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Introduzione
Arte Primitiva
Durante il XIX secolo, prendendo spunto dagli Stati
Uniti, cominciano a prendere forma sul territorio europeo i primi
musei etnografici ( da “etnografia” studio dei popoli della terra) e
antropologici (da “antropologia” studio dell’uomo e dei suoi
comportamenti).
Un primo fattore di questo sviluppo è dovuto indubbiamente all’
espansione degli esploratori e viaggiatori che, al ritorno delle loro
spedizioni ,riportano molti prodotti “arcaici”, nonché dalla nascita
dell’antropologia come studio dettato da regole sul territorio. Nei
secoli precedenti la meta prediletta dei viaggiatori-studiosi è l’Italia,
dove al contatto con nuovi popoli, essi trovano inedite impressioni
che poi vengono trasferite e descritte nei loro mirabili diari di
viaggio. In questo periodo, al contrario, gli eruditi e gli scienziati
modificano le loro mete verso territori sempre più lontani ed esotici.
Non si tratta più di descrivere le sensazioni nei suddetti quaderni
ma, si raccolgono direttamente i manufatti come testimonianze
tangibili del viaggio.
Un secondo fattore, è l’improvviso interesse degli artisti occidentali
d’avanguardia per detti manufatti o “objets savauges” ( oggetti
selvaggi) provenienti dall’Africa, Oceania e Americhe. Questo
interesse si manifesta soprattutto in Europa a cavallo tra i due secoli.
L’artista, travolto dalla modernità e dal progresso che lo sta
portando verso l’alienazione, si rivolge a quelle culture che ancora
posseggono libertà e principi che oltrepassano la società “ipocrita”
del periodo. Artisti come Gauguin, Picasso, Derain, Leger, Braque,
Brancusi, Modigliani, hanno tratto ispirazione da questi modelli
tribali per sviluppare un innovativo linguaggio, che cambierà per
sempre la storia dell‟ arte.
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All’inizio del novecento, quando i manufatti primitivi iniziano ad
essere osservati come reperti di grande interesse, Parigi diviene il
fulcro d’espansione dei concetti, che donano all’arte africana, il
compito d’ avvio nelle avanguardie artistiche .Il Musée Naval del
Louvre è fondato nel 1850, all’interno si trovavano molti oggetti
inviati dalle compagnie marittime. Essi sono costituiti soprattutto da
: armi, attrezzi per l’agricoltura, manufatti di pelle e ceste. Solo
1 U.Fabietti,Elementi di Antropologia Culturale,Milano 2004,pag 284.
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in un secondo momento si pensa di unire tutti questi oggetti e gli
altri manufatti sparpagliati negli altri istituti, all’interno di una sola
esposizione ; così nasce il Musée Etnographique des Mission
Scientifiques (nel 1878) che da li a pochi anni giocherà un ruolo
importantissimo nella storia dell’arte. Per quanto concerne l’Africa,
due esposizioni, con i reperti della seconda spedizione di Alfred
Marche
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sul fiume Ogowe, hanno sortito un effetto sintomatico:
non solo quello di incentivare il colonialismo francese in Africa,
ma anche di chiarire gli scopi della scienza etnografica in
concomitanza dell’espansionismo , all’interno di questo continente.
L’esposizione “Musée African” preparata nell’atrio del Teatro du
“Chatelet nel 1879, anche se caotica nella sua fruizione, ha
accresciuto le classificazioni dei manufatti, includendo anche oggetti
di tutte le regioni. Questa mostra,inoltre, dona un altro contributo
significativo: cambia l’atteggiamento nei riguardi dell’Africa, grazie
al resoconto del naturalista tedesco Sweinfurth
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,che mostra al
pubblico un continente privo di influenze religiose.
Un terzo fattore correlato agli altri due sta nel fatto che, l’arte tribale
ha dato inizio ad un proprio mercato. I manufatti primitivi sono
richiesti sia dai musei, sia da collezionisti e quindi questi oggetti
assumono sempre più un valore intrinseco, tanto da divenire, opere
di pregio oltre che valere parecchie decine di migliaia di euro odierni.
La moltitudine di manufatti raccolti è prodotta “in primis” per scopi
apotropaici o religiosi, come ad esempio le maschere di Yoruba e
Gungun o prore istoriate delle imbarcazioni melanesiane. Nella
maggior parte di questi popoli lo scopo della fabbricazione dei pezzi
è venuto meno con la cessazione dei riti religiosi, quindi essi
divengono oggetti unici . “Un’osservazione importante che si deve
fare a tale proposito è quella per cui gli oggetti acquisiti dai musei e
dai privati sono passati ad una sfera occidentale di consumo a
un’altra con una conseguente trasformazione della natura del loro
valore da simbolico ad artistico ed economico”
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2 Alfred Marche, naturalista, esploratore raccoglitore di manufatti primitivi. Compi quattro esplorazioni
in Africa 1872,1873,1875,1878.
3 Naturalista tedesco,viaggiò nelle terre degli Shilluk, dei Dinka, dei Bongo, degli Zende e dei Mangbetu
tra il 1860 e il 1871.Scrisse Im Herze von Africa.
4 U. Fabietti,Elementi di Antropologia Culturale,cit .pag 286.
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Figura 1 Maschera Yoruba.
Nei musei che nascono in questa fase gli oggetti vengono esposti al
pubblico secondo i fondamenti di antropologia ottocentesca, vale a
dire raggruppandoli per categorie ed esibiti a fruizione di
complessità crescente. L’esposizione inizia con oggetti semplici: ad
esempio, nella categoria armi , si inizia con una clava, fino ad arrivare
a un pezzo più avanzato, come la balestra. Con il passare del tempo
e soprattutto dopo la fine della seconda guerra mondiale, che tanto
ha cambiato l’assetto della cultura globale, i parametri espositivi
mutano anch’essi. Molte esposizioni vengono allestite secondo uno
di questi tre criteri:
• Il criterio documentaristico
• Il criterio estetico
• Il criterio del tema trattato
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In questo modo gli oggetti possono essere usati ed integrati anche
in altre esposizioni.
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5 U.Fabietti, Elementi di Antropologia,cit. pag 283.
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Capitolo I
L’Africa
L’Occidente per secoli ,non si è interessato all’arte delle popolazioni
africane, a parte quella egizia, perché i colonizzatori, che sono
succeduti nelle diverse epoche, si sono avvicinati e interessati
all’Africa solo per il lato economico. Dalle loro esplorazioni, hanno
raccolto dei veri e propri bottini d’oro, avorio, di schiavi e
sporadicamente manufatti. Nel novecento questa sensibilità cambia,
come ho precedentemente detto, grazie a una serie di componenti;
l’arte distoglie il proprio sguardo da quella classica e rivolge il
proprio interesse ai manufatti di popolazioni arcaiche.
Con la crescita coloniale, lo sviluppo dei commerci e delle opere
missionarie, cominciano le prime descrizioni dei nuovi popoli, delle
loro tradizioni e costumi; questi scritti ,però , non posseggono
ancora un valore scientifico, ma più che altro descrittivo e filosofico.
Si deve attendere fino all’età dei lumi ,perché queste teorie perdano
la loro base empirica. Nel 1799 a Parigi, viene fondata “La società
degli osservatori dell’uomo”, che promuove lo studio su popoli
diversi; questi ricercatori traggono la loro ispirazione dagli scrittori
dell’Enciclopedia, Diderot, D’Alabert, Russeau e gettano le basi
dell’antropologia ,che vede il suo pieno sviluppo tra 1800 e 1900 .
Questa società , capisce che , per studiare le civiltà lontane
dall’Europa, scientificamente e non più su basi filosofiche, bisogna
viaggiare e stare a contatto con questi popoli, vivendo nel loro
ambiente. Nell’ottocento, tuttavia, questa teoria rimane un concetto,
tanto è vero che i primi antropologi, non riescono a compiere quei
viaggi ,per lo studio diretto sul territorio, usufruendo, per le loro
ricerche, di descrizioni e racconti di pionieri ed esploratori. Alla
fine dell’ottocento si ha il mutamento radicale, che vede
l’antropologo dirigersi nelle colonie o nelle riserve personalmente,
presso i popoli ,dando vita alla metodologia di ricerca sul campo.
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L’arte africana rimane limitata al continente di genesi fino al XIX
secolo ;il suo maggior apporto e quello della scultura polimorfa e
molteplice. Quest’ arte, per un lungo periodo, è etichettata con il
6 U.Fabietti,Antropologia Culurale,cit. pp3-10
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termine dispregiativo o comunque non positivo, di “arte primitiva,
desunto dal concetto evoluzionistico ottocentesco, darwiniano ed
ereditato dalla teoria di Leonardo Da Vinci, che sosteneva “ che la
pittura è assai meglio della scultura”. La nozione di Arte primitiva è
introdotta appunto, nel 1800, dal concetto antropologico che
presuppone l’Europa, come il paese all’acme della civiltà e
dell’evoluzione ,contrapposta alle popolazioni alle quali non
appartengono, le tradizioni occidentali radicate. I primi studi
effettuati sull’arte africana, seguono il filone scientifico del periodo,
limitandosi ad analizzare le pitture parietali e non le sculture; ci si
basa soprattutto non tanto su prove, per suffragare le ipotesi ma su
teorie e pensieri. L’idea che l’uomo all’inizio, abbia cercato un rifugio
nelle grotte, e poi per coprirsi abbia creato stuoie o altro,
sviluppando la creatività nei disegni, è un’idea di Gottfried Semper,
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che però non possiede dati certi. Alla teoria evoluzionistica si
oppone quella di degenerazione enunciando che, copiando
pedestremente la natura si ottengono delle forme geometriche che
tanto esulano da essa.
La scultura africana viene studiata alla fine dell’ottocento, partendo
da due concetti in antitesi l’uno dall’altro: il concetto etnologico ed
estetico. Le due ideologie con il tempo, si riuniscono ma all’inizio,
si dirigono su due strade completamente diverse: il concetto
etnologico asserisce che per capire ed apprezzare un’opera bisogna
conoscerne il contenuto, al contrario, l’estetica giudica superflua
questa comprensione e riserva all’esteriorità la propria valutazione.
Nel 1900, il mito per i popoli esotici cresce e le arti di popoli lontani
tra cui l’arte africana, vengono scoperte da artisti portando al
sorgere e allo svilupparsi di studi sull‟ argomento.
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Incisioni rupestri
Le incisioni non appartengono , tutte alla stessa epoca ,ed è difficile
dare una data assoluta. Gli stili mutano nel tempo , alle volte sono
concomitanti e anche l’argomento trattato cambia.
7 Gottfriend Semper,(1803-1879),Architetto tedesco orientato verso l’architettura del passato. Il suo ruolu è legato alle
teorie positivistiche di Comte ( 1842) e alle prime ricerche etnologiche/antropologiche del periodo.
8 F.Willet, Arte Africana,Torino 1978,pp16-25