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1. L’inglese australiano
1.1. Note socio-storiche
Nel suo libro del 1827, Two years in New South Wales, il pioniere e medico di bordo Peter Miller
Cunningham (1789 - 1864) c i for nisce un‟inter e ssante a tt e staz ione di qu e ll o c he g ià lui c hiama v a inglese australiano, basandosi su osservazioni fatte sul campo e in particolare tra i primi coloni
nativi degli insediamenti nel New South Wales stanziati nel 1788 a Sydney Cove. Secondo
Cunningham la lingua da loro parlata era simile a quella dei loro genitori e a quella del Sud
de ll ‟ I n g hil ter ra di fine S e tt e c e nto, ma allo stesso tempo mostrava una commistione di arcaismi e
innovazioni del tutto uniche. Commistione, tuttavia, curiosamente omogenea se comparata alla
va sti ssi ma miria de di di a letti , a c c e nti c he c a ra tt e ri z z a va no l‟ I n g hil ter r a de ll ‟e poc a :
The children born in those colonies, and now grown up, speak a better language, purer,
moreharmonious than is generally the case in most parts of England. The amalgamation of such
various dialects assembled together, seems to improve the mode of articulating the words. (Dixon
1822: 46)
(...) Among the native born Australians, the English spoken is very pure; and it is easy to recognise a
person from home or one born in the colony, no matter what class of society, from this circumstance.
(Bennett 1834: 331)
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Tali affermazioni, a dire il vero, possono essere piú o meno facilmente spiegate se si considerano
diver si fa tt or i a bba stanz a ovvi, pr im o fr a tut ti l‟or ig ine g e o g r a fic a e socia l e de i locutor i. C ome be n
sa ppiamo, l‟Austr a li a n a sc e c ome c oloni a p e na le e que sto ba sta a farci pensare che la grande
magg ior a nz a de i pioni e ri c he vi a rr iv a va no e ra no tut t‟a lt ro c he ra ppr e se nta nti di una c lasse socia le borghese o comunque di estrazione medio-alta. Secondariamente, ma non meno importante,
l‟a mbi e nte isol a to ha se nz a ombra di dubbio favorito lo sviluppo, in un lasso di tempo
sorprendentemente breve, di caratteristiche del tutto peculiari o quantomeno diverse rispetto a
que ll e c he potev a no e ss e re notate tr a i membr i de l le stesse c lassi socia li ne l S ud de ll ‟ I n g hil ter ra e in
Irlanda (ovvero le aree di massima affluenza dei nuovi coloni)
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. A sostegno di ciò, Kerswill (2001:
695) a ff e rma c he tale c ur iosa “ pura c o e sione” e ra pido svil uppo de l n uovo dialetto siano stati
fonda menta lm e nte sti mo lati da tre fa tt or i c hi a ve , ovve ro: l‟opp ortunità dei bambini di formare
stretti legami di amicizia e scambio sociale, un isolamento forzato dato da fattori extralinguistici e
piut tost o leg a ti a ll a na tur a “ pioni e risti c a ” de ll a c o muni tà e , infine, il livello di differenziazione delle
varietà linguistiche di input. In sostanza, per ripetere con altre parole quanto detto in precedenza,
quanto piú omogenea (sia dal punto di vista lessicale che fonologico) è la lingua parlata dai coloni
nati in Europa ed emigrati in Australia, tanto piú ve loce sa rà l‟i nsorgere di una koiné di output coesa
e omogenea tra i nuovi nativi Australiani.
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James Dixon (1758-1840) fu sacerdote Cattolico condannato inizialmente a morte in Inghilterra inquanto sospettato di
essere stato a capo di un gruppo di ribelli in Irlanda nel 1798. In seguito la pena capitale gli fu condonata e venne
s p ed ito co m e ca r ce r ato n ell ‟ i n s e diamento coloniale di Sydney a bordo della Friendship il 16 Gennaio 1800. George
Bennett (1804-1893) era un medico a naturalista che visitò il New South Wales due volte tra il 1829 e il 1832.
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“A lt h o u g h it is ce r tai n t h at i n th e ea r l y co lo n y th er e e x is ted a m u l titu d e o f d ialec ts a n d ac ce n t s f r o m a ll o v er t h e British Isles, the south-eas ter n E n g li s h d ialec t s w er e th e m o s t a b u n d an t.” ( C o x 2 0 1 2 : 1 1 ) .
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Non è di scarsa rilevanza neppure la questione puramente psico-sociologica che ha certamente
giocato un ruolo importante nello sviluppo della koiné di cui sopra. La nascita di un nuovo dialetto
pare essere piuttosto innescata da fattori in parte extralinguistici e legati ad una predisposizione
innata degli esseri umani a socializzare con gli individui che dimostrano avere caratteri linguistici
simili
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. In sostanza, non solo tendiamo a creare relazioni interpersonali piú durature e salde con le
pe rsone c he “ pa rla no c o me noi”, il c ui uso d e ll a li ng ua è sim il e a l nost ro, ma siamo a nc h e porta ti a c opiar e o p e r me g li o dir e “ fa re c or risponde re ” c e rte a bit udini li ng uist iche a ff ini a quelle degli altri
membr i de ll a c omuni tà i n c ui siamo inser it i. S e da una pa rte quindi tendia mo a d a da tt a r e l‟uso c h e fa c c i a mo de ll a li n g ua a que ll o de g li indi vidui c on c ui siamo in str e tt o c ontatto, l‟e lem e nto no n
puramente linguistico soggiacente, quello innato
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, tende a rendere piú facili gli scambi tra comunità
linguistiche (e non solo) piú prossime. Ed è quindi decisamente questo il caso della nuova colonia
australiana.
È inol tre mol to sig nif ica ti vo notar e c he n e i t a rdi a nni V e nti de ll ‟O tt oc e nto un a percentuale
c onsi stente (c ir c a il 25% ) de g li Austra li a ni e r a so tt o i dodici a nni d‟ e tà, re nde ndo quindi leg it ti mo definire la nascente società coloniale non solo giovane, ma comprendente anche un vasto numero di
parlanti a tutti gli effetti madrelingua
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.
Questa omogeneità sulla quale tanto abbiamo insistito pare essere durata fino agli anni Cinquanta
e Ottanta de ll o stesso s e c olo. S e c ondo g li studi di Mi tche ll (1946 ) e L e i tner (2004 ), n e ll ‟a r c o di
questi tre decenni, una forte migrazione dalla Gran Bretagna verso il nuovo continente costituí un
elemento di forte destabilizzazione dello scenario linguistico ormai saldamente consolidato. È in
questo periodo che il sistema scolastico inizia lentamente a spostare il focus nella formazione
de ll ‟e duc a z ione dei nuovi locutori verso lo standard della RP, favorendo una scissione netta
a ll ‟inte rno de ll a c omuni tà diale tt a le c he a ndr à a r a ff or z a rsi ne g li a nni a se g uire fino a i g iorni nost ri, e che, sottolineiamo, pare essere in continua evoluzione anche oggi.
Al tempo presente, vengono riconosciute infatti tre diverse varietà per quanto riguarda la
pr onunc ia de ll ‟in g lese i n Austra li a , ovve ro: Cultivated Australian English (CAusEng), General
Australian English (GAusEng) e Broad Australian English (BAusEng). Il CAusEng è fortemente
basato sulla RP ed è parlato da una minoranza (attorno al 10%) della popolazione ed è
tradizionalmente associato agli ambienti accademici e/o alla classe sociale piú alta. Il BAusEng si
trova a ll ‟e stre mo oppost o: è la va rie tà ritenu ta me no prestigiosa e che si distingue per caratteristiche
fonetiche piú marcate, associata di norma alla classe operaia e/o alle aree rurali. Di conseguenza, è
il GAusEng la varietà piú diffusa, e anche quella sulla quale ci concentreremo nel presente lavoro.
1.2. Fonologia e trascrizione
Esist ono due sis tem i u ff icia lm e nte a pprov a ti pe r tra sc riv e re se c ondo le norme I P A l‟ing les e australiano: uno utilizza i set Mitchell- De lbridge (1965 ), l‟a lt ro que ll i di Ha rr ing ton -Cox-Evans
(1997), in forma abbreviata HCE. Il primo dei due, in forma abbreviata riportato come MD, fu
inizialmente ideato da Mitchell nel 1946 ed è stato utilizzato con la collaborazione di Delbridge in
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Trudgill (2004: 28).
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Babel (2010).
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Fritz (2007: 19).
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The Speech of Australian Adolescents e The Pronunciation of English in Australia (1965a, 1965d)
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ed è attualmente impiegato nel Macquarie Dictionary. Il secondo sistema, invece, nasce da una
critica mossa al sistema MD, basata su prove di natura spettrografica e di rianalisi dei materiali
audio condotta tra il 1989 e il 1997 da Harrington, Cox ed Evans. Nel presente lavoro verrà
esclusivamente impiegato il set HCE, visto il nostro intento di fornire una rappresentazione quanto
piú possibile aggiornata e attinente alle osservazioni svolte sul materiale raccolto.
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L ‟ HCE non è basato espressamente su nessuna delle tre varietà di cui abbiamo parlato, ma si propone piuttosto di
essere un sistema quanto piú elastico possibile a rappresentarle ugualmente, ricorrendo ove
necessario ad allofoni. Risulta ad ogni modo chiaro, una volta visionati i dati spettrografici che
Harrington et al. hanno studiato, che i fonemi tendono ad essere molto piú vicini agli allofoni usati
per trascrivere foneticamente la pronuncia di locutori GAusEng.
In questo lavoro, non prenderemo in considerazione il trattamento delle consonanti a meno che
questo non abbia rilevanza per la produzione delle vocali: è raro, infatti, che siano i suoni
consonantici a determinare la discriminazione di un dialetto inglese rispetto ad un altro e di certo
non è qu e sto il c a so né de ll ‟A usEn g c omp a ra to alla RP o ad altre varianti, né tantomeno il caso
de ll e va ria z ioni re g ion a li a ll ‟inte rno de ll ‟A usEng stesso di c ui c i oc c upe re mo. Di se g uit o ripor ti a mo
i vowel set dei fonemi del sistema HCE con alcune considerazioni circa i caratteri discriminanti
de ll ‟inglese australiano.
Figura 1. Quadrilatero vocalico dei monottonghi (Cox 2012: 159)
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Gli autori r ip o r tan o , tu tta v ia, ch e “w h er e p r o n u n ciatio n i s i n d icate d b y p h o n etic tr an s cr ip tio n th er e is n o i n te n tio n to s u g g e s t b y t h e ch o ice o f s y m b o l an y t h i n g ab o u t t h e ar tic u lat o r y o r ac o u s tic n at u r e o f t h e s o u n d s i n q u esti o n . ” (Mitchell
e Delbridge 1965a: IX). La trascrizione da loro proposta va quindi intesa piuttosto come una rappresentazione
fonemicamente indicativa di una realtà contemporanea agli studi da loro condotti piuttosto che una effettiva accurata
rappresentazione di speech production dei locutori sul piano della trascrizione fonetica.
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“ B ec au s e t h e HC E s y s te m o f tr an s cr ip tio n p r o v id es an em p ir icall y b ased , p h o n etica ll y ac c u r ate r ep r esen tatio n o f AusE phonemes, it creates a solid foundation on which to make informed choices about transcription. It will also form
the basis of objective evaluation with reference to the speech community. (...) Such a phonemic system can also form a
leg iti m ate b asi s o n w h ich to m ak e n ar r o w er p h o n etic tr an s cr i p tio n s if r eq u ir ed . ” (Cox 2012: 161, 162).