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Introduzione
La seguente tesi ha lo scopo di ripercorrere l’evoluzione delle relazioni diplomatiche
e commerciali che sono intercorse tra il nostro Paese e la Repubblica Islamica
dell’Iran a partire dalla seconda metà del 900.
L’argomento è stato da me scelto perché, oltre a un interesse nell’ambito delle
relazioni internazionali dell’Italia nell’area mediorientale, volevo portare alla luce il
ruolo che una tra le più grandi aziende italiane, il Gruppo Ferrovie dello Stato
Italiane, ha assunto sul suolo iraniano in favore dei buoni rapporti che sono sempre
intercorsi tra i due Paesi.
Tra gli obiettivi che mi sono prefissato durante la redazione di questo elaborato vi è
quello di analizzare la ricostruzione italiana nel secondo dopoguerra, periodo in cui il
Paese ha dovuto affrontare il giudizio della comunità internazionale che la riteneva
colpevole del conflitto e allo stesso tempo recuperare una propria identità nell’ambito
della diplomazia al fine di inserirsi a livello paritario di altri paesi all’interno di
quella che diverrà con gli anni l’Unione Europea. Secondo obbiettivo è stato quello
di descrivere l’evoluzione della politica interna e internazionale dell’Iran, ex Persia,
Paese che più volte è riuscito ad attirare l’attenzione della comunità internazionale
sia perché ricco di giacimenti di petrolio, quindi in grado di condizionare
l’andamento dei mercati, sia per la sua capacità di sviluppo del nucleare e quindi
oggetto di sanzioni affinché non diventasse un pericolo per la stabilità dell’intera
regione. I due obiettivi sono collegati tra di loro da un unico filo conduttore che è
quello delle relazioni bilaterali, condizionate negli anni da periodi di crisi piuttosto
che di distensione.
L’elaborato si evolve in quattro capitoli: il primo è dedicato al ruolo italiano nelle
relazioni internazionali e nella partecipazione attiva allo sviluppo della Comunità
Europea; in breve verranno descritte inoltre le capacità imprenditoriali di Enrico
Mattei che fu in grado di gestire i primi accordi dell’ENI, ente petrolifero statale
italiano, con l’Iran.
Il secondo capitolo ripercorre la storia dell’Iran a partire dalla dinastia Qajar, rimasta
al potere fino ai primi anni del 900, per poi procedere con l’ingresso della dinastia
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Pahlavi. Importante è poi il periodo della rivoluzione di Khomeini, a partire dalla
fine degli anni 70, poiché lascerà in ereditarietà l’assetto costituzionale e politico che
a oggi sostiene il Paese. Il capitolo termina con il confronto delle presidenze di
Rafsanjani, Khatami e Ahmadinejad: le prime due si distinguono per una parziale
apertura del paese nei confronti dell’occidente, tant’è che sarà Khatami il primo a far
visita ai paesi occidentali, mentre con Ahmadinejad la comunità internazionale
assisterà ad un continuo scontro con gli Stati Uniti, da sempre definiti “Grande
Satana” dall’ala conservatrice iraniana.
Nel terzo capitolo è trattata la storia delle relazioni internazionali più vicina ai giorni
nostri: dopo un primo paragrafo dedicato agli accordi in essere tra Italia e Iran, il
capitolo si evolve con l’analisi dello sviluppo nucleare iraniano e le varie
implicazioni sul piano internazionale per passare poi all’evoluzione dei rapporti
diplomatici con l’elezione dell’ultimo Presidente americano, Donald Trump.
Per terminare, il quarto capitolo è dedicato al quadro politico – economico attuale
dell’Iran e agli interscambi commerciali che intercorrono con il nostro Paese. In
ultimo sarà brevemente analizzata la posizione del Gruppo Ferrovie dello Stato
Italiane al fine di rendere pubblico quello che è l’impegno messo in atto da una delle
più grandi aziende nazionali che, grazie a quello che può sembrare un semplice fine
commerciale, riesce a stabilizzare se non addirittura migliorare le relazioni
diplomatiche ad oggi in essere con uno dei più grandi paesi della regione medio
orientale.
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CAPITOLO 1
L’Italia repubblicana nelle relazioni internazionali
1.1 Il recupero dell’identità italiana
Fin dallo scoppio della seconda guerra mondiale e con l’entrata in guerra a fianco
della Germania nazista, l’Italia venne fortemente svalutata sul piano internazionale
fino a essere considerata satellite del Reich
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. Il ruolo della diplomazia italiana post-
guerra fu quello di ricostruire una politica estera e questa opportunità fu offerta dagli
Stati Uniti: agli inizi del 1947 una serie di aiuti economici, definiti Piano Marshall,
furono stanziati al fine di ricostruire l’economia europea. Dal punto di vista italiano
questo tipo di aiuto avrebbe permesso al Paese di reinserirsi nel contesto
internazionale su un piano di parità rispetto alle altre nazioni vincitrici. Era chiaro
però che occorreva parlare a nome di un governo in grado di rappresentare l’unità
della Nazione e la sua proiezione nel nuovo sistema internazionale in via di
formazione.
Dopo il referendum istituzionale del 1946, le elezioni del 18 aprile 1948 ebbero un
ruolo decisivo al riguardo: la scelta delle forze politiche a capo del Paese avrebbe
confermato o smentito l’allineamento al sistema occidentale che era in via di
formazione con il graduale emergere della guerra fredda. I partiti moderati volgevano
tutti la loro attenzione alle potenze occidentali in contrapposizione al PCI (Partito
comunista italiano) che contava sul sostegno politico dell’URSS e per questo motivo
Washington inserì l’Italia nell’elenco delle possibili aree di crisi per il contenimento
allo sviluppo del comunismo sovietico
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.
Molti esponenti dei partiti moderati presero a ritenere che l’Italia rappresentasse un
elemento importante del “contenimento” messo in atto dagli Stati Uniti: questa
situazione fu sfruttata da parte della diplomazia italiana al fine di ottenere dalle
potenze occidentali maggiori concessioni per quanto riguardava i trattati di pace e
per il riconoscimento del ruolo italiano di “media potenza”.
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A. Varsori, L’Italia nelle relazioni internazionali dal 1943 al 1992, Laterza, Roma - Bari, 1998
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A. Varsori, L’Italia nelle relazioni internazionali dal 1943 al 1992, Laterza, Roma - Bari, 1998
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Parallelamente in Occidente si compivano passi avanti verso l’organizzazione di un
sistema in grado di contrapporsi alla politica staliniana e di un’alleanza politico-
militare, ma la penisola appariva un Paese ancora arretrato per tradizioni politiche e
condizioni economiche: questa situazione portò ad una iniziale neutralità che avrebbe
comunque permesso al paese di continuare a beneficiare del sostegno economico
americano. La scelta della neutralità fu presto criticata poiché avrebbe significato
rimanere nell’isolamento in cui la sconfitta aveva collocato il Paese: fu per questa
ragione che nel 1949 l’Italia entrò nell’Alleanza atlantica
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, struttura destinata a
ricoprire la funzione di sistema di sicurezza collettivo. La decisione italiana non fu di
carattere essenzialmente militare ma fece parte dei tentativi di reinserirsi nel contesto
internazionale di allora e di dare una certa stabilità al paese in un momento in cui
erano in corso enormi trasformazioni.
1.2 L’impegno europeo
Per tutte le diplomazie del dopoguerra, l’Europa risultò essere un problema
quotidiano: in primo luogo tutte le azioni intraprese dovevano convergere verso la
creazione di un’Europa unita al fine di evitare il rischio di giungere ad un ulteriore
conflitto inter-europeo, in seconda istanza si doveva procedere verso un fruttuoso
utilizzo dei fondi stanziati dal piano Marshall al fine di ricostruire e sviluppare
economicamente il continente
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. Con il passare del tempo i Paesi si resero conto che
la società internazionale era diventata di tipo bipolare e vedendo contrapposti Stati
Uniti e URSS, si materializzò la necessità di creare un terzo polo che potesse
assurgere al ruolo di mediatore fra le due superpotenze.
Al momento della sua creazione l’Europa ha assistito allo scontro di più ideologie:
Washington evitò di istaurare accordi bilaterali con i singoli stati al fine di
costringerli ad una cooperazione; Londra, benché favorevole alla costituzione di un
Consiglio d’Europa, mirava ad assegnare deboli poteri a quest’ultima affinché
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R. Gaja, L’Italia nel mondo bipolare. Per una storia della politica estera italiana (1943 – 1991), Il
Mulino, Bologna, 1995
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A. Varsori, L’Italia nelle relazioni internazionali dal 1943 al 1992, Laterza, Roma - Bari, 1998
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assumesse il ruolo di tutore della libertà e della democrazia; la Francia voleva
mantenere una posizione tendenzialmente egemonica rispetto al resto dell’Europa.
Per quanto riguarda l’Italia, dopo aver visto respingere dagli Stati Uniti la proposta di
un’alleanza bilaterale, decise di investire nello sviluppo europeo. Il nostro Paese
grazie all’impegno di De Gasperi e del ministro degli esteri Sforza dimostrò una
capacità di iniziativa che non passò inosservata. De Gasperi contribuì a delineare le
linee negli ambiti della struttura politica del nostro continente nonché della scelta del
sistema sociale ed economico: il tutto per poter garantire al popolo italiano le più
ampie possibilità di ripresa
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.
Dopo aver messo in piedi l’OECE (Organizzazione europea di cooperazione
economica) nel 1948, per dar seguito a un corretto investimento degli aiuti economici
forniti dagli Stati Uniti, il continente europeo assistette ad un forte impegno alla
cooperazione dettato dalla costituzione di diverse organizzazioni. Avendo
individuato nel carbone e nell’acciaio i due ambiti chiave per il futuro delle
economie europee, la Francia, attraverso l’intervento di Monnet e Schuman, ideò la
CECA (Comunità europea del carbone e dell’acciaio)
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. L’interesse italiano verso il
Piano Schuman parve rivestire un prevalente carattere politico: il governo De
Gasperi aderì al progetto sia perché l’invito avrebbe permesso al Paese di partecipare
ad un livello paritario rispetto ad altre nazioni europee, sia per il timore che l’Italia
rimanesse isolata rispetto al manifestarsi di una cooperazione economica franco-
tedesca come lo era quella del carbone e della siderurgia.
Successivamente si pensò che il metodo ideato da Schuman potesse trovare
applicazione anche nell’ambito strategico-militare: alla fine del 1950 il primo
ministro francese Pleven lanciò un progetto per la creazione di un esercito europeo.
La reazione iniziale da parte dei paesi europei fu ispirata a forte scetticismo: dal
punto di vista italiano la nascita della CED (Comunità europea della difesa) avrebbe
subordinato le esigenze di sicurezza dell’Italia a quelle prevalenti della Francia e
della Germania Ovest mentre dal punto di vista economico si temeva che venisse
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R. Gaja, L’Italia nel mondo bipolare. Per una storia della politica estera italiana (1943 – 1991), Il
Mulino, Bologna, 1995
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A. Varsori, L’Italia nelle relazioni internazionali dal 1943 al 1992, Laterza, Roma - Bari, 1998