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INTRODUZIONE
La Dislessia rientra nella categoria di quelli che vengono definiti Disturbi Specifici
dell’Apprendimento (Learning Disabilities) o DSA. I disturbi specifici
dell’apprendimento sono Disturbi del Neurosviluppo. Essi hanno un’origine biologica
che è causa delle alterazioni a livello cognitivo a cui si accompagnano i sintomi
comportamentali specifici del singolo disturbo. In particolare, il termine dislessia indica
un insieme di difficoltà caratterizzato da problemi con il riconoscimento accurato o
fluente delle parole, scarse abilità di decodifica e spelling, a cui possono associarsi
difficoltà aggiuntive come quelle nella comprensione dei testi, nel calcolo, nella
trasformazione dal linguaggio parlato a quello scritto e nel produrre una grafia chiara,
ordinata e comprensibile. In Italia la percentuale dei bambini dislessici varia dal 3 al
5%, mentre nei paesi di lingua anglosassone la percentuale dei bambini dislessici è del
17%. Sembra che il disturbo sia piø frequente nei maschi che nelle femmine. Il fatto che
la dislessia sia sotto-diagnosticata comporta delle conseguenze negative; c’è infatti il
rischio che i bambini portatori di questa problematica siano stigmatizzati ed etichettati
come svogliati, ipercinetici, demotivati. Tale atteggiamento da parte del contesto sociale
potrebbe rendere il bambino frustrato sotto tutti i fronti della vita quotidiana: emotivo,
relazionale, scolastico. E’ importante quindi saper riconoscere le manifestazioni della
dislessia, comprenderla e ideare dei modi per sopperire alle difficoltà, senza però,
perdere di vista il benessere del bambino.
Partendo da tali premesse, all’interno del presente lavoro, sono state analizzate le
caratteristiche del disturbo noto come dislessia al fine di comprendere le difficoltà ad
essa correlate e descrivere le strategie che piø si sono rivelate efficaci nel trattamento
della suddetta. Nel dettaglio, il primo capitolo è relativo ai precursori della lettura e
all’apprendimento della stessa a scuola. Siamo partiti col descrivere le fasi normative
dell’apprendimento della lettura, processi che implicano l’attivazione di diverse aree
cerebrali secondo determinate tempistiche. Si è parlato, poi, dei prerequisiti sociali (il
pensiero narrativo) e cognitivi della lettura. Tra i prerequisiti cognitivi, abbiamo
descritto il sistema attentivo supervisore, che organizza e controlla i moduli durante la
loro formazione e le emergenze. Si è parlato, poi, dell’attenzione e dei movimenti
oculari saccadici quindi del fatto che, generalmente, nei bambini con DSA, il fuoco
dell’attenzione è spostato lateralmente portando “all’effetto affollamento” durante la
lettura.
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In seguito, abbiamo passato in rassegna i prerequisiti di tipo verbale e il sistema
mnemonico facendo, quindi, riferimento alla working memory (memoria di lavoro).
Successivamente, abbiamo descritto i prerequisiti di tipo visivo e il fenomeno della
“persistenza visibile”. A seguire, si è parlato delle abilità metafonologiche, intendendo
con questo termine la capacità di riflettere e manipolare il materiale fonologico.
All’interno dell’ambito dei prerequisiti sono state poi inserite la metacognizione,
l’autoregolazione e l’autoefficacia. Infine sono stati presentati i principali modelli che
spiegano come avviene la comprensione di un testo nella lettura: i modelli cognitivo e
socio-costruttivista. Il capitolo secondo tratta della dislessia nel tempo, delle sue diverse
interpretazioni e manifestazioni. All’interno di questo capitolo, ampio spazio è stato
dedicato alla descrizione dei criteri diagnostici secondo il DSM-4-TR, l’ICD-10 e il
DSM-5. Abbiamo ritenuto importante riservare uno spazio alla trattazione delle novità
del DSM-5 rispetto al DSM-4-TR nella descrizione di questo disturbo. Infine, abbiamo
passato in rassegna i diversi “tipi” di dislessia, i parametri per la diagnosi, i problemi
emotivi e relazionali ad essa legati, l’iter che si affronta per ottenere una valutazione,
affiancata ad una diagnosi che sarà seguita da uno specifico intervento.
Il terzo capitolo tratta l’argomento relativo alle strategie didattiche e agli interventi in
ambito educativo a favore degli alunni con dislessia. Siamo partiti dalla distinzione tra i
due concetti di abilitazione e riabilitazione e abbiamo introdotto l’argomento del
trattamento e della sua efficacia. Di seguito, abbiamo descritto i trattamenti
maggiormente utilizzati in caso di dislessia soffermandoci poi sulle misure
compensative e le misure dispensative utili, e spesso necessarie, per far fronte alle
difficoltà tipiche della dislessia. Infine, sono stati esposti i contenuti della legge
170/2010 che regolamenta le modalità di utilizzo dei suddetti strumenti assieme alle
Linee Guida in attuazione alla stessa.
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Capitolo 1
PRECURSORI DELLA LETTURA E L’APPRENDIMENTO DELLA
LETTURA A SCUOLA
Il compito del lettore è quello di trasformare le percezioni visive della scrittura
alfabetica in dati linguistici, cioè ricodificare i grafemi nei loro fonemi corrispondenti.
Per riuscirci, il lettore principiante deve innanzitutto portare a livello di coscienza la
struttura fonologica interna delle parole dette. Deve, poi, rendersi conto che l’ortografia
(la successione di lettere scritte sulla pagina), rappresenta questa fonologia. Questo è ciò
che avviene quando un bambino impara a leggere: ma se un bambino è dislessico, un
difetto nel sistema linguistico a livello del modulo fonologico pregiudica la sua capacità
di segmentare la parola scritta nei suoi sottostanti componenti fonologici.
Nell’organizzazione scolastica italiana, generalmente, i passaggi fondamentali per
l’apprendimento della lettura dati dalle regole di conversione fonema-grafema, dalla
fusione sillabica, dalla lettura sub lessicale e dalle difficoltà ortografiche, vengono
espletati all’interno del primo biennio scolastico ed è perciò dopo questo periodo che,
nella pratica clinica, viene posta un’eventuale diagnosi di Disturbo Specifico di Lettura.
L’apprendimento delle lettura avviene attraverso quattro fasi classiche proposte da Uta
Frith:
- Fase Logografica: la parola scritta viene considerata come un disegno (un
ideogramma), le singole lettere come semplici segni. Anche la capacità di alcuni
bambini di scrivere il proprio nome non si basa sulla conoscenza del rapporto
grafema/fonema, bensì sulla forma visiva della sequenza di lettere. All’interno di questo
stadio si sviluppa l’abilità di consapevolezza fonologica che inizia a manifestarsi dopo i
3-4 anni ed è un tipo particolare di conoscenza metalinguistica che ha per oggetto la
struttura fonologica del linguaggio. Si riferisce, quindi, all’abilità del soggetto di
manipolare i segmenti fonologici della parola;
- Fase Alfabetica: la parola scritta viene considerata lettera per lettera con la
scoperta del singolo valore sonoro. Il bambino mette insieme la consonante con la
vocale e forma la sillaba per poi, attraverso altre analisi singole, formare la parola: viene
compiuta in questo modo un’analisi segmentale dei singoli fonemi.
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¨ lo stadio iniziale della lettura e della scrittura ed anche se il bambino procede
inizialmente con molta lentezza, attraverso l’esercizio arriva a mettere insieme sillabe o
gruppi di lettere che lo porteranno allo stadio successivo;
- Fase Ortografica: la parola scritta è analizzata secondo le regole ortografiche. A
questo punto il bambino riesce ad unire sia gruppi consonantici (per, cas, rem) ma anche
digrammi (/ch//gl//ci//sc/ piø vocali) e trigrammi (/sci/davanti alle vocali) a formare
delle parole. La capacità di prendere insieme parti di parola senza dover fare un’analisi
segmentale rende sia la scrittura che la lettura piø rapide, ma per alcuni bambini questa
resta la conquista piø difficile, perchØ faticano ad unire e rappresentare strutture
fonotattiche complesse oppure per difficoltà a memorizzare e a scrivere suoni realizzati
da piø grafemi, o a riconoscere uno stesso grafema pronunciato in modo differente;
- Fase Lessicale: la parola scritta è letta per intero (ha una precisa forma
fonologica) e appartiene al dizionario delle parole apprese, quindi la parola viene scritta
recuperando la sua forma ortografica dal lessico specifico nel quale è memorizzata. Lo
stadio lessicale corrisponde alla via “visiva” o “diretta” di recupero della parola. Lo
stadio piø elevato viene raggiunto gradualmente, in relazione alla frequenza d’uso della
parola e della sua complessità linguistica.
Le quattro fasi non sono separate rigidamente ed è normale che gli schemi di quella che
precede vadano ad influenzare la successiva, fino alla sua completa formazione. Dalla
fase alfabetica in avanti, la scrittura interagirebbe con la lettura contribuendo al
progresso delle diverse fasi. La lettura si sviluppa, da un punto di vista quantitativo,
attraverso le quattro fasi sopra elencate, con tempi diversi da soggetto a soggetto. Da un
punto di vista qualitativo, vi sono due modalità di lettura, una con accesso al significato
e l’altra senza. La prima Via, chiamata Via Lessicale, sfrutta la conoscenza delle parole
e il loro significato per leggere in modo veloce ed efficace. La seconda Via, detta Via
Fonologica, attua una conversione scritto/suono (grafema/fonema): ad un segno grafico
viene associato un suono, poi emesso senza passare dal significato. Il risultato è che non
vi è distinzione tra parole nuove e parole vecchie. Secondo i piø recenti modelli
neurobiologici della lettura, la via lessicale coinvolgerebbe un circuito visivo ventrale
occipitotemporale (giro fusiforme) dell’emisfero sinistro, dove si svilupperebbe
mediante un progressivo meccanismo di sintonizzazione, la rappresentazione
ortografica astratta delle parole. Tale circuito ortografico-occipitotemporale sinistro
(area della forma visiva della parola, AFVP) sarebbe connesso con il circuito fonologico
temporoparietale sinistro, nel quale verrebbero elaborati invece i complessi segnali
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acustici sublessicali dei suoni linguistici (sillabe e fonemi), oltre che immagazzinate le
rappresentazioni fonologiche delle parole. Tuttavia, in un bambino che impara a
leggere, la rappresentazione ortografica delle parole (AFVP) non si è ancora sviluppata
e quindi egli potrà decifrare la stringa di lettere nel suono linguistico corrispondente
solo mediante la decodifica fonologica (conversione grafema-fonema). Tale procedura
di lettura oltre ad implicare precise abilità percettive, di segmentazione e di memoria dei
suoni linguistici sublessicali (circuito temporoparietale sinistro) richiede anche un
veloce e accurato meccanismo di isolamento visuo-percettivo dei grafemi. Quindi, uno
specifico disturbo di tale meccanismo, potrebbe impedire il corretto sviluppo della via
sublessicale. Conseguentemente, anche il circuito frontoparietale destro, deputato al
controllo della selezione spazio-temporale degli oggetti percettivi potrebbe essere
coinvolto nelle fasi iniziali dell’acquisizione della lettura, mediando non solo i
meccanismi di segregazione grafemica ma anche quelli di segmentazione dei suoni
linguistici, indispensabili per il corretto mappaggio sublessicale ortografico-fonologico.
Tale circuito attenzionale risulta principalmente influenzato dal corretto funzionamento
del sistema Magnocellulare-Dorsale. Una lieve disfunzione del sistema M-D è stata
considerata una delle principali basi eziopatogenetiche della DE. Infine, la veloce
conversione delle unità visuo-grafemiche (del circuito attenzionale frontoparietale
destro e del circuito ortografico occipitotemporale sinistro) in quelle uditivo-
fonologiche (del circuito temporoparietale sinistro) richiede anche buone abilità di
automatizzazione (apprendimento percettivo implicito) principalmente controllate dal
circuito cortico-cerebellare. In sintesi, Attraverso la via lessicale è possibile la
formazione di un vero e proprio vocabolario delle parole conosciute (il lessico visivo di
input). Le parole ad alta frequenza d’uso e quelle utilizzate da poco saranno piø attivate
e vicine alla soglia del riconoscimento rispetto alle altre, quindi lette piø velocemente.
Attraverso la via fonologica, invece, è possibile leggere parole sconosciute (non
appartenenti al lessico visivo di imput) e le non parole (parole prive di significato). La
via fonologica nell’età dello sviluppo è molto importante perchØ solo il suo completo
consolidamento può favorire il passaggio alla via lessicale. Dalla comprensione della
singola parola si arriva, poi, alla comprensione del testo.
Quando l’individuo legge si attivano aree cerebrali specifiche della lettura e anche aree
attentive necessarie a promuovere la concentrazione di risorse e la focalizzazione
dell’attenzione (soprattutto “Giro del cingolo anteriore”).