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1 L’ABUSO SESSUALE SUI MINORI
1.1 Introduzione
L’abuso sessuale sui minori appartiene alla piø vasta categoria che in
letteratura è definita “abuso all’infanzia”, dal termine inglese Child
Abuse
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.
Negli ultimi anni, il problema dell’abuso all’infanzia ha assunto
un’importanza sempre maggiore divenendo di grande attualità,
trattandosi sia di un crimine sia di un problema di salute pubblica.
Eppure i rapporti sessuali tra adulto e bambino sono stati presenti
fin dall’inizio dell’umanità. Nelle civiltà antiche era diffusa l’usanza
che la donna andasse in sposa in tenera età, undici anni al massimo, in
modo da garantire la riproduzione e la tutela della prole. I rapporti
sessuali con soggetti postpuberi divennero consueti nella Grecia del V
e IV secolo a.c., con valenza di esperienza spirituale e pedagogica
attraverso la quale l’adulto trasmetteva le virtø del cittadino e il
piacere dell’eros. Per le pratiche amorose, però, il ragazzo doveva
necessariamente essere pubere; i rapporti sessuali con bambini
impuberi erano severamente puniti dalla legge. Presso i Romani
l'omosessualità e la pedofilia non erano condannate se praticate con
schiavi o liberti. In seguito all’avvento del Cristianesimo furono
banditi tutti i rapporti amorosi che non avessero come fine il
concepimento. Nel corso del Rinascimento i richiami repressivi della
Chiesa giunsero a giustificare la pena di morte per i reati di devianza
sessuale (Dettore & Fuligni, 2008).
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Termine introdotto da Marshall (1997) per definire i suoi pazienti a cui non era applicabile la
diagnosi psichiatrica di pedofilia, ma potevano essere invece definiti come “responsabili d’abuso
infantile”.
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Fin dall’inizio del secolo scorso, la mancanza d’interesse per i
vissuti del bambino coinvolto in rapporti sessuali con un adulto, che
ha caratterizzato il passato, è stata finalmente colmata grazie
all’avvento delle scienze psicologiche. ¨ dall’inizio del ‘900, infatti,
che il maltrattamento dei minori è considerato un problema sociale.
L’APA (2000) afferma che “i bambini non possono acconsentire
all’attività sessuale con adulti” e condanna qualsiasi azione poichØ
“un adulto che si coinvolge in attività sessuale con un bambino sta
eseguendo un atto criminale e immorale che non può essere
considerato un comportamento normale o socialmente accettabile”.
Bisogna riconoscere, però, che il problema dell’abuso sessuale non
può essere ridotto alla sola questione della tutela delle vittime: per
avere una comprensione globale di un fenomeno così complesso è
necessario prendere in considerazione anche gli autori di questi reati,
le motivazioni dei loro comportamenti e i bisogni che cercano di
soddisfare attraverso le azioni criminali.
Oggi il fenomeno in oggetto genera nell’opinione pubblica un
elevato allarme, anche a causa dell’effetto amplificatore esercitato dai
mass-media che contribuisce a generare una sorta d’isteria collettiva
nella popolazione che legge o ascolta cronache a proposito di tali
eventi.
Coloro che studiano il fenomeno da vicino denunciano un deficit
nell’approccio al problema da parte degli apparati dello Stato poichØ,
finora, piø che prevedere incentivi per la ricerca e rimedi trattamentali,
si tende solo a rassicurare la collettività con l’inasprimento delle pene
e l’applicazione di un regime carcerario piø duro per gli autori di reati
di tale natura. Tuttora nel nostro Paese manca una cultura della
prevenzione e prevale una cultura della rimozione.
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1.2 La classificazione della violenza sessuale sui minori
Col termine “child sexual abuse” s’intende una forma di abuso sui
minori in cui un bambino è abusato per la gratificazione sessuale di un
adulto o di un adolescente piø grande.
L’abuso sessuale a danno di minori si configura sia quando le
attività sessuali sono accompagnate da violenza e minaccia, sia
quando il consenso del soggetto, carpito da raggiri e seduzione, non
può essere ritenuto valido per ragioni legali connesse alla sua giovane
età.
Montecchi (2005), neuropsichiatra infantile, propone una completa
classificazione della violenza sessuale a danno di minori; questa è
suddivisa nei seguenti quattro sottogruppi.
o Un atto sessuale completo che avviene senza il consenso
della vittima.
o Il tentativo di avere un rapporto sessuale con una vittima non
consenziente.
o Un contatto sessuale senza penetrazione, che include toccare,
direttamente o attraverso i vestiti, gli organi genitali o altre
parti del corpo della vittima allo scopo di procurarsi
eccitazione sessuale.
o Abusi sessuali che non prevedono contatto diretto, quali per
esempio voyeurismo, esibizionismo, esposizione di un
minore a materiale pornografico, dialoghi esplicitamente
sessuali.
Tale definizione presume quindi che ogni situazione connotata in
maniera sessuale, anche non caratterizzata da un contatto diretto,
risulti sempre traumatica per la persona coinvolta, seppure in maniera
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diversa e variabile rispetto alla natura dell’abuso, alla durata e
frequenza dell’esposizione e alla relazione che lega abusatore e
vittima.
In definitiva, tre aspetti connotano un’interazione di tipo sessuale
tra adulto e bambino (Pellai, 2004).
1. La mancanza di consenso: tra le due parti vi è una diversa
conoscenza delle conseguenze che possono derivare da un dato
tipo di comportamento e ciò implica, da parte della vittima,
un’incapacità a scegliere liberamente.
2. la mancanza di uguaglianza fra le due parti in causa: sono
evidenti differenze di età, dimensione corporea, capacità
intellettuale.
3. ruolo sociale: una delle due parti ha una funzione che prevede
potere e controllo sull’altra. ¨ tipica la costrizione, evidenziata
da atteggiamenti di manipolazione, pressione, ricatto,
intimidazioni, minacce d’interruzione di relazione.
Un’altra classificazione dei diversi tipi di abuso sessuale a danno di
minori può essere fatta prendendo in considerazione la relazione tra
vittima e autore del reato e ne conseguono i seguenti tipi di abuso:
o Abuso sessuale intrafamiliare: può essere attuato da membri
della famiglia nucleare o della famiglia allargata. L’incesto
tra un bambino, o un adolescente, e un parente adulto è stato
identificato dall’APA come la piø diffusa forma di child
sexual abuse con enorme capacità di danneggiare un
bambino.
o Abuso extrafamiliare: solitamente attuato da persone conosciute
dal minore che, in genere, approfittano della condizione di
trascuratezza, da parte della famiglia, sofferta dal bambino.
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o Abuso istituzionale: gli autori sono tutti coloro ai quali i minori
vengono affidati per ragioni di cura, custodia, educazione,
gestione del tempo libero, all’interno delle diverse istituzioni e
organizzazioni.
o Abuso di strada: è commesso da persone sconosciute.
o Sfruttamento sessuale ai fini di lucro da parte di singoli o
gruppi criminali organizzati (quali le organizzazioni per la
produzione di materiale pedopornografico).
o Violenza da parte di gruppi organizzati (sette, gruppi di
pedofili, ecc.).
Non è per niente infrequente che siano attuate da parte di piø
soggetti forme plurime di abuso.
1.3 Frequenza del fenomeno in Italia
Lo studio del fenomeno dell’abuso sessuale sui minori rappresenta
una realtà con contorni non perfettamente definiti perchØ gran parte
degli episodi non è denunciata e perciò sfugge a qualsiasi rilevazione
statistica. Le caratteristiche che emergono dall’analisi dei dati riferiti
alle segnalazioni fatte all’Autorità giudiziaria potrebbero non essere,
quindi, rappresentative del fenomeno.
I dati che seguono sono forniti dalla Direzione Centrale Anticrimine
della Polizia di Stato che si avvale di un sistema di raccolta sviluppato
con la collaborazione degli Uffici Minori delle Questure, delle Forze
di Polizia e del Ministero dell’Interno. I dati accorpano una casistica
che si riferisce agli anni 2002/03/04/05 e mostrano un aumento del
numero totale di vittime tra il 2002 e il 2004, con un’inversione di
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tendenza nel 2005. Tra le diverse tipologie di reati sessuali su minore
la violenza sessuale ricopre circa l’80% (Tabella 1.1).
Tabella 1.1. Frequenza delle diverse tipologie di reati sessuali su minore.
Reati sessuali 2002 2003 2004 2005 Totale
Violenza sessuale 475 663 726 542 2406
Atti sessuali con minorenne 80 47 74 98 299
Corruzione di minore 23 20 25 31 99
Violenza sessuale di gruppo 20 19 20 28 87
Totale 598 749 845 699 2891
Disaggregando il dato a livello regionale e per macro-area
geografica, i valori piø elevati si riscontrano nel nord dell’Italia con
1268 casi tra il 2002 e il 2005 contro i 483 del Centro e i 1140 del
Sud.
Riguardo alla classe di età l’esame della serie storica permette di
individuare una tendenza piuttosto stabile: in tutti gli anni considerati
si osserva una prevalenza percentuale della classe intermedia (11-14
anni) (Tabella 1.2).
Tabella 1.2 Prevalenza percentuale della classe d’età abusata.
Anni Classi di età
0-10 anni 11-14 anni 15-17 anni
2002 36% 39% 25%
2003 39,2% 39,4% 21,4%
2004 34,8% 40,8% 24,4%
2005 35,6% 36,5% 27,9%
Un elemento centrale nello studio del fenomeno è rappresentato
dall’analisi della relazione tra vittima e autore del reato. I dati
confermano con valori inequivocabili l’alta percentuale di rapporti di
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conoscenza tra l’autore e la vittima cioè, quella che gli esperti
definiscono come relazione intraspecifica. Vi è la consapevolezza che
questo tipo di abuso sia perpetrato prevalentemente da persone vicine,
ben note e conosciute dalle vittime (40%) (Tab.1.3).
Tabella 1.3 Analisi relazione vittima-autore del reato.
Anni Conoscente Famigliare Sociale Scolastico Extraspecifica
2002 45,8% 32,2% 1,7% 2,2% 18,1%
2003 50,2% 34,8% 2,2% 3,6% 9,2%
2004 43,8% 34,3% 3,0% 1,3% 17,6%
2005 33,2% 37,3% 3,2% 4,0% 22,3%
Dai dati forniti in seguito dal Ministero di Giustizia e dal
Dipartimento Anticrimine emerge che in Italia nel 2007 si è registrato
ben il 30% in piø dei casi di abuso sessuali sui bambini, rispetto agli
anni precedenti. Tra le Regioni piø colpite figurano la Lombardia, il
Veneto, il Lazio e la Campania.
1.4 Eziopatogenesi
Allo stato attuale non appare possibile attribuire l’eziopatogenesi della
child molestation a un’unica classe di eventi, ma occorre prendere in
considerazione una molteplicità di fattori, anche in funzione del fatto
che non sembra esistere un’unica tipologia di abusatori di minori.
Prima di eseguire una rassegna critica delle teorie eziologiche relative
agli abusatori sessuali, occorre illustrare brevemente l’approccio
psicodinamico, che ha avuto una grande influenza sulla ricerca in
questo campo. Si precisa che la rassegna che segue vuole essere
esemplificativa, e non certamente esaustiva, degli innumerevoli
modelli eziologici riguardanti gli abusatori di minori.