natura, la ricapitolazione, l'unità spirito-materia. Un insieme di aspetti in cui l'autore
riunisce un non celato orgoglio atavico con le aspirazioni del presente, l'evoluzione
biologica con quella spirituale, le osservazioni scientifiche con le grandi riforme
socioculturali avvenute nella storia. Le sue argomentazioni trovarono un terreno
favorevole grazie alla predisposizione culturale degli ambienti culturali ufficiali e
non.
Il secolare sentimento di fratellanza di sangue e suolo trovava nella scienza uno dei
suoi più rapidi ed efficaci strumenti di espansione. Haeckel dal canto suo si elevò a
maestro nella "missione" di diffusione dei valori nazionali: forte della sua intima
convinzione che il popolo tedesco fosse una amalgama spirituale che il processo
evolutivo avrebbe per forza di cose reso compatto ed unitario, le sue lezioni
universitarie miravano a coinvolgere gli studenti mediante l'uso di metafore
particolari che stimolassero immedia-tamente l'affinità tra materia e spirito,
individuale e collettivo, psichico e biologico, al fine di evidenziare che lo scopo della
evoluzione consisteva nel portare a realizzazione quell'ideale di grandezza
rappresentato dagli avi ancestrali. L'evoluzione viene così a rappresentare un
intreccio tra valori etici tradizionali, misticismo religioso (di stampo protocristiano), e
ideali comunitari: un ponte ideale tra il passato, il presente e l'eterno che trova una
sua precisa connotazione culturale.
Il periodo post-rinascimentale, con le teorie di Newton, Cartesio, Hobbes, Leibniz ha
portato alla luce oltre ad un nuovo modo di fare scienza anche un diverso sentimento
religioso: non più legato ai dogmi ma al rapporto dell'uomo con l'infinito,
l'universale, l'assoluto. Con essi tornano alla ribalta i grandi temi della religione
pagana protocristiana, del mito delle origini, della necessità di una armonia tra l'uomo
e il cosmo: grandi temi che si impongono un periodo, quello della seconda metà
dell'ottocento, caratterizzato da una dirompente industrializzazione che spezza i
legami dell'uomo con la natura, e trascina via i tradizionali legami sociali.
Vi è anche un aspetto radicato nei secoli della storia, e nei sentimenti collettivi: è
quello del conflitto tra la religione ancestrale degli antichi popoli ellenico-germanici e
la Chiesa Cattolica Romana.
Considerata un giogo spirituale alla libera fede dello spirito germanico, essa fu
aspramente combattuta all'epoca della riforma luterana, e su questa scia, nel XIX°
secolo gli ambienti politici conservatori, i circoli e i gruppi delle élite intellettuali
nazionaliste, come quello sorto a Bayereuth sotto l'autorità intellettuale di
Chamberlain e Gobineau, decisero di impugnare nuovamente la spada della lotta
antipapale.
Haeckel ed i suoi seguaci impugnarono l'evoluzionismo contro i nemici della nazione
tedesca: sia quelli religiosi che quelli politici. La scienza dell'evoluzione avrebbe
secondo Haeckel cancellato i "pregiudizi e le menzogne del cattolicesimo romano" e
aperto la strada ad una nuova religione "monistica".
L' ideale di una religione germanica (che Haeckel trasse da Goethe) prese corpo e
sembianze scientifiche nelle teorie eugenetiche (molti eugenisti erano evoluzionisti o
haeckeliani) che proposero un nuovo modello sociale di stato nel quale imporre
criteri come la sterilizzazione coatta degli "ina-datti", la lotta all'alcolismo, al fumo e
tutto cio' che risultava deleterio per la conservazione e la proliferazione della razza (
iniziative repressive e coatte come queste trovavano la netta opposizione da parte
della religione cattoli-ca) . Nella Germania dell'unificazione l'evoluzionismo suscitò
l'interesse del movimento socialdarwinista, che, formato in prevalenza da scienziati
che si ispiravano a intellettuali come Gobineau e Nietzsche, mosso dall'interesse per
la difesa dei valori tradizionali (volkish) interpretò le teorie di Darwin per adattarle
agli ideali della destra reazionaria; per supportare le iniziative in campo
sociosanitario e la politica antiecclesiastica (Kulturkampf) avviata da Bismarck; per
sostenere il "nuovo corso" intrapreso dal Kaiser Guglielmo II°, per promuovere la
politica razziale del terzo Reich.
Fu questa commistione tra cultura, sentimento patriottico e scienza a far da base al
pensiero tardo ottocentesco, e dei primi del novecento.
Notevole fu l'interesse da parte di scienziati, gruppi sociali, uomini illustri, a
diffondere il nuovo credo nazionalista: scienziati come Ploetz si impegna-rono per
espandere il movimento dell'arianesimo in tutti i paesi nordici,
Un nome celebre dell'industria tedesca, quello del magnate Krupp, indisse una
competizione scientifica dal titolo: Che cosa possiamo imparare dai principi del
darwinismo per applicarlo agli sviluppi politici interni e alle leggi dello stato ?
Questo testimonia come lo spirito nazionale, abbia capacità di diffondersi e penetrare
le coscienze: il senso di coesione interna che in que-gli anni la cultura stava
diffondendo permearono ogni strato della popola-zione riportando alla luce, in modo
sempre più vasto, quella "personalità collettiva" che costituisce l'unità spirituale della
razza.
"L'ontogenesi ricapitola la filogenesi" in questi termini Haeckel esprimeva
scientificamente il senso dell'unità collettiva in un sol uomo e le sue impli-cazioni
etiche e sociali. L'ordine sociale doveva essere gerarchico poiché la razza si compone
come un organismo umano: la forza lavoro doveva essere subordinata agli ideali
comunitari, i quali erano conosciuti da una elitè culturale di "illuminati della razza".
Questi ultimi costituivano la guida spirituale della comunità razziale, e da essi doveva
emergere la figura del leader, la quale doveva essere conforme alle caratteristiche
dello spirito razziale di una determinata etnia.
La razza trovando nello stato la propria unità e la propria coesione, muove verso un
ideale di civiltà e prosperità ispirato dal mito-ideale dell'antichità.
Il fascino del mito non cessò mai di fungere da centro propulsore del risorgimento
tedesco: a inizio '900 si formarono, nei centri urbani di numerosi paesi mitteleuropei,
diverse sette esoteriche che praticavano il culto spirituale della razza. Riti primitivi,
esercizi medianici, antiche scritture, ed altri esercizi di pratiche religiose il cui scopo
era risvegliare lo spirito dormiente della razza. Lungi dal disprezzare l'aspetto poco
scien-tifico di tali professioni di fede, Haeckel, aderì (nel 1909) alla setta esoterica
della Thule Gesellschaft, della quale, per una coincidenza del destino fu membro
anche della stessa, l'ex caporale Adolf Hitler, oltre al suo futuro vice Rudolf Hess, e
svariati altri nomi di spicco del nascente partito nazionalsocialista. Il legame tra
nazismo e teorie evoluzionistiche ( il Darwinismo in particolare funse da presupposto
propagandistico per la sottomissione dei popoli slavi, zingari ed ebrei: la struggle for
existance, venne "nazionalizzata" come Kampf um Dasein) è da sempre un tema
controverso: al punto che per parecchi decenni è stata preconcettamente negata una
linea di continuità sia storica che scientifica tra l'ideologia del tardo ottocento - inizio
novecento, e il periodo del terzo Reich.
Si parlò unanimemente di distorsione del Darwinismo: più per giustificare agli occhi
del mondo l'orrore dei racconti e dei filmati relativi ai Lager, che per una obiettiva
valutazione dei presupposti filosofici, oppure per non vedere immischiato il nome del
celebre ricercatore inglese in episodi così sconvolgenti per l'opinione pubblica. Negli
ultimi anni alcuni storici hanno criticato questa tendenza, come ad esempio i
ricercatori E. Conte e C. Essner, che nella introduzione della loro opera ' Culti di
sangue ' (Carocci, 2000 Roma) scrivono relativamente al socialdarwinismo:
"A tale di per sè incredibile intreccio di idee contraddittorie, che rappresenta pur
sempre un oggetto elementare della storia sociale, non è stata finora prestata
l'attenzione che merita, anzi, esso è stato trattato in maniera frammentaria ed
esotizzante dalla ricerca teologica, demologica e germanistica. Vien da chiedersi se
non si tratti forse di un processo di rimozione caratterizzante il periodo postbellico."
(Ibid. Pag. 17)
La lacuna dovuta alla mancata ricerca, da parte delle generazioni degli studiosi
precedenti, di un sistema teorico coerentemente connesso con la realtà culturale, (che
il nazismo aveva instaurato con la storia antica e recente della Germania) è stata
rilevata anche dall'ultima generazione di storici tedeschi, quella degli anni '90. Autori,
definiti "revisionisti", come Hillgruber, Nolte, Zitelmann, Hildebrand.Essi hanno
ridiscusso la figura di Hitler e riesaminato il processo che ha portato all'ascesa del
nazismo.
Partendo dal rifiuto di interpretazioni semplicistiche, sommarie, o demo-nizzatrici,
come quelle della Scuola di Francoforte, questi autori della nuova generazione hanno
cercato di dimensionare l'ambito culturale in cui le teorie naziste si sono sviluppate.
La loro prospettiva di ricerca sostiene che il mito ariano nazionalsocialista sia il
risultato di un processo storico che dipende dallo sviluppo di un sentimento
comunitario legato all'identità razziale. I valori di cui il nazismo si fece
portabandiera, riprendono lo spirito risorgimentale dell' unificazione: lotta al
modernismo, all'ingerenza straniera, al degrado sociale, come controparte la
riscoperta dei "sani costumi del passato", la rinascita del sentimento popolare, la
ricerca di un armonia tra il nuovo ed il tradizionale. Sotto il velo delle manifestazioni
folkloristiche, dei rituali collettivi, dell'attaccamento ai valori comunitari, si
nascondeva la secolare professione del culto degli dèi pagani, della re-ligione della
natura, del culto ariano della religione solare. Valori dal significato religioso ma
inscindibilmente legati alla razza, al sangue, alla storia. Non è un caso che proprio
nella Germania moderna la continuità rap-presentata dalla trasmissione fenotipica
dei caratteri ereditari, abbia avuto uno sviluppo parallelo anche a livello psichico e
spirituale: nel senso di una trasmissione della cultura, dei miti, dello spirito atavico,
delle leggende e della mentalità in generale.
Dopo il fallimento dell'espansionismo prussiano e la sconfitta della prima guerra
mondiale, ogni ambizione di sviluppo di una identità culturale nazio-nale, sembrava
definitivamente anacronistica. Invece furono proprio quegli anni di vessazione,
indigenza, timore per una "rivoluzione bolscevica nel cuore dell'Europa", di dominio
"plutocratico", e di crisi sociale legata allo sviluppo industriale a suscitare un
sentimento di nostalgia verso la gran-diosità del passato: i grandi imperi, i grandi
condottieri, i leggendari eroi, il rapporto con la natura e la civiltà contadina,
divennero presso i circoli degli intellettuali conservatori gli ideali da promuovere per
ripristinare la dignità nazionale.
L'opera di divulgazione scientifica iniziata da Haeckel sosteneva il diritto della razza
indogermanica, a condurre l'opera di civilizzazione nel mondo. Questa teoria
influenzò notevolmente il pensiero di Hitler sin dai tempi delle sue letture giovanili; e
altrettanta ridondanza aveva avuto nei circoli germanisti e nelle accademie. Venne
così formalizzato scientificamente il credo della razza prediletta da Dio, in quanto
discendente dei figli di Wotan, e dell'incrocio tra uomini, dèi e semidèi: era la
rigenerazione del primitivo culto della Herrenvolk, la razza padrona. Hitler comprese
subito di quanto accrescesse in importanza, efficacia, e dignità un concetto che
poteva beneficiare dell'avallo della scienza. Per questo la sua politica fu razziale, cioè
fondata e giustificata da quelle che all'epoca erano le teorie sull'igiene e la
preservazione della purezza del sangue ariano. In questa ottica di tutela dei valori del
"sangue e del suolo", lo stato divenne la metafora politica dell'organismo vivente.
Haeckel ed altri igienisti, teorizzavano che nella difesa dell'organismo con-tro le
aggressioni esterne non vi fossero implicazioni di tipo etico, o vincoli morali, per
sintonizzarsi con il sistema della natura, il "corpo dello stato" avrebbe dovuto
annientare risolutamente i nemici dell'integrità sociale.
Nella fattispecie questi erano sul piano biologico: gli alienati, gli asociali, i ritardati
mentali, e chiunque fosse affetto da tare ereditarie. Il loro pericolo consisteva nel
costituire un anello debole della catena comunitaria razziale e quindi una minaccia
per lo sviluppo stesso della razza.Sul piano socio-culturale i nemici erano gli ebrei,
gli slavi, gli zingari, i testimoni di Jeova e gli omosessuali: in quanto portatori di
valori degeneranti: gli ebrei accusati di professare il culto del danaro per deviare la
società dai "sani valori tradizionali" dell'altruismo e della creatività; gli zingari poiché
il noma-dismo veniva considerato l'antitesi della civiltà; gli omosessuali erano in-
vece considerati alla stregua di cospiratori in quanto non contribuivano alla
procreazione della razza ma "convertivano" l'attività sessuale a turpi fini egoistici.
Queste ed altre categorie rappresentavano allegoricamente "la cancrena sociale", e
come tale doveva essere estirparta dell'autorità statale.
L'importanza culturale di questo legame metaforico tra sanità e statalità viene
considerata da Weindling una reviviscenza dell'antica credenza nel potere magico
della guarigione posseduto dall' imperatore: quest'ultimo era considerato un guaritore
capace di riportare la salute e guarigione con il tocco della mano sulle parti malate del
corpo.
La teoria della razza si sviluppa come insieme unitario su un piano non solamente
organico-fisiologico, ma anche psicologico e spirituale.
Già lo stesso Haeckel, e come lui Spencer, aveva delineato i prodromi per una
continuità tra materiale e spirituale in chiave evoluzionistica. Questo aspetto del
"razzismo spirituale" è stato oggetto di interesse per illustri autori quali C.G.Jung e
Julius Evola.
Il ruolo del celeberrimo psichiatra svizzero è di notevole interesse in quanto si
inserisce nel panorama intellettuale della Germania di fine Ottocento: spaziando
dalla biologia evoluzionista, alla "religione monistica" di Haeckel, dal culto teutonico
del Sonnenmensch (reinterpretato in chiave alchemica-Goethiana), al superomismo
Nietzschiano. Come argomentato nella recentissima opera dello psicologo americano
Richard Noll: Jung il profeta ariano, l'influenza del pensiero evoluzionistico
haeckeliano e del darwinismo sociale furono determinanti nell'elaborazione della più
signi-ficativa teoria junghiana, ovvero quella dell'inconscio collettivo. In particolare
Jung parlava della trasmissione di "complessi psichici autonomi" che si
tramandavano di generazione in generazione seguendo un principio simile a quello
delle leggi di Mendel.
Jung sosteneva che il contenuto inconscio di una mente individuale conte-nesse
l'intero patrimonio collettivo della psiche razziale, ovvero spiegò la ri-capitolazione
della filogenesi con l'ontogenesi da un punto di vista psichico.
Secondo Noll Haeckel è la chiave per comprendere le idee biologiche sottese alla
ipotesi sviluppata da Jung di uno strato filogenetico della mente inconscia. Infatti
Jung asseriva <che l'anima possiede in qualche misura strati storici, il più antico dei
quali sarebbe l'inconscio>.
Jung fu uno spettatore d'eccezione nell'epoca del Terzo Reich, nonché un diretto
collaboratore con gli ambienti scientifici nazisti. Egli dedicò grande attenzione al
fenomeno proprio in chiave evoluzionistica spirituale: vide in Hitler non un semplice
uomo ma un inconscio collettivo vivente, una ontogenesi della razza tedesca, il
risveglio del millenario spirito della razza. Nella sua tesi, sostenuta nei numerosi
saggi sulla religione pagana e sul-l'inconscio collettivo, spiega la forza magnetica di
attrazione del Fuehrer sulle masse, al risveglio di una primordiale energia Odinica, o
Wotanica (Wotan era lo Zeus germanico): un complesso psichico ereditato nella
memoria della razza in epoche ancestrali. Tempi così remoti che anche uno
scienziato come Haeckel ha potuto spiegare solo in termini metaforici: la cellula
razziale.
Per quanto riguarda Evola l'interesse è invece puntato sulla razza quale "sintesi
neoplatonica" tra le passioni, l'anima e lo spirito della razza: una unità che, secondo la
dottrina della razza, l'uomo deve compiere per superare sia la propria istintività sia
la propria individualità, sia la propria condizione temporale. Teorie che questo autore
ha elaborato nel libro "Sintesi della dottrina della razza" e che rappresentano un
concetto di evoluzione in senso spirituale, riprendendo sia sul piano individuale che
sociale i presupposti fondamentali avanzati da Haeckel: quali la ricapito-lazione, il
monismo, la continuità materiale-spirituale, l'arianesimo.