovvero si sviluppa come risultato
delle relazioni che l’individuo ha quel processo nella sua totalità e con gli
altri individui all’interno di esso. Nella parte terza della sua opera Mead,
illustra pienamente la sua visione del sé. Il processo sociale dal quale viene
sorgendo il sé è un processo che implica l’interazione degli individui
all’interno del gruppo e che implica la preesistenza di un gruppo stesso.
Per lo psicologo ciò che costruisce un sé è proprio il processo sociale per
cui si influenzano gli altri in un atto sociale e quindi si finisce per
assumere l’atteggiamento del prossimo. Appartiene sempre a Mead la
teoria di Interazionismo simbolico. Nella prospettiva di quest’ultimo,
viene posta al centro l’interazione sociale e centrali sono i processi
interpersonali grazie ai quali gli individui si rapportano sia al proprio
modo di pensare, che al modo di pensare altrui. Secondo questa corrente,
l’origine del sé risiede nell’interazione umana e il come ci vedono gli altri
influenza moltissimo la formazione del nostro sé e di noi stessi.
All’interno del quarto e ultimo capitolo viene studiato il sé in riferimento
alla cultura con lo scopo di dimostrare ancora una volta che la formazione
di quest’ultimo non va analizzata e ristretta al campo individuale e
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personale ma va connessa con altri dati e altri elementi che consentono la
sua formazione e il suo sviluppo a pieno. Così come il prossimo insieme
all’interazione sociale sono importanti per lo sviluppo del sé, anche la
cultura influenza la sua formazione soprattutto nelle dimensioni del sé
indipendente e interdipendente che presentano delle caratteristiche
diverse e dipendono dalla cultura di appartenenza. Nelle società
occidentali prevale lo spirito individualista che porta così alla formazione
di un sé indipendente ovvero un soggetto che è come se vivesse in quale
modo separato dal prossimo e dal mondo intero, pone una scissione fra la
propria esperienza e l’oggetto della propria esperienza. Il sé indipendente
viene considerato come un’entità autonoma, libera. Al contrario nelle
società orientali prevale uno spirito collettivista che porta alla formazione
di un sé interdipendente: il sé è come una parte della rete di relazioni
sociali.
Per concludere perciò il sé deve essere relazionato alla società così come
l’individuo; e non va considerato come qualcosa di scisso, di separato.
Viene visto come integrato nelle relazioni sociali ed è proprio la
dimostrazione di questa teoria lo scopo del presente lavoro.