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Prefazione
Questo lavoro nasce dall’ esperienza di tirocinio nel reparto di Radioterapia.
Qui la figura del TSRM si caratterizza per l’elevata specializzazione che
rende il proprio compito molto diverso da quello svolto in altri contesti
(come ad esempio nella radiologia tradizionale o nelle procedure
interventistiche); in particolare la figura del Tecnico Sanitario di Radiologia
Medica (TSRM) all’interno del team di radioterapia svolge, dopo il medico
radioterapista, la funzione di relazionarsi direttamente con il paziente,
peraltro in alcune tra le fasi più critiche del percorso che questi è chiamato a
fare. Il lavoro è incentrato su una delle tecniche speciali della moderna
radioterapia: la stereotassi. Trattandosi di una metodica che utilizza dosi
elevate e mirate, il TSRM in questo caso, ma non solo, è chiamato alla
massima competenza e responsabilità nelle procedure di posizionamento del
paziente e dei dispositivi di immobilizzazione. Commettere errori in questa
fase determinerebbe un’ incremento di dose significativa agli organi a
rischio e ai tessuti sani circostanti, con conseguenze gravanti sull’intero
piano di trattamento. Verranno descritti, a tal proposito i dispositivi di
immobilizzazione usati fin dagli inizi di questa metodica fino ad arrivare ai
più recenti. Si passerà a descrivere in seguito le due metodiche utilizzate per
la corretta impostazione ed attuazione del trattamento di radioterapia
stereotassica: la radioterapia 4D e l’IGRT, con le rispettive innovazioni. Si
conclude il lavoro con un elenco riassuntivo degli sviluppi futuri che
rappresenteranno una svolta decisiva per la radioterapia stereotassica con
fasci sempre più mirati e precisi, permettendo la distruzione delle cellule
tumorali senza causare danni ai tessuti sani circostanti. Queste innovazioni
aiuteranno sempre di più l’èquipe di radioterapia (medico radioterapista,
TSRM e fisico medico) nella scelta di un trattamento adeguato per ogni
paziente e per ogni caso clinico. Verrà sottolineato nelle conclusioni il ruolo
morale e psicologico, oltre che tecnico, che il TSRM è chiamato a svolgere.
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Cap.1
Aspetti generali della radioterapia stereotassica e cenni
storici
1.1 Introduzione
Gli sviluppi dell’imaging radiologico e i nuovi sistemi di pianificazione dei
trattamenti sempre più sofisticati , hanno rivoluzionato il campo della
radioterapia oncologica. Le moderne tecniche di terapia permettono di
incrementare la dose di radiazioni al bersaglio e, nello stesso tempo, di
ridurre la dose ai tessuti normali, risultati mai ottenuti in precedenza.
1.2 Definizione
La definizione di irradiazione stereotassica prende in considerazione diverse
metodiche radioterapiche finalizzate a focalizzare l’irradiazione, in modo
molto preciso, intorno a piccoli volumi di forma sferica o similsferica.
Vengono utilizzati numerosi fasci di radiazioni, generalmente circolari e di
piccolo diametro (4-60 mm), i cui assi si intersecano in un punto comune,
definito isocentro, posto all’interno del volume bersaglio. In questo modo è
possibile ottenere un elevato gradiente di dose alla periferia del volume
bersaglio con una significativa riduzione della dose assorbita del tessuto
sano circostante. Brada nel ’95 e Wasserman nel ’96, hanno sottolineato le
importanti differenze che intercorrono tra la radioterapia convenzionale a
fasci esterni e la tecnica stereotassica; quest’ultima si propone l’esecuzione
dei trattamenti perseguendo specifiche caratteristiche:
- piccole lesioni;
- una precisa distribuzione di dose e collocazione spaziale dell’isocentro;
- garanzia di una sfera di “High Dose” con elevato gradiente fuori dal target;
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- contornazione del target con CTV (Clinical Tumor Volume)
corrispondente al GTV (Gross Tumor Volume);
- PTV (Planning Tumor Volume) pari al GTV, + 0,6 - 3,2 mm;
- dose erogata in seduta unica o comunque in poche frazioni.
1.3 Evoluzione della tecnica stereotassica
I primi trattamenti di radioterapia stereotassica risalgono al 1950 ad opera
del neurochirurgo svedese Leksell, il quale utilizzò raggi x di 200 kV per
irradiare, in singola seduta, e con un’elevata dose di radiazione, lesioni
cerebrali. Incoraggiato dai risultati, Leksell progettò la Gamma Knife,
un’apparecchiatura dedicata alla stereotassi intracranica. Con il tempo, la
tecnica stereotassica ha subito un’evoluzione importante sia dal punto di
vista tecnologico che delle applicazioni cliniche. Tale tecnica infatti, può
essere eseguita, oltre che con la Gamma Knife per le lesioni cerebrali, anche
con i moderni acceleratori lineari dotati di particolari dispositivi di
collimazione (coni o collimatori micro-multilamellari, anche dinamici) o
altri tipi di acceleratori dedicati come il Cyberknife. Il primo prototipo di
quest’ultima apparecchiatura venne introdotto nel 1994 alla Standford
University, con il quale, nel corso degli anni ’90, furono effettuati
trattamenti sul midollo, pancreas e polmone; nel 2001 il sistema ha ricevuto
l’approvazione dalla FDA (Food and Drug Administration) americana.
Questi sviluppi tecnologici aprirono la strada all’irradiazione stereotassica
anche di lesioni dalla forma complessa e irregolare, tipica delle
localizzazioni extracraniche. A livello toraco-addominale, infatti, per lungo
tempo, l’adozione della tecnica stereotassica, è stata ostacolata dalla
difficoltà di riprodurre allineamenti solidali tra il corpo e i sistemi idonei
alla generazione di coordinate stereotassiche e al riposizionamento. Le
prime applicazioni, iniziarono nel 1994 ad opera di Lax e Blomgren del
Karolinska Hospital, dopo circa venti anni di esperienza maturata
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nell’esecuzione di trattamenti stereotassici intracranici. Negli anni
successivi, sono state sviluppate una serie di soluzioni ai problemi di
accuratezza e riproducibilità del trattamento dei distretti extracranici,
attraverso sistemi di immobilizzazione ibridi maggiormente performanti e la
tecnologia IGRT (Image Guided RadioTherapy). Oggi la tecnica
stereotassica trova ampia applicazione, oltre che nel trattamento di lesioni
cerebrali anche nel trattamento di neoplasie di altri distretti corporei.
1.4 Caratteristiche principali di un trattamento stereotassico
La stereotassi, a seconda del frazionamento della dose somministrata, viene
distinta in:
- Radiochirurgia stereotassica: definita da Leksell nel ’51 come una
modalità terapeutica in grado di distruggere lesioni intracraniche attraverso
l’erogazione della dose, con intento ablativo, in una singola frazione. Essa
consiste, quindi, nella somministrazione di una dose elevata, generalmente
compresa tra 12 e 30 Gy, in un’unica frazione per il trattamento dei piccoli
volumi intracranici (solitamente inferiori a 20 cc).
- Radioterapia stereotassica: è tale quando la dose viene erogata in più
sedute di trattamento. Essa rappresenta un’evoluzione tecnica della
radiochirurgia e prevede l’utilizzo di un apparato stereotassico
riposizionabile, non fisso come nella radiochirurgia, per somministrare un
trattamento frazionato, che implichi la suddivisione della dose totale in più
sedute.
Di seguito alcune diversificazioni caratterizzanti della radioterapia
stereotassica cranica (SRT: Stereotactic RadioTherapy) e radioterapia
stereotassica corporea (o extra-cranica) (SBRT: Stereotactic Body Radiation
Therapy). La radioterapia stereotassica cranica è applicata nella terapia di
una vasta gamma di patologie cerebrali: tumori primitivi e metastatici,
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lesioni benigne (quali il neurinoma del nervo acustico e i meningiomi) e le
malformazioni artero-venose. La stereo body o radioterapia stereotassica
extracranica, consiste, invece, nella somministrazione di una dose elevata,
focalizzata, conformata, biologicamente attiva ed ablativa, a livello del
torace, dell’addome e della pelvi, con una singola frazione o con poche
frazioni ad alto dosaggio. E’ un trattamento che trova le sue indicazioni
nella cura dei tumori primitivi e secondari del polmone, tumori primitivi e
secondari del fegato, neoplasie del pancreas, metastasi surrenali che,
metastasi ai linfonodi dell’addome e della pelvi. La radioterapia
stereotassica, sia cranica che extracranica, impiega normalmente
l’ipofrazionamento (ovvero l’erogazione di elevate dosi per frazione, in
poche sedute) sfruttandone i vantaggi dal punto di vista radiobiologico con
un miglioramento dell’indice terapeutico. In sintesi, con poche sedute ad
elevata dose per frazione, si può indurre un effetto biologico di molto più
elevato di quanto non ottenibile con varie settimane di terapia a
frazionamenti convenzionali: questo è il principio su cui si basa la Dose
Biologica Equivalente (BED: Biological Equivalent Dose).
1.5 Le fasi di impostazione di un trattamento stereotassico
L’intera procedura comprende diverse fasi:
- immobilizzazione del paziente (set-up);
- individuazione del target attraverso imaging diagnostico multimodale;
- elaborazione del piano di trattamento;
- controlli di qualità;
- trattamento.
La durata dell’intera impostazione varia in base alla complessità del caso
clinico (mediamente di circa 4 ore).
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1.5.1 Set-up
L’erogazione di dosi elevate in poche sedute richiede una elevata
accuratezza nel posizionamento del paziente e nell’esecuzione del
trattamento. Le procedure di simulazione sono sostanzialmente simili a
quelle di Simulazione Virtuale per trattamenti convenzionali, ad eccezione
dell’impiego di particolari sistemi di immobilizzazione e localizzazione che
stabiliscono un sistema di coordinate specifico per ogni paziente. Il
razionale di questi complessi sistemi, sia nel caso dei caschi, per la tecnica
intracranica, che nei presidi per la tecnica extracranica, è quello di creare un
sistema soliale tra distretto corporeo e localizzatore stereotassico. In questo
modo i sistemi di riferimento presenti nei localizzatori (fiducials) riportati
sulle immagini TC durante il piano di trattamento, daranno l’esatta
posizione dell’isocentro all’interno della neoplasia, sotto forma di
coordinate riferite al sistema di fiducials del localizzatore e dette, appunto,
coordinate stereotassiche.
1.5.2 Individuazione del target
Il piano di trattamento per le tecniche stereotassiche deve essere sempre
impostato sulla base di una TC di centratura, ma per tecniche di trattamento
così sofisticate, l’identificazione del volume bersaglio viene effettuata su
immagini diagnostiche TC con contrasto o RM, appositamente ottenute per
l’elaborazione del piano di trattamento. Grazie ai software dedicati, si
esegue una sorta di sovrapposizione delle immagini diagnostiche con quelle
di centratura chiamata “fusione d’immagine” o co-registrazione, mediante
cui la contornazione può essere eseguita direttamente sull’immagine
diagnostica, più dettagliata e adatta all’ individuazione della neoplasia;
successivamente, trasferita sull’immagine della TC di centratura, si procede
con il calcolo della distribuzione della dose, generata in base alle densità
elettroniche della TC, implementate nella workstation per piani di