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INTRODUZIONE
L’obiettivo del presente lavoro è quello di indagare da vicino la realtà dei cartelli. Fin dalla
fondazione dell’economia politica con il contributo di Adam Smith, la collusione, e quindi
la formazione dei cartelli, è stato considerato il modo più grave attraverso il quale il gioco
della concorrenza può essere distorto. Questa tipologia di accordi collusivi, infatti,
portando le imprese a cooperare al fine di raggiungere profitti più elevati a danno del
benessere collettivo, producono delle alterazioni nel mercato concorrenziale,. Gli effetti
negativi di tali accordi, hanno portato allo sviluppo di metodologie atte alla loro scoperta e
distruzione, riportando il mercato in un regime competitivo con conseguenti benefici per i
consumatori. Nel primo capitolo si fisseranno alcuni caratteri generali della formazione dei
cartelli con particolare attenzione alle condizioni che ne facilitano la formazione. Questo
costituisce un aspetto di fondamentale importanza rappresentando la base su cui l’Autorità
può muoversi nel scoprire e distruggere i cartelli. Nel secondo capitolo si vedranno più da
vicino le ragioni che hanno portato gli economisti e i giuristi a considerare i cartelli come
un “male” da perseguire. Si indagheranno le inefficienze prodotte dalla configurazione di
mercato di tipo monopolistico, cui gli accordi delle imprese tendono. Infatti attraverso la
cooperazione, le imprese riescono ad acquisire artificiosamente potere di mercato che
altrimenti non avrebbero, consentendogli di praticare prezzi elevati di monopolio.
Attraverso l’analisi delle inefficienze si potrà comprendere come il cartello arrechi danni al
benessere collettivo, ragion per cui debba essere perseguito in modo tempestivo. Tuttavia
spostando l’obiettivo di analisi e indagando l’incentivo a innovare, gli effetti negativi della
collusione possono venire ridimensionati se non addirittura annullati. Nel terzo capitolo si
analizzeranno alcuni dei principali strumenti della politica di tutela della concorrenza
attraverso i quali le Autorità pubbliche mantengono le condizioni concorrenziali sul
mercato. Partirò dal considerare i caratteri generali di tale politica, soffermandomi sui due
aspetti di cui si compone l’attività di enforcement: la promozione della concorrenza e la
sua tutela. Inizierò nel considerare il public enforcement e effettuerò, a tal fine, una
disamina delle varie discipline, comunitaria e italiana, relativamente alla tutela della
concorrenza. Infine ultimo aspetto del capitolo sarà il private enforcement, di recente
introduzione che si aggiunge al public enforcement come strumento deterrente alla
formazione di accordi collusivi. Infine l’ultimo capitolo sarà dedicato al caso di studio. Si
procederà all’analisi della strategia collusiva posta in essere dalle due imprese, Novartis e
3
Roche, al fine di consentire la diffusione del farmaco più costoso piuttosto che di quello
più economico, nonostante numerosi studi ne abbiano messo in evidenza la totale
equivalenza sia in termini di efficacia che in termini di rischio. Risulterà evidente il ruolo
chiave della ricerca indipendente nel fornire le dovute prove rilevanti alla decisione
dell’AGCM mostrando equivalenza in termini di efficacia e rischio. Inoltre mostrerò come
gran parte delle teorie sui cartelli esposte precedentemente trovano concreta applicazione
nel caso di specie. La concentrazione sarà in particolare, oltre che sulla strategia collusiva
adottata dalle due imprese, anche della normativa di riferimento, che ha portato alla
comminazione della multa ad entrambe le società. A conclusione illustrerò gli effetti
negativi che tale accordo collusivo ha prodotto sul mercato, non solo in termini di un
maggior aggravio al bilancio del Sistema Sanitario Nazionale ma anche di effettivo
esercizio del diritto alla salute da parte dei pazienti.
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CAPITOLO 1
ACCORDI COLLUSIVI E FORMAZIONE DEI CARTELLI
1.1 CARTELLI: DEFINIZIONE E CARATTERI GENERALI
Il cartello può essere definito come l'accordo tra due o più imprese volto a coordinare
l'attività delle stesse ai fini della determinazione dei prezzi di vendita, delle quantità
prodotte, per spartirsi il mercato e in generale, per cooperare su tutte quelle variabili che
consentono di falsare, sopprimere, impedire il gioco della concorrenza al fine di ottenere
profitti più elevati
1
. Condizione indispensabile per la formazione del cartello è il
coordinamento tra le imprese che vogliono formare lo stesso in relazione alle strategie e
alle attività da intraprendere per il mantenimento nel tempo dell'esito collusivo. L'obiettivo
dell'accordo di cartello è quello di consentire alle imprese l'ottenimento di un potere di
mercato che permette di uscire dal regime concorrenziale, a profitti nulli o comunque
limitati, e ottenere profitti più elevati solitamente praticando il prezzo di monopolio. In
questo modo le imprese passeranno dal competere l’una contro l’altra a cooperare tra di
loro determinando un indebito arricchimento alle spalle del benessere collettivo. Tuttavia
l'ottenimento di un potere di mercato, non rappresenta un male assoluto quando lo stesso è
acquisito attraverso opportune strategie delle imprese, rappresentando in tal caso un
semplice risultato di tutta una serie di investimenti effettuati per vincere il gioco
concorrenziale. Infatti le imprese possono investire in strategie competitive in termini di
innovazione, di riduzione dei costi e in generale su ogni altra variabile che consente di
ottenere un vantaggio competitivo rispetto alle rivali, ottenendo potere di mercato che si
traduce in profitti più elevati. L’accordo collusivo, invece, rappresenta la via più semplice
e meno costosa per ottenere artificiosamente tale potere di mercato attraverso un
restringimento della quantità complessivamente offerta di un determinato bene, con
conseguente aumento del prezzo di vendita del bene stesso. Tale politica può essere
realizzata solo attraverso una diminuzione della quantità offerta da parte di ogni singola
impresa del cartello, al fine di raggiungere quel livello di offerta di mercato complessiva
tale da far aumentare il prezzo. Nell'ipotesi in cui tutte le imprese prestino fede all'accordo,
ognuna di esse riceverà una quota dei maggiori profitti ottenibili a seguito dell'aumento del
prezzo. In tale circostanza però, ogni impresa ha incentivo a incrementare la propria
1
Cfr. Motta M. & Polo M. (2005): Antitrust. Economia e politica della concorrenza
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quantità offerta in modo da avvantaggiarsi dell'aumento del prezzo, determinato dal
comportamento fedele delle altre imprese che limitano la propria offerta per raggiungere
l’esito della collusione. È evidente come in questa situazione, ogni impresa può avere un
forte incentivo a deviare dall'accordo per accaparrarsi questi maggiori profitti da
deviazione a danno, o meglio, grazie al comportamento delle altre imprese che hanno
deciso di mantenere fede all'accordo fissando e vendendo la quantità di beni stabilità.
Attraverso la deviazione l’impresa deviante conseguirà profitti più elevati rispetto a quelli
ripartiti sulla base dell'accordo collusivo. Fortunatamente per i consumatori, quindi, i
cartelli non sono mai stabili nel tempo stante la tentazione di ciascuna impresa, facente
parte dell'accordo, di deviare dallo stesso. Ma per comprendere come l’atteggiamento
dell’impresa deviante possa determinare la distruzione del cartello piuttosto che la
semplice fuoriuscita della stessa dall’accordo collusivo, occorre introdurre il concetto di
punizione. A seguito della deviazione, le imprese fedeli osserveranno una riduzione dei
prezzi (a causa dell’aumento della quantità) con conseguenti minori profitti. Da questo
dedurranno che qualcuno non sta rispettando l’accordo iniziale e quindi non presteranno
neanche loro fede all’accordo. Questo determinerà una riduzione dei profitti al di sotto di
quelli ottenibili con la collusione e, alla fine dei giochi, ad un ritorno all'equilibrio
concorrenziale. Ovviamente non è solo importante che le imprese riescano a scoprire la
deviazione e ad attuare la punizione, ma è importante anche che tale punizione sia
tempestiva in modo da ridurre a periodi limitati l'ottenimento dei profitti di deviazione.
Quindi ai fini della stabilità dell'accordo è essenziale sia scoprire tempestivamente la
deviazione sia la minaccia credibile di attuare una punizione che riduca i profitti
dell'impresa deviante. Questo agirà come deterrente ad una eventuale scelta di uscire
dall'accordo, stante il timore di ritornare ai profitti limitati registrati prima della collusione,
con conseguente perdita di quei profitti elevati che si potevano ottenere dal mantenimento
dell’accordo.
1.2 COMPORTAMENTI STRATEGICI COOPERATIVI: LA FORMAZIONE DEI
CARTELLI
Le imprese decidono di colludere solo se i profitti che ottengono dalla collusione, per un
numero indefinito di periodi, sono superiori a quelli che otterrebbero nel caso di
concorrenza (ossia
CO
>
NC
) mettendo anche in conto l’eventuale sanzione cui
6
incorreranno qualora l’Autorità garante scoprisse l’accordo collusivo
2
. Per poter
determinare il valore di tale guadagno dobbiamo attualizzare i flussi di cassa futuri, in
termini di profitto, che l'impresa ottiene partecipando all'accordo di cartello
3
:
V
COP
=
COP
+ δ
COP
+δ
2
COP
+ … = π
COP
–
Dove V
COP
rappresenta il valore della cooperazione e δ il fattore di sconto.
È evidente che la ragione della formazione dell'accordo è l'ottenimento di un potere di
mercato che consente di ottenere profitti più elevati, ragion per cui è indubbio che tale
valore attuale sia superiore rispetto al valore attuale dei profitti nel caso di equilibrio
concorrenziale, ossia:
V
COP
> V
NCOP
Le imprese, quindi, hanno interesse alla formazione del cartello in quanto otterrebbero un
valore maggiore senza investire in altre variabili chiave per ottenere il potere di mercato.
Tuttavia, come già detto, anche qualora l'impresa decidesse di partecipare al cartello, è
sempre presente l'incentivo a deviare dall'accordo stesso. In realtà il problema non è così
semplice. Infatti vero è che i profitti di deviazione sono superiori rispetto a quelli di
collusione e che a sua volta sono superiori a quelli di non cooperazione
(
DEV
>
COP
>
NCOP
), ma è anche vero che questi profitti di deviazione non sono infiniti
nel tempo. Nel valutare la possibile deviazione, l'impresa dovrà considerare che i profitti di
deviazione che otterrà saranno limitati ad un solo periodo o, in generale, ad un numero di
periodi funzione della tempestività della scoperta della deviazione da parte delle altre
imprese. Detto in altri termini, affinché deviare sia profittevole per l'impresa, deve
risultare che i profitti di deviazione siano superiori a quelli di collusione ma sopratutto che
il valore attuale dei profitti di deviazione ottenibili per un numero limitato di periodi siano
superiori rispetto alla perdita di profitti di cooperazione futuri a seguito dell’adeguamento
delle strategie da parte delle altre imprese. Infatti, una volta scoperta la deviazione, le altre
imprese che avevano fino a quel momento prestato fede all'accordo, non trovano più
profittevole mantenere la riduzione della produzione, e attueranno una punizione
4
che
2
Per semplicità di analisi non sarà presa in considerazione l’eventuale sanzione, ponderata per la
probabilità di scoperta, che potrebbe essere comminata dall’Autorità
3
Cf. Norman, Pepall & Richards (2010): Organizzazione industriale.
4
La possibilità delle imprese fedeli di attuare la punizione dipende dalla ripetibilità del gioco nei periodi
successivi e infiniti o indefiniti. Infatti nel caso del gioco uniperiodale la non ripetizione dello stesso nel
periodo successivo non consentirà alcuna punizione da parte delle altre imprese, quindi questo rappresenta
un incentivo a deviare. Inoltre si dimostra che le imprese preferiranno non cooperare anche nell’ipotesi di
ripetizione del gioco in un numero finito e noto di periodi. Quindi se c'è la probabilità che il gioco continui