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INTRODUZIONE
“I’m not multinational. I'm not a national at all. How could I come from a nation?
How can a human being come from a concept?”
A pronunciare tali parole è la scrittrice “multilocale” Tayie Selasi, in occasione di
una serie di conferenze dal nome Global Ted Talk tenutosi nell’ottobre del 2014.
Con smisurata eleganza e palpabile carisma si accinge ad affrontare un argomento
tanto scontato quanto eterogeneo come quello del nazionalismo abusivamente
correlato alle identità, ai limiti e ai confini.
Sono queste sue due domande a fare da colonne portanti nel mio percorso di
scrittura, il quale si prefigge di tracciare un discorso che, partendo da un’idea
centrale come quella del concetto di nazione, abbia la facoltà di abbracciare svariati
temi passati, presenti e futuri.
Passati perché sarà necessario partire da un concetto come quello di nazione, che
palesatosi intorno al XVIII secolo, è da almeno due secoli che costituisce un punto di
riferimento fondamentale nei meccanismi di formazione e di consolidamento delle
identità collettive e che opera come una forza storica di prima grandezza; presenti,
perché, nonostante gli innumerevoli studi susseguitisi nei decenni si tratta di una
questione palesemente attuale, ancora oggetto di diversi dibattiti al futuro. E, in un
mondo che volge sempre più verso l’interdipendenza e l’interazione globale senza
limiti e confini, sarà auspicabile rivisitare il concetto di “multinazionale” in favore di
“multilocale”. Luminari sono le parole di Francesco Tuccari secondo cui
Questa moltiplicazione di <<mondi locali>>, d’altra parte, si è andata paradossalmente
svolgendo in un pianeta sotto vari e decisivi aspetti sempre più uniforme e
interdipendente, unificato in misura crescente dalla forza onnipervasiva dei mercati
finanziari e delle imprese deterritorializzate, dal verbo universale della tecnica, da flussi
culturali e da un mercato della comunicazione e dell’informazione sempre più omogenei,
dalla crescente omologazione dei consumi e degli stili di vita.
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Se, da un lato, il concetto di nazione tende a raggruppare individui secondo canoni
quali la lingua, le tradizioni e la religione i quali si sentono così parte di un insieme,
dall’altro accentua la particolarità di questi gruppi, costringendo ogni singolo a
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Francesco Tuccari, La Nazione, Laterza Editore, Bari, 2000, p. 7.
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sentirsi parte di un’etichetta ben definita, di una scatola che non lascia spazio ad
alternative.
Elemento decisivo nelle lotte di liberazione dei popoli oppressi, la nazione ha
rappresentato un fattore di straordinaria efficacia per gli stati grandi e piccoli
impegnati ad avviare processi di modernizzazione politica. Ma a complicare le
capacità di uno stato nazionale di governare hanno giocato un ruolo primario i
processi globali, in particolare quelli economici. Queste trasformazioni hanno reso
strutturalmente obsoleto lo stato nazionale nella sua forma tradizionale, rendendo più
complessa la questione dell’identità nazionale e della cittadinanza politica.
D’altronde, come afferma Hobsbawm:
Non è impossibile che il nazionalismo declini con il declinare dello stato-nazione; in
assenza del quale, essere Inglesi, Irlandesi o Ebrei, oppure una combinazione di tutti e tre,
non è che uno dei tanti modi che la gente può utilizzare per indicare la propria identità a
seconda delle circostanze
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,
proprio quelle che Taiye Selasi tende a designare come esperienze.
Nel primo capitolo si illustreranno, senza pretese di accenni innovativi, le diverse
definizioni di “nazioni”, “nazionalismi” ed “idea di nazione”, con lo scopo di
tracciare un primo quadro globale su una questione largamente dibattuta ma
fortemente intricata, grazie soprattutto alla rilettura dei testi elaborati, in particolare
verso la metà degli anni Ottanta del Novecento, da studiosi quali E. J. Hobsbawm, B.
Anderson, A. D. Smith, E. Gellner; le cui interpretazioni in alcuni casi possono
essere considerate “classiche”, ma che visto il fiorire negli ultimi anni, in Europa e
nel mondo, di partiti e movimenti che si richiamano al sentimento di appartenenza
nazionale in polemica con la globalizzazione e i suoi effetti omologanti nonché con il
fenomeno europeo (ma non solo) delle grandi migrazioni internazionali, aiutano
comunque ad analizzare questi concetti sulla scena storico-politica contemporanea.
Al fine di tracciare le interpretazioni della nazione oggi, si propone dunque una
riflessione su come essi sono stati interpretati e concepiti nel passato da una schiera
di studiosi.
Per questo motivo, nel secondo capitolo si darà spazio ad una riflessione critica e de-
essenzialista, con focus sugli studi femministi sull’idea di nazione e con riferimento
2
Eric Hobsbawm, Nazioni e nazionalismi, Einaudi, Torino, 1991, p. 214.
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particolare all’analisi del discorso della scrittrice Taiye Selasi “Don’t ask me where
I’m from, ask me where I’m local”, nel quale si assiste ad un cambiamento di
prospettiva che vede l’esperienza spodestare le nazioni, le quali continuano ad
ispirare e condizionare l’identità collettiva e culturale.
Il terzo capitolo si prefigge l’obiettivo di tracciare un discorso di impronta
contemporanea e post-nazionale ponendosi come punto di partenza il seguente
quesito: “sarebbe possibile, almeno su un piano etico-morale, superare i limiti che il
concetto di nazione ci impone se si fosse in grado di de-essenzializzarlo e spogliarlo
di tutte quelle sovra-strutture che lo compongono?”
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CAPITOLO I
1.1 Evoluzione degli studi sulla nazione. Brevi accenni
Nel panorama accademico mondiale, l’interesse nei riguardi del concetto di nazione
ricorre con una frequenza costante ormai da diversi decenni, tanto da favorire la
proliferazione di numerosi centri di ricerca e gruppi di lavoro.
E’ tutt’altro che esiguo il numero di studiosi che hanno dedicato le proprie ricerche al
fine ultimo di battezzare la nazione con una definizione oggettiva e coincisa. Alcuni
hanno preferito dare priorità a periodizzazioni e categorizzazioni, nonostante la
consapevolezza che un’ipotesi evolutiva avrebbe portato a esiti discutibili dalle fonti
incerte, tanto da portarli ad uno scontro diretto sulla questione dell’origine della
“cosa” nazione, in nome della quale sono state e saranno combattute guerre e
rivoluzioni che hanno modificato e modificheranno, con grande probabilità alla luce
degli eventi ai quali si assiste al giorno d’oggi, l’assetto geo-politico mondiale. E’
indubbio però che la lettura del concetto di nazione venga spesso associata alla
“teoria modernista”, essendo considerata un fenomeno nato in età moderna dal
consolidamento del potere statale in età assolutistica. Come ribadisce Anthony D.
Smith negli ultimi anni del ‘900:
in contrasto con la precedente generazione di studiosi e profani, per i quali la nazione (ma
non l’ideologia del nazionalismo) può essere rintracciata anche nell’antichità, la nuova
ondata di scienziati sociali e di storici ha sostenuto che la nazione è una creazione del
tutto moderna che ha poche radici in epoche precedenti, se mai ce ne sono.
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A discapito della sua origine discutibilmente datata, quello della nazione è un tema
largamente dibattuto, soprattutto oggi, fra le cattedre più istituzionali, sviscerato in
lungo e in largo da un numero consistente di studiosi, con tutte le conseguenze e le
critiche che comporta un argomento dall’esito apparentemente scontato e preciso, o
come meglio afferma Renan “un’idea chiara in apparenza, ma facile a essere
gravemente fraintesa”.
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3
Anthony D. Smith, Le origini etniche delle nazioni, trad. it il mulino, Bologna, 1998, p. 27.
4
Ernest Renan, Cos’è una nazione, trad. it. Gregorio De Paola, Donzelli, Roma, 1998, p. 40.
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Poiché, tuttavia, la storia concreta delle nazioni e dei nazionalismi è stata
condizionata da particolari configurazioni che tale concetto ha di volta in volta
assunto, la storia della “parola” sarà anche e al tempo stesso una storia della “cosa”,
attorno alla quale si sviluppano rappresentazioni dai contenuti un po’ confusi sia in
età antica che medievale. Infatti, nonostante l’immensa forza emotiva, il contenuto
semantico del termine rimane tra i più vaghi e incerti della scena politico-
sociologica. L’evidente impossibilità di applicarlo in modo univoco
nell’identificazione nella realtà dei confini dei vari gruppi nazionali, è stata tra le
principali cause del ruolo nefasto che l’idea di nazione ha assunto nei rapporti
internazionali nella storia moderna.
Dalla tarda età moderna in poi, la storia di tali rappresentazioni, intrisa di una
consapevolezza diversa, diverrà più compiuta, argomentata e carica di suggestione,
incidendo così nella creazione di una delle più potenti ideologie di massa dell’età
contemporanea.
Come suggerisce Francesco Tuccari:
dalla seconda guerra mondiale in poi, i problemi della nazione, del nazionalismo e dello
stato nazionale sono tornati ad essere, per vari aspetti imprevedibilmente, problemi
decisivi del nostro tempo. Ma sono tornati ad essere tali- bisogna aggiungere- per la loro
prepotente attualità e nello stesso tempo per la loro ormai inattualità, sullo sfondo cioè di
un complicato processo di frammentazioni e ricomposizioni, di sfide locali e globali, che
sta ridisegnando le mappe geopolitiche, geostrategiche e geoeconomiche del pianeta.
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Se i primi accenni ad una letteratura più propriamente accademica si avvertono
intorno agli anni Venti del Novecento, è negli anni Quaranta, grazie a figure del
calibro di Hans Khon, che emergono “spunti interpretativi e chiavi di lettura che
sono entrati stabilmente nella letteratura scientifica sul tema”.
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A tal proposito cita Hobsbawm “grazie anche al non indifferente contributo
dell’epoca di Hayes e Kohn, le nazioni non sono affatto, come invece riteneva
Bagehot, ‘antiche come la storia’. Il significato odierno del termine non risale a
prima del secolo XVIII, salvo rare anticipazioni.”
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Le cause di questa rinnovata attenzione sono, tra le altre, l'affermazione di nuovi
fermenti nazionalistici negli stati ex-coloniali africani e asiatici e la ripresa di motivi
5
F. Tuccari, La Nazione, cit., p. 6.
6
Hans Kohn, The idea of Nationalism- A study in its origins and backgrounds, New York, 1944.
7
E. Hobsbawm, Nazioni e nazionalismi, cit., p. 5.
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nazionalistici in numerose aree del contesto europeo, nelle quali gli avvenimenti
successivi alla seconda guerra mondiale e la costituzione di un sistema internazionale
bipolare avevano a lungo compresso, e apparentemente cancellato, ogni sorta di
rivendicazione nazionale. Negli anni ‘60, in seguito allo smantellamento degli imperi
coloniali e alla richiesta, nonché conquistata, indipendenza di numerose popolazioni
dei continenti africano e asiatico, questo dibattito teorico vede la luce e il fervore fra
gli storici, sociologi ed etnologi del tempo.
Non è difficile prevedere che, in conseguenza della disgregazione dell'Urss e
dell'esplosione, fra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta, di
rivendicazioni e di veri e propri conflitti a carattere nazionalistico, soprattutto nei
Paesi ex comunisti, le analisi politiche e le riflessioni storiografiche sul nazionalismo
riceveranno ulteriori e rilevanti stimoli. Infatti, dal 1991, anno dello sgretolamento
dell’Unione Sovietica e conseguente formazione di diverse repubbliche etniche,
l’interesse per le questioni nazionali si è notevolmente accentuato nell’opinione
pubblica anche grazie a pubblicazioni giornalistiche e accademiche.
1.2 Periodizzazione
1.2.1 Storia di una parola
“A word is like a coin.
As a coin can become valueless,
so a word can become senseless,
insignificant.”(Guido Zernatto)
La questione delle origini della nazione ha generato non poche scissioni fra i teorici
che affermano che sia sempre esistita nel corso della storia e quelli che basano la
propria tesi sulla totale modernità di tale fenomeno, dibattendosi così in
interpretazioni incompatibili di tale prodotto storico e mettendo in discussione
l‘esistenza o meno di criteri “oggettivi”.