INTRODUZIONE
Il Purgatorio è il regno che precede il Paradiso. La sua esistenza fu ratificata dal Concilio di Lione
nel 1274, ma luogo e assetto del regno rimasero indefiniti. Fu proprio Dante a dare per primo un
volto a questo regno ultraterreno: una grande montagna, generatasi in seguito alla caduta di
Lucifero e alla formazione della voragine infernale, dove le anime peccatrici ma pentite dei loro
peccati, purgano il loro animo prima di accedere al Paradiso
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La montagna è suddivisa in sette cornici, una per ognuno dei sette vizi capitali, e in ogni cornice i
penitenti purgano le loro anime con pene che corrispondono ai loro peccati terreni. Queste pene
sembrano ricordare quelle infernali, ma la grande differenza è nello spirito con cui vengono accolte:
mentre nell'inferno le sofferenze sono eterne e ineluttabili, nel Purgatorio sono vissute con spirito di
sacrificio e fede, in quanto sofferenze temporanee e necessarie ad accedere ai cieli. Il tempo di
permanenza dei penitenti nel Purgatorio è variabile, a seconda di quante e quali colpe devono
scontare, e in base alle preghiere di suffragio rivolte loro dai vivi.
Sembra però esserci un “supplemento” di pena per alcune anime che non possono ancora accedere
alla montagna: ad essi è riservato l'Antipurgatorio, dove queste anime devono sostare prima di
accedere al Purgatorio vero e proprio. Queste anime si possono dividere in quattro gruppi, i morti
scomunicati, che devono attendere trenta volte il tempo che sono stati ribelli alla Chiesa; i pigri a
pentirsi, che devono trascorrere l'equivalente del tempo della loro vita; i morti di morte violenta e i
principi negligenti, che devono attendere entrambi un tempo indefinito
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Questo elaborato nasce dall'interesse per la musica in tutti i suoi aspetti, e la scelta è ricaduta sul
Purgatorio in quanto rappresenta in modo eminente la musica instrumentalis del tempo di Dante, la
sua estrema familiarità con la scena musicale del Due-Trecento, e permette perciò di indagare quali
fossero le abitudini musicali nella Firenze – e in generale nell'Italia – del Basso medioevo, cosa che
nelle altre due cantiche non è possibile analizzare, in quanto l'Inferno rappresenta l'anti-musica, e il
Paradiso l'ineffabilità della musica humana e mundana.
In particolare, l'elaborato intende soffermarsi sugli esempi musicali presenti nella cantica centrale
della Commedia, analizzando i principali passi in cui il tema è presente. Nello specifico, il capitolo I
offre una panoramica generale del senso di musica nel Medioevo, e si sofferma sul canto II, dove
compare il primo esempio musicale, la rappresentazione del salmo 'In exitu Isräel de Aegypto', e
dove Casella compie la performance di 'Amor che ne la mente mi ragiona'; i due esempi di canto
sacro e profano verranno comparati, e verrà analizzata la questione sul significato critico e
1 Vd LE GOFF, La nascita del Purgatorio, Torino, Einaudi, 1982.
2 Per un'analisi più approfondita, consultare il sito http://divinacommedia.weebly.com/antipurgatorio.html.
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allegorico che Dante intende esprimere inserendo una canzone dottrinale; inoltre, si cercherà di
capire, da un punto di vista musicale, se il canto profano – uno dei pochi presenti nell'intero poema
– possa essere stato realmente cantato, o solo recitato.
Nel capitolo II verranno analizzati due passi riguardanti il canto sacro, presenti in altrettanti canti,
VII-VIII, e ci si soffermerà sul senso dei due salmi, sulla possibili modalità di esecuzione e sui
legami tra gli stessi e l'insieme dei canti.
Nel capitolo III, l'oggetto di analisi principale sarà la conclusione dell'ultimo dei tre canti, con
l'annosa questione riguardante il “cantar con organi” del salmo 'Te Deum'. Il problema sarà
analizzato nei dettagli, confrontando i diversi punti di vista dei critici antichi e moderni, e si
cercherà di proporre una tesi d'insieme che spieghi e unisca le posizioni delle parti.
Nel capitolo IV, infine, verranno analizzati tre passi di canto profano – o semplice canto –
riguardanti il canto della Sirena nel canto XIX, e i canti non definiti di Lia e Matelda nei canti
XXVII-XXVIII; i passi saranno analizzati confrontandoli con gli esempi di musica sacra presente
nel Purgatorio, e si cercherà di coglierne il senso.
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CAPITOLO 1: L'INGRESSO NEL PURGATORIO
Capitolo 1.1: Canto I, il proemio al Purgatorio e l'incontro con Catone
Dante e Virgilio arrivano nell'Antipurgatorio dopo essere usciti dall'Inferno, ed è qui che comincia
la narrazione della seconda cantica. Il canto si apre con un proemio in cui Dante, “per correr miglior
acque”, deve alzare le vele della “navicella” del suo “ingegno”, e per fare questo si rivolge alle
“sante Muse”, in special modo a Calliope, la musa della poesia epica, “di cui le Piche misere
sentiro/lo colpo tal, che disperar perdono” (Purg. I, vv.1-12)
Seguono le prime impressioni sul nuovo regno, dove si torna “a riveder le stelle”. E infatti la prima
cosa che appare allo sguardo è un “dolce color d'oriental zaffiro”, tanto puro e bello che Dante torna
a trovare un forte piacere nel guardare; in seconda analisi Dante scorge “lo bel pianeto che d'amar
conforta”, ossia Venere, che “faceva tutto rider l'oriente, velando i Pesci ch'eran in sua scorta” (vv.
13-21).
Dante poi si volge “a man destra”, e vede “quattro stelle/non viste mai fuor ch'a la prima gente”,
una costellazione che rappresenta le quattro virtù cardinali, e “Goder pareva 'l ciel di lor fiammelle”
(vv. 22-25).
Non appena Dante vi distoglie lo sguardo, vede un “veglio solo” (v. 31) - che si rivelerà essere
Catone l'Uticense - degno di una reverenza superiore a quella che un figlio deve al padre. Le quattro
stelle sono raffigurate sulla sua fronte, a sottolineare la natura allegorica del personaggio. Egli si
rivolge ai due viandanti, chiedendo loro chi sono, chi li ha guidati dall'Inferno e com'è possibile che
siano usciti dalla prigione eterna.
A questo punto entra in scena Virgilio, fino ad allora in disparte: riconosciuto il vecchio, costringe
Dante a inginocchiarsi, e risponde al “veglio” con un breve riassunto del loro viaggio. Per
convincerlo a lasciarli passare si serve delle migliori tecniche retoriche; dapprima nasconde il
motivo per cui “l'ha tratto” dalla voragine infernale, poi ricorda il coraggio con cui, per salvare la
sua dignità e la sua libertà, si tolse la vita per non cadere nelle mani di Cesare, infine, nel rivelare la
sua provenienza dal Limbo, gli rammenta che la sua amata Marzia si trova laggiù, e promette a
Catone che se li lascerà passare parlerà bene di lui. Catone afferma di aver voluto molto bene a
Marzia, ma adesso che si trova nel Limbo, non può più avere influenza su di lui; tuttavia se lo
manda una “donna del ciel”, non servono lusinghe. Qui Catone assume il suo ufficio di custode del
regno, impartendo ai due pellegrini cosa fare: Dante dovrà cingersi con un giunco, simbolo di
umiltà, e lavarsi il viso del sudiciume che ha accumulato nell'Inferno, “che non si converria,
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l'occhio sorpriso/d'alcuna nebbia, andar dinanzi al primo/ministro, ch'è di quei di paradiso”(vv.97-
99). Indica quindi il sole, che da lì in poi li condurrà, e svanisce come era apparso.
A questo punto Virgilio guida Dante verso la riva, dove coglie della rugiada per detergere le guance
rigate dalle lacrime, e strappa un ramo di giunco che cinge attorno alla testa di Dante, di cui nota
con meraviglia il suo rapido ricrescere.
Premessa: la musica nel Medioevo
Risale a Boezio la prima ripartizione medievale della musica: egli afferma che la musica può essere
suddivisa in musica mundana, l'armonia delle sfere celesti; musica humana, l'armonia tra corpo e
spirito; musica instrumentalis, la musica come la intendiamo noi. Come si può ben capire, nel
medioevo il concetto di musica abbraccia un numero maggiore di concetti, tra i quali appunto quello
dell'armonia, che ne costituisce l'asse portante. Non a caso la musica, in epoca medievale, faceva
parte del quadrivio delle arti, insieme alla matematica, alla geometria e all'astronomia. Tale
disciplina è seconda solo alla matematica, scienza della “multitudo per se”, mentre la musica è una
scienza della “multitudo ad aliquid”, ossia dei numeri applicati
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. E alla matematica è strettamente
collegata, in quanto l'armonia caratterizzante la musica è “un concetto matematico basato sulla
quantità e sulla proporzione numerica”
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. Tutto questo fa della musica una materia interdisciplinare,
ossia trasversale a più àmbiti.
Tale armonia e proporzione parte dal singolo individuo, per espandersi all'esterno. Dal microcosmo,
l'ordine si diffonde al macrocosmo, fino a diventare un tutt'uno. E' chiaro il motivo per cui non vi
può essere musica nell'Inferno: le anime dei dannati sono “fuori tempo”, manca nel modo più totale
la musica humana, e perciò non può esserci armonia nel macrocosmo. Non esiste musica, se non al
di fuori della musica diaboli. La musica instrumentalis non può avere posto qui perché espressa
all'interno del tempo, e mancando il tempo non può esserci musica nel senso moderno del termine.
Di segno opposto il Purgatorio: i pellegrini stanno lentamente tornando alla casa di Dio,
attraverso il pentimento, e questo si esprime all'interno attraverso il ritrovato equilibrio del
microcosmo, e all'esterno con la ritrovata armonia del macrocosmo, espressa con il canto. La
principale novità della cantica, oltre al ritorno dei riferimenti astronomici e dei valori
atmosferici, è il canto appunto, simbolo della musica instrumentalis ritrovata. E' possibile
rintracciare il canto ovunque nel Purgatorio, e infatti appare ben presto all'interno della
narrazione.
3 Cfr. CRISTINA SANTARELLI, La musica nella 'Commedia' dantesca, IN «Levia Gravia», a. II 2000, pp. 145-164 .
4 Cfr. AMILCARE IANNUCCI, Musica e ordine nella “Divina Commedia”, in GIAN CARLO ALESSIO e ROBERT
HOLLANDER (a cura di), Studi Americani su Dante, Franco Angeli Libri, Milano 1989, pp. 87-111, p. 90.
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