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Introduzione
Le banche hanno un ruolo fondamentale all’interno di un sistema
economico, svolgendo soprattutto attività di raccolta-impieghi; l’intero sistema
è sorretto da queste particolari imprese ed è proprio per tale motivo che esiste
un interesse pubblico alla salvaguardia degli assetti patrimoniali di una banca.
La crisi in una banca può portare anche allo stato di insolvenza della
stessa, con le relative conseguenze negative che ciò comporta. Gli intermediari
finanziari, infatti, svolgono principalmente attività che riguardano la raccolta
di fondi da soggetti in surplus finanziario, impiegando tali risorse nel
trasferimento di capitali tra chi invece è in deficit finanziario.
È evidente come la banca deve gestire una serie di flussi finanziari in
entrata e in uscita, tenendo presente i vari orizzonti temporali che solitamente
non coincidono tra loro. In un sistema economico moderno, comunque, le
banche non operano da sole, ma sono strettamente collegate tra loro; risulta
quindi di interesse generale che tutte le banche siano in grado di rispettare i
propri impegni, in modo tale da scongiurare possibili crisi di liquidità che con
molta probabilità si ripercuoteranno all’intero sistema economico.
Per tale motivo, analizzando le principali ricerche scientifiche riguardanti
gli effetti delle crisi bancarie sull’economia reale, si evince come il sistema
bancario sia un importante canale nella diffusione degli shock all’intera
economia, avendo un effetto negativo sul PIL.
Nel primo capitolo di questa tesi si definirà la “crisi bancaria”,
intendendosi con questa una situazione di grave squilibrio patrimoniale la cui
principale causa è costituita da errori gestionali o amministrativi, sebbene essa
possa derivare anche da squilibri a livello di sistema economico o creditizio.
Le banche sono imprese e quindi sottoposte al cd. “Rischio d’impresa”,
cioè la probabilità che non vengano raggiunti i risultati desiderati. Nelle
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aziende di credito questo rischio è costituito principalmente dal “rischio di
liquidità” in quanto gli intermediari, per far fronte ai propri impegni ed
ottenere quindi un certo grado di redditività, hanno bisogno di liquidità in
grado di soddisfare eventuali richieste non previste dai propri depositanti.
Si analizzeranno, quindi, le origini dalle quali scaturiscono le crisi
bancarie, origini che derivano da fattori endogeni ed esogeni, e inoltre si
studieranno gli effetti concreti che le crisi bancarie causano a un sistema
economico, in termini soprattutto di PIL.
L’attività bancaria, inoltre, si fonda sulla raccolta di mezzi finanziari
attraverso i depositi, i quali sono effettuati per la maggior parte da soggetti che
non hanno una precisa conoscenza del rischio che corrono prestando il loro
denaro alla banca. Il legislatore ha cercato sempre di tutelare questi soggetti,
preoccupandosi di assicurare una condizione di liquidità all’impresa bancaria
in grado di far fronte puntualmente agli impegni assunti. Negli anni, infatti, si
è sviluppato un articolato sistema di vigilanza, anche a causa della recente
crisi finanziaria che ha fatto emergere alcune lacune nella normativa
previgente, quando i mercati sono stati caratterizzati da una diffusione
crescente di strumenti finanziari innovativi, portando gli operatori ad una
sottovalutazione dei rischi.
Obiettivi principali della vigilanza bancaria sono due, innanzitutto
evitare che una situazione di illiquidità possa degenerare in una situazione di
insolvenza dell’ente creditizio; in secondo luogo, evitare che la situazione di
insolvenza di una singola banca possa avere ripercussioni all’intero sistema
economico.
Si analizzeranno anche gli interventi di soluzione alla crisi, infatti, una
volta che questa si sia manifestata, è necessario porre in essere una serie di
interventi finalizzati alla minimizzazione delle esternalità negative prodotte
dai dissesti finanziari.
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Nel secondo capitolo ci si concentrerà sulle crisi bancarie in Italia;
partendo da un’analisi storica del sistema creditizio italiano, saranno
analizzate le principali crisi bancarie italiane.
La prima vera grande crisi bancaria dell’età moderna si è avuta nel 1887
a seguito dello scandalo della “Banca Romana”, cui seguì il riordino del
sistema creditizio da parte del primo ministro Giolitti.
Il più grave dissesto finanziario di una banca italiana, invece, si è avuto
nel 1982 con il fallimento del “Banco Ambrosiano”, mentre in anni più recenti
si è avuta la crisi della “Banca Marche” nel 2012.
Infine, nel terzo capitolo, ci si propone di studiare e analizzare nello
specifico il caso della banca “Monte dei Paschi di Siena” che, nel 2011,
risultava essere la quarta banca italiana tra quelle quotate in borsa. Nello
stesso anno, la banca ha chiuso il bilancio presentando una perdita di 4,69
miliardi di euro. La crisi è venuta alla luce in seguito alla scoperta di
operazioni su strumenti finanziari derivati, le cui perdite erano state nascoste
al mercato. Le cause principali di questa crisi risalgono all’acquisizione della
banca Antonveneta da parte di Mps e, per far fronte a questa crisi, lo Stato
italiano ha varato un piano di salvataggio attraverso l’emissione di
obbligazioni.
In conclusione, l’obiettivo principale del presente lavoro è quello di
valutare gli effetti che le crisi bancarie producono sull’economia reale, in
quanto esse sono molto importanti per le scelte di politica economica,
spiegando quindi l’interesse dei governi al salvataggio delle banche in crisi.
È opinione ormai diffusa, infatti, che le banche non possono fallire.
Tuttavia, la realtà economica dimostra come il fallimento di una banca non
solo è possibile, ma addirittura auspicabile quando consente l’eliminazione dal
mercato di sistemi inefficienti senza degenerare in una crisi sistemica.
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Capitolo I
Valutazione e regolamentazione delle crisi bancarie
1.1 L’impresa bancaria e i problemi di liquidità
Le banche sono imprese d’intermediazione finanziaria, le cui origini
sono antichissime, che hanno subìto nel corso dei secoli numerose
trasformazioni ed evoluzioni. Già ai tempi dei Sumeri, migliaia di anni prima
di Cristo, le popolazioni sentivano la necessità di proteggere la propria
ricchezza affidandola ai sacerdoti nei templi; in epoca greca nacquero in
questo modo le prime forme di banche, i cd. “Trapeziti”
1
, presenti nei grandi
santuari dove i sacerdoti facevano fruttare il denaro ricevuto nelle offerte
tramite l’elargizione di prestiti.
È a Firenze, nel Rinascimento, che nacque l’attività bancaria vera e
propria, con la nascita delle lettere di credito attraverso le quali i banchieri
fiorentini si impegnavano a pagare somme per conto di chi le portava. Nel
1406 a Genova, nacque la prima banca in senso moderno che assolveva una
serie di compiti per le istituzioni genovesi, gestendo la maggior parte dei
proventi del fisco
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.
In Italia, è soltanto nel 1936 che si ebbe una prima definizione ufficiale
della banca con l’emanazione di un’importante legge
3
, la quale definì l’attività
bancaria come un’attività fondata sulla raccolta di mezzi finanziari attraverso i
depositi bancari, i quali sono in larga parte effettuati da cittadini che non
hanno una precisa conoscenza del rischio che corrono prestando i propri
capitali all’istituto. Proprio per questo motivo la legge bancaria si è
preoccupata di tutelare i depositanti, assicurando la condizione di liquidità alle
1
Dal greco antico “trapeza” che vuol dire tavolo, ossia il banco dietro il quale operavano i
primi cambiavalute.
2
“Casa delle compere e dei banchi di San Giorgio”, meglio conosciuta come “Banco di San
Giorgio” – www.lacasadisangiorgio.it.
3
R.D.L. 375/36
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banche in modo che queste siano sempre pronte a far fronte agli impegni
assunti.
La liquidità era assicurata bilanciando le scadenze delle operazioni attive
con quelle delle operazioni passive, in questo modo si distinguevano due
categorie di banche:
1. Aziende ordinarie di credito, che svolgevano operazioni a breve
termine, entro i 18 mesi;
2. Istituti di credito speciale, che svolgevano operazioni a medio e
lungo termine, superiore ai 18 mesi.
La legge bancaria del ’36 è stata modificata quasi del tutto con
l’emanazione del “Testo Unico Bancario” nel 1993
4
. Questo definisce la
banca come l’impresa autorizzata all’esercizio dell’attività bancaria (Art. 1 c.
1 lett. b) TUB), intendendosi con questa la raccolta di risparmio tra il pubblico
e l’esercizio del credito (Art. 10 c.1 TUB). Oggi quindi le banche svolgono
essenzialmente due funzioni:
- Raccolta di risparmio;
- Esercizio del credito.
La raccolta di risparmio è definita nel TUB come l’acquisizione di fondi
con l’obbligo di rimborso, sia sotto forma di depositi sia sotto altra forma (Art.
11 c. 1 TUB). La raccolta avviene principalmente attraverso contratti bancari,
soprattutto depositi, ma può avvenire anche attraverso altre modalità
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e ciò che
accomuna le diverse modalità di raccolta, sta nel fatto che la banca ha
comunque l’obbligo di rimborsare il capitale ricevuto.
Il Testo Unico non dà nessuna definizione dell’esercizio del credito, in
questo possono essere comunque ricomprese le operazioni a seguito delle
quali la banca risulti creditrice nei confronti di un terzo. In generale possono
quindi essere ricompresi quei negozi che realizzano un accrescimento
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D. Lgs. 385/93 e successive modifiche e integrazioni
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Ad esempio le banche possono emettere anche obbligazioni ai sensi dell’art. 12 TUB
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patrimoniale temporaneo dell’accreditato, creando a suo carico un obbligo di
restituzione nei confronti della banca accreditante
6
.
L’attività bancaria è svolta da aziende strettamente collegate tra di loro
che vengono a formare un vero e proprio sistema, ed è proprio per questo
motivo che diventa essenziale la fiducia della clientela, il venir meno di questa
comporterebbe dei danni, più o meno gravi, all’intero sistema economico.
È quindi di particolare interesse il fatto che una banca riesca a far fronte
ai propri impegni, altrimenti non avrebbe la liquidità necessaria a poter
soddisfare i propri depositanti, causando con ciò degli squilibri sistemici
particolarmente gravi. Questo interesse si evince anche dal riferimento
costituzionale, in quanto è previsto che:
“La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme;
disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito” (art. 47 c.1 Cost.).
In definitiva, le banche raccolgono il risparmio e lo utilizzano per
concedere crediti alle aziende e ai singoli individui. Il risparmiatore deposita,
presso l’istituto di credito, una somma di cui la banca risulta debitrice nei suoi
confronti, nello stesso tempo egli è creditore verso la banca, avendo diritto sia
alla restituzione del denaro versato, sia ad un corrispettivo chiamato tasso di
interesse.
Si evince dalla Costituzione come la tutela del risparmio sia concepita
nell’ottica di protezione del lavoratore e del piccolo imprenditore, con lo
scopo di conservare inalterato il potere di acquisto delle somme risparmiate,
spesso con sacrificio.
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Tali negozi sono: i contratti di prestito, il credito al consumo, il credito con garanzia
ipotecaria, il factoring, le cessioni di credito pro solvendo, il credito commerciale, i contratti di leasing
finanziario; ex art. 1 c. 2 lett. f) n. 2 TUB