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IL CONGIUNTIVO: IL MODO, L'ORIGINE DEI
TEMPI.
IL MODO.
Il congiuntivo è stato da sempre definito come il modo
del dubbio, della possibilità, dell'incertezza, della
supposizione. Esso è servito, però, anche a esprimere altre
modalità d'incertezza, quali: un volere, un'intenzione, un
desiderio, che dipendono dalla persona a cui il desiderio,
il volere, l'intenzione è riferita. Infatti anche espressioni
soggettive di un sentimento, quali la gioia, l'ammirazione,
il dolore, la tristezza, la felicità, possono, se intese come
situazioni soggettive, essere espresse con il congiuntivo.
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L'ORIGINE DEI TEMPI.
Il presente congiuntivo.
È fuori dubbio che l'origine del presente congiuntivo sia
quella latina, anche se diverse sono le sue flessioni
nella lingua letteraria. Infatti, prima che il presente
congiuntivo della prima coniugazione si normalizzi in - i
riscontriamo le desinenze provenienti direttamente dal
latino in - e: cante, cante, cante, cantémo, cantéte,
cànteno. Esempi di tale congiuntivo ritroviamo, per la
seconda persona, nella ''Commedia'' di Dante: ''è buon
che tu ti cale '' (If, XII,27); '' fa che di noi la gente favelle,
(If, XVI , 85) ecc., anche se sempre in rima, cosa che ci
induce a considerarle forme antiquate. Bisogna, però, dire
che eccezion fatta per la rima, Dante usa la moderna
desinenza - i, che, peraltro venne già usata a partire dal
secolo XI, come si evince dai nomi di persona Deotisalvi,
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Deotaiuti, e nella prosa più antica, per esempio nel ''
Novellino '': io doni; tu rechi; egli paghi; ecc .
Molto più regolari sono le altre coniugazioni che dalla
base latina ritroviamo in -a, - a, - a, - iamo, - iate, - ano.
Ed infatti, abbiamo sin dai testi più antichi: io viva; egli
veda; noi vendiamo; voi dichiate; eglino possano. Un
problema a parte costituisce la seconda persona singolare.
Infatti, mentre nel ''Novellino '' si ha la desinenza -i, ''tu
dichi '', nella ''Commedia ''ritroviamo sia -e, sia -i: per
esempio ''godi (If,XXIV,140), tegni (Pg, I, 80), posse (Pd,
XIII, 94), tutti in rima. Nell'antico testo toscano ''Fiori e
Vita dei Filosofi '', prevalgono le forme in - e: sie, abbie,
nocce, ecc.; nel ''Tesoretto '': sappie, saccie, facce,
aprende, ecc. Tutto ciò ci fa arguire che ci fu una chiara
tendenza a differenziare la desinenza della seconda
persona dalla prima e dalla terza. In seguito, però, ci fu
una penetrazione della - i anche nelle altre persone
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accentate sul tema, non solo in sostituzione alla - e della
prima coniugazione, ma anche alla - a delle altre. Infine,
è stata la lingua letteraria moderna ad attribuire alla prima
coniugazione la -i e la -a alla II e III coniugazione, senza
alcuna differenziazione della seconda persona singolare
dalle altre due.
L'imperfetto congiuntivo .
L'imperfetto congiuntivo ha derivato le sue desinenze
dal piuccheperfetto latino '' canta[vi]ssem, audi[vi]ssem,
debuissem ''. La lingua medievale presentava ancora alla
prima persona la desinenza regolare - e: '' credette ch'io
credesse (If, XIII, 25); credo ch'io scendesse (Pg, VIII,
47), entrambi in rima, in Guittone: ''eo trovasse, dovesse,
volesse, fosse''. In effetti, la -i della forma moderna
sembra derivi dall' -i del passato remoto ( vidi, feci,
partii). Inoltre, come per il congiuntivo presente, vi fu
una lunga coesistenza tra l'alternarsi alla terza persona
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singolare della -i e della -e. Infatti, ritroviamo nella
''Commedia": perch'ei dicessi (If, IV, 64), dovessi (Pg,
XXXI, 27). Finché, poi, nell'edizione del 1532 del suo
poema, l'Ariosto mutò la terza persona cantassi, vedessi,
finissi, in - sse.
Per ciò che riguarda la seconda persona plurale, la
desinenza - aste, -este, -iste, a causa dell'identità con
quella del passato remoto, fu spesso sostituita da - assi,
essi, - issi: '' acciò che voi non credessi (Decam., 3, 6 ); se
voi avessi (Mandr. I,I.). Infine, alla terza persona plurale
la lingua antica ha - àsseno, - ésseno, - ìsseno: in Guittone
"volesseno", nella << Mandragola >> ''tenessino'' (2, 2),
''fussino''.
La sostituzione con le attuali desinenze - assero, -essero,
issero, è dovuta all'influsso delle forme del passato
remoto (ebbero, dissero, vòllero). In testi antichi
troviamo persino fuse le due desinenze, per esempio nel
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romanzo del Tristano: ''dovesserono, potesserono ''. È da
attribuirsi alla stessa ragione anche il vocalismo di fussi,
fusse, fussero, che troviamo in Dante e ancora qualche
tempo dopo. E ancora in Dante, per questioni di rima,
abbiamo uno scambio della vocale tematica venesse (If, I,
146) per influsso di tenesse .
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IL CONGIUNTIVO NELLA "COMMEDIA" DI DANTE
ALIGHIERI.
Il congiuntivo di proposizione principale.
Il congiuntivo di proposizione principale si può
distinguere in tre funzioni o valori: volontà, augurio,
concessione. A questi tre valori si fanno corrispondere
rispettivamente tre tipi di congiuntivi: esortativo, ottativo,
concessivo.
Il congiuntivo esortativo esprime l'esortazione, il
comando, l'invito, e completa l'imperativo nelle persone
che mancano a questo modo. Es: "Non vi dispiaccia, se vi
lece, dirci..." (If,XXIII,128).
Il congiuntivo ottativo differisce dall'esortativo solo da un
valore presente più che nella sintassi nella frase. Spesso,
infatti, fra l'augurio e l'esortazione vi sono ambigue
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espressioni. Es: "Guarda: giovi ch'io ti scaltro"
(Pg,XXVI,3).
Il congiuntivo concessivo serve ad esprimere una
concessione che si fa , un permesso che si dà. Esso,
infatti, deriva da un'estensione del congiuntivo di
voliazione latino. Esso non può essere sostituito da una
dipendente di natura concessiva e spesso la sua
distinzione dall'esortativo è ambigua. Es: "Attendi ad
altro, ed ei là si rimanga" (If,XXIX,24).
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Il congiuntivo nei sistemi di proposizioni
interdipendenti.
Le proposizioni ipotetiche .
Il congiuntivo ha una funzione nel sistema di
proposizioni interdipendenti che costituisce 'il periodo
ipotetico'. Il tipo più frequente di periodo ipotetico è
quello che impiega il congiuntivo imperfetto nella protasi
e il condizionale semplice nell'apodosi in riferimento al
presente - futuro, il congiuntivo piuccheperfetto nella
protasi e il condizionale composto nell'apodosi in
riferimento al passato. Es: "Ma s'io vedessi qui l'anima
trista / di Guido o d'Alessandro o di lor frate, / per Fonte
Branda non darei la vista" (If,XXX,76).
Il congiuntivo di proposizione subordinata completiva .
Proposizioni soggetto.
Le espressioni impersonali indicanti obbligo,
opportunità, convenienza, introducono il congiuntivo e
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ciò deriva da un'antichissima norma: il congiuntivo
conserva, qui, una traccia del suo valore finale, che è
un'estensione di quello originario di voliazione. Es :
"...e qui è uopo che ben si distingua..." (Pd,XI,27).
Proposizioni oggetto .
Vengono così definite quelle proposizioni che fungono
da oggetto in dipendenza da verbi che, a causa della loro
chiara origine latina, vengono designati: ''verba
declarandi, sentiendi, voluntatis, timendi''. Essi, spesso,
reggono costruzioni che esigono il congiuntivo. Un vasto
esempio è tutta l'opera dantesca. Troviamo, infatti, il
congiuntivo dopo verbi, quali: convenire, volere,
apparire, parere, piacere, essere + aggettivo o sostantivo,
potere, dire, mostrare e il suo composto
dimostrare,quando significano ''dare prova ''; giudicare,
pensare, immaginare nel senso di ''supporre'', volere nel
senso di sostenere una tesi, credere, avvedersi, vedere nel
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senso di '' rendersi conto '', conoscere, sapere (anche nel
senso di apprendere), intendere, comandare, imporre,
ammonire, prescrivere, pregare, adorare, orare, invitare,
guardare nel senso di ''fare in modo '', ''cercare di ottenere
'', ''procurare ''; porre.
Abbiamo, poi, il congiuntivo in dipendenza di verbi o
espressioni verbali che significano '' provvedere,
procurare, decidere, stabilire, ecc . '', esso prende il nome
di congiuntivo del postulato.
Il congiuntivo è anche usato nelle dichiarative, con
valore esprimente sfumature condizionali, o di obbligo, o
di volontà, o finali. Es: "El par che tu mi nieghi.../ che
decreto del cielo orazion pieghi..." (Pg,VI,30).
Il congiuntivo di proposizione subordinata
circostanziale.
Le secondarie '' circostanziali '' (cioè quelle secondarie
che nel periodo assolvono la funzione che nella
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proposizione è assolta dai complementi) possono avere il
congiuntivo in rapporto con una forma particolare della
reggente, o con un particolare significato che esse
esprimono. Il congiuntivo è costante nelle finali, dove ha
funzione d'intenzione e di volontà, e nelle concessive.
Generalmente si può osservare che esso compare: a) in
presenza della negazione (causali negative o con la
reggente negativa, consecutive, affermative o negative,
dipendenti da proposizione negativa, esclusive esplicite
con la reggente negativa, comparative con la reggente
negativa). Es: "Plato e altri filosofi dissero che 'l nostro
vedere non era perchè lo visibile venisse a l'occhio, ma
perchè la virtù visiva andava fuori al visibile" (Pd,IX,10);
b) quando la reggente ha forma interrogativa. Es:
"...uscicci mai alcuno,o per suo merto o per altrui,che poi
fosse beato?" (If,IV,50); c) quando la reggente è una
proposizione introdotta da ''se ''. Es: "...le sue meschite /
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là entro certe ne la valle cerno, / vermiglie come se di
foco uscite / fossero..." (If,VIII,72 -73); d) quando la
reggente è al modo condizionale, nel qual caso il tempo
del congiuntivo della dipendente è l'imperfetto o il
piuccheperfetto (causali introdotte da ''perché'',
consecutive). Es:"...con la tua parola ornata / e con ciò
c'ha mestieri al suo campare,/ l'aiuta sì ch'i' ne sia
consolata..." (If,II,69); e) quando la reggente è una
dipendente al congiuntivo da verbo di opinione, timendi.
Es:"...temo che la venuta non sia folle." (If,II,35); f) per
effetto della natura della congiunzione (causali introdotte
da ''con ciò sia cosa che '', concessive introdotte da
''avvegna che''). Es: "Avvegna che la subitana fuga /
dispergesse color per la campagna" (Pg,III,2); h) quando
c'è l'idea di tensione verso un risultato (consecutive
dipendenti, anche indirettamente, da un imperativo o da
un congiuntivo esortativo, da un'espressione indicante
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obbligo, convenienza, ecc ., da un verbo voluntatis, da un
verbo indicante preghiera, ecc.) o l'idea di attesa
(temporali introdotte da '' prima che '', '' avanti che '', ecc
., temporali terminative, introdotte da ''finché'' e simili).
Es:"...pur su al monte dietro a me acquista, / fin che
n'appaia alcuna scorta saggia." (Pg,IV,39); i) quando la
reggente contiene un'idea di riserva (certe causali) o di
eventualità. Es:" ...tutto che né sì alti né sì grossi, / qual
che si fosse, lo maestro félli" (If,XV,12).
Il congiuntivo nelle proposizioni interrogative indirette .
Nelle proposizioni interrogative indirette introdotte da
pronome o avverbio interrogativo, il toscano ammetteva il
congiuntivo, continuando la tradizione classica latina,
anche se nel tardo latino compare anche l'indicativo.