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INTRODUZIONE  
 
Le crescenti spinte competitive di mercato e la necessità di raggiungere economie di costo 
nell’attività, sono tali da richiedere alle banche sempre più investimenti nella ricerca di 
modelli di gestione dell’attivo e del passivo in modo integrato.  
La conoscenza “logica” e “analitica” tra le diverse variabili che condizionano la gestione 
(volumi, tassi, prezzi, rischi) risulta elemento ineludibile per ogni gestione d’impresa; questo 
vale ancor di più per le Banche, considerando la variabilità dei fondamentali del mercato 
finanziario, che condiziona il raggiungimento di obiettivi di equilibrio sostenibile nel tempo. 
E’ rilevante, in altri termini, raggiungere obiettivi d’impresa coerenti sia con la specifica realtà 
operativa sia rispetto ai vincoli esogeni alla struttura e sostenibili rispetto al patrimonio 
disponibile.  
 
L’adozione di sistemi di ALM, per tanto tempo considerati uno slogan piuttosto che una 
necessità di gestione, rappresentano ad oggi un elemento “oggettivo” che recepisce quanto 
previsto nei modelli teorici e fornisce una risposta concreta alla gestione integrata dell’attivo 
e passivo.  
Per consentire alla Direzione di definire e perseguire una strategia, infatti, è necessario 
dotarla di tutti quegli elementi conoscitivi utili a dare consapevolezza delle leve disponibili; 
aggregare tutti i flussi dell’attivo con tutte le voci di raccolta, analizzare gli stessi rispetto alla 
loro distribuzione temporale (maturity) e alle differenti regole di rendimento/prezzo (tasso). 
La loro gestione deve essere “ottimale” rispetto ad obiettivi di redditività; la loro 
interconnessione dovrà “generare” un rischio sostenibile rispetto al patrimonio disponibile 
(coerente anche – oppure “principalmente” – con le prescrizioni normative). 
 
Il “continuo” aggiornamento delle regole di vigilanza sul capitale delle Banche (c.d. Basilea) 
– unitamente alla modifica delle regole contabili (IAS/IFRS) – “costringono” le banche a 
dover prendere coscienza dei rischi insiti nella propria gestione, misurarli adeguatamente 
(in condizioni ordinarie e di stress) per comunicarli al mercato con trasparenza. Pre questo, 
la misurazione dei rischi richiede sempre più il supporto di metodi e procedure tempestive 
nel tradurre dati in informazioni.  
 
L’evoluzione dei sistemi gestionali per la gestione integrata dei rischi, in sostanza, risulta 
funzionale a dotare il management di una forte consapevolezza sulle leve gestionali
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disponibili; assume importanza, in altri termini, dotare il management di strumenti e modelli 
di misurazione e controllo dei rischi coerenti con le complessità operativa con l’attenzione a 
moderare la relativa sofisticazione limitando un’ulteriore rischi di natura operativa.  
 
L’efficacia con cui la gestione dei rischi riesce a trasformare le scelte di impiego in 
opportunità di creazione di valore dipende, inoltre e forse in principal modo, dalla cultura del 
rischio presente nella struttura aziendale. 
A tale riguardo, il sistema di ALM “deve” innestare anche un processo culturale di 
condivisione su come i rischi aziendali sono gestiti e monitorati; quanto esposto vale ancor 
di più per le Banche di piccole dimensioni come le Bcc, dove l’elemento che le differenzia 
deriva dal loro radicamento sul territorio e, soprattutto, dal loro capitale umano.  
 
Il processo di creazione del valore, più in generale, può proficuamente svilupparsi anche 
con il supporto dei sistemi di ALM. poiché gli stessi contribuiscono ad un’attenta 
pianificazione delle scelte di allocazione del capitale; le scelte conseguenti, devono essere 
orientate ad ottimizzare la performance del capitale utilizzato compatibilmente con il profilo 
di rischio insito in ogni operazione posta in essere.  
L’efficacia con cui tali azioni sono realizzate, infatti, incide in modo determinante sulla 
capacità dell’impresa di incrementare il suo valore economico nel tempo. 
 
E’ in tal modo che il management attua correttamente la formula imprenditoriale e la relativa 
capacità di affermarsi nel tempo nel rispetto delle condizioni di equilibrio e nella prospettiva 
della continuità aziendale. 
Il management individua, attraverso gli strumenti di ALM, le azioni che consentono alla 
banca di realizzare non solo strategie di diversificazione del rischio, ma anche di maggiore 
o minore focalizzazione in quelle aree di affari e segmenti di mercato che presentano 
condizioni idonee alla penetrazione e al successivo sviluppo.
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CAPITOLO 1: Il Sistema di ALM: rischi, processi e sistema di reporting 
 
Il presente capitolo ripercorre le caratteristiche del sistema ALM in termini di logica 
d’impianto e utilizzo operativo. 
In tale ambito sono ripercorsi i principali rischi dell’attività bancaria con un focus su quelli a 
maggior impatto nell’economia delle banche di piccole dimensioni. 
Il capitolo propone anche un’analisi sull’interrelazione tra il sistema ALM e quello più 
generale di reporting aziendale; viene affrontato anche l’importanza del sistema ALM nel 
sistema dei controlli interni.
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1.1. L’Asset and Liability Management nelle banche  
 
 
L’Asset and Liability Management (ALM) è un processo articolato che riguarda, da un lato, 
la realizzazione di specifici sistemi di misurazione e controllo delle varie fonti di rischio, 
dall’altro investe l’insieme delle decisioni della banca, a partire da quelle più tradizionali di 
gestione della liquidità a quelle appartenenti alla più ampia galassia della gestione 
finanziaria e della gestione caratteristica della banca. 
La realizzazione pratica di questo tipo di attività, richiede alla banca un non marginale sforzo 
organizzativo in termini di raccolta ed elaborazione delle informazioni. 
Se, infatti, i tradizionali sistemi di supporto delle scelte strategiche di investimento e quelli di 
consuntivazione dei risultati attingevano le loro informazioni in gran parte dalla contabilità, 
la quantificazione dell’esposizione a rischio, misura base per un corretto ALM, necessita di 
informazioni sugli accadimenti futuri che possano modificare i flussi di cassa generati da 
ciascun’attività e passività. 
Per poter quindi procedere ad una corretta misurazione del rischio finanziario, sono 
necessari due requisiti: reperimento ed elaborazione delle informazioni in base alle quali 
sviluppare i flussi di cassa generati dalle singole poste di bilancio e un’attenta analisi 
economica della possibile dinamica futura dei fattori di rischio, quali tassi di interesse, tassi 
di cambio e indici azionari, nonché delle eventuali correlazioni. Per quanto riguarda il 
secondo requisito, inoltre, si può considerare il fatto che la banca a volte si trova ad operare 
in condizioni di non perfetta concorrenzialità, nelle quali il volume delle quantità intermediate 
dipende dai tassi che la stessa banca riesce ad offrire alla propria clientela: per questo nel 
valutare la dinamica dei singoli fattori di rischio occorre valutare anche la possibile dinamica 
del volume delle attività intermediate. 
La diffusione della sensibilità alle tematiche dell’ALM ha profondamente modificato 
l’organizzazione e la gestione delle banche, favorendo un processo di integrazione e 
coordinamento delle decisioni che regolano l’acquisizione e l’allocazione delle risorse 
finanziarie e, più in generale, della composizione del portafoglio di attività, passività e 
strumenti derivati. 
Tale coordinamento ha riguardato, in primo luogo, le strategie adottate sui mercati in cui la 
banca assume tradizionalmente un ruolo di price taker, ovvero le attività dei settori titoli, 
tesoreria e cambi. In un secondo tempo tale coordinamento si è esteso a tutte le poste attive 
e passive e fuori bilancio. Con questa evoluzione si è passati, all’interno della banca, da una
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gestione finanziaria puramente “tecnica” concentrata sul coordinamento dei flussi di cassa 
e sul reperimento dei fondi nel breve periodo, ad una gestione finanziaria più “aziendale” 
volta a perseguire una composizione delle fonti e degli impieghi finanziari in linea con 
l’obiettivo di massimizzazione del valore per l’azionista. La gestione finanziaria integrata 
dell’attivo e del passivo, nella sua funzione più ampia di coordinamento della dinamica 
dell’intero bilancio, viene ad assumere quindi un ruolo centrale in quanto coincidente con la 
gestione caratteristica della banca. 
Si può definire l’ALM come un processo articolato di gestione cui sono stati attribuiti fino ad 
ora significati diversi nell’ambito dell’insieme più vasto delle scelte gestionali di una banca. 
In particolare, viene definito generalmente come ALM l’insieme dei criteri e delle tecniche di 
gestione introdotte con l’obiettivo di quantificare l’esposizione complessiva ai rischi finanziari 
e guidare la banca alla posizione desiderata di rischio-rendimento individuando, inoltre, 
l’insieme delle relazioni funzionali che consentono di proiettare differenti strategie operative 
in base alle diverse previsioni di scenario per il mercato e di valutarne l’impatto sui principali 
indicatori di redditività e di rischio. 
Obiettivo quindi dell’ALM è quello di adottare scelte gestionali in merito all’attività di 
intermediazione e alla composizione dell’attivo e del passivo orientate alla massimizzazione 
del rendimento, aggiustata per il rischio, da offrire all’azionista. 
Alla base dell’ALM vi è inoltre la disponibilità di adeguati strumenti per la misurazione 
integrata dei rendimenti attesi da una certa opportunità operativa e dei relativi rischi impliciti. 
La sempre maggiore importanza attribuita alla conoscenza della posizione complessiva di 
rischio assunta dalla banca, ha indotto infatti le banche ad affinare i sistemi di valutazione 
delle singole posizioni di rischio, strutturando per questo obiettivo una apposita funzione: il 
Risk Management. 
Avendo definito l’obiettivo e l’ambito di applicazione dell’ALM, si può quindi passare ad una 
breve analisi della nascita e dell’evoluzione delle tecniche utilizzate per l’ALM. 
I primi modelli di ALM nascono negli Stati Uniti negli anni settanta a seguito della accresciuta 
instabilità monetaria con un duplice obiettivo: da un lato vi è quello di quantificare gli effetti 
di una variazione dei tassi di interesse sulla redditività attesa, dall’altro indicare alla banca 
le azioni da intraprendere per neutralizzare tale impatto e quindi mantenere l’esposizione al 
rischio tasso di interesse entro i limiti desiderati. 
Nella prassi applicativa delle banche ciò è avvenuto attraverso l’adozione dei modelli di 
Maturity Gap Analysis e Duration Gap Analysis. I primi individuano l’impatto che una 
variazione dei tassi di mercato provoca sui margini di profitto attesi dalla banca e indicano