3
INTRODUZIONE
Obiettivo del presente elaborato è quello di dimostrare in che
modo le fonti di informazione autorevoli, in quanto legittimate a tutti gli
effetti, siano in grado di influenzare e controllare la notizia, riuscendo,
inoltre, a costruire per la pubblica opinione una realtà coerente con il
punto di vista delle istituzioni. In considerazione del fatto che le notizie
giornalistiche si propongono il fine di informare l’opinione pubblica su
fatti e questioni inerenti la realtà, è evidente l’importanza di fonti
autorevoli, accreditate e attendibili.
Un lavoro sulle fonti giornalistiche autorevoli, dunque, non può
prescindere da un loro inquadramento e da una loro analisi. Come
avremo modo di evidenziare, infatti, esistono diverse tipologie di fonti, in
particolare organizzate o istituzionali, quest’ultime anche dette
autorevoli, e sono state elaborate diverse teorie che hanno cercato di
spiegare che cosa sia una fonte e perché il giornalista si rivolge a essa
per creare la notizia. Numerosi istituti di ricerca si sono concentrati sul
rapporto tra fonti e notizie giornalistiche tra i quali si è distinto, ad
esempio, il Centre for Contemporary Cultural Studies, mentre, tra gli
studi, si è distinto il lavoro di Stuart Hall e colleghi del 1978, Policing the
crisis: Mugging, the State, and Law and Order
1
, che rappresenta,
ancora oggi, una pietra miliare in materia. All’interno dell’articolo, ad
esempio, si spiegavano i meccanismi per cui la cronaca nera veniva
utilizzata dai media per attirare l’attenzione e incuriosire il pubblico.
1
HALL S., CRITCHER C., JEFFERSON T., CLARKE J., ROBERTS B., Policing the
crisis: Mugging, the State, and Law and Order. MacMillan Press, London, 1978.
“Il rapporto tra fonti e giornalisti
assomiglia a una danza,
perché le fonti cercano
l'accesso ai giornalisti e i
giornalisti cercano l'accesso
alle fonti”.
Herbert J. Gans
4
In genere, nel caso della cronaca nera le fonti sono facilmente
reperibili e sono di natura istituzionale, provenendo, ad esempio, da
tribunali o uffici di polizia il che garantisce al giornalista la loro veridicità
e una certa velocità nel loro reperimento. Le notizie così costruite non
solo influenzano l’opinione pubblica ma anche il sistema giudiziario.
Nella loro ricerca Hall e colleghi analizzarono il modo in cui la
copertura mediatica della cronaca nera contribuisse, nei primi anni ‘70,
a diffondere un senso di crisi nella società inglese, esaminando,
soprattutto, il modo in cui le preoccupazioni relative alle notizie
riguardanti aggressioni e rapine, e la relativa reazione della
popolazione, influenzassero la società in modo così profondo da
contribuire a produrre un cambiamento di natura sociale che ebbe
riflessi sulla crisi di egemonia che, all’epoca, stava interessando il
Regno Unito. Hall e colleghi evidenziarono il fatto che le agenzie che
diffondevano per prima le notizie, dette “definitori primari”, avevano il
potere di etichettarle e, di conseguenza, renderle più o meno
interessanti per i media; questo meccanismo, veniva osservato, si
rifletteva sul loro posizionamento sui media che, a sua volta, era
strettamente connesso al clamore che la notizia suscitava e ad
eventuali reazioni di natura sociale o politica. In sintesi, quindi, Hall e
colleghi evidenziarono l’esistenza di una corrispondenza tra idee
dominanti, ideologie e pratiche dei media professionali, una
corrispondenza, questa, legata al potere come avrebbero dimostrato le
teorie di Herman e Chomsky
2
.
Nel tentativo di valutare se e come le fonti autorevoli possono
influenzare il giornalista e la notizia, si è deciso di suddividere il
presente elaborato in due capitoli. Nel primo capitolo, Le fonti
giornalistiche nell’era del web. Il problema dell’autorevolezza, partiremo
da un paragrafo dedicato al ruolo delle fonti all’interno della
comunicazione mediatica evidenziando eventuali differenze tra il ruolo
giocato negli old e nei new media. Un secondo paragrafo sarà dedicato
2
HERMAN E., CHOMSKY N., Manufacturing Consent. The Political Economy of the
Mass Media, Pantheon, New York, 1988.
5
a tratteggiare, seppure in termini sintetici, l’evoluzione del giornalismo e
l’importanza delle fonti in un media che, nel tempo, si è dimostrato
capace di evolversi e adattarsi ai nuovi medium dell’era digitale; una
riflessione sulle fonti dell’informazione chiuderà la parte più generale
del capitolo. Nei paragrafi successivi, quindi, nell’ottica di capire la
funzione e il ruolo delle fonti autorevoli, partiremo con l’illustrare la loro
classificazione e tipologia e approfondiremo la differenza tra fonti
istituzionali e occasionali. Infine, gli ultimi due paragrafi saranno
dedicati al giornalismo online e al problema dell’autorevolezza delle
fonti “virtuali”.
Nel secondo capitolo, La notizia giornalistica e il ruolo delle fonti.
Aspetti e problematiche, partiremo da un paragrafo dedicato a
inquadrare il significato della “notizia” giornalistica, quindi passeremo ad
analizzare questioni legate alla sua rappresentatività e
contrapposizione. Come avremo modo di argomentare la notizia, che è
portavoce di valori pubblici e universali, presenta diverse tipologie e
modelli ognuno dei quali risponde a esigenze di realtà ma anche di
sensazionalismo all’interno delle quali le fonti, autorevoli e non, giocano
un ruolo fondamentale. Gli ultimi due paragrafi saranno dedicati ad
affrontare il rapporto tra la diversa natura delle notizie (politica,
economica, sociale, di costume e di cronaca) e le fonti, per chiudere
infine con un paragrafo dedicato alla notizia massmediatica e online.
6
CAPITOLO 1
LE FONTI GIORNALISTICHE NELL’ERA DEL WEB. IL
PROBLEMA DELL’AUTOREVOLEZZA
1.1 Le fonti nella comunicazione tra old e new media
Una riflessione sulle fonti giornalistiche e le problematiche
connesse alla loro autorevolezza è, prima di tutto, una questione di
comunicazione intesa come uno scambio di messaggi, provvisti di
significato, tra individui che conoscono un codice per poterli
interpretare. Esistono diversi tipi di comunicazione tra cui quella più
immediata è nota come “faccia a faccia”, altrimenti detta interpersonale;
in questo tipo di comunicazione tutti i soggetti partecipanti possono
essere contemporaneamente emittenti e riceventi e cambiare il proprio
discorso a seconda della reazione del destinatario
3
. Il tipo di
comunicazione che si realizza nell’interazione tra due soggetti è detto
interattivo o dialogico, si tratta, infatti, di uno scambio in tempo reale
che non necessariamente deve essere verbale ma può anche essere
affidato al linguaggio del corpo, nell’ottica, come evidenziava
Watzlawick, che non si può non comunicare
4
. Il solo fatto di trovarsi di
fronte a un’altra persona crea una situazione comunicativa.
Diversamente da quella faccia-a-faccia, la comunicazione di massa
prevede la presenza di un emittente e di molti riceventi; questo tipo di
comunicazione è caratterizzata dall’unidirezionalità anche se, in alcuni
3
VERRASTRO V., Psicologia della comunicazione, Franco Angeli, Milano, 2004.
4
WATZLAWICK P., La pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio, Roma,
1967.
7
casi, all’interno della comunicazione di massa è possibile sperimentare
anche una dimensione del tipo one-to-one
5
.
Esiste, di fatto, una terza tipologia di comunicazione, quella
mediata, che si differenzia dalle due precedenti e che si caratterizza per
l’uso della tecnologia. Nella comunicazione mediata il messaggio che si
intende comunicare viene riprodotto e inviato tramite un medium
tecnico; oltre ai mezzi (media), però, la comunicazione mediata ha
bisogno anche di un network capace di far circolare l’informazione. Il
messaggio può essere trasportato in modo materiale (e allora
necessiterà di un certo tempo) o immateriale (e allora sarà in tempo
reale); è chiaro che il giornalismo rientra nel primo tipo di
comunicazione mentre la televisione (o Internet) nel secondo
6
.
Il XX secolo, con la diffusione dei media della radio e della
televisione, ha visto prevalere la comunicazione immateriale. A detta di
Parola e colleghi i mass media «possono essere considerati apparati di
mediazione simbolica della realtà sociale»
7
e questo in virtù del fatto
che sono in grado di condizionare, nel lungo periodo e in modo indiretto
(e anche subdolo), la percezione della realtà degli individui e, di
conseguenza, il modo in cui si rapportano a essa, ma anche i
meccanismi che soprassiedono alla costruzione dell’identità soggettiva
tramite la rappresentazione (e legittimazione) di “frammenti di realtà”,
credenze, valori e modelli comportamentali. Quando si parla di media,
in un’epoca ormai globalizzata e digitalizzata, è necessario operare una
distinzione tra old e new media, ossia tra media tradizionali, come la
posta o il telefono, ma anche i giornali, la radio, il cinema o la
televisione, e quelli di ultima generazione, legati soprattutto
all’evoluzione dell’ICT. La differenza sostanziale tra old e new media in
termini di comunicazione riguarda il livello di asimmetria direzionale;
5
MENDUNI E., I linguaggi della radio e della televisione, Laterza, Roma-Bari, 2002.
6
BOVONE L., Comunicazione: pratiche, percorsi, soggetti, Franco Angeli, Milano,
2000, p. 17 e ss.
7
PAROLA A., ROBASTO D.,ROSA A., TV e ricerca: una relazione complessa, in
PAROLA A. (a cura di), Le trappole del verosimile, Franco Angeli, Milano, 2009, p. 52
(pp. 35-80).