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INTRODUZIONE
La parola sinestesia ha origine dal greco syn- unione e aisthesis- percezione, e
letteralmente significa “percepire insieme”.
Si distingue tra la sinestesia in ambito linguistico, che è intesa come una figura
retorica che prevede l'accostamento di due termini appartenenti a due piani sensoriali
diversi, e la sinestesia in ambito psicologico, intesa come un fenomeno
sensoriale/percettivo riportato da una piccola minoranza di individui adulti.
Da questo punto di vista la sinestesia è descritta come quel fenomeno che si realizza
quando la presentazione di uno stimolo, in una modalità sensoriale, causa percezioni
non solo in quella modalità, ma anche in una seconda modalità sensoriale.
Scopo del presente lavoro è quello di aprire la strada allo studio della sinestesia nei
neonati e iniziare a comprendere se davvero la percezione sensoriale alla nascita possa
essere paragonata a quella degli adulti sinestetici, come è stato ipotizzato da Maurer e
colleghi (1993; 2005; 2009) nel corso degli anni. Secondo la loro ipotesi, le
indifferenziate vie sensoriali alla nascita, fanno sì che i bambini abbiano esperienze
percettive cross-modali.
Nel primo capitolo, verrà presentato il fenomeno della sinestesia negli adulti, a partire
dagli studi comportamentali fino a quelli di neuroimmagine utilizzati per documentarlo.
A partire da questi ultimi, verranno mostrate le basi neurali della sinestesia e le teorie
attualmente vigenti che ne spiegano lo sviluppo: la teoria della Cross-Attivazione
(Maurer & Maurer, 1988; Ramachandran & Hubbard, 2001) e la teoria della
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Disinibizione del Feedback (Grossenbacher & Lovelace, 2001). Infine, verranno
presentati i due diversi tipi di sinestesia: percettiva e concettuale.
Nel secondo capitolo, considerato lo scopo della tesi, l’attenzione si sposterà sui
bambini e sulle teorie ed evidenze nell’infanzia. Il punto di partenza è la presentazione
delle teorie sulla percezione sensoriale, da Piaget (1952) e Gibson (1969), fino alle
teorie più recenti, per poi passare alla spiegazione dettagliata dell’ipotesi della
Sinestesia Neonatale proposta da Maurer e colleghi (2003; 2005; 2009), secondo cui il
neonato è un sinesteta. Infine sono presentate una serie di evidenze empiriche
nell’infanzia e alla nascita.
Nel terzo capitolo, verrà presentato il lavoro di ricerca, che ha come obiettivo quello di
verificare la presenza della sinestesia alla nascita. In particolare, sono stati testati due
gruppi di bambini di pochi giorni, per verificare la loro sensibilità alle associazioni
cross-modali, assumendo che alla nascita il sistema umano percepisca gli input
sensoriali in modo indifferenziato. Le indifferenziate vie sensoriali dei neonati fanno sì
che le esperienze percettive siano cross-modali e quindi paragonabili a quelle degli
adulti con sinestesia.
Il primo esperimento esaminava la corrispondenza cross-modale tra tono uditivo e
altezza visuospaziale. In questo caso i risultati hanno mostrato che i bambini
guardavano per un tempo maggiore gli stimoli visivi quando questi erano accompagnati
dal suono congruente, piuttosto che dal suono incongruente.
Il secondo esperimento esaminava la corrispondenza cross-modale tra tono uditivo e
forma visiva. In questo caso, invece, i neonati non hanno mostrato alcuna preferenza,
aprendo nuovi interrogativi e lasciando aperto il campo a successive indagini.
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Capitolo 1: LA SINESTESIA NEGLI ADULTI
La maggior parte delle esperienze percettive consiste in simultanee e multiple
sensazioni in differenti modalità sensoriali. Nonostante questo, noi non percepiamo un
insieme di singole sensazioni. Al contrario, percepiamo un mondo di oggetti ed eventi
unificati in modo multimodale.
Indubbiamente, la capacità di percepire la natura multimodale di specifici oggetti ed
eventi si è trasmessa attraverso le generazioni perché altamente adattiva. Infatti, un
organismo che riesce a percepire oggetti ed eventi integrando tra le varie modalità ha un
grande vantaggio, in quanto ciò riduce la quantità totale di informazione che deve essere
processata e fa sì che questo processo sia più efficiente e rapido.
Forse il più plateale esempio di integrazione intersensoriale è la sinestesia – un
fenomeno riportato da una piccola minoranza di individui (Marks, 1978).
La sinestesia è quel fenomeno che si realizza quando la presentazione di uno stimolo
in una modalità sensoriale causa percezioni non solo in quella modalità, ma anche in
una seconda modalità sensoriale (Maurer & Mondloch, 2005).
La storia della sinestesia ha inizio circa 200 anni fa, quando è stata descritta per la
prima volta da George Tobias Ludwing Sachs nel 1812 (vedi Jewanski, Day, & Ward,
2009).
Negli ultimi decenni l’argomento è tornato nell’interesse degli scienziati e rappresenta,
tuttora, un ampio campo di studio in ambito psicologico.
L’esistenza della percezione sinestetica è basata su resoconti soggettivi da parte di
individui adulti. Una piccola percentuale della popolazione riporta straordinarie
La sinestesia: una prima indagine con i neonati
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sensazioni di colori, sapori, forme, ecc., innescate da azioni quotidiane come leggere,
ascoltare la musica, mangiare e così via. Essi riportano di vedere colori mentre
ascoltano musica o di percepire al tatto delle forme mentre assaporano cibi (Baron-
Cohen & Harrison, 1997; Cytowic, 1989).
Una delle più studiate forme di sinestesia è la sinestesia grafema-colore (Day, 2005),
in cui la vista di lettere o numeri fa sì che il soggetto abbia la percezione di un colore (la
figura A induce la percezione di rosso). Altre, tra le forme più conosciute di sinestesia,
possono essere: la sinestesia musica-colore (Ward, Huckstep, & Tsakanikos, 2006), in
cui i sinestetici riportano di vedere colori quando odono suoni; la sinestesia lessico-
gustativa (Ward & Simner, 2003) in cui i soggetti riportano di esperire sapori mentre
leggono o parlano; la sinestesia musica-sapore in cui riportano di esperire sapori
all’ascolto di determinate note.
Ad oggi si conoscono circa 61 differenti tipi di sinestesia supportati dai dati (Day,
2005, 2009).
Una definizione precisa di cosa sia (e non sia) la sinestesia è ancora argomento di
dibattito, ma un punto di partenza nella sua descrizione potrebbe essere dire che la
sinestesia è elicitata. Grossenbacher & Lovelace (2001) hanno introdotto il termine
“inducer” per descrivere lo stimolo che elicita la sinestesia e il termine “concurrent” per
denotare l’esperienza stessa (J. Ward, 2013). Dunque, ogni tipo di sinestesia può essere
descritto in termini di inducer-concurrent. Ad esempio, nella sinestesia musica-sapore,
l’ascolto di determinate note elicita la percezione di certi sapori, e nella sinestesia
grafema-colore, la presentazione di grafemi elicita determinati colori. È importante
notare che l’inducer non è sostituito dal concurrent, in questo modo i sinestetici musica-
sapore continuano a udire la musica oltre che ad assaporarla (Beeli et al. 2005). Questa
Capitolo 1: La sinestesia negli adulti
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caratteristica ci permette di distinguere la sinestesia da fenomeni apparentemente simili
come le illusioni (in cui l’inducer è, in qualche modo, percepito non correttamente) e le
allucinazioni (in cui c’è un concurrent senza un inducer) (J. Ward, 2013).
La maggior parte delle prove dell’esistenza della sinestesia erano costituite da
descrizioni da parte di soggetti sinestetici. C’è stato poi il bisogno di utilizzare misure
obiettive per verificare empiricamente il fenomeno.
La misura più utilizzata per fare ciò è la coerenza interna delle associazioni che si basa
sull’attendibilità test-retest (Baron-Cohen et al. 1987). In un tipico test, ai sinestetici
viene data una lista di inducer e viene chiesto loro di generare per ciascuno l’esperienza
concurrent, mentre ai controlli viene chiesto di associare liberamente un concurrent (J.
Ward, 2013). Ad esempio, sono presentate una serie di lettere e ai sinestetici è chiesto di
associare liberamente un colore, mentre ai soggetti del gruppo di controllo è chiesto di
scegliere per ciascuna lettera un colore da una tavolozza di colori.
Con questo metodo, i sinestetici grafema-colore hanno una coerenza interna test-retest
che va dall’80% al 100% e i controlli hanno una coerenza che va dal 30% al 50%
(Mattingley et al. 2001).
Oltre alla coerenza, il modo più comune per stabilire l’autenticità della sinestesia è di
usare la versione sinestetica dello Stroop test. Nella versione originale di questo test
sono usati i nomi dei colori, di colore congruente o incongruente (la parola ROSSO di
colore rosso o verde; MacLeod 1991).
Nella versione sinestetica il nome del colore è sostituito dall’inducer. Se il sinestetico
percepisce la lettera A come rossa, sarà più veloce a nominare il colore di un grafema
quando è congruente con la percezione sinestetica (A colorata di rosso), rispetto a
quando è incongruente (A colorata di verde; Mattingley et al. 2001).
La sinestesia: una prima indagine con i neonati
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L’effetto è stato trovato anche per altri tipi di sinestesia, come la sinestesia musica-
sapore (Beeli et al. 2005) e musica-colore (Ward et al. 2006a).
Quando l’attenzione al grafema è ridotta, anche l’effetto Stroop sinestetico è ridotto
(Mattingley et al. 2006), e l’effetto Stroop si annulla se il grafema è presentato in modo
subliminale, seguito dalla presentazione esplicita di un colore (Mattingley et al. 2001).
Questo suggerisce che il grado di automaticità della sinestesia è in funzione
dell’attenzione all’inducer (Ward, 2013).
1.1 BASI NEURALI DELLA SINESTESIA
Studi recenti di neuroimaging con Risonanza Magnetica funzionale (fMRI) hanno
rivelato che durante le percezioni sinestetiche c’è l’attivazione dell’area cerebrale
normalmente attivata dallo stimolo presentato; in più, c’è l’attivazione delle aree, di
solito contigue, rispondenti alla percezione sinestetica (Spector & Maurer, 2009).
Un esempio viene da uno studio con fMRI di un sinestetico “JIW” con sinestesia
lessico-gustativa: specifiche parole evocano sapori altamente specifici (il nome “Philip”
evoca il gusto di “arancia non abbastanza matura”; Ward & Simner, 2003). Quando JIW
ascoltava le parole all’interno dell’apparecchio per l’fMRI, si verificavano attivazioni
nella corteccia primaria gustativa (Area 43 di Brodmann) che non c’erano quando
ascoltava un suono (Ward & Simner, 2003). Allo stesso modo, quando i sinestetici con
sinestesia udito-colore ascoltavano una lettera (ad es. la lettera L), c’era l’attivazione
nell’area corticale visiva V4/V8, che gioca un ruolo chiave nel processamento dei colori
e delle forme (Aleman, Rutten, Sitskoorn, Dautzenberg, & Ramsey, 2001; Gray et al.,
2006; Hubbard et al., 2005; Nunn et al., 2002; Paulesu et al., 1995; Stevens, Hansen, &
Blakemore, 2006; Winawer & Witthoft, 2004).