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Introduzione
Harry Potter and the Philosopher's Stone was first published in 1997, and since
then it has been translated into around 74 different languages and sold more than
100 million copies all over the world. The series written by J. K. Rowling has
become one of the best-selling book series of all time, and has even been turned
into massive blockbuster movies.
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In relazione a quanto riportato dalla BBC, è importante precisare che il volume
sopracitato venne inizialmente pubblicato dalla casa editrice britannica Bloomsbury
Publishing. L’anno successivo, negli Stati Uniti, la casa editrice Scholastic ne stampava la
traduzione in inglese americano con il titolo Harry Potter and the Sorcerer’s Stone.
Ciò che risulta curioso è che, tra le circa 74 lingue in cui il testo è stato tradotto, sia presente
anche un’altra varietà dello stesso idioma. Sorgono alcuni dubbi: quali sono le motivazioni
che hanno portato alla scelta di una traduzione intralinguistica (Jakobson, 1963)? Quali
cambiamenti sono stati apportati concretamente al testo? Come è stato accolto il testo
nell’ambiente editoriale statunitense e che conseguenze ha avuto sul paratesto?
E’ interessante cercare di dare una risposta a questi interrogativi per svariate
motivazioni: innanzitutto, per mettere in luce, attraverso lo studio delle differenze
linguistiche, alcuni aspetti del rapporto controverso e, in alcuni casi, conflittuale tra British
English e American English; in secondo luogo, per comprendere quali meccanismi e quali
logiche vengono impiegate nella traduzione della letteratura per l’infanzia; per conoscere le
dinamiche che entrano in gioco nel processo di trasformazione da un ambiente editoriale
all’altro; infine, per cogliere le diverse sfumature dell’esperienza letteraria vissuta dai lettori
britannici e statunitensi.
In questa Tesi si affronterà, quindi, il problema della traduzione da una varietà ad un’altra di
Standard English, tenendo ben presente lo scopo investigativo del lavoro che non pretende di
fornire risposte definitive in merito. Ci si occuperà dell’analisi e del confronto dei due testi
adottando come metodo di indagine diversi approcci nel corso dei tre capitoli che seguono,
studiando le due versioni dell’opera nelle loro differenze tanto a livello grafico, quanto a
livello linguistico.
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BBC NEWS (2017, 26 giugno). Harry Potter 20th anniversary: Top locations from the book. Ultimo accesso il
29/01/2018. Disponibile da http://www.bbc.co.uk/newsround/40379050
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Nel primo capitolo, attraverso un approccio argomentativo ed espositivo, verranno
poste le basi concettuali necessarie a ciò che verrà trattato nel terzo capitolo: verranno
illustrati i principali tratti linguistici delle due varietà di riferimento, Standard British English
(SBrE) e General American (GenAmE), con una particolare attenzione per il dialetto
britannico di Bristol, nel West Country; quest’ultimo risulta necessario al fine di una più
consapevole comprensione del modo di parlare e dell’inflessione del personaggio di Hagrid.
Nel secondo capitolo, per rendere l’analisi dell’adattamento più completa e
approfondita dal punto di vista del paratesto, verranno presentate e confrontate le copertine
delle due edizioni attraverso un approccio semiotico: sulla base dell’ambiente editoriale in cui
i testi si inseriscono, si introdurranno il metodo espositivo, le prospettive e i contenuti
veicolati attraverso il paratesto esterno ed interno. Inoltre, avrà particolare menzione la
distinzione prettamente britannica tra adult’s edition e children’s edition, e le motivazioni che
non l’hanno condotta ad una corrispondenza nella versione americana.
Nel terzo capitolo, infine, sarà operato un lavoro di confronto con l’ausilio del
pensiero degli studiosi Lawrence Venuti (1995) e Gillian Lathey (2015). Si utilizzeranno due
diversi approcci: inizialmente, a carattere di discussione teorica, sulla base della critica di
Lathey in merito alla traduzione della letteratura dell’infanzia; successivamente, a carattere di
ricerca empirica per quanto riguarda il confronto concreto tra le traduzioni effettuate nei due
volumi in analisi, esponendo le motivazioni e i meccanismi impiegati nel processo di
adattamento, sia esso in un’ottica di addomesticamento o estraniamento traduttivo (Venuti,
1995).
In conclusione, gli aspetti teorici e di analisi saranno commentati per fornire una
risposta alle domande di ricerca poste in questa introduzione.
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1. Capitolo primo: Standard British English e Standard American English: tratti
caratteristici
Al fine di definire i concetti di Standard British English (SBrE) e Standard American
English (SAE), è anzitutto necessario spiegare cosa si intende per Standard English (SE).
A questo proposito, è esplicito il contributo di Margherita Ulrych (2008): in primo luogo, lo
SE non è una lingua, in quanto rappresenta solo una delle molte varietà di inglese esistenti -
pur essendo quella maggiormente utilizzata nella forma scritta ed impiegata nel sistema
educativo. In secondo luogo, non si tratta di un accento, in quanto anglofoni appartenenti a
paesi diversi e distribuiti in tutto il mondo possono parlare lo Standard English, ognuno con
un diverso accento in base al luogo geografico di provenienza. In terzo luogo, non è riducibile
al concetto di “stile” - inteso come grado di formalità relativo al vocabolario - giacché
comprende in sé un’ampia varietà di stili differenti, dallo slang al linguaggio più aulico, che
possono essere utilizzati da chiunque lo parli; inoltre, la formalità non riguarda solamente il
lessico, ma anche le costruzioni grammaticali. Infine, non può essere considerato un registro,
dato che questo termine si riferisce a un linguaggio determinato da un particolare argomento,
attività o materia: lo SE è una varietà solitamente impiegata, nelle società anglofone, in
concomitanza con l’utilizzo di un registro scientifico, ma si può certamente acquisire e
adoperare un registro non tecnico pur parlando o scrivendo in SE.
Lo Standard English è dunque una sottovarietà della lingua inglese che viene utilizzata nella
forma scritta, non è associata a nessun particolare accento, non ha nulla a che fare con
l’ortografia e la punteggiatura, non è ristretta all’uso di un determinato lessico e non è legata
alla provenienza geografica. Santipolo (2003:403) lo definisce come
[…] that dialect of English, the grammar, syntax, morphology, slang and vocabulary of
which are most widely accepted and understood. Here “widely” means both socially and
geographically, that is, the dialect that, least of all, raises critical judgements about itself
and is generally considered overtly prestigious.
1.1 Standard British English e Received Pronunciation: cenni storici
Una prima contestualizzazione a livello storico può essere ritrovata in Santipolo
(2003), in cui l’autore ripercorre le tappe fondamentali dello sviluppo dello Standard British
English (SBrE) e del suo generalmente associato accento, la Received Pronunciation (RP).
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La varietà britannica è solo una dei numerosi dialetti di inglese standardizzato esistenti al
mondo, come ad esempio Standard American English o Standard Australian English, e
affonda le radici del suo processo di formazione nel periodo del Middle English (XI-XV
secolo d.C.).
Nel XIV secolo esisteva già un linguaggio letterario standardizzato proveniente dalla regione
delle Central Midlands, e che esercitava una certa influenza linguistica sulla zona di Londra,
ma recenti studi hanno dimostrato che l’area che ha contribuito maggiormente alla formazione
dello SBrE è l’East Midlands Triangle, di cui fanno parte le città di Oxford, Cambridge e la
stessa capitale.
In seguito alla progressiva diffusione di manoscritti e, verso la fine del 1400, di testi stampati,
questo dialetto londinese andò uniformandosi per costituirsi infine come la lingua ufficiale dei
tipografi e propagandosi nel resto dell’Inghilterra. Inoltre, in conseguenza al fatto che i libri
venivano acquistati e letti per la maggioranza dai ceti sociali più alti, i quali risiedevano nella
zona occidentale della capitale, lo SBrE si costituì come un dialetto a carattere puramente
sociale, e contrapponendosi al Cockney, parlato invece nell’area a est di Londra e individuata
come la più povera.
Con l’introduzione, a metà del XVIII secolo, dell’abitudine di iscrivere alle Public Schools i
bambini delle classi sociali più elevate, l’uso del linguaggio standardizzato si impose come
una delle caratteristiche distintive, mentre la pronuncia rimase un aspetto eterogeneo e
indefinito quantomeno fino alla fine del secolo.
Nel 1917, nell’English Pronouncing Dictionary, Daniel Jones presentava ciò che egli stesso
avrebbe successivamente rinominato come Received Pronunciation, e che egli inizialmente
aveva definito come Public School Pronunciation (PSP): l’inglese tipico delle famiglie del
sud dell’Inghilterra (di cui faceva parte anche l’autore stesso), i cui componenti furono
educati nei collegi scolastici pubblici. In seguito, in A Short History of English (1921), il
linguista Henry Cecil Wyld affermò che la RP, da lui rinominata Received Standard (RS),
fosse la migliore varietà di inglese parlata dalle migliori classi del paese per due motivazioni
principali: da un lato, in quanto lingua correntemente parlata in tutto lo stato; dall’altro, per
via dell’unicità e della chiarezza dei suoni.
Nel corso dei decenni, questa teoria sulla presunta superiorità della RP ricevette sempre più
supporto, finanche ottenendo quello delle istituzioni ufficiali: dapprima, impiegandolo come
criterio di selezione per gli ambasciatori del Regno Unito all’estero, proseguendo poi come
requisito per giornalisti e presentatori della BBC (per questo motivo, la RP è conosciuta anche
con il nome di BBC Pronunciation).