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Introduzione
Il presente lavoro è frutto di una ricerca condotta sul tema della gentrificazione
raccontata con un approccio interdisciplinare e con un finale ausilio della
filmografia.
A suggerire questa metodologia è stata la lettura dei testi della Vicari Haddock,
“Questioni urbane, caratteri e problemi della città contemporanea” unitamente ai testi
classici di Georg Simmel “Immagini e figure della metropoli” e “Metropoli e
personalità”.
I testi sono stati scelti in quanto rappresentano, nel percorso di studi svolto, una
chiave illuminante per comprendere le dinamiche urbane e sociali della città e
hanno fornito una chiave metodologica multidisciplinare che sarà adottata nel
corso della trattazione.
La gentrificazione letta non solo come fenomeno urbano ed economico, ma anche
per il suo impatto sulla memoria e sulle aspettative sociali. La memoria e il vissuto
della città che sono poi narrati attraverso le immagini del cinema di Pier Paolo
Pasolini (Accattone, 1961), di Fausto Tozzi (Trastevere, 1961) e di Paolo Sorrentino
(La grande bellezza, 2013), i tre film che sono stati scelti in qualità di racconti
cinematografici delle trasformazioni delle città. Comprendere il fenomeno
attraverso la differenza dei linguaggi è la sfida ambiziosa cui vuol rispondere la
trattazione.
La lettura dei testi ha consentito di analizzare sempre meglio la città, i suoi tempi e
le sue dimensioni. Lo scopo della tesi è quello di fornire una lettura
multidisciplinare della città, vista attraverso l’urbanistica, le scienze sociali, la
cinematografia, in una visione che va dal cannocchiale alle stelle.
Lo studio è suddiviso in due sezioni, una prima che analizza il fenomeno urbano
ed è costituita dai primi due capitoli, e una seconda parte che, forte dei linguaggi
differenti usati per comprendere la gentrificazione, vuole analizzare il significato
dell’abitare il luogo e la vision urbana dei singoli registi, contrapposta con quella
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dello studioso di scienze sociali. Le differenze dei linguaggi e il riannodarle nel filo
comune della comunicazione della città e delle sue trasformazioni, offre una
prospettiva interessante per leggere la gentrification.
La tesi intende proporre una visione integrata di diverse discipline per
comprendere quale soluzione prendere in seguito, dal fatto esteriore del
cambiamento urbano dettato dalla volontà di risanare, al fatto interiore del vissuto
del quotidiano degli abitanti della città.
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Capitolo Primo
Il processo di gentrificazione
L’obiettivo di questo capitolo sarà quello di evidenziare prevalentemente quali
processi economici e sociali interessino la città e costituiscano, al contempo, i
presupposti di un successivo processo di gentrificazione.
La città, quindi, può essere considerata come un artefatto, seguendo
l’impostazione di Martinotti e di Vicari
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, che ne prediligono una rappresentazione
nella sua complessità relazionale e dicotomica. Indubbiamente, per illustrare tutte
le teorie elaborate a tal proposito, si dovrebbe partire dalla diatriba platoniana fra
città di mare corrotte e città di montagna integre, ma esse appartengono ad
un’antica storia della città e questo condurrebbe assai lontano. Più
specificatamente, la trattazione si limiterà sinteticamente ad analizzare la città
contemporanea e il rapporto esistente fra città e i suoi abitanti nella costruzione
degli spazi fisici e simbolici dell’abitare. Il riferimento è a Georg Simmel
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e alla sua
analisi sullo spirito dell’abitante metropolitano, sulle descrizioni della sua
psicologia, e sulla manifestazione sociale di alcuni tratti psicologici tipici, come
quello blasè che descriveva quale reazione agli stimoli subìti dalla metropoli.
L’atteggiamento blasè ha due manifestazioni contraddittorie poiché si manifesta
con l’indifferenza del cittadino e, contemporaneamente, lo aiuta ad adattarsi ad un
flusso altrimenti eccessivo di stimoli e contraddizioni. Simmel lo descriveva così
«Forse nessun altro fenomeno fisico risulta tipico della metropoli quanto l’atteggiamento
blasé: risulta innanzitutto da stimolazioni nervose in rapido movimento, strettamente
susseguentesi e fortemente discordanti. Ed è da questa situazione che anche lo sviluppo
dell’intellettualità metropolitana sembra aver avuto origine, perciò, la gente stupida, non
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I testi usati per la redazione del capitolo sono: Martinotti G., Sei lezioni sulla città, Ed. Feltrinelli, Milano, 2017,
Vicari Haddock S., Questioni urbane caratteri e problemi della città contemporanea, Ed. Il Mulino, Bologna, 2013.
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Il riferimento è utilizzato per comprendere il rapporto di circolarità esistente fra l’abitante della città e lo
spazio urbano, in particolar modo al collegamento esistente negli studi fra densità urbana e carattere mentale.
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attiva intellettualmente, rientra in questa definizione di blasé».
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Questa definizione di
Simmel è parte utile nel mosaico interpretativo che si seguirà per descrivere la
città contemporanea.
Le scienze sociali aiutano a comprendere i fenomeni che riguardano gli elementi
urbani e quelli umani interrelati, tuttavia, citando Martinotti: «negli ultimi trenta
anni i cambiamenti avvenuti hanno coinvolto (e sconvolto) l’essenza profonda delle
relazioni fra fenomeni sociali e fisici, introducendo innovazioni radicali nelle interazioni
spazio temporali fra esseri umani e fra umani e macchine. Il confine fra l’evocativo e il
descrittivo è sottile e la città essendo un artefatto, cioè un fetiço (un prodotto, i traduttori
di Latour scrivono fatticcio, n.d.A.), come avverte Bruno Latour, dobbiamo accettare il
fatto che il feticcio sia sovraccarico di significati che si riflettono sulla nostra percezione,
consapevolmente o meno».
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Tali significati possono essere osservati attraverso
differenti discipline che analizzano i fenomeni urbani; per evitare esemplificazioni,
si potrebbe concludere che, in questo capitolo, la città verrà osservata non solo nel
rapporto fra cosa è costruito e chi costruisce, ma soprattutto in quello fra chi usa il
costruito e il contesto in cui è usato il costruito. Quanto detto può avere molta
attinenza con il processo che Anthony Giddens ha definito structuration,
evidenziando che la città può essere intesa in qualità di fenomeno sociale.
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Il capitolo tratterà anche di quei territori dove la mancanza d’investimenti mirati e
l’allontanamento delle attività economiche tradizionali, hanno contribuito a creare
delle «nuove comunità frutto della combinazione di rinnovate architetture e dell’arrivo di
residenti delle classi medio-alte, con conseguente apertura di attività legate al consumo
culturale, dove tutto rischia di diventare brand»
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.
3
Simmel G., Le Metropoli e la vita dello spirito, Ed. Armando, Roma, 2013, p. 10.
4
Martinotti G., Sei lezioni sulle città, a cura di Vicari Haddock S., Ed. Feltrinelli, Milano, 2017, p. 43.
5
Giddens, A. The constitution of society: Outline of the theory of structuration, Polity Press, Cambridge, 1984.
6
Ranaldi I., Gentrification in parallelo, Ed. Aracne Editori, Roma, 2014, quarta di copertina.
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1.1. La città contemporanea: i processi economici e sociali costitutivi
La città può essere considerata come un artefatto complesso, che presenta una
multiforme natura: la città può relazionarsi con i suoi abitanti, con l’ambiente che
la circonda e, infine, divenire essa stessa luogo di relazioni.
Ovviamente, la città è un prodotto degli uomini e, come tale, viene indagato: le
molteplici teorie sulla formazione della città meriterebbero una trattazione a parte,
con la consapevolezza che la città andrebbe analizzata unendo altrettanti numerosi
saperi, fra i quali la sociologia, la giurisprudenza, l’urbanistica e l’economia.
Spesso la città viene rappresentata attraverso il dato statistico, che finisce
inevitabilmente per fornirne una semplificazione; solo se quel dato viene inserito
nella più complessa dimensione spaziale e relazionale della città, diviene utile a
comprendere le diverse componenti che sono alla base delle strutture e delle
relazioni urbane, specie negli spazi urbani contemporanei. Si pensi a cosa
comporti l’analisi della città a partire dal sapere urbanistico con un’analisi del
rapporto esistente fra territorio, risorse e popolazioni.
Analizzare la città può anche voler dire riferirsi alla tipologia insediativa o
amministrativa e giungere alla definizione di città legale, ovvero di una città
normata da leggi, che prescrivono diritti e doveri, rispetto a quella di città reale,
ovvero lo spazio del vissuto quotidiano.
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Un’ulteriore definizione può rinvenirsi in
quella di città metropolitana, un ente amministrativo presente nella Costituzione
italiana, contenuto nell’art. 114, dopo la riforma del 2001.
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Quella della città
metropolitana è una definizione che pone nuovi interrogativi, anche sociologici, su
quali siano i confini della città, uno spazio sempre più simile a un nodo strategico
dal punto di vista amministrativo, economico, sociale, specie con una
7
La definizione è tratta dal testo Di Biagi P., Gabellini P., (a cura di), Urbanisti italiani: Piccinato, Marconi,
Samonà, Quaroni, De Carlo, Astengo, Campos Venuti, Laterza, Roma, 1992.
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La riforma ha interessato un ulteriore livello amministrativo e politico della città, che andava oltre quello di
Comune, creando la città metropolitana, nata dalle fusioni di più Comuni in un solo Ente (legge costituzionale
n. 3/2001). La legge del 7 aprile 2014, n. 56, recante “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle
unioni e fusioni di comuni”, ne disciplina l'istituzione, in sostituzione alle Province, come ente di area vasta,
nelle Regioni a statuto ordinario.
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globalizzazione che ha reso i confini delle città labili e la città stessa un nodo in
divenire per il flusso relazionale e di sviluppo.
La città è indubbiamente un sistema complesso costituito da più sistemi: se si
pensa alla città industriale, i cui ambiti costitutivi erano regolati dal modello
fordista di produzione e organizzazione del lavoro nelle fabbriche; uno spazio
urbano determinato dalla localizzazione dell’area produttiva rispetto al centro
pre-industriale, dotato di infrastrutture ferroviarie e viabilistiche per il trasporto
delle merci e dei residenti, prevalentemente operai. Dalla città-fabbrica si è arrivati
alla metropoli «la nuova fabbrica, una volta abbattute le mura dei capannoni, non è altro
che la metropoli: viverci ai livelli richiesti dal sistema informatico e telematico è già
lavorare».
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Molte ricerche sull’area metropolitana, s’interrogano se il cambiamento che ha
portato alla metropoli sia contenuto in una estensione del taylorismo all’interno
della classica divisione del lavoro o se esso abbia prodotto spazi sociali che
superano la semplice dicotomia fordismo-taylorismo. Indubbiamente, secondo
molti urbanisti, il superamento si è avuto anche grazie alle nuove forme di lavoro,
che hanno trovato nella città il contesto privilegiato: si pensi, ad esempio, al settore
terziario e a quello dei servizi, al lavoro intellettuale e creativo, che ha occupato,
all’interno della città, sempre nuovi spazi fisici e simbolici. Per capire l’evoluzione
della città come vissuto esperienziale fino alle forme contemporanee è utile
riferirsi a un confronto con le forme urbane precedenti. Nel testo della Vicari
Haddock Questioni urbane è presentata efficacemente l’analisi sociologica della
diffusione odierna dei grandi insediamenti fino al fenomeno dello sprawl iniziato
dalle metropoli nord-americane, ovvero una crescita della città che segue direttrici
e finalità diverse da quelle tradizionali. In realtà, queste direttrici e finalità sono
quelle più tipiche dell’evoluzione della forma della città europea che ha visto
9
Bonfiglioli S., Galbiati M., Magnaghi A., Dopo Metropolis. Rivoluzione scientifico-tecnica, nuovi modelli di
organizzazione del lavoro e uso del territorio. Un contributo per il progetto della città futura, Ed. Franco Angeli,
Milano, 1984, p. 10.
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un’incidenza significativa di fattori quali quelli economici come mostrano i
processi di industrializzazione, terziarizzazione e globalizzazione: «(…) i cui effetti
sono ravvisabili nella struttura fisica dell’insediamento, la struttura sociale, la
distribuzione dei gruppi sociali nello spazio urbano e la mobilità di popolazioni che sono
presenti a diverso titolo al suo interno. Combinazioni differenti danno luogo a diverse
forme di città».
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Indubbiamente, il punto di partenza, è insito nella città
tradizionale, stratificata nell’immaginario dei cittadini europei, se non anche in
forme urbane tuttora esistenti, ovvero la città preindustriale. Questa “forma urbis”
ha un nucleo centrale destinato principalmente agli edifici pubblici, con spazi
riservati al culto e aree destinate a scambi, relazioni e attività commerciali
circondato da mura. La città preindustriale presenta una netta separazione dalla
campagna. Dal centro dell’abitato si sviluppano strade radiali che collegano le
varie e differenti aree insediative, creando gli “spazi di relazione”, come direbbe
Consonni,
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i luoghi fra sentimento e funzione, vissuti e ricordati all’interno della
memoria individuale degli abitanti. Fino alla fine del secolo XIX le città rimangono
addossate alle mura. La struttura sociale di tali città presenta forti diseguaglianze:
i ceti maggiormente deboli sono gli schiavi e i servi, privi di qualsiasi diritto,
accanto ad essi i poveri, e contrapposti i nobili e i ricchi mercanti, che nella
maggior parte dei casi viveva la città in qualità di users, come diremmo oggi. Con
lo sviluppo dell’industria questa città inizia ad andare in crisi: si assiste
all’abbandono delle campagne e alla nascita delle prime conurbazioni che
diverranno gli spazi insediativi delle classi operaie. Nasce così la città industriale.
La Vicari Haddock descrive così questo processo: «con lo sviluppo industriale e
l’inurbamento di masse di persone che lasciano le campagne per andare a lavorare nelle
fabbriche cittadine, attorno al centro storico si vanno edificando le periferie dove si
collocano le fabbriche e gli alloggi per quella che diverrà la nuova classe operaia. In questa
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Vicari Haddock S., Questioni urbane. Caratteri e problemi della città contemporanea, Ed. Il Mulino, Bologna, 2013,
p. 19.
11
Consonni G. C., La strada fra sentimento e funzione, la città preindustriale, in Quaderni del dipartimento di
urbanistica del Politecnico di Milano, nr.13, 1989.